Cronologia
GIUSEPPE SACHERI 1863
A1
7 Febbraio 1863
Viene celebrato a Genova, nella chiesa dei SS. Andrea ed Ambrogio, il matrimonio tra Cesare Sacheri e Luigia Cevasco, genitori dal pittore (vedi atto di matrimonio della Parrocchia di SS. Andrea e Ambrogio)
A2
8 Dicembre 1863 (h. 13)
Nasce a Genova l’8/12/1863 (h. 13) Giuseppe Cesare Alessandro Sacheri figlio di Cesare e di Luigia Cevasco. Battezzato nella Parrocchia Abbaziale di S.Teodoro – Genova il 10/12/1863.
Il padre è funzionario dell’amministrazione delle Finanze, e la madre è di nobili origini (marchesa).
D1
Copia dell’atto di matrimonio, rilasciato dall’archivio del Duomo di Genova, di Cesare Sacheri e Luigia Cevasco nella Parrocchia dei SS. Andrea e Ambrogio, ora Chiesa del Gesù in Piazza Matteotti, Genova.
D2
Estratto dell’atto di nascita e battesimo Parrocchia Abbaziale di S. Teodoro – Genova
li 16/10/1901.
Fotocopia dell’atto di nascita e di battesimo di Giuseppe Sacheri da registro della Parrocchia di S. Teodoro – Genova
GIUSEPPE SACHERI 1866
A1
Nasce il fratello Alessandro il 25 Febbraio 1866 ad Ortona a Mare, nell’Abruzzo.
Il padre Cesare, alto funzionario dell’amministrazione delle Finanze si trovava colà per ragioni di lavoro.
GIUSEPPE SACHERI 1867
A1
Il 17 Febbraio 1867 nasce a San Remo Felicita Caterina Sacheri, sorella del pittore.
Si ritiene che la famiglia Sacheri composta dal padre Cesare, la madre Luigia Cevasco e i figli: Giuseppe di quattro anni, Alessandro di un anno e la neonata Felicita abiti in San Remo. E’ probabile che in questa città sia stato trasferito il padre Cesare, in quanto funzionario di Dogana.
A2
Il 25 Settembre 1967 muore a Genova, in vico Notari 19 Giuseppe Cevasco, padre di Luigia Cevasco, moglie del pittore.
GIUSEPPE SACHERI 1872
Rev. 5/1/00
A1
11 Luglio 1872 nasce a Porto Maurizio Maynero Maria, Francesca, Corinna figlia di Domenico e di Montino Anna.
Sarà la moglie di Giuseppe Sacheri.
D1
Certificato di nascita di Maynero Maria rilasciato il 27 Giugno 1955.
GIUSEPPE SACHERI 1882
Rev. 6/1/00
A1
Presumibilmente G. Sacheri a fine del 1882 (?) si iscrisse al 1° anno presso l’Accademia Albertina di Torino, poiché concorse nell’anno scolastico 1883/1884 al premio di “Disegno di figura” per la 2.a classe (vedere A1 e D1 del 1884).
Negli archivi dell’Accademia mancano registri d’iscrizione degli alunni dal 1879 al 1887.
Nei registri del 1878 e 1888, G. S. non è iscritto.
Dai registri consultati risulta che il pittore Lorenzo Delleani è stato professore di figura dal 1881 al 1884.
Una cattedra all’Accademia Albertina l’ebbe pure il pittore Antonio Fontanesi, che il Sacheri ammirò molto e per certi versi fu suo ispiratore. Il Fontanesi morì a Torino proprio nel 1882. Poiché risulta che il Sacheri si rammaricò di non aver potuto avere come maestro il Fontanesi, e che espose alla Promotrice nel 1881, c’è da presumere che G. S. arrivò a Torino da Ravenna nel 1881.
(Tutto questo è da accertare presso la Promotrice di Torino)
GIUSEPPE SACHERI 1883
Rev. 6/1/00
E1
GENOVA 04/11 – 02/12 Ridotto Teatro Carlo Felice XXXII.a Esp. Società Promotrice di Belle Arti N. 2 quadri.
A1
Presumibilmente G. Sacheri nel 1883 era iscritto al 1° anno di “Disegno di figura” presso l’Accademia Albertina di Torino, poiché concorse nell’anno scolastico 1883/1884 al premio di Disegno di figura per la 2.a classe (vedere A1 e D1 del 1884).
D1
Cesare Sacheri, padre del pittore Giuseppe.
In data 4 gennaio 1883, il padre del pittore Giuseppe Sacheri, Cesare Sacheri, Ricevitore Doganale di seconda classe, collocato a riposo, viene insignito del titolo di Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia.
GIUSEPPE SACHERI 1884
Rev. 6/1/00
A1
G. Sacheri risulta iscritto all’Accademia Albertina di Torino
Il suo nominativo è nell’elenco dei concorrenti iscritti al Concorso annuale di “Disegno di figura”, seconda classe.
D1
Fotocopia della pagina del registro dei concorrenti e premiati del Concorso di “Disegno di figura” anno 1883/1884 (archivio Accademia Albertina – Torino, fascicolo 5a). Rilevazione dell’ 8/5/97
GIUSEPPE SACHERI 1889
Rev. 6/1/00
A1
19 Gennaio 1889 – Muore a Genova Sturla in Via del Bragone, 1 il padre Cesare Sacheri e viene sepolto nel Cimitero di Genova Staglieno.
E1
G. Sacheri partecipa alla XLVIII Esposizione della Società Promotrice di Belle Arti a Torino con due opere: “Tramonto sull’Hudson River” e “Calma”
R1
Società Promotrice delle Belle Arti – Torino
Ricordo della XLIII Esposizione – 1889 (Catalogo con riproduz. e recensioni su alcune opere esposte)
Recensione di Toesca di Castellazzo Conte Avv. Gioachino, Vice Presidente della Società Promotrice.
“Tramonto sull’ Hudson River” – Quadro ad olio di Sacheri Giuseppe
“Che bel mare! Che calma invidiabile! Che dolci e serene immagini non richiama alla mente la vista di quella bruna nave, che si culla tranquilla e sicura fra placide bianco-azzurrine riflettenti il bellissimo cielo d’oro e d’argento che le serve di sfondo! Non ti par egli, dopo di aver letto lo stupendo volume del De Amicis “L’Oceano” di vederne qui illustrato uno dei migliori e più smaglianti capitoli?”
Queste ed altre consimili frasi d’ammirazione e d’elogio non una, ma parecchie volte mi venne dato, percorrendo le sale dell’ultima nostra Esposizione, di afferrare dalla rosea bocca delle gentili visitatrici, che ferme davanti ai due dipinti del Sacheri “Tramonto sull’Hudson River” e “Calma” li stavano osservando con evidente compiacenza e chiara espressione ad un tempo di vivissimo desiderio.
E l’ammirazione era ben giusta e ben meritate le lodi che al giovane autore (26 anni – ndr.) dei due dipinti venivano, non dal sesso gentile solamente, ma in generale da tutti gli intelligenti spontaneamente rivolte; Imperrochè erano propriamente due belle e graziose marine, dipinte con amore, molta maestria e giusto sentimento del vero, quale solo si acquista coll’attento e paziente studio della Natura nelle più umili, come nelle più ardite e grandiose sua concezioni e trasformazioni. Ed è infatti la Natura, questa figliuola prediletta di Dio, una grande ed inarrivabile maestra! Contempliamola, studiamola con grande passione, perché è ad essa soltanto che pulsi apprendere in che l’Arte vera consista, e quali ne siano i mezzi e la potenza; e che pulsi imparare a conoscere quell’ineffabile magistero di piani, linee, luci, ombre, colori, onde armonicamente e mirabilmente s’informano quegli stupendi capolavori dei nostri più grandi Maestri, che ne fanno come disse il divino Poeta
tanto meravigliar della lor grazia
quanto vuol cosa che non fu più mai!
Questa è la giusta e la diritta via; e che il Sacheri, giovane ancora e da soli pochi anni iscritto trai nostri espositori, sia bene avviato su di essa ce lo hanno dimostrato i suoi dipinti e specialmente quelli di cui parliamo, i quali hanno segnato un vero e non effimero progresso, e con buoni risultati, come ebbe giustamente ad osservare un nostro distintissimo Artista e Scrittore, di forza e verità; ed a questo favorevole e lusinghiero giudizio d’uno dei nostri più lodati e fini critici d’arte nulla abbiamo da aggiungere, se non il dire che li condividiamo pienamente.
E plaudendo pertanto al buon successo da lui oggi ottenuto, non possiamo che augurargli di tutto cuore lena e salute perché molti altri sempre migliori e più soddisfacenti ne possa conseguire negli anni che verranno. E tale augurio non fallirà di certo se, come ci sorride la speranza, egli, dotato quale si mostra di calda passione per l’Arte, di squisito sentire, di giusta vista, e di eccellente ritentiva, seguiterà a dipingere il vero, come intimamente lo vede e lo sente, e se cercherà specialmente di ottenere che i suoi dipinti producano sull’animo altrui quell’impressione stessa di piacere e di ammirazione che egli ebbe a provare allorquando dinanzi agli spettacoli grandiosi che la Natura gli offriva, cercava colla matita e col pennello d’indovinarne e rapirne i mirabili secreti.
G. Tosca
GIUSEPPE SACHERI 1890
Rev. 15/4/02
A1
SERGIO PAGLIERI – Il caso Bardinero – Ed. 1972
(stralci dal volume con riferimento al pittore Giuseppe Sacheri)
“Gli artisti genovesi passarono dal 1889 al 1890 in un clima di riposo quasi completo. Il rinvio della promotrice dell’anno prima aveva spostato alla primavera l’asse delle mostre annuali. ……La mostra, nel solito ridotto del Carlo Felice, venne ai primi di aprile (1890). ……..I giornali dedicarono una maggiore attenzione alla mostra d’arte, sbizzarrendosi in commenti e polemiche addirittura impensabili solo due o tre anni prima. Era un’esposizione stimolante, che vedeva accanto ai grandi nomi (Signorini, Fattori, Bazzaro, Bezzi, Agazzi) crescere alcune personalità locali, ad esempio Cesare Viazzi e Pennasilico. Per non parlare poi di certi nomi – Sacheri, Nomellini – che si vedevano spuntare timidamente; ad essi l’arte ligure sarebbestata in seguito largamente debitrice di riconoscenza (2).”
…………..
(1890) A Torino si aprì a maggio un’esposizione d’arte, alla quale parteciparono alcuni artisti liguri: Viazzi, De Avendano, Luxoro, Piana, la Ravina y Salvago e Sacheri (6).
(2) Caffaro del 6 e 7 aprile 1890.
(6) Supplemento del Caffaro del 17 maggio 1890.
GIUSEPPE SACHERI 1891
Rev. 15/4/02
A1
SERGIO PAGLIERI – Il caso Bardinero – Ed. 1972
(stralci dal volume con riferimento al pittore Giuseppe Sacheri)
“Mostra annuale della Promotrice, che si aprì il 19 aprile nel ridotto del Carlo Felice (12).
(12) a.s. L’esposizione di Belle Arti al Carlo Felice nel Caffaro del 13 aprile 1890.”
GIUSEPPE SACHERI 1892
Rev. 6/1/00
Rev. 15/4/02
A1
SERGIO PAGLIERI – Il caso Bardinero – Ed. 1972
(stralci dal volume con riferimento al pittore Giuseppe Sacheri)
“(maggio) La prova generale delle forze liguri avvenne all’esposizione della promotrice di Torino, nella quale primeggiò Sacheri (che esponeva ben diciassette pezzi) (28)
…………..
Il comune di Genova lanciava intanto il bando per un quadro colombiano, da presentare entro il 30 agosto 1893. Tema “Il porto di Genova nelle feste centenarie di Cristoforo Colombo colle flotte di tutte le nazione civili in esso radunate”. Il dipinto doveva essere almeno due metri per uno; si offrivano 2.500 lire al primo e 1.500 al secondo (32). Il compenso fu evidentemente giudicato scarso: poco dopo infatti il primo premio fu aumentato a 3.500 lire e il secondo a 2.000 (33).
(28) Supplemento del Caffaro del 6 maggio 1892. (ved. sotto a R1)
(32) Caffaro del 16 ottobre 1892.
(33) Caffaro del 30 ottobre 1892.”
Sacheri partecipa al Concorso bandito dalla Giunta Municipale di Genova per l’Esposizione Marinara dell’Ottobre 1892 e vince il I° premio con il quadro “Genova in gloria”.
Il dipinto rappresenta il Porto di Genova l’8 settembre 1892, al momento dell’ingresso nel porto, della nave con i Reali d’Italia festeggiati dalle salve di tutta le navi mercantili e da guerra ormeggiate nel porto. Viene anche titolato “Il porto di Genova durante le Feste Colombiane del 1892”.
Il quadro si trova dal 1997 nel Padiglione del Mare e della Navigazione, a Genova nel cuore del Porto Antico, nell’edificio che ospitava gli Antichi Magazzini del Cotone. Riproduzione del dipinto mi è stato fornito dal Conservatore dello stesso Museo, Dott. Campodonico, il 21/6/99.
R1
Supplemento al CAFFARO – Genova, 6 maggio 1892 (bibl. Berio di Genova)
PITTORI E SCULTORI GENOVESI ALL’ESPOSIZIONE DI TORINO
Sacheri – Pennasilico – Lavezzari – Nomellini – Graffigna
Torino, 5 maggio
(Zuccaro). La vigilia dell’inaugurazione della gran Mostra artistica cinquantenaria di Belle Arti vi mandai un ampio cenno–primizia delle opere migliori esposte, ed eccomi oggi a soffermarmi particolarmente sui pittori e scultori genovesi, dico particolarmente perché intendo parlarvi di tutti cinque gli artisti genovesi che si presentarono a Torino, due dei quali esposero opere lodevoli, e due di essi opere lodevolissime, cioè il Sacheri ed il Pennasilico
********
Di Giuseppe Sacheri io intrattenni più volte i lettori del Caffaro, e più volte mi è corso di esprimere un giudizio dei più lusinghieri, pel giovane artista. Ed oggi mi è caro l’affermare come il Sacheri, colle diciassette opere presentate, conferma il pronostico mio fatto tempo fa sulle colonne del Caffaro, quello cioè che al Sacheri è serbato un bell’avvenire nella pittura italiana. Il suo ingegno non può approdare ad un risultato diverso.
Egli presentò un gruppo di quindici quadretti riuniti, quindici studi, molti dei quali sono veri quadri e quadretti degni del miglior elogio; e due grandi tele: Dopo un giorno di pioggia, e Marina grigia.
In quella raccolta di studi avete la sintesi completa della natura; qua una distesa verdeggiante e lieta, là una spianata campestre appena solcata dall’aratro, qua un fiume che lemme lemme scorre al chiarore plumbeo e triste, là un torrente che serpeggia sotto un serenissimo cielo azzurro. Qua un luogo remoto. Là un paesello tutto ridente, qua un branco di casolari sferzati dal solleone del meriggio, là un piano sinuoso tutto ammantato di neve: quindici studi dal vero di carattere diverso affatto uno dall’altro; quindici tele in cui il giovane e distinto artista mostra la facilità sua nell’intuire, nell’afferrare e tradurre col pennello la natura in tutte le sue manifestazioni, dandovela nel quadro con una vigoria, una facilità notevole di tavolozza, nella quale mai potete trovare il più piccolo stento.
E se nei quindici studi Giuseppe Sacheri mostra, con colla frettolosità del pennello e della tavolozza, l’ingegno suo, nelle due altre sue grandi tele ci dà l’opera compiuta, l’opera intesa sapientemente, da artista che mostra l’ottima strada pittorica su cui cammina, l’artista che sente l’arte con profonda passione e la sente specialmente sotto il fascino della poesia del colore e dell’affetto.
E per detti due quadri copio letteralmente le poche note a matita da me segnate in margine al catalogo. Eccole.
“ 349. Dopo un giorno di pioggia. Siamo nel porto di Genova. Il cielo poco prima plumbeo, gravido di nubi, si squarcia; la nuvolaglia si dirada, lascia nell’orizzonte scorgere già qualche sprazzo di luce gialliccia, ridente per l’ultimo bacio del tramonto – luce che s’espande in un leggero fascio sulle acque tremule del golfo – da lasciar così emergere come in un profilo, la massa degli edifici lontani del porto di Genova, mentre nel porto dondolano le navi dagli alti alberi che svettano in cielo e qua e là qualche barca pur dondola sulle acque, navi o barche che già hanno acceso i lumi per la notte che si avvicina… Il cielo vi è stupendo, poetico, di un effetto che rivela l’amore grandissimo nel Sacheri pel sentimento poetico del colore; quello sprazzo di luce, di ultimo bacio del sole crepuscolare ascoso dietro le nuvolaglie squarciatesi, è dei più belli, ed il cielo si riflette stupendamente nelle acque del golfo, acque che cominciano a quetarsi dopo l’agitazione del temporale. Simpaticissimo il motivo, bellissimo l’effetto, l’uno e l’altro colpiti dal Sacheri con una tavolozza improntata ad una grande franchezza, ad un’ingenuità grandissima nell’intuizione del vero, così insomma da far di detto quadro un’opera che ben onora il giovane autore”.
Ed ora ecco quanto trascrivo testualmente riguardo all’altra sua tela:
“489. Marina grigia. E’ grigia, anzi lievemente pavonazza la spiaggia. Il cielo è chiaro e delle nubi giungono man mano ad oscurarlo. Le onde si muovono, s’accavalcano, e, spumose, vengono ad infrangersi contro un picco scogliero sulla cui punta sorge ancora l’avanzo dei ruderi di un vecchio casolare. Simpatico assai il motivo, ottima, come colore, la spiaggia, ben intese le onde, le quali mosse e sbattenti una povera barca a vapore che mal si regge, hanno una notevole trasparenza. Larga la tavolozza e piena di baldanza vigorosa. Una pacca un desiderio di maggior spumosità, di maggior verità nell’ondata che si infrange contro la punta scogliera della spiaggia.”
Ecco il mio franco giudizio sulle opere del Sacheri.
********
(segue analisi critica sulle opere del Pennasilico, Graffigna, Nomellini e Lavezzari.)
GIUSEPPE SACHERI 1893
Rev. 7/3/00
Rev. 15/4/02
A1
SERGIO PAGLIERI – Il caso Bardinero – Ed. 1972
(stralci dal volume con riferimento al pittore Giuseppe Sacheri)
“Il concorso per il quadro colombiano si trascinava stancamente: una dozzina di concorrenti, tutti “anonimi” (s’era però saputo che tra essi c’erano Robecco, Angelo Costa, Luxoro junior, Sacheri e Mazzei). Avrebbe poi vinto Sacheri, seguito da Angelo Costa. (3)
………..
La mostra della Permanente si aprì il 17 dicembre in un nuovissimo ambiente, il palazzo Bianco che il mecenatismo della Duchessa di Galliera aveva appunto destinato a sede delle periodiche esposizioni degli artisti genovesi (8).
(3) Caffaro del 20 settembre, 3, 4, 5, 13, e 14 ottobre 1893
(8) Caffaro del 4 novembre 1893”
R1
CAFFARO – Genova, Sabato 14 ottobre 1893 (biblioteca Berio – Genova)
Ancora dei quadri Colombiani
Le nostre informazioni erano esatte. Il giudizio della Commissione nominata dal Municipio per aggiudicare il premio stabilito nel Concorso nel Concorso dei quadri colombiani, fu precisamente come noi abbiamo dato notizia. Il primo premio di L. 3500, fu appunto aggiudicato al giovane pittore signor Giuseppe Sacheri, un ligure stabilito a Torino, e il secondo di L. 2000, al pittore genovese signor A. Costa, ben noto per apprezzatissimi lavori.
Il quadro del Sacheri era quello distinto dal motto: Genova in gloria, quadro che Caffaro, passando in rapida rivista i lavori esposti nel Ridotto del Carlo Felice, ebbe a classificare fra i più meritevoli, senza beninteso conoscere il nome dell’autore.
Siamo lieti che la Giuria abbia avvalorato sì competentemente il nostro debole parere, condiviso, del resto, dal pubblico intelligente.
Inviamo intanto ai due prescelti le nostre vive congratulazioni.
C1
lettera dal Municipio di Genova.
Genova, 27 Ottobre 1893
Ill.mo Sig. Giuseppe Sacheri – Genova
Mi è grato partecipare alla S.V. Ill.ma che in conformità del parere emesso dalla Commissione incaricata di giudicare del merito dei quadri presentati al concorso bandito dalla Giunta Municipale l’8 e il 27 Ottobre 1892, la Giunta stessa ha assegnato a V.S. quale autore del quadro contraddistinto col motto “Genova in gloria” il 1° premio di lire tremilacinquecento.
Con piena osservanza.
Il Sindaco : Pratolongo
(trattasi del premio per il concorso bandito per le manifestazioni in ricordo di Colombo. Il quadro è anche intitolato: “Il porto di Genova in occasione delle feste Colombiane del 1892” ed esposto nel Museo Navale di Genova al Molo Vecchio. )
GIUSEPPE SACHERI 1894
Rev. 7/3/00
Rev. 15/4/02
A1
SERGIO PAGLIERI – Il caso Bardinero – Ed. 1972
(stralci dal volume con riferimento al pittore Giuseppe Sacheri)
“A Promotrice aperta si entra nel 1894, l’anno degli anarchici. Disordini, attentati, complotti, arresti. Ben presto troviamo nel famigerato carcere di Sant’Andrea anche Plinio Nomellini, sospetto di cospirazione.
………..
Ad agosto Pipein Gamba, noto disegnatore satirico, rischiò grosso perché sospettato di essere anarchico. Gli andò bene. Ed accoci in un soffio, visto che di mostre a Genova non si parlava, a dicembre del 1894, con un’esposizione benefica di quadri di Sacheri alla Villetta Serra all’Acquasola. (20). Gli altri artisti riposarono ancora forzatamente, fino a Marzo (1895), quando si aprì l’annuale esposizione della Promotrice. …….La rivista fatta da Cervetto per il Cittadino ripete i nomi di Sacheri, Figari, Pennasilico, Angelo e G.B. Costa, De Servi, Robecco, Calderara e così via. (21).
(21) Il Cittadino del 3 marzo 1895”
GIUSEPPE SACHERI 1895
Rev. 15/4/02
A1
SERGIO PAGLIERI – Il caso Bardinero – Ed. 1972
(stralci dal volume con riferimento al pittore Giuseppe Sacheri)
“…………….
“Passata la mostra della Promotrice, l’anno artistico era bell’eterminato. La cronaca salta addirittura l’estate e quasi tutto l’autunno., portandoci ai primi di dicembre, quando la società ginnastica Cristoforo Colombo, memore evidentemente del grosso successo riscosso a Carnevale nel 1887 dalla mostra dei bozzetti, decide di organizzare qualcosa di simile, un’esposizione artistica, fotografica e umoristica nel Giardino d’Italia, all’Acquasola (25).
Qualcuno però ruba la mano alla benemerita società ginnastica. Scrive infatti il Caffaro una settimana dopo l’annuncio dato dalla società Colombo (26): “Per iniziativa dei pittori Giuseppe Sacheri, Dario Bardinero, Alberto Beniscelli, Angelo Balbi, verrà aperta prossimamente nella galleria della nostra Accademia ligustica di Belle Arti, una esposizione di schizzi, studi e bozzetti dal vero……………..”.
Come si vede la manifestazione organizzata dai quattro pittori non mancava di originalità. Rifuggiva dal corporativismo della Famiglia artistica e dal tradizionalismo della Promotrice; ………..
…………..
L’organizzazione era, dunque, impeccabile e non le mancò il successo: “All’esposizione di bozzetti quasi ogni dipinto è stato venduto e non poteva essere altrimenti, e per la modicità dei prezzi di quei lavori minuscoli ma eccellenti e per la simpatia che i raffinati hanno verso questa importante fioritura d’arte” (28).
Soffermiamoci per un momento a considerare le figure di questi quattro artisti che, mettendo da parte gli attegiamenti paludati e ispirati cari a tanti altri colleghi, si ponevano in sintonia con il mondo che li circondava, non rifiutando spensieratazza allegria e anche frivolezza, dando vita a una vera e prprie scapigliatura artistica.
Giuseppe Sacheri aveva allora 32 anni e da quattordici partecipava alle principali esposizioni. Genovese di nascita ma artisticamente cresciuto in Piemonte, s’era rapidamente imposto nella sua città natale dopo la vittoria nel concorso per il quadro colombiano. Il suo successo aveva messo un po’ in ombra Andrea Figari, che dipingeva quasi allo stesso modo ed era stato un “enfant gatédell’arte genovese. Molro preparato culturalmente, Sacheri si dedicava anche alla critica d’arte, risultando in questo campo un recensore benevolo ma sostanzialmente sincero. Un grosso punto d’appoggio per Sacheri era rappresentato dal fratello Alessandro, poeta, letterato e giornalista di prima forza(29).”
(25) Caffaro del 7–8 dicembre 1895
(26) Caffaro del 15–16 dicembre 1895
(28) Il Secolo XIX dell’1–2 gennaio 1896
(29) Su Sacheri: V. Rocchiero, Giuseppe Sacheri, in Liguria 1957, 11”
GIUSEPPE SACHERI 1896
Rev. 7/3/00
Rev. 15/4/02
A1
SERGIO PAGLIERI – Il caso Bardinero – Ed. 1972
(stralci dal volume con riferimento al pittore Giuseppe Sacheri)
“ …………
Sacheri, la bravura, Balbi la riflessione, Beniscelli l’entusiasmo, Bardinero l’estro. Si trattava ora di tentare l’accesso alla Famiglia artistica. Il gruppo mandò in avanscoperta la bravura, cioè Sacheri. Il pittore tenne a febbraio, nella sede del sodalizio, una conferenza che segnò veramente una novità nella vita della Famiglia, abituata ad ampollose allocusioni del tipo di “Come intendeva l’arte Alessandro Manzoni”. Sacheri parlò della vita degli artisti, delle loro difficoltà e dei loro successi; descrisse con umorismo le stranezze dei modelli, imprevedibili personaggi; presentò insomma l’arte dietro le quinte, pantofolaia e allrgra, confusionaria e squattrinata. Fu un grosso successo, che aprì le porte della Famiglia al Sacheri e, probabilmente, anche ai suoi amici (1).
A marzo del 1896 si aprì l’annuale mostra della Promotrice …….(2)
…………
I mesi scorrevano intanto senza particolari sussulti e segnavano i progressi di Sacheri: la nomina ad accademico della Ligustica (7), la vendita di un quadro alla Promotrice di Torino (8), di un altro all’esposizione di Monaco di Baviera (9). Ormai il pittore era divenuto un notabile cittadino, tanto che potè permettersi di proporre una personale soluzione della disgraziata vicenda di Porta Pila, suggerendo che la statua della Madonna fosse collocata sull’estrema punta del molo Duca di Galliera (10).
………….
I superstiti dei gruppi dei bozzettisti (ridotti a tre persone – Balbi, Bardinero e Sacheri – dopo la pertenza di Beniscelli per Roma) si trovarono con ogni probabilità piuttosto impastoiati nelle strutture della Famiglia Artistica, organismo di per sé poco agile, nonostante la presenza alla sua testa di Cesare Gamba, dinamicissimo personaggio della vita cittadina. Così per dare un seguito alla riuscitissima mostra di bozzetti del ’95, il gruppetto di amici pensò di formare un organismo ridotto, all’interno della Famiglia stessa (12). “Nel seno della Famiglia artistica ligure si è costituito un gruppo da questa dipendente, denominato Amici dell’arte. ……….”
(1) Supplemento del Caffaro del 6 febbraio 1896
(2) Supplemento del Caffaro del 19 marzo 1896
(1) Caffaro del 5–6 maggio 1896
(2) Caffaro del 18–19 giugno 1896
(10) Caffaro del 27–28 dicembre 1896
(1) Supplemento del Caffaro del 28 novembre 1896”
A2
Espone all’Esposizione Internazionale di Monaco di Baviera al Kgl. Glaspalast.
Espone
Viene nominato accademico di merito nelle classe di pittura all’Accademia ligustica di Belle Arti di Genova.
R1
CAFFARO – Genova , 5–6 maggio 1896 (biblioteca Berio, Genova)
“L’Accademia ligustica di Belle Arti su ordinanza del 2 corr., sul rapporto dell’apposita commissione ha nominato Giuseppe Sacheri a suo accademico di merito per la Classe di pittura. Ci congratuliamo vivamente col valentissimo pittore per questa nomina che è degno attestato dei meriti suoi universalmente conosciuti. ”
R2
CAFFARO – Genova, 18–19 giugno 1896 (biblioteca Berio, Genova)
ARTE
Ci telegrafano da Torino che quella Società Promotrice di Belle Arti ha acquistato ieri per lire mille il quadro “Mattino d’Aprile” di Giuseppe Sacheri, esposto alla Triennale. Al valente artista, nostro egregio collaboratore, inviamo vive congratulazioni.
D1
Cartoncino di autorizzazione all’ingresso all’Esposizione Internazionale di Monaco di Baviera – 1896
D2
Accademia Ligustica di Belle Arti – Genova
11 Maggio 1896
Diploma di iscrizione:
“Giuseppe Sacheri è stato ascritto accademico di merito nella classe di pittura”
GIUSEPPE SACHERI 1897
Rev. 6/1/00
Rev. 15/4/02
A1
SERGIO PAGLIERI – Il caso Bardinero – Ed. 1972
(stralci dal volume con riferimento al pittore Giuseppe Sacheri)
“ …………..
A marzo giunse puntualmente l’esposizione annuale della Promotrice a Palazzo Bianco (17): 232 opere, due terzi delle quali, secondo il critico del Caffaro sarebbero state da scartarsi…… Giorni dopo Sacheri si occupò più diffusamente della mostra e parlò anche dell’amico Dario (Bardinero) (18)…
………….la Famiglia artistica era effettivamente deceduta e in avanzato stato di decomposizione. Nessuna meraviglia quindi allorchè, ai primi di dicembre del 1897, un nutrito gruppo di begli ingegni (cento persone!) si riunì, in una notte di tregenda, nel rinnovato ristorante del Righi per gettare le basi d’un nuovo sodalizio artistico, questa volta aperto a diverse categoria di intelletuali (24).
Tra i partecipanti all’agape del Righi non mancava Dario Bardinero; nel comitato promotore figuravano i suoi due amici Giuseppe Sacheri e Angelo Bianco. ………….
(1) Caffaro del 7–8 marzo 1897
(2) Caffaro del25–26– marzo 1897
(24) Caffaro del 5–6 dicembre 1897”
E1
Espone alla III.a Esposizione Triennale di Belle Arti di Milano.
Il Ministero dell’Istruzione acquista il quadro: “Partenza per la pesca – Palafitte d’Adriatico” esposto alla Triennale di Milano.
E2
Espone alla Biennale di Venezia (IIa Esposizione Internazionale d’Arte)
Opera accettata dalla giuria ed esposta nella Sala H – Italia:
29 – “Nel porto”
C1
lettera da: R. Accademia di Belle Arti in Milano – Presidenza
Oggetto: Acquisto di opere alla IIIa Esposizione Triennale di Belle Arti
Al ch.mo pittore Sig. Giuseppe Sacheri – Genova
Milano, Luglio 1897
Ch.mo Signore,
Il R. Ministero dell’Istruzione in seguito alle pratiche condotte dalla S.V. a mezzo dell’Ill.mo Sig. Comm. Eleuterio Pagliano, Membro della Giunta Superiore di Belle Arti, ha deciso di acquistare il quadro della S.V. esposto alla IIIa Esposizione Triennale di Belle Arti di questa R. Accademia:
“Partenza per la pesca – Palafitte d’Adriatico”
al prezzo di lire 800, per la Galleria Nazionale.
Mi pregio quindi trasmettere l’atto di cessione redatto in base al modulo inviato dal R. Ministero
PregandoLa di sottoscriverlo e ritornarmelo colla maggior possibile sollecitudine.
Con perfetta considerazione.
Il Segretario: G. Carotti
GIUSEPPE SACHERI 1898
Rev. 6/1/00
Rev. 15/4/02
A1
SERGIO PAGLIERI – Il caso Bardinero – Ed. 1972
(stralci dal volume con riferimento al pittore Giuseppe Sacheri)
“ …………..
Gli artisti si tuffavano nelle polemiche politiche, ma pensavano anche alla grande esposizione di Torino che si sarebbe aperta a maggio; una menifestazione che assumeva il carattere di un discorso riassuntivo dell’arte italiana agli sgoccioli del secolo. La rappresentanza ligure era nutritissima. Gli audaci Nomellini, Sacheri, e Vernazza avrebbero fatto faville, rivelandosi portatori di concetti estetici e pittorici di grande avanguardia.
Fra quelli avvenimenti artistici e in mezzo a tante notizie sconvolgenti, la neonata Famiglia artistica muoveva con una certa esitazione i primi passi, trovando nel problema della sede il primo e maggiore scoglio. Morselli, Vassallo e Sacheri avevano dato la loro opera per i primi adempimenti.
…………..
Per farla breve, la tanto sospirata sede per la Famiglia artistica fu trovata in settembre, al piano terreno di palazzo Gambaro, l’edificio di via Garibaldi che oggi ospita il Banco di Chiavari. Un paio di settimane dopo le sale furono aperte ai soci.
……………
L’inaugurazione della società sarebbe stata festeggiata ufficialmente in una taverna del tredicesimo secolo fedelmente ricostruita dagli artisti nei fondi del palazzo Gambaro (11). Il menu sarebbe stato degno di questa rottura con gli schemi della tradizione: trippe e farinata.
C’è dapensare che il vero divertimento degli artisti non sia stata tanto la serata inaugurale (che si tenne con vero successo la sera del 4 dicembre (1898), primo anniversario della riunione del Righi) quanto l’enorme palestra per il loro ingegno rappresentata dal compito di far rinascere questa taverna (battezzata Osteria del Falcone) mettendo a partito arte e conoscenze storiche. La gran fatica fu sostenuta da De Albertis, Craffonara, Mazzei, Motta, Sacheri, Nomellini, De Lorenzi,De Servi e da Bardinero, il quale mise a frutto le sue recenti esperienze di affreschista e decorò il forno con una scena di arcieri. L’affresco fu lodato anche da Sacheri (“Messer Bardinero ci novella col pennello di crociate e più precisamente di frombolieri allo attacco di un castello. La novella è bella e interessante”) (13).
…………….
L’occasione della nascita di questa singolare taverna diede spunto anche a una serie di ritratti cariturali degli artisti impegnati nel gioco: Lelo Craffonara li presentò tutti in fila come bamboline di carta (16), Cintius, ovvero Arturo Bruno, ripetè sul Secolo XIX la serie di immagini dei colleghi che aveva schizzato sui pilastri dell’osteria del Falcone: Bardinero era in un gruppo a quattro, con Sacheri, Nomellini, e De Lorenzi (17).
…………….
Fatta la festa d’inaugurazione, ci fu subito da pensare a mettere in piedi la mostra natalizia del bozzetto, un’idea felicemente rispolverata.
…………….
Era una mostra di spirito piuttosto democratico ma, stranamente, ebbe poco seguito: dalla pletora di aderenti alla Famiglia artistica uscirono solamente sedici pittori e sei scultori disposti ad esporre le loro piccole opere (19). Il più prolifico era stato naturalmente Sacheri, il quale, facendo violenza al regolamento, tirò fuori nove bozzetti e fu persino discreto, dal momento che circa un mese prima aveva esposto a Milano ben 106 opere (20).
(1) Caffaro del 27–28 dicenbre 1898.
(1) Il Secolo XIX del 2 dicembre 1898.
(2) Il Secolo XIX del 26–27 novembre 1898.
(3) Il Secolo XIX del 24–25 dicembre 1898.
(4) Il Secolo XIX del 16–17 novembre 1898.”
E1
Torino – 57a Esposizione di Belle Arti, Torino – Società Promotrice di Belle Arti
28 Aprile – Giugno 1998
Dipinti esposte da G. Sacheri:
La nave della morte
Notturno
Principio di temporale in Maremma
Poesia vespertina
E2
Milano – Mostra personale al Palazzo dell’Esposizione Permanente di Belle Arti di Milano – mesi di Novembre e Dicembre 1898.
Una sala a pianterreno dedicata a Sacheri – Alcune opere esposte:
27 – “Pioggia sul Po”
36 – “Sole di tramonto”
40 – “Prime nebbie”
88 – “Marina adriatica”
R1
CAFFARO – Genova – 29 Aprile 1998
L’Esposizione di Torino – Le Bella Arti – I Genovesi
……omissis….
Tra i genovesi emerge splendidamente il Sacheri con un gran quadro assai bizzarro: La nave della morte, ed egli espone pure altre tre tele grandi: Notturno – Principio di temporale in Maremma e Poesia vespertina.
……omissis…..
R2
CORRIERE DELLA SERA – Milano, 22/23 Dicembre 1898
Notizie Artistiche – Alla Permanente
L’Esposizione Sacheri
Nell’ultima sala a pianterreno Del Palazzo dell’Esposizione Permanente di Belle Arti, da circa un mese il pittore genovese Giuseppe Sacheri ha esposto una serie di studi dal vero che la critica non deve passar sotto silenzio. Sono oltre cento (106) codesti studi e rappresentano tutta la gamma dei motivi di paese: Alpi e mare, bosco e pianura, alba, meriggio, tramonto, primavera e autunno, stagno e fiume: una varietà diffusa e discorde di soggetti e di visioni oggettive, e pur nel suo insieme un forte e continuo organismo d’arte.
Il pittore che in un paio d’anni ha dato vita a così lieto rigoglio d’immagine riflettendole a traverso una tecnica stretta e coerente come un bel latino periodare serrato, non può essere un’anima volgare. Anzi, fra l’anonima folla innumere, codesto ligure finora appena noto a noi per timide ed oscillanti prove giovanili, subitamente ci si rileva pieno e gagliardo, con un temperamento singolare di fermezza e di maturità pittorica. In lui troviamo evidente, dai primi passi agli ultimi segni, la caratteristica dei vittoriosi: un’ascensione lenta, ma graduale e sicura verso una forma di bellezza perfetta e personale. L’artista è sulla via maestra, agile e franco già: il cammino da percorrere è lungo e sconfina e sfuma all’orizzonte diafano a mano a mano che il passo più rapido e pronto guadagna terreno; ma il viandante non perde di vista la meta e fisso lo sguardo in essa, si mostra atto, per quanto la distanza indugi, a raggiungerla. Esempio nobile e confortevole di forza nuova e cosciente.
La pittura di Sacheri è mirabile di freschezza. Questa l’impressione prima che il visitatore dall’Esposizione degli studi riporta. Fresca pittura, oltre che per la tavolozza limpida e fluida, vivace e pur sobria spesso e a volte persino castigata, per l’alito di primavera creatrice che v’è trasfuso e ripulita. L’artista squisito di mobilità fantastica e di sensibilità assimilatrice, ridona il fluttuare delle visioni attinte dal vero con incorruttibile onestà di ricerca, in ricomposizioni di paese dentro la quali corre una vena di lirismo multiforme e ispirato. Onde il fascino delle più semplici e lucide sue pitture: il sottile e sano fascino che tanti di codesti quadretti qui esposti esercitano anche sopra i critici più scabri ed esigenti.
Un fiorii gaio e abbondante di giovinezza rivelata per linee salde e colori sicuri: ecco dunque la pittura di Giuseppe Sacheri. Fra molti – e non troppi – studi della presente Mostra, mi piace ricordare i numeri 27, 36, 40, 88, . Il 27 è una “Pioggia sul Po” di rara penetrazione interpretativa, di ottimo equilibrio nei valori squisitamente fusi e temperati, di consumata virtuosità aerea e prospettica. Il 36 è un “Sole di tramonto” d’intonazione alta e felice, d’efficacia immediata e convincente. Il 40 è forse una macchia pittorica fra le più accarezzate e finite: “Prime nebbie” l’intitola il catalogo e il breve quadretto ha un’ineffabile poesia autunnale. Nell’88 – “Marina adriatica” – il pittore amplifica la sua maniera e diventa quasi veemente, ma sempre intonato, giusto e sicuro. E la marina conserva il prezioso dono delle molte altre consorelle: l’acqua trattata con maestrevole e disinvolta genialità.
Non occorrerebbe aggiungere altro per la giustificazione dell’omaggio che il critico rende all’eletto artista. Se non che nei riguardi di lui, la critica non può acconciarsi alle usuali limitazioni sottintese. Il Sacheri è fibra di pittore insigne: tale, quando che sia, abbiamo il diritto di pretendere si riveli oltre ogni riserva. Ma oggi in lui si avverte ancora un curioso squilibrio fra lo spirito creatore e la forma interpretativa. Quello spirito è luminoso, giocondo, personale; la forma, ripeto è quadrata, matura, provetta, ma derivata. Derivata, dico, non tanto nei procedimenti tecnici, pur consuetudinari e privi di ogni audacia innovatrice, quanto nella sua significazione generica e scolastica.
Si vede a primo battere di palpebra che il Sacheri ha da illustrarci una folla di reminiscenze calde e gelosamente custodite del Delleani: e il delleanismo lo si sente circolare per tutte le capillarità sottocutanee della sua pittura. Non discuto quel maestro il quale è ben degno d’ammirazione; ne mi dispiaccio che per correnti simpatiche e intime affinità il Sacheri così direttamente ne testimoni la sua figliolanza. Mi dispiaccio piuttosto che sui riflessi del Delleani – ed anche, per l’aria e l’arguta sincerità del Ciardi senior e, per certe trasparenze e velature quasi femminee, del Petiti – il Sacheri non innesti più rigidamente il prepotere della sua sensibilità e non trovi accenti di tecnica più evoluta, analizzatrice e originale. Allora soltanto egli sarà quel pittore superiore di paese ond’egli oggi si riv……..conda vista per le latenti varie ed alte…………….tive della mente e della fantasia. E però io affr………. di salutarlo in una sua prossima pittura, magari meno fluida e morbida e accaparrante di questa odierna, ma anche meno facile e imitativa e più gagliarda di voci personali e di segni inconfondibili, maestro nuovo fra gli illustri tramontanti.
Giovanni Borelli.
GIUSEPPE SACHERI 1899
Rev. 6/1/00
Rev. 15/4/02
A1
SERGIO PAGLIERI – Il caso Bardinero – Ed. 1972
(stralci dal volume con riferimento al pittore Giuseppe Sacheri)
“ …………..
A novembre si rifecero le elezioni per l apresidenza della Famiglia artistica e fu rieletto Cesare Gamba. ……..a capeggiare la sezione cultura fu eletto Nomellini, che subentrò a Sacheri (32).
E1
Espone alla Biennale di Venezia (IIIa Esposizione Internazionale d’Arte Città di Venezia)
Opere accettate dalla giuria:
29 – “Notte nel porto”
30 – “Marosi”
Bibl.: A. Lancellotti, 1926 – pp. 18
GIUSEPPE SACHERI 1900
Rev. 6/1/00
Rev. 15/4/02
A1
SERGIO PAGLIERI – Il caso Bardinero – Ed. 1972
(stralci dal volume con riferimento al pittore Giuseppe Sacheri)
“ …………..
(Maggio)
Oltre tutto , l’esposizione del Carlo Felice (1) non aveva affatto l’aspetto e il tono di una mostra daminata da parrucconi retrivi: i più giovani, dinamici, modernisti – pittori e scultori – Mazzei, De Servi, Nomellini, Sacheri, De Albertis, Maragliano e Craffonara avevano dato la loro opera entusiasta (e gratuira) per decorare con grandi quadri “réclames” l’accesso all’esposizione (5).
(1) Il Successo del 6, 13 e 20 maggio 1900; il Corriere Mercantile del 28 aprile, 12 e 14 maggio 1900
(1) Il Secolo XIX del 13 – 14 maggio 1900
…………..
Ai primi di dicembre i soci furono chiamati a una assemblea straordinaria: ordine del giorno “Continuazione o scioglimento della società”. Fu nominata una commissione incaricata di vagliare la possibilità di sippravivenza e il verdetto fu negativo. Finiva così, dopo breve e intensissima vita, la seconda e ultima edizione della Famiglia artistica. Motivo ufficiale della chiusura, i debiti.
…………..
Scriveva il Successo: “……….Addio belle serate trascorse tra le matte risate e le vivaci discussione del bollente Nomellini e del gentile Sacheri. ………….”
Malinconicamente, un gruppo di artisti più tenaci si rifugiò nello studio fotografico Sciutto per mantenere in vita la mostra natalizzia dei bozzetti (48).
(1) Caffaro del 16–14 dicembre 1900 e Il giornale del popolo del 16 dicembre 1900”
E1
Espone alla 59.a Esposizione di Belle Arti della Promotrice di Torino.
Capi d’arte acquistati all’Esposizione della Società Promotrice:
Sacheri G. – due studi di mare. Marazzani – Visconti – Conte Ludovico (Piacenza) (socio vincitore)
Riprodotti entrambi su album ricordo.
D1
SOCIETÀ’ PROMOTRICE DI BELLE ARTI – TORINO
“RICORDO ESPOSIZIONE 1900″
………………
L’ Esposizione del 1900 è un splendida conferma di quanto andiamo dicendo.
Ricca di ben 335 opere, delle quali 34 di scultura e 301 di pittura, vi presero parte artisti d’ogni parte d’Italia; e mentre presentava un insieme geniale ed attraente, conteneva opere di polso, risultato di studi severi di artisti da tempo conosciuti, o frutto di foga giovanile di giovani ingegni che si affermano nell’arduo cammino dell’arte, aggiungendo un nome di più a quello de’ valorosi che formano la legione eletta degli artisti piemontesi.
E noi potemmo con piacere constatare il favore del pubblico che frequentava numeroso le sale dell’Esposizione e l’interesse grandissimo dimostrato dagli studiosi amatori dell’arte.
……………….
Gli studi di mare del SACHERI, genovese, sono impressioni vive colte sul vero, e dimostrano come egli abbia meritatamente acquistato fama di valente pittore di marine. – La fusione della luce coll’acqua nei lontani ci dà il sentimento dell’infinito, e con amore speciale è studiato il movimento delle onde e quell’alternarsi di riflessi che formano la vita del mare. – I quadri del Sacheri sono sempre una nota gradita e da tutti gustata.
……………….
(riprodotte le foto di due marine)
R1
“EMPORIUM” – Rivista mensile illustrata d’arte, letteratura, scienze e varietà
Dir.ne ed Amm.ne Ist. d’arti grafiche – Bergamo
Novembre 1900 – Vol. XII – N° 71
…………..(omissis)…………….
il curioso Tramonto nel mare di Grecia del Sacheri, che spira l’ellenismo, odor di mirti, spaziando nell’aria diafana, rosata e pura dell’Egeo, coll’isola dai propilei bianchi ascendenti sull’acropoli, evocazione di un encausto murale di città sepolta dal Vesuvio; mentre, con altra tavolozza, si presta ai verdi freddi della Danimarca, e, sempre personale, dai graniti specchiantisi nei golfi del Nord raffigura l’aspro ed il ferrigno non mai bruciato dal sole (A Shjorringe), dimostrano l’aspetto della natura modificato, secondo l’epoca, il clima, l’ora, il calore del sole, l’ambiente, le minacce delle nuvole, o l’imminenza del vento.
……………(omissis)…………….
GIUSEPPE SACHERI 1901
Rev. 6/1/00
Rev. 15/4/02
A1
SERGIO PAGLIERI – Il caso Bardinero – Ed. 1972
(stralci dal volume con riferimento al pittore Giuseppe Sacheri)
“ …………..
(Maggio) …….
L’apertura dell’annuale esposizione della Promotrice dava comunque modo di controllare, attraverso le recensioni del Caffaro, il quotidiano più autorevole in fatto di arte, questa ideale graduatoria fra gli artisti più noti: in testa Cesare Viazzi,…….; seguivano poi Nomellini, De Albertis e Maragliano; poi, ancora, Luigi De Servi, Sacheri e Pennasilico;………..(16)
…………..
(16) Caffaro dal 21 al 29 maggio 1901”
C1
Cartolina postale da M. Calderini – Via Lodovica, 4 – Torino a G.S. piazza Umberto I° – Bogliasco
Torino, 12/1/1901
Caro amico,
Ella forse non sa che la Segreteria del Circolo non accusa mai ricevuta della opere ai soci lontani da Torino limitandosi a tenere tale ricevuta a disposizione. Mi stupisce però che nessun amico le abbia notificato il buon collocamento e buon effetto della sua impressione di neve che trovo lodata nel giornale “Gazzetta del Popolo” che le mando oggi. Io non sono più socio perché al Circolo si succedono troppe mafie e si ostinano a voler pazzamente l’esposizione a sola luce elettrica! Non ho visto nemmeno l’esposizione, ma spero poterle dare notizia di vendita.
Auguri di ogni bene e disponga di me a Torino.
Suo dev.mo : M. Calderini
D1
23/09/901
Municipio di Genova – Certificato di buona e regolare condotta di G. Sacheri d’anni 38.
D2
26/09/901
Certificato Penale rilasciato dalla Cancelleria del Tribunale Civile e Penale di Genova:
Attesta che nulla risulta al nome di G. Sacheri.
E1
Espone alla Biennale di Venezia (IVa Esposizione Internazionale d’Arte della Città di Venezia)
Opera accettate dalla giuria ed esposta nella Sala T – Liguria
11 – “Notturno di Novembre”
GIUSEPPE SACHERI 1903
A1
Il 20 Settembre fa il trasloco da Genova al nuovo alloggio in Bogliasco, Piazza della Chiesa 13 p. 3° (anche p.zza Umberto I°) e va ad abitarci con la mamma e la sorella (da verificare).
La sorella Gina sposa nell’Ottobre Riccardo Polgati, insegnante elementare, e va ad abitare a Genova.
Il 12 Dicembre il Sacheri sposa Maria Meynero a Mondovì, nella Chiesa di S. Teresa , e va ad abitare nell’alloggio di Bogliasco con la madre.
E1
In Novembre espone a Genova dei disegni firmati con lo pseudonimo G. Cherias
In Dicembre espone suoi bozzetti a Genova (l’inaugurazione avviene il 13 giorno successivo alle sue nozze.
GIUSEPPE SACHERI 1904
Rev. 12/04/02
A1
Nasce il primogenito Aldo a Bogliasco il 26 Novembre 1904 – Resid. Piazza Umberto I° n. 13
E1
Espone alla 51.a Esp. della Promotrice di Belle Arti a Genova n. 6 dipinti (maggio/giugno)
Alla Stessa mostra partecipa la moglie Maria Meineri, con il nome Maria Sacheri, con 4 dipinti:
N. 56 – b Rose L. 50 Sala II
– c Garofani L. 50 Sala II
– d Violacciocche L. 50 Sala II
– e Margherite L. 50 Sala II
alla mostra sono presenti anche dipinti di Reynard, Follini, Fattori, Irolli, Nomellini.
CP1
17/01/904
lettera a G. Sacheri – Villa Dictich(?) – Genova, corretto in P.zza della Chiesa n°13/3 – Bogliasco (Ge)
Skjgrringe, 17/1/904
Caro Signor Sacheri,
Spero che Lei avrà ricevuto l’ultima lettera mia nella quale Le annunciai la morte del caro mio marito.
Non mi ha più risposto per darmi ulteriori notizie sulla signorina che desiderava procurare un posto ? farei il mio possibile per aiutarla. Quest’oggi vengo domandarle un gran servizio – vorrebbe mandarmi il giornale “Pro Nervi” per dicembre e gennaio mi farebbe un gran piacere; ho pensato fare un viaggio il resto dell’inverno e vorrei sapere se troverei dei conoscenti in Nervi. Sto tanto bene che si può ……… le circostanze e pel momento ho molto da fare arrangiando tutto quello che è necessario in tali tristi casi.
Spero che Lei come la sua famiglia stanno benissimo e li prego tutti di ricevere un saluto sincero dalla sua devota amica danese
Vilhelmine de Stampe
(la lettera proviene da NYKJØBING nella regione di Falster, piccola isola della Danimarca a sud della grande isola con Copenhagen. Skjgrringe è probabilmente un piccola località in quella regione. Rilevato da timbro postale sula busta).
D1
Società Reale di Assicurazione
Genova, 1 Giugno 1904
Polizza n. 5302 del 27 maggio 1900 – Variazione n. 2
Socio Sacheri Giuseppe fu Cesare
Nuovo domicilio: Bogliasco – p.zza Umberto I° n° 13 – 3
“Col la presente si dichiara che il mobilio assicurato con le partite 1e 2 della Polizza n° 5302 venne trasportato in Bogliasco Piazza Umberto I° N. 13 e precisamente nell’appartamento distinto col N. 3 interno.”
D2
Certificato di nascita di Aldo Sacheri rilasciato dal Comune di Bogliasco il 12/5/1995
E1
Espone all’Esposizione di Belle Arti di Milano. Dalla Giuria Internazionale dell’Esposizione di Milano gli viene assegnato un Diploma di Medaglia d’oro.
E1
(da Rivista “Cuneo” – Agosto 1956 – nella Nota bibliografica di O. Giacchi risulta:
“Nel 1906 espone invitato al Museo di Weimar (Sassonia) che acquistò alcuna sue opere”.
(da verificare)
GIUSEPPE SACHERI 1906
A1
Nasce a Bogliasco il 29 Marzo la primogenita Elda
C1
Esposizione di Milano 1906
Giuria Internazionale
Milano, li…………..1906
Onor. Sig.
Sacheri Prof. Giuseppe – Genova Bogliasco
Ci compiacciamo vivamente di annunciare che la GIURIA INTERNAZIONALE
ha assegnato alla di Lei Casa un Diploma di:
Medaglia d’oro
Tale Diploma Le sarà consegnato in seguito colle modalità che verranno pubblicate dal Comitato.
Con ossequio, e con felicitazioni per la giusta ricompensa ottenuta.
f.to Il Presidente
R1 (quest’articolo del Colasanti è stato pubblicato su Emporium di Maggio 1910 – vedi SACH1910 “Esp. Naz. d’arte in Roma)
Rivista “EMPORIUM” – n° 71 – (citato sul catalogo di una mostra a Roma del 1931 al Teatro Quirino – non rintracciato nel 1906, il n° 71 risulta nel 1900, ma senza l’articolo del Colasanti)
Giuseppe Sacheri
Giuseppe Sacheri cerca nella natura il sentimento e infonde nelle sua visioni di campagna e di mare il palpito di un’anima originale e profonda. Poeta prima che pittore, ove la natura comincia a parlare, ove essa comincia il suo canto, egli afferra le spunto e compie trionfalmente l’armonia, svolgendo con delicata e magistrale istrumentazione la frase appena accennata dagli alberi e dai poggi. Gl’intimi colloqui della luna con le vecchie mura e con le acque addormentate, il rombo, il tuono e l’urlo della bufera, le alate profezie del vento, l’ampia polifonia del mare, l’augusta immobilità e il silenzio delle montagne, il respiro dell’aria sui vertici che ascendono nello spazio e nella luce, ecco alcune delle infinite cose che dice la natura allo spirito del Sacheri, il quale, ce ne rivela la significazione e la verità entro un cerchio d’incanto.
Romantico per sentimento, ma di un romanticismo sano e fecondo di commozione, l’artista ligure è classico nella forma. Il suo lavoro non è mai una fredda e precisa riproduzione dello spettacolo naturale, ma è invece una invenzione, un ritrovamento, una nuova aggiunta al gran coro della vita. Perciò i suoi paesaggi, nei quali la solidità della linea si associa alla delicata fusione dei toni, vivono artisticamente non solo per quelli che essi sono, ma anche per quello che appariscono. Essi ci rivelano che il pittore è andato spesso oltre la verità tangibile, che ha obbedito ad una forza superiore, ad una legge, la quale gli ha imposto di procedere oltre e lontano da ciò che cade immediatamente sotto il senso. Il paese allora non è più un pezzo di mondo su cui l’artista abbia gittato un suo velo per immobilizzarlo in un aspetto solo e monotono: è un pezzo di mondo che continua a vivere e a muoversi in tutte le sue parti e che tutt’insieme sente l’impressione di una nota dominante e ne risuona con un accordo unico, in cui ogni cosa mette la propria vibrazione.
Il segreto di quest’arte non è tutto nella poesia dell’idea, esso consiste anche nella sintesi della rappresentazione.
La caratteristica saliente di questo spirito è la malinconia. I cieli grigi della Danimarca, la grandi pianure olandesi, le colline del Piemonte, le rocce della riviera ligure ci appariscono soffuse di una uguale, dolcissima mestizia che tocca a volte i confini della potenza drammatica. Ma la tristezza è buona, e, se il balenio di una nota più vivace e vibrante ci ridesta nell’animo un rimpianto di cose lontane, quel fugace apparire che dilegua come una musica e spegne come un raggio che d’improvviso si offuschi, lascia nell’anima una scia di beatitudine.
Tale è il significato dell’arte di Giuseppe Sacheri, la quale come le canzoni che esprimono la malinconia dell’anima popolare, ama il tono minore, parla con voce tenue e sommessa, non per ripetere, ma quasi per accompagnare da lontano la nota limpida e potente, la voce che suona dominatrice sotto la luce del cielo e dinanzi al riso delle onde.
Arduino Colasanti
GIUSEPPE SACHERI 1907
CP1
Biglietto da Bistolfi.
Torino, 30 Gennaio 1907
Carissimo,
Ebbi care le tue parole che mi confortarono della tua assenza e te ne ringrazio con tutto il cuore.
E con tutto il cuore spero ed auguro che la salute preziosa di tua Madre sia quale l’amor tuo e la mia antica amicizia la desiderano. Ricordami e voglimi bene.
Il tuo Bistolfi
A1
Bogliasco, 6 Giugno 1907
Muore nella casa di Bogliasco la madre Luigia Cevasco e viene sepolta accanto al marito Cesare Sacheri nella tomba al Cimitero di Genova Staglieno.
GIUSEPPE SACHERI 1908
E1
Espone alla II.a Esposizione Quadriennale di Torino alla Promotrice di Belle Arti.
Due opere esposte nella Sala IV (catalogo illustrato):
214 – “Notte sul mare del Nord – Skioringe” Lire 1600 (foto su catalogo)
216 – “Sera di Marzo – Riviera di levante” Lire 1800
Totale opere esposte n° 974 tra cui dipinti di Delleani, Nomellini, Maggi, Follini, Olivero.
R1
Il Lavoro – 5 Gennaio 1908
Genova
Esposizione in una sala del fotografo Rossi
L’Esposizione Sacheri
Ancora una volta, Giuseppe Sacheri, il più fecondo pittore nostro, richiama l’attenzione con una piccola mostra di bozzetti e schizzi, raccolti in una sala del fotografo Rossi.
Pittore fecondo e geniale, il Sacheri sa come pochi lottare gagliardamente sul vero, affermando con poche pennellate una sensazione di paese o di marina, imponendovi largo soffio di poesia. Indole modesta, schivo di vani incensivi , se non è riuscito a conseguire quel successo clamoroso, che altri così facilmente ha raggiunto, ha visto però i suoi quadri accolti in questi ultimi anni in tutte le più importanti esposizioni italiane e straniere. A Monaco, a Londra, a Chicago, a Venezia, a Torino, a Milano, apparvero cose sue, e anzi si può dire che fu tra i primi artisti italiani, ad ottenere certo successo nelle mostre di Monaco, dove, cosa anche più rara, gli riuscì di vendere un quadro al museo di Weimar.
Sarebbe troppo lungo enumerare qui la produzione artistica di Giuseppe Sacheri; i frequentatori delle nostre Promotrici, devono ricordare molte delle sue tele, tutte improntate ad una freschezza insolita di colore, e ad una virtuosità non comune nel ricercarne la forma corretta e fedele.
La riviera, con le sue case multicolori, i suoi olivi declinanti con le belle chiome argentee tra le brevi vallette solatie, le ville ridenti di fiori e di verzura, i cipressi, le scogliere, il mare… soprattutto il mare con la sue collere rabbiose, o le sue calme silenziose nelle rosee albe primaverili, ecco il tema infinito delle innumerevoli tele, bozzetti, studi, schizzi, di cui per anni ed anni la tavolozza del Sacheri si sbizzarrì continuando degnamente la tradizione di un altro gruppo di abilissimi artisti, oggi a torto dimenticati: il Rayper, il De Avendano, il D’Andrade…
Quanto ha dipinto il Sacheri! Gli amici che spesso amano sorprenderlo nell’operosità tranquilla del suo studio, potrebbero largamente attestarlo: Prima che i barbari nuovi, gli ingordi speculatori edilizi, devastassero i bei colli d’Albaro, non c’era viottolo, villa, casetta, ch’egli non avesse ritratto, imprimendovi sempre un nota personale, poiché come pittore, non è derivato da alcuna scuola, da alcun maestro. Nessuna influenza esotica, lo ha mai deviato dal suo cammino, benché innamorato degli artisti nordici, ne esalti con sentimento e affetto di collega l’ingegno e la virtuosità.
E’ rimasto sempre personale; si potrà talvolta muovere qualche appunto all’opera sua, ma non si potrà negargli questa grande virtù, la lotta accanita sul vero, la costante tenace perseveranza per raggiungere e perseguire un ideale d’arte.
Gli studi raccolti oggi, sono come un raccoglimento dell’artista, perché rappresentano vari periodi della sua vita, l’eterno suo peregrinaggio attraverso la campagna, intensa di luminosi contrasti, ricca di verde e di azzurro. Alcune delle ultime marine, rivelano tutta la forza del pittore, che ormai sfida ogni ostacolo, e sa come pochi imprigionare in un piccolo tratto di tela, i cavalloni spumeggianti e irosi, irrompenti nelle grigie scogliere.
Tutta l’anima del pittore si raccoglie qui, in questi studi, ch’egli modestamente chiama schizzi, ma che talvolta hanno il valore di veri quadri, e lasciano nell’animo dell’osservatore un rimpianto nostalgico, e una lieta sensazione di réverie che pochi pittori sanno raggiungere.
Questo riteniamo sia per se stesso il migliore elogio che si possa fare a Giuseppe Sacheri.
A. Balbi
CP1
lettera da Enrichetta Chiaravaglio Giolitti – Roma Via Angelo Masina (Gianicolo)
(La Sig.ra Enrichetta è la figlia primogenita dell’On. Giovanni Giolitti, al tempo Presidente del Consiglio dei Ministri)
Roma, 18 Giugno ’908
Gentilissimo Sig. Sacheri,
Oggi abbiamo aperta la cassa contenente il mio quadro, ed è stata una vera festa per me l’aver potuto respirare di nuovo l’aria della Liguria, l’aver rivisto quella luce, quel cielo e qual mare. Questa è veramente e genuinamente la mia impressione ed è stata ed è ogni volta che riguardo quel quadro, tanto potente e tanto profonda che non riesco più nemmeno ad ammirare i meriti del mio quadro.
Forse mi riuscirà in seguito ……… ora non mi riesce che a goderne ed a pieni polmoni, a pieno cuore.
L’arte sua è perciò veramente bella, perché è buona e ritempra l’anima e il corpo. Gli occhi ….. godono, come godono della natura, lo spirito si rischiara in una specie di benessere fisico. Mi rincresce, caro Sig. Sacheri, di non sapermi esprimere più poeticamente, ma in fondo poi le più bella poesia è la verità, e questo è certo anche il suo parere.
Io la ringrazio di gran cuore per la simpatia e la cordialità con cui è evidentemente stato fatto questo suo lavoro, e che io apprezzo come un segno di buona amicizia alla quale rispondo con equal sentimento. Mi creda sempre affettuosamente,
f.to: Enrichetta Chiaravaglio Giolitti
GIUSEPPE SACHERI 1909
E1
Viene ammesso, dalla Giuria della R. Accademia Albertina di Torino, il dipinto “Notte di luna nel porto di Camogli”, fra le opere da inviare alla X.ma Esposizione d’Arte al R. Glaspalast di Monaco di Baviera. Tale opera viene esposta e venduta (ott. 1909).
E2
Nell’autunno espone anche al Salon d’Automne di Parigi per la Sezione d’Arte Italiana.
Opere esposte :
“Sensazioni di mare”
“Sensazioni di paesaggio”
C1
Lettera da: R.Accademia Albertina di Belle Arti di Torino
Torino, 29 Marzo 1909
Stim. Sig. G. Sacheri pittore – Genova,
Mi pregio informarla che la Giuria per l’esposizione di Monaco ammise fra le opere da inviare a tale mostra il dipinto di V.S. “Notte di luna nel porto”.
f.to : Il segretario economo
C5
Telegramma da Muenchen a Bogliasco
Muenchen, 16 Giugno 1909
Cinquecento marchi sono offerti per Notte di luna Camogli per lotteria telegrafate – Glaspalast
C2
Lettera da:
Comitato per la Sezione d’Arte Italiana al Salon d’Automne 1909
Grand Palais – Avenue d’Antin – Paris
Sotto la Presidenza Onoraria de S. E. l’Ambasciatore d’Italia a Parigi
Parigi, 1° Ottobre 1909
Ill.mo Signore,
ricevetti a suo tempo la pregiata sua; e mentre mi considero onoratissimo del regalo – e ne ringrazio di cuore – La prego dirmi, in via telegrafica, se posso cedere due delle “Impressioni”, per 300 franchi globali. L’offerta è ferma, e la vendita fatta se Lei risponde affermativamente.
Con perfetta stima mi creda suo
Rossi Sacchetti
Segretario Generale della Sezione
C6
Biglietto dal Segretario Generale del Salon d’automne di Parigi
Parigi, 2 Ottobre 1909
Egregio Signore,
Confermo la mia di ieri e aggiungo che ho venduto oggi un terzo quadro delle sensazioni di mare, al prezzo di 200 franchi. Attendo la decisione per gli altri due, e La saluto distintamente.
Il Segretario Generale
Rossi Sacchetti
C3
Lettera da:
Emil Richter – Dresden – Prager Strasse – Modern kunst
Dresden, 7 Octobre 1909
Monsieur Giuseppe Sacheri, Bogliasco
Je prends la liberté de vous demander si vous seriez disposé à me confier après cloture de l’exposition du Glaspalast à Munich le tableau que vous y avez exposé:
“Mondnacht im Hafen von Camogli” (Notte di luna nel porto di Camogli)
Je tiendrais beaucoup à l’exposer dans mes salles car je suis persuadé que nos amateurs s’intéresseraient à sette ouvre.
Dans l’attente de vos nouvelles veuillez agréer, Monsieur, mes empressées salutations.
f.to: Emil Richter Inhaber: H. Holst
C4
Lettera da:
Comitato per la Sezione d’Arte Italiana al Salon d’Automne 1909 – Paris
Parigi, 16 Ottobre 1909
Ill.mo Sig. G. Sacheri – Bogliasco (Genova)
Il Sig. Eduardo Marcello Sandoz, scultore, 7 rue Michelet, a Parigi, ha pagato ieri l’importo, in 300 F.chi, dei due quadri “Senzazioni di mare” da lui acquistati.
Le trasmetto la somma, senza dedurre, per ora, le piccole spese incontrate (telegramma ed eventuali), pregandola di un cenno di ricevuta, mi creda Suo Dev.mo
Il Segretario Generale, f.to Rossi Sacchetti
3 biglietti della Banque de France
N° 198 – C.4741
N° 722 – E.4924
N° 492 – N.4939
C6
lettera da: X Esposizione Internazionale d’Arte nel R. Glaspalast – Monaco di Baviera 1909
Monaco, 20 Ottobre 1909
Signor Giuseppe Sacheri – Bogliasco
Ci pregiamo avvisare la S.V. Ill.ma che la usa opera, segnata nel catalogo col N° 1329
Notte di luna nel porto a Camogli
è stata venduta al prezzo di Marchi 500 alla condizione della nota qui sotto.
Con perfetta stima e considerazione
La X Esposizione Internazionale d’Arte in Monaco di Baviera 1909
L’Amministratore: Albert Wenk
C7
Lettera da: Societé du Salon d’Automne – Sezione d’Arte Italiana – Parigi
Parigi, 11 Novembre 1909
Signor Giuseppe Sacheri – Bogliasco
Ho il piacere di rimetterla qui accluso un vaglia di Franchi 465.10, in saldo delle sue opere vendute in questa Sezione Italiana del Salon d’Automne, somma risultante dal deconto qui in calce.
Con tutta stima salutandola,
Il Segretario Generale f.to Rossi Sacchetti
1 vaglia Banco di Roma n° 27216.
Deconto
Prezzo totale delle vendite Fr. 860
Rimesse il 16/10 Fr. 300
10% Commissione Comitato 86
Livraison 4.30
Telegramma 2.40
Assicurata del 16/10 0.70
Raccom. e vaglia 1.50 394.90
Totale Fr. 465.10
Acquirente : Louis de Rezende – Rio de Janeiro – Brazil
segue:
Egr. Sig. Sacheri,
La ringrazio anzitutto per il gentile regalo di una delle Sue belle impressioni.
Aggiungo che, non potendo darle risposta definitiva oggi per l’Esposizione di Buenos Ayres, – il che si saprà fra tre o quattro giorni – accuro l’imballaggio e ritorno di tutto: salvo a ritirare, all’ultimo momento, il quadro grande, cui Ella aggiungerà quello che crede, a norma del Regolamento e schede che Le spedirò eventualmente.
L’acquirente delle sue Impressioni, avendole accettate senza cornice, non ho trovato necessario farle subire la spesa delle cornici. Ed è tanto di guadagnato. Le dò il mio indirizzo privato, e La prego credermi Suo dev.mo
Rossi Sacchetti
CP1
Cartolina Postale
La Loggia (Torino), 24 Dicembre 1909
Carissimo,
Sono tornato da poco da Roma e sono di nuovo qui, in questo mio solitario studio campagnolo a …… disperatamente , ma tornerò tra pochi giorni a Torino per “l’inverno” mi duole di non aver potuto rispondere in tempo. Ma spero di vivo cuore di vederti presto ugualmente. Intanto grazie del tuo memore pensiero e mille auguri cordiali dal sempre tuo aff.
Bistolfi
R1
“LA STAMPA” – 5 Novembre 1909
Il Salon Italiano a Parigi – Sensazioni di paesaggio
Parigi. Novembre
L’arte moderna italiana è dunque stata quest’anno ufficialmente ricevuta a Parigi, ed oltre quattrocento opere di pittura, di scultura, di disegno sono in questo momento esposte al pubblico del Grand Palais ai Campi Elisi, in una sezione speciale del Salon d’autunno. E’ questa la prima volta che ai nostri artisti tocca una simile sorte.
………..omissis……….
Non certo indifferente, dinnanzi alla natura, è stato il Sacheri, il quale colle “Sensazioni di mare” e “Sensazioni di paesaggio” che qui ci presenta, ci offre una serie di pagine di vera poesia sentita e profonda. L’artista ha cercato sopratutto di riprodurci il mistero del momento fuggevole che segue il crepuscolo e che pure non è ancora sera, l’ora incerta in cui le cose sembrano farsi immateriali, ed in cui la natura, al morir della luce che la magnifica agli occhi, è bella della bellezza che le presta il pensiero. Ha cercato, e c’è riuscito. Un’atmosfera di sogno – il sogno che il pittore nella sua contemplazione ha trovato nell’anima sua – avvolge ogni cosa. Acque misteriose si stendono immobili nell’imminenza dell’albore lunare. Contorni di spiagge vaghe, che solo la fantasia può ricomporre, dileguano nella penombra, biancheggiano più lontano. Un verso di Victor Hugo torna alla mente: “Ici crépuscule et le clair de lune”. La sottile nostalgia, l’angoscia vaga dell’ora penetrano l’anima…
………….omissis…………. Ernesto Ragazzoni
D1
Pubblicazione edita in occasione del terremoto di Messina e Reggio
“PER MESSINA E REGGIO”
“Cento riproduzioni di opere inedite di artisti italiani e stranieri, raccolte a cura della Famiglia artistica, Società Artisti e Patriottica, Associazione Architetti lombardi e pubblicate sotto il patrocinio del Comitato Lombardo di soccorso per i danneggiati dal terremoto. – Alfieri & Lacroix – Milano – MCMIX”
Pubblicata un opera di Giuseppe Sacheri intitolata: “Bogliasco”. (vedi catal.)
GIUSEPPE SACHERI 1910
Rev. 9/4/01
E1
Espone alla Società Amatori e Cultori di Belle Arti in Roma – Palazzo delle Esposizioni – Via Nazionale. Il Ministero della Pubblica Istruzione acquista per la Galleria d’Arte Moderna in Roma due quadri dai titoli “Paese” e “Marina”.
E2
Espone alla IX.a Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia.
Opere esposte nella sala piemontese e ligure, n° 12:
14 – “Lo scoglio degli appiccati” (proprietà eredi Sacheri)
15 – “Il vecchio ponte” (proprietà eredi Sacheri)
16 – “Crepuscolo presso lo stagno”
17 – “La ninna nanna del mare”
18 – “Notte di luna”
19 – “La raffica” (acquistato da Comune di Venezia per donaz.)
20 – “Bufera dal mare” (acquistato da Comune di Venezia per donaz.)
21 – “Armonia di alberi e acque” (venduto)
22 – “Scende il sole nel mare” (acquistato da Comune di Venezia per donaz.)
23 – “Mattina a Civitavecchia” (acquistato da On. Achille Loero)
24 – “Il mulino bianco”
25 – “Maremma adriatica”
Il Municipio di Venezia acquista quattro opere.
R1
“La Vita” quotidiano di Roma – Giovedì-Venerdì 17-18 Marzo 1910
All’Esposizione di Belle Arti
E’ tornato ad essere quel ch’era nella sua prima giovinezza: un solitario sognatore, un poeta della natura. In questa sua mostra egli ha raccolto una serie di sensazioni di paese e di mare ch’è una significazione completa della sua arte. La natura v’è ritratta in una molteplicità d’aspetti, visioni di cielo e di mare, lembi di foreste e splendori opachi di laghi, riflessi tenui di luce, crepuscoli calanti nella malinconica poesia del silenzio e della solitudine, in luoghi remoti ove l’anima della natura si diffonde mutevole e luminosa nello spettacolo infinito delle terra e del mare quando ancora non è sera e ombre vaghe, incerte, salgono d’intorno.
Giuseppe Sacheri formò la sua anima di artista al cospetto delle immense distese azzurre e delle foreste solenni. Giovanissimo, egli soleva indugiare tutti i giorni, per intere giornate, nella magnifica pineta di Ravenna, abbandonandosi al gran fascino della solitudine che gli infondeva nell’anima la poesia del paesaggio ch’è la viva nota, la sostanza della sua arte. Viaggiò poi nell’America del Nord, in Germania e in Danimarca: per un certo periodo di tempo, non breve, il solitario sognatore, relegato nella foresta, diventò un errante ansioso di emozioni e di commozioni nuove, ansioso di esaltarsi e commuoversi nella contemplazione di lontani tramonti.
Queste visioni fuggevoli egli ha fissato nella serie dei suoi quadri, ognuno dei quali è un sogno, una nota profonda del vasto poema del paesaggio, della terra e delle acque, della grande armonia di impressioni e di sensazioni crepuscolari onde sorge la personalità dell’artista squisito e l’arte di Giuseppe Sacheri si esprime intera, qual’è. Innanzi ai nostri occhi si profilano lembi di spiagge, balenano blandi chiarori lunari su acque immobili, tacite; un tenuissimo raggio si insinua tra i rami di una boscaglia densa, le cose perdono i loro contorni nell’abbandono della luce, nella imminenza della sera. Questo attimo fugace in cui si riassumono tristezze e nostalgie, Giuseppe Sacheri ha sentito profondamente, ha rappresentato con vigoria. E’ rimasto entro questa visione, senza una linea, una nota, un riflesso di più. Ha cioè rappresentato quel che voleva. E’ riuscito a imprimervi l’intimo senso di poesia – la commozione destatasi in lui nelle contemplazione lunga. Perciò Giuseppe Sacheri è un artista nelle cui opera c’è il palpito più vivo di un’anima; c’è tutto il carattere di un arte.
Da sei anni egli vive a Bogliasco, in provincia di Genova ch’è la sua città. Vive. ora ch’è nella piena maturità del suo ingegno, come nella prima giovinezza: fra la selva e il mare. E dall’eremo suo manda al mondo, a Parigi, a Bruxelles, a Roma queste sue sensazioni che rivelano l’esaltazione fervida di un artista innanzi alle divine bellezze della natura…
(sulla copia del quotidiano è scritto a matita in stampatello: A. Colasanti) (?)
R2
“Il Secolo XIX” – Domenica, 24 Aprile 1910 – inviato a Prof. Sacheri . Albergo Giorgione – Venezia
Una grande festa dell’arte a Venezia – L’inaugurazione dell’Esposizione (IXa Biennale di Venezia)
Una prima visita – Impressioni sommarie
“………………..omissis……………
La sala del Piemonte e della Liguria è una delle più complete e interessanti. Vi si notano scene di alta montagna del Maggi, del Tavernier e del Falchetti; i paesaggi del Follini, dell’Olivero e del Pollonera; due tele popolate di figure in movimento del Cavalleri, due nudi del Saccaggi, i quadretti civettuoli del Giani, una grande composizione misteriosa e alquanto pirotecnica dell’Onetti e infine una sfilata di impressioni di Giuseppe Sacheri, il quale – come anche a Roma – si rivela e si conferma come un vero poeta della nubi squarciate e dei flutti in tormenta.
…………………omissis……………..”
Pasquino
R3
EMPORIUM – Maggio 1910 – pagg. 389/391
L’esposizione Internazionale d’Arte in Roma
Proprio in questi giorni a Venezia si è inaugurata la nona esposizione d’arte, che segue di pochissimi mesi la chiusura dell’ottava e che, per virtù di organizzazione e per intrinseco valore delle opere inviate sulla laguna da ogni parte del mondo civile, appare non meno importante di tutte le precedenti. E mentre Bruxelles e Buenos Ayres preparano mostre la quali attirano le migliori energie con la speranza di larghi guadagni e di onori, Roma, accingendosi a celebrare una festa patriottica che è ad un tempo una glorificazione della civiltà e dello spirito umano, non trova di meglio che raccogliere fra le sue mura ciò che dello spirito è la più alta manifestazione e il più nobile conforto. In questo nuovo fremito di rinascenza che ci scuote e ci desta, in questa rinnovata primavera italica, in quest’impeto di vita che tutti possiede, in questo sogno di bellezza che feconda il nostro pensiero e il nostro sentimento, la vecchia Società degli amatori e cultori delle belle arti ha aperta nella sale del palazzo di via Nazionale la sua ottantesima esposizione di quadri e di sculture.
Vecchia di anni, ma ringiovanita nei propositi, da quando la fede di pochi uomini intese che una esposizione non vive di facili vittorie, ma deve essere centro di progresso, di emulazione ardente, di educazione civile e, rompendo risolutamente la vergognosa tradizione delle compiacenze e del disordine, lottando con l’indifferenza delle autorità, con l’influenza delle camarille, con la diffidenza del pubblico, con le difficoltà finanziarie più aspre, seppe raccogliere le migliori energie, disciplinandone gli sforzi prima disuniti.
Contro questa organizzazione, la quale prima di ogni altra cosa si è proposta di bandire le abborracciature del dilettantismo e le abili trappole tese dal mestiere agli occhi e alla borsa degli inesperti, cerca di muover guerra lo scontento dei disillusi, ma ogni armeggio è destinato a cadere nel vuoto, perché fortunatamente, indietro non si ritorna. Il giorno in cui il pubblico si persuadesse che l’esposizione è una specie di fiera e un concorso di meschine vanità, tornerebbe a disinteressarsene completamente. Ed un’esposizione che viva da sé, come una efflorescenza sporadica, estranea al giudizio della moltitudine, fuori della partecipazione comune, è irrimediabilmente destinata a morire.
Io non so se per virtù singolare di opere esposte la mostra attuale possa dirsi più importante delle altre che l’hanno preceduta in questi ultimi anni, i quali hanno consacrato il successo dell’iniziativa della Società di amatori e cultori. Certo l’insieme delle sale si presenta più arioso e più decoroso, per effetto sopra tutto del fregio semplice ed elegante che fu ideato da Galileo Chini e che ricorre intorno intorno al sommo delle pareti. In questo modo non solo l’esposizione si è arricchita di una decorazione sobria e sempre bene intonata, ma il velario di tutti gli ambienti, di cui sempre fu lamentata la bassezza, ha potuto essere alzato di circa un metro e mezzo.
Nelle ventinove sale di cui la mostra si compone, pur dopo al selezione accurata e severa compiuta dal comitato di accettazione, hanno potuto trovar posto settecento trentuno opere, in cui varie fra le più notevoli tendenze che tengono il campo dell’arte internazionale appariscono rappresentate.
……..omissis…….
Una vera rivelazione è stata per molti la mostra delle sensazioni di paese di Giuseppe Sacheri. Poeta prima che pittore, il Sacheri cerca nella natura il sentimento e infonde nelle sua visioni di campagna e di mare il palpito di un’anima originale e profonda. Ove la natura comincia a parlare, ove essa principia il suo canto, l’artista afferra le spunto e compie trionfalmente l’armonia, svolgendo con delicata e magistrale istrumentazione la frase appena accennata dagli alberi e dai poggi. Gli intimi colloqui della luna con le vecchie mura e con le acque addormentate, il rombo, il tuono e l’urlo della bufera, le alate profezie del vento, l’ampia polifonia del mare, l’augusta immobilità e il silenzio delle montagne, il respiro dell’aria sui vertici che ascendono nello spazio e nella luce, ecco alcune delle infinite cose che dice la natura allo spirito del Sacheri, il quale, come un mago, ce ne rivela la significazione e la verità entro un cerchio d’incanti.
Romantico per sentimento, ma di un romanticismo sano e fecondo di commozione, l’artista ligure è classico nella forma. Il suo lavoro non è mai una fredda e precisa riproduzione dello spettacolo naturale, ma è invece una invenzione, un ritrovamento, una nuova aggiunta al gran coro della vita. Perciò i suoi paesaggi, nei quali la solidità della linea si associa alla delicata fusione dei toni, vivono artisticamente non solo per quelli che essi sono, ma anche per quello che appariscono. Essi ci rivelano che il pittore è andato spesso oltre la verità tangibile, che ha obbedito ad una forza superiore, ad una diversa legge, la quale gli ha imposto di procedere oltre e lontano da ciò che cade immediatamente sotto il senso.
Il paese allora non è più un pezzo di mondo su cui l’artista abbia gittato un suo velo per immobilizzarlo in un aspetto solo e monotono: è un pezzo di mondo che continua a vivere e a muoversi in tutte le sue parti e che tutt’insieme sente l’impressione di una nota dominante e ne risuona con un accordo unico, in cui ogni cosa mette la propria vibrazione.
Il segreto di quest’arte non è tutto nella poesia dell’idea, esso consiste anche nella sintesi della rappresentazione.
La vita e la bellezza di un quadro non risultano mai dall’esecuzione accurata di minuti particolari riprodotti secondo la più fedele imitazione della realtà. In pittura le forme che veramente servono a mostrare l’essenza e la virtù del vero sono quelle nelle quali appare la maggior somma della vita ed è più intensamente concentrata la luce dello stile. In questa scelta dell’essenziale, in questa eliminazione degli accessori inutili, in questa semplificazione della sovrabbondanza naturale è un lavorio del pensiero, nel quale l’io dell’artista inconsapevolmente si rivela. Guardiamo le quarantasette piccole tele esposte dal Sacheri. Ognuna di esse è un quadretto indipendente e compiuto, corrispondente a pieno all’idea che della natura ha comandato all’artista di esprimere; ma nel loro complesso si proietta il simbolo di un particolare aspetto della vita. Ciò vuol dire che in tutti quei dipinti sotto altre forme visibili esiste una linea invisibile e comune, la quale vive entro la trama del lavoro pittorico, ne rivela il ritmo misterioso e indica quanto efficacemente l’artista sappia mettere nel segno l’intimo fremito del proprio spirito in presenza d’una visione.
La caratteristica saliente di questo spirito è la malinconia. I cieli grigi della Danimarca, la grandi pianure olandesi, le colline del Piemonte, le rocce della riviera ligure ci appariscono soffuse di una uguale, dolcissima mestizia, che tocca a volte i confini della potenza drammatica. Ma la tristezza è buona, e, se il balenio di una nota più vivace e vibrante ci ridesta nell’anima un rimpianto di cose lontane, quel fugace apparire che dilegua come una musica e spegne come un raggio che d’improvviso si offuschi, lascia nell’anima una scia di beatitudine.
Tale è il significato dell’arte di Giuseppe Sacheri, la quale come le canzoni che esprimono la malinconia dell’anima popolare, ama il tono minore, parla con voce tenue e sommessa, non per ripetere, ma quasi per accompagnare da lontano la nota limpida e potente, la voce che suona dominatrice sotto la luce del cielo e dinanzi al riso delle onde.
……..omissis……..
Arduino Colasanti
R4
IL LAVORO – Lunedì 4 Luglio 1910 inviato a Prof. Sacheri – Peveragno (Cuneo)
Impressione sulla Mostra Veneziana
Monticelli – Lavery – Zwintscher – Michetti – Sacheri – Scattola
“……………………omissis……………….
Se il pittore abruzzese (il Michetti) nelle sua realtà si compiace di fissare la natura negli aspetti più semplici e costanti, Giuseppe Sacheri invece vuol fermare ciò che essa ha di più improvviso e di più fugace. Come certi ritrattisti sfuggono ai particolari per illuminare i soli tratti espressivi del loro modello, per cogliervi una contrazione della bocca, un lampo negli occhi che si riflette poi nell’intera faccia, così questo pittore ligure nei suoi quadri si impossessa degli aspetti fuggevoli che può assumere un paesaggio. Per ciò il Sacheri, nelle sue dodici opere che espone in una saletta ligure- piemontese, ha la preferenza per i tramonti dove il sole è semi-nascosto fra le nubi che divengono ora di un bel giallo dorato, ora rosate, o che si infiammano come roghi; per crepuscoli cinerei che riflettono un ultimo bagliore sul pallido specchio di uno stagno, per marine morbide e agitate su cui corrono dense e cupe nuvole.
Da i soggetti medesimi che l’artista presceglie ci si accorge come il suo animo sia proclive al romanticismo, ma il suo non è di quello dolciastro che sgomenta e dà sconforto; il sentimento che penetra tutte queste opere, è quello che tutti abbiamo nascosto in fondo al petto, e che ci invade di fronte agli aspetti più solenni della natura.
Tutto questo è ottenuto dal Sacheri con una tecnica efficacissima, larga e piena di pastosità.
…………………….omissis……………………”
Arrigo Angiolini
C1
Lettera da Società Amatori e Cultori di Belle Arti in Roma
Palazzo delle Esposizione – Via Nazionale
Roma, 13 Maggio 1910
Egregio Professore,
Un visitatore offre L. 3000 per il Suo “Primavera in Liguria” . Mi scriva se accetta l’offerta.
Riguardo all’ultimo quadro venduto alla Mostra Marinara, l’acquirente ha pagato la metà; ancora deve dare l’altra metà, ma stia tranquillo perché il quadro è ancora qui.
Saluti.
f.to: Ferrucci
C2
Lettera da: Bollettino d’Arte del Ministero della Pubblica Istruzione
Roma, 16 Maggio 1910
Illustre Signore,
Tornato a Roma dopo una breve assenza, trovo la sua lettera gentile alla quale mi affretto a rispondere per manifestarle tutta la mia riconoscenza.
Scrissi dell’arte Sua quello che il cuore mi dettava, con semplicità e se di quell’arte, che sinceramente ammiro, Ella vuole offrirmi un ricordo, io l’accetto con vivo entusiasmo. Dei quadri esposti a Roma e fino a ieri disponibili, preferirei il n° 407, ad ogni modo Ella potrebbe, se crede, comunicare le Sue intenzioni alla Segreteria della mostra, in modo che, se anche il 407 fosse venduto, la Segreteria stessa possa essere autorizzata a tenere per me un ‘altra delle Impressioni, che io cura di scegliere.
Augurandomi di poterla conoscere di persona, Le rinnovo i ringraziamenti e l’espressione della mia ammirazione.
Dev. Suo Arduino Colasanti
C3
Dichiarazione alla Società degli Amatori e Cultori di Belle Arti in Roma
Palazzo dell’Esposizione – Via Nazionale
Bogliasco, 20 Giugno 1910
Io sottoscritto dichiaro di cedere al Ministero della Pubblica Istruzione per la Galleria d’Arte Moderna in Roma i quadri dai titoli: “Paese ……… e Marina” al prezzo convenuto di lire 550 delle quali lire 55 sono da pagare alla Società Amatori e Cultori di Belle Arti di Roma come percentuale di vendita.
f.to Giuseppe Sacheri
C4
Lettera da IX Esposizione d’Arte di Venezia indirizzata a G. Sacheri – Bogliasco
Venezia, 30 Giugno 1910
Egregio Sig. Sacheri,
Le confermo lo scambio di telegrammi avvenuto oggi ed in pari tempo Le comunico che alcuni Commissari incaricati di fare acquisti per una Galleria avevano intenzione di scegliere una delle Sue opere ed è perciò che Le ho telegrafato chiedendoLe la data precisa della Sua Nascita.
Siccome il Regolamento della Galleria vieta ai commissionari di acquistare opere d’Artisti che abbiano oltrepassato l’età di quarant’anni, così essi hanno dovuto rinunciare, loro malgrado, al Suo quadro..
Aggradisca, Egregio Signor Sacheri, i miei ringraziamenti, auguri e distinti saluti.
Il Segretario Generale: f.to Giulio Fradiletto
C5
Lettera da Società degli Amatori e Cultori delle Belle Arti in Roma
Palazzo dell’Esposizione, Via Nazionale
Roma, 14 Luglio 1910
Egr. Sig. Giuseppe Sacheri,
Le rimetto il vaglia N° 508256 per l’importo di L. 845,75 più l’altro N° 1572682 per l’importo di L. 812,50 quale saldo del prezzo di vendita delle impressioni vendute all’Esposizione secondo l’acclusa distinta. L’Esposizione le deve ancora L. 250 per il Sig. Eller e L. 125 per il Sig. Susman. Queste somme le saranno rimesse non appena gli acquirenti le avranno versate.
Tutte le impressioni rimaste furono ritirate dal Cav. Ferrari che credo s’incaricherà di spedirle a lei.
Gradisca frattanto i miei cordiali saluti.
Il Direttore della Segreteria : f.to Tommaso Bencivenga
P.S. – Dall’importo di 1300,50 è stata detratta la somma di L. 2,25 importo di due vetri messi all’impressioni.
Allegato alla lettera:
Opere acquistate dall’artista Sacheri Giuseppe
Ministero Istruzione N° 406 avrà il pagamento diretto
” ” ” 409
Heller Julius n° 4 impressioni L. 500 versato L. 250
Susman G. N° 390 L. 250 ” ” 125
Avv. Gregoraci N° 384 L. 110 ” ” 110
Svend Salomon N. 396 L. 110 ” ” 110
Spietzer N° 404 L. 250 ” ” 250
Sforza D. Guido n° 3 impressioni L. 500 ” ” 500
Modigliani Ettore N° 383 L. 100 ” ” 100
L. 1445
Regina Madre N° 389 L. 150 già saldato
” ” N° 392 L. 150 ” “
dalla somma di L. 1445 detratto L. 144,50 quale percentuale del 10% restano
L. 1300,50
C6
Lettera da IX Esposizione d’Arte di Venezia indirizzata a G. Sacheri – Peveragno (Cuneo)
Venezia, 19 Agosto 1910
Egregio Sig. Sacheri,
Sono lieto di comunicarLe che l’Onorevole Achille Loero, Deputato al Parlamento, ha acquistato il Suo quadro ad olio ” Mattino a Civitavecchia” N° 23 S.22 per la somma di Lit. 300 (trecento).
Poiché il prezzo di domanda era di Lit. 350, data la piccola differenza non ho creduto d’interpellarLa sicuro della Sua Accettazione.
Voglia aggradire, Egregio Signor Sacheri, i miei migliori auguri e distinti saluti.
Il Segretario Generale: f.to Giulio Fradiletto
C7
Lettera da Sig. Fradiletto – Venezia
Venezia, 3 Novembre 1910
Egregio Signor Sacheri,
Un’offerta. Il Municipio di Venezia vorrebbe regalare un lavoro d’arte a ciascuno dei tre membri di una Commissione esaminatrice di un concorso. Trattasi di tre eminenti architetti italiani.
Il Municipio avrebbe scelto delle Sue belle impressioni e precisamente i numeri 19, 20, 22.
La somma disponibile è di Lire 450,- e non può essere assolutamente elevata; veda Lei se può accettarla.
Io lo spero e credo, anche in vista della condizione onorevole dell’acquisto e della qualità dell’acquirente.
La prego di rispondermi per telegramma. Basterà la semplice parola: accetto.
Aggradisca i miei saluti cordiali.
suo Fradiletto
C8
Lettera da IX Esposizione d’Arte di Venezia
Venezia, 7 Novembre 1910
Egr. Sig. Giuseppe Sacheri – Bogliasco (Genova)
Egregio Signore,
Ho il piacere di rimetterle qui accluso il vaglia N° A 317112 di Lit. 823,95 (ottocento ventitré 95 cent.) a totale pagamento dei Suoi quadri segnati coi n° di catalogo 19 – 20 – 22 – 21 – 23 da noi venduti.
La prego di voler con cortese sollecitudine ritornarmi la ricevuta qui unita e di aggradire i miei più distinti saluti.
Il Segretario Generale: Giulio Fradiletto
C9
Lettera da Municipio di Venezia – Il Sindaco
Venezia, 8 Novembre 1910
Signor Sacheri Giuseppe Pittore – Bogliasco (Genova)
Ringrazio vivamente V.S. dell’agevolezza usata al Comune di Venezia, cedendogli al prezzo di L. 150 ciascuno i tre suoi pregevoli di pinti ad olio “La raffica”, “Bufere del mare” e “Scende il sole nel mare” esposti alla IX Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia.
La prevengo che ho disposto perché Le venga spedita dal Segretario Generale dell’Esposizione la somma di L. 450.= della quale vorrà a suo tempo accusare ricevuta.
Con distinta considerazione.
Il Sindaco: F. Grimani
CP1
Lettera da Chiaravaglio – Roma – Via Angelo Masina
Roma, 25 Dicembre 1910
Gent.mo Sig. Sacheri,
La ringrazio molto del duo gentile pensiero, e tanto di più che, essendo senza sue notizie ormai da molti mesi stavo per scriverle e chiedere di Lei. La sua lettera, per il fatto solo che non mi da notizie, mi assicura che Ella ed i suoi stanno bene, Mi farebbe però piacere di sapere qualcosa di più intorno alla sua attività. Esporrà a Roma? Non verrà qui nell’inverno? Si rammenti che la sua camera è libera ed a sua disposizione sempre.
Noi siamo stati tutti indisposti per l’influenza, ma ora stiamo bene.
Riceva i nostri saluti ed auguri cordiali e mi creda sempre aff.ma
Enrichetta Chiaravaglio Giolitti
CP2
Cartolina postale da V. Cavalleri
Torino, 11 Aprile 1910
Carissimo Sacheri,
Facendo parte della commissione di collocamento farò il possibile di soddisfare il tuo desiderio.
Ebbi già il piacere di vedere alcuni quadri, fra i quali i tuoi due che mi piacciono assai e che spero di poter collocare come si meritano.
Nell’attesa di vederti qui per l’inaugurazione solenne della grande e piccola mostra abbiti, per ora, tanti affettuosi saluti dal
tuo V. Cavalleri
CP3
Cartolina postale da V. Cavalleri
Verres, 9 Giugno 1910
Caro Sacheri,
Gli acquisti della Società si faranno tra sei o otto giorni. Attendono il Presidente che ora è fuori.
Non so quanto hanno da spendere, ma credo che il fondo sarà piccolo. Ciò ti dico perché ti sappia regolare per il prezzo. Il tuo quadro piace assai. Spero sarai fra i fortunati come te lo auguro sinceramente. Ti ringrazio dei tuoi complimenti e ti ricambio i saluti dei miei allievi.
Io sono qui da qualche tempo per finire studi per un quadro, per cui ricevetti la tua da Torino con molto ritardo.
Scusami se forse mi credevi per morto ed abbiti i miei più carissimi saluti.
Tuo V. Cavalleri
CP4
Lettera di Giuseppe Sacheri del Giugno 1910
Sig. Marescotti,
Le ho inviato ieri per mezzo plico postale all’indirizzo della Rivista Ars ………….. nove riproduzioni di miei dipinti – alcune sono in tricromia – altre fotografie, altre infine sono gli stessi bozzetti a colori dai quali trassi poi i quadri.
Mi rincresce non aver potuto inviare riproduzioni di dipinti miei che furono assai discussi come “La nave della morte” esposta alla Prima Quadriennale di Torino. (N.B. forse nel 1898 – da verificare). Se ne potrà trovare l’incisione nella pubblicazione “La Quadriennale di Torino” edita dalla stamperia …(non leggibile)… di quella città.
Nell’Emporium del Maggio 1910 trovansi pure le riproduzioni di due miei dipinti acquistati per la Galleria d’Arte Moderna. In esso Emporium è pure uno scritto sopra una recente mia esposizione individuale a Roma.
Le invio pure il giornale “La Vita” del Marzo 910 che parla di quell’esposizione.
Quando Lei non avrà più bisogno delle riproduzioni inviate, prego di ritornarmele; mi sarà però caro che Ella si tenga quello che le torna più gradito degli schizzi originali.
G. Sacheri
(Documenti probabilmente attribuiti al 1910, verificare e inserire nel testo)
CP5
lettera su carta intestata del quotidiano di Roma “La Vita” – Redazione
Roma, 29 ……………1910 (?)
Illustre Signore,
Io Le sono gratissimo, e la ringrazio con vivo cuore, del bel dono che ha voluto farmi.
Nella breve e rapida nota dedicata all’opera sua, Ella ha sentito una schietta e viva ammirazione, e ha
perciò voluto che presso di me restasse, come nella mia anima, una nota del suo vasto poema.
Le ripeto che un commozione profonda desta in me la su Arte, della quale avrei voluto ampiamente e più degnamente scrivere. Ella incide la più delicate vibrazioni e intende tutta l’anima del paesaggio.
Qui, a Roma, le sue sensazioni han trovato un gran plauso; ed io spero, fra non molto, di poter significare più concretamente l’importanza e il carattere e la bellezza dell’opera sua.
Mi creda intanto assai grato.
La ossequio.
Gaetano Natale
CP6
lettera su carta intestata: Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma – Direzione
Roma, 27/10/……
Illustre amico,
Mi spiace di non poterle dare buona notizie. Da qui abbiamo mandato gli scontrini inventariali a tempo debito, ma il Ministero ritarda per mancanza di fondi. Appena si aprirà la Camera i nuovi fondi verranno richiesti, e allora saranno pagati gli ultimi acquisti di Roma e di Venezia.
Mi scriva quando vuole e mi farà sempre piacere, possibilmente, La prego, senza mandarmi il francobollo.
Una stretta di mano.
(firma illeggibile)
CP7
Cartolina illustrata da Graz, Austria – 31/12/1910
Caro Signore Sacheri,
Riceva da me e dalla mia famiglia i più sinceri auguri per l’anno nuovo. Buona salute e buoni affari, forse all’esposizione di Roma, di Berlino, di Kantsky, io ricevuto nulla notizie più.
Sempre il suo Alfred Zaff
Graz, Glacis str. 67 – 31/12/1910
GIUSEPPE SACHERI 1911
Rev. 8/3/00
E1
Espone a Firenze all’Esposizione Retrospettiva Italiana e Regionale Toscana.
E2
Mostra individuale all’Esposizione Permanente di Milano. Periodo 15 novembre – 20 Dicembre 1911
vedi CP1 – CP3 – C3 – C5 – C6
Assegnato al Comune di Milano dalla Società per le Belle Arti il quadro “Armonie primaverili” tuttora in possesso della Galleria d’Arte Moderna di Milano.
Opere esposte n. 73 (come da elenco della mostra) fra cui:
Sera nuvolosa (n.15),
trittico Sere lunari a Venezia (n. 65),
Angolo a Venezia (48),
Quiete lunare (27),
Nel porto,
Boa rossa,
Sole d’inverno (5),
trittico Riviera di levante,
Ruscello (8),
Mattino di pesca.
E3
Espone a Vienna.
E4
Espone a Dresda
(vedi riferimenti su Il Lavoro – R1)
E5
Espone in mostra personale all’Esposizione di Belle Arti di Genova nel mese Giugno(vedi recensione su Caffaro – R3)
D1
Tessera Personale d’Invito per Esposizione Retrospettiva Italiana e Regionale Italiana
Società delle Belle Arti – Via Colonna, 29 – Firenze
Termini di tempo per i viaggi : Andata e Ritorno: dal 20 Febbraio al 1° Luglio 1911
CP1
Lettera intestata “Bollettino d’Arte del Ministero della Pubblica Istruzione – Direzione
Roma, 9 Gennaio 1911
Egregio Signore,
Appena ricevuta la Sua lettera, scrissi subito al mio amico Bencivenga. Le accludo la sua risposta.
Non si meravigli di quello che accade. Non saranno mai i Comitati, le commissioni e altre simili Accademie quelle che potranno giovare alla gloria degli artisti e all’onore dell’Arte!
Intanto io vedrò se mi sarà possibile fare qualche cosa per Lei tentando qualche altra via.
Mi comandi sempre in ciò che posso e, con i migliori auguri per il nuovo anno, mi abbia
Dev. Suo Arduino Colasanti
C1
Lettera da Sindaco di Venezia Presidente dell’Esposizione di Venezia
Venezia, 29 Gennaio 1911
Egregio Signore,
Benché siamo appena al principio del 1911, pur tuttavia abbiamo già iniziato i lavori di preparazione della Xa Mostra Internazionale d’Arte della nostra Città.
La ragione di codesta premura sta nel vivo desiderio e proposito nostro di organizzare un’impresa egregia per ogni riguardo artistico, tale sopra tutto, da onorare l’Arte Italiana e da assicurarle un posto eminente nella gara con le grandi nazioni straniere.
A questa impresa abbiamo l’onore di invitarLa.
Siamo certi che avendo dinanzi e sé un largo margine di tempo, Ella vorrà e potrà rispondere al nostro invito nel modo più degno e del Suo geniale desiderato concorso anticipatamente La ringraziamo.
Ci sia cortese di una parola sollecita di risposta e aggradisca i nostri cordiali saluti e auguri migliori di felice operosità.
Il Sindaco di Venezia
Presidente dell’Esposizione Il Segretario Generale
F. Grimani A. Fradeletto
C2
Lettera dal Sindaco di Venezia Presidente dell’Esposizione di Venezia
Venezia, 17 Giugno 1911
Egregio Signore,
Riconfermandole il nostro invito La preghiamo nuovamente di voler consacrare all’impresa di Venezia le Sue maggiori e migliori energie.
Importa più che mai che nella Mostra ventura l’Arte nostra rifulga di viva luce e rivaleggi con l’arte straniera anziché correre il rischio di rimanere sopraffatta.
Questa è la ragione della nostra preghiera. La genialità italiana deve affermarsi vittoriosamente nella prossima gara mondiale.
Speriamo che gli artisti tutti vogliano rispondere al nostro appello col massimo fervore di coscienza e slancio di volontà.
Aggradisca, Egregio Signore, i nostri cordiali anticipati ringraziamenti.
Il Sindaco di Venezia
Presidente dell’Esposizione Il Segretario Generale
F. Grimani A. Fradeletto
CP2
Lettera da Sig.ra Burkhard indirizzata a Bogliasco
Milano, 23 Ottobre 1911
Gentilissimo Sig. Sacheri,
La ringrazio tanto della Sua gentilissima lettera e sono felice che Ella abbia scritto a Miglius e dando quei dettagli che desideravamo.
Sono stata oggi da Grandi … mi è sembrato di poterlo fare per quanto lo conosca assai meno del Miglius e più per rapporti d’affari, per cornici ecc., avendo egli, oltre le antichità anche il primo negozio di stampe e cornici di Milano. Ogni volta che ci vado per qualche ordinazione, si parla d’arte e della Permanente, nel cui Consiglio è forse il più anziano, e certo uno dei più influenti.
Ed appunto parlando della Permanente, questa primavera, e della corrente ostile al Consiglio e all’andamento attuale delle cose formatasi tra gli artisti milanesi Milanesi con a capo Sala e Carcano, (all’ultima Assemblea generale – in primavera – questi hanno tentato un vero colpo di stato – e vi è stata una lotta accanita – quale non avevo mai visto in nessuna assemblea: Le racconterò un giorno) – mi diceva che egli desidererebbe avere ogni tanto delle esposizioni individuali di artisti italiani ma non milanesi – aggiunte magari alla solita Esposizione di primavera – oppure qualche “sala regionale” – ma che incontrava sempre una grande ostilità a questi progetti negli artisti di qui.
Gli ho ricordato questa conversazione parlandogli oggi di Lei, e spero che appoggerà la nostra causa! Dico nostra … perché la sento un po’ anche mia – per il vivissimo interesse che ne ho, per la gioia che proverei se questa Sua Esposizione potesse riuscire.
Non mi ringrazi, che non è proprio il caso, ci saluti tanto i suoi cari e mi creda con un buona stretta di mano, Sua dev.ma
E. Burkhard
C3
Lettera da Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente – Via Principe Umberto, 32 – Milano
Milano, 26 Ottobre 1911
Egregio Signore Giuseppe Sacheri,
Il Consiglio della Società, nella sua riunione di ieri, ha preso in esame la di Lei domanda di poter usufruire di una sala del Palazzo sociale onde aprirVi una mostra di un’ottantina delle di Lei opere scelte per la maggior parte fra le inedite.
Accogliendo in via di massima tale richiesta il Consiglio è ben lieto di poter mettere a disposizione della S.V. una delle sue migliori sale per il periodo dal 15 di Novembre al 20 dicembre p.v. e provvedere in tempo stesso a decorare le altre con opere che attualmente figurano alla Permanente.
Quanto alle condizioni di compenso, salva la disposizione statutaria della provvigione del 10% sull’importo delle Opere eventualmente vendute, il Consiglio, pur considerando che per altra mostra affatto simile ebbe dal pittore Levis una indennità di L. 1000.=, gradirà sentire dalla S.V. equa proposta, basata sull’importanza della Mostra, e che valga a rimborsarlo delle necessarie spese di addobbo, riscaldamento, assicurazione ecc. ecc.; certo che Ella terrà in dovuto conto la speciale deferenza verso di Lei, ed il meritato lustro che Le ne ridonderà.
Faccio noto alla S.V. che il termina fissato per il 20 dicembre p.v. è assolutamente improrogabile dati gli impegni assunti per altra Mostra speciale indetta dalla nostra Società e che già subisce una dilazione nel di Lei interesse.
Le sarò grato di un cenno di risposta a volta di corriere onde disporre in tempo utile affinché la di Lei Mostra possa aprirsi il 18 o il 19 novembre, e La riverisco colla massima osservanza.
Il Presidente
(firma illeggibile)
C4
Lettera da Civica Galleria di Milano
Castello Sforzesco, 16 Dicembre 1911
Egr. Signor G. Sacheri,
Mi permetto chiederle dei cenni biografici sulla sua vita artistica e specialmente il luogo e l’anno di nascita. Essi serviranno ad illustrare la sua opera “Armonie primaverili” che questa Civica Galleria possiede.
La ringrazio fin d’ora e la saluto distintamente.
p. Giaccone
CP3
Cartoncino intestato “La Domenica del Corriere”
Milano, 18 Dicembre 1911
Egr. e cortese Signore,
Solo stamane la posta mi recò la fresca deliziosa sua impressione di Venezia in notturna, ed io mi affretto a ringraziarla di gran cuore della sua ……… cortesia.
Lo studietto (?) mi è caro per due ragioni: e perché ….. …… ………… e perché mi viene da Lei, il cui ……….. (?)
(firma illeggibile)
CP3
Lettera da Sig.ra Burkhard
Milano, 20 Dicembre 1911
Gentilissimo Signor Sacheri,
Al primo momento, nel ricevere Domenica la Sua cara lettera, mi parve che l’accettare la Sua offerta fosse abusare di tanta generosità! Ma il modo in cui mi venne fatta fece tacere tutti i miei scrupoli, e adesso vengo a ringraziarla di tutto cuore del Suo bel dono, e dirle che mi sono portata via un gioiello della bella collezione!
E’ un raggio di sole intenso che irradia il piano fino agli alberi distanti – che lotta contro le ombre e le illumina, che si riflette nell’acqua torbida e vi mette un lembo di cielo: è l’immagine della nostra vita nei giorni belli che il Suo pennello magico ha saputo rendere con squisita poesia in un paesaggio verde dalle linee semplicissime! Contemplandola ci si sente invadere da una pace benefica – da vera contentezza – e si impara una cosa, che cioè l’artista non solo “trova qualche volta un po’ di sole nella sua tavolozza”, ma lo sa riflettere negli altri attraverso il cristallo dell’animo suo!!
Siamo felici, mia madre ed io, di possedere questo “giorno di sole” insieme al raggio di S.Ilario ed alle profonde Sue poesie notturne e saranno spesso un godimento per noi – dell’animo e degli occhi.
Ancora un grazie vivissimo e commosso!
Ci saluti tanto la Sua cara moglie – un bacio ai bimbi e per Lei una buona stretta di mano.
Sua dev.ma
Burkhard
C5
Lettera da Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente di Milano
Milano, 21 Dicembre 1911
Egr. Signor Giuseppe Sacheri pittore – Bogliasco (Genova)
Le accludo un vaglia di lire duemila (Banco Napoli n° 433898) quale acconto ricavo vendita dei suoi quadri. Entro il corrente anno le sarà rimesso il saldo ed il rendiconto della di Lei gestione.
Con i migliori saluti mi creda.
dev.mo Vismara
C6
Lettera da Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente di Milano
Rendiconto delle vendite delle opere del pittore Sacheri a tutto il 26 Dicembre 1911
Elencate n° 26 opere vendute con numero di catalogo, titolo e prezzo di vendita
Totale incassate L. 5095 – Netto da commiss. L. 3977
R1
“Il Lavoro” – Giovedì 20 Aprile 1911
Il pittore Giuseppe Sacheri
Leggiamo nei due più autorevoli giornali di Vienna – Neues Wiener Tagblatt e nella Freie Presse dell’11 corrente aprile, i più vivi elogi ai dipinti esposti a Vienna dal pittore Giuseppe Sacheri. I dipinti rappresentano misteriose e tranquille notti lunari sulla Riviera e nostalgiche armonie dei vesperi d’autunno. Anche a Dresda egli ha inviato lavori che incontrano pienamente i favori dei critici e degli ammiratori d’arte. Congratulazioni vivissime al nostro concittadino.
R2
“Il Lavoro” – Lunedì 1 Maggio 1911
Note d’arte – Giuseppe Sacheri
Rammento la prima volta che capitai nello studio di Giuseppe Sacheri, lassù a San Silvestro, in un vasto edificio conventuale, dominante la vecchia Genova medievale. Piccolo romitaggio, che più tardi doveva lasciare uno strano ricordo in tutti noi, per la misteriosa scomparsa del pittore Bardinero, che lo abitò dopo il Sacheri.
Sono passati parecchi anni da quel giorno, ma è sempre vivo il ricordo dell’ora, trascorsa dinanzi all’artista, per quel senso di stupore e di meraviglia provato alla incessante sfilata di studi e bozzetti, ch’egli veniva rapidamente scorrendo, con quella pacata, tranquilla noncuranza, di un lavoratore autentico, che sa di combattere e di vincere da forte la sua giornata.
Appena s’interrompeva qualche volta, sopra un motivo od una linea che evidentemente prediligeva. Poi di nuovo la sfilata ed i bozzetti si succedevano agli studi, gli studi ai quadri, luminosi riflessi della persistente lotta sul vero.
E sono ritornato a varia riprese a disturbare la quiete dell’amico pittore, ed ogni volta, sensazioni nuove, visioni nuove, apparivano attraverso la fecondissima opera sua.
Una recentissima visita, fatta nel suo studio a Bogliasco, angolo di riviera, che pare creato per esprimere pure visioni e sensazioni d’arte, mi ha ripresentato ancora la figura del pittore, in una ininterrotta laboriosità giovanile, con quell’entusiasmo sano e sincero che anima i veri artisti.
Quanti e quanti nuovi studi e quadri si sono accumulati (è la parola esatta!) in questi ultimi anni!
Il mare, che è l’affascinatore più potente del Sacheri, ha dato a lui le più superbe visioni e da lui, è stato studiato in ogni suo irrequieto e passeggero aspetto.
Quante delicate e violente visioni! Collere irose, spumeggianti nelle procellose notti invernali, albe iridescenti negli afosi mattini estivi, meriggi soleggiati o nebbiosi, torpori grigi, azzurri, violacei, vesperi porporini…
Il mare, ho detto, appare ampiamente nell’opera pittorica del Sacheri, ma con esso ha molta parte il paesaggio, e, soprattutto la superba cornice del mare stesso: la riviera. Da un tenue motivo, egli trae uno studio sapiente. Altri s’arrabatta faticosamente a comporre il quadro, mentre il nostro pittore, con rapide impressioni, lo dà completo e seducente.
Dove sta il segreto di questa invidiabile sicurezza?…
Nell’osservazione costante, ininterrotta del vero, nello studio profondo della Natura.
Pochi artisti, hanno dato prova di maggiore operosità, di quella data dal Sacheri.
L’arte sua è il corollario di questa tenace, perseverante, amorosa interpretazione del vero. Non il vero, nel senso arido della parola, ma quello che ha ripercussione diretta sull’animo, che dà talvolta come un sollievo allo sguardo dell’osservatore, perché l’artista sa, (come si dice, in gergo artistico) tagliare il suo quadro, inquadrarlo, equilibrandolo nelle singole parti, di modo che, l’opera d’arte riesce simpatica e convincente, senza faticosi artifici tecnici, anzi, talvolta di una semplicità esemplare. L’arte di Giuseppe Sacheri, non è di quell’impressionismo che ha fatto certa fortuna in questi ultimi anni nella pittura francese: più che rapida visione cromatica, egli tende ad uno studio analitico, ricerche di rapporti di colore, ricerche di linee e di motivi, sensazioni di particolari visioni del vero, o di un dato aspetto della natura.
Giuseppe Sacheri affermò la propria individualità artistica, con una lunga serie di quadri. Ne sono passati in tutte le più importanti esposizioni nazionali ed internazionali moderne. A Milano, a Torino, a Firenze, a Roma, a Londra, a Pietroburgo, a Monaco, Vienna, ecc.
A Parigi, due anni fa, ottenne un successo notevolissimo; ben più significativo, perché conseguito in un centro d’arte straniero ed importante, non molto facile ad entusiasmi verso artisti di altri paesi, in particolare italiani.
Ed una notevole parte dell’opera sua è passata nelle sale della nostra Promotrice. E’ impossibile non ricordare le sua tele, intense di colore, luminose, ariose, particolarmente le sue marine, che rispecchiano così fedelmente il carattere della riviera ligure, tra gli ulivi ondulati, fruscianti come seriche vesti, ed il gran mare azzurro!
La riviera! Ecco il suo poeta, l’umile e silenzioso amico, che ne fermò nelle ampie e nelle minuscole tele, giocondate di luce e di colori, le ignorate recondite bellezze, prima che un’orda di sedicenti esteti, ne decretasse la rovina. Le piccole ville, ridenti di tutte le infinite gradazioni di verdi, i cipressetti, che si profilano immoti nel cielo, confondendosi in fraterni abbracci con gli olivi, tanto cari al bravo e valoroso De Avendano, hanno trovato nel Sacheri, un interprete altrettanto valoroso, degno continuatore dei migliori paesisti nostri.
Ma in questi ultimi tempi, la visione dell’artista, s’è spaziata verso nuovi orizzonti: In numerose piccole tele, ha cercato di rendere, non più sensazioni dirette del vero, ma riflessi di poesia, visioni delicate di sentimento puramente emotive, nostalgie di paesi stranieri. Qui sparisce, anche la benché minima virtuosità tecnica, e balza evidente il ricercatore di ritmi; il pittore cede al poeta. Come s’è determinata in lui, questa, diremo così, evoluzione? E’ bene notare, che egli è un innamorato della poesia di Enrico Heine, uno spirito che sente profondamente ogni idealità nuova. L’influenza letteraria, affina gli spiriti degli artisti, suscitando visioni ignorate, sospingendoli verso orizzonti sconosciuti.
La Società di Belle Arti, che in questi giorni sta preparando l’annuale esposizione, accoglierà quest’anno nelle sue sale, una piccola mostra individuale del Sacheri. E’ la prima volta che in Genova egli presenta raggruppate insieme parecchie opere sue, che senza dubbio, lo collocheranno in quella doverosa considerazione che egli veramente merita. Di esse, ci occuperemo, particolarmente, nella solita rassegna dell’Esposizione.
In verità, non sapremmo quale pittore italiano, può gareggiare col Sacheri, nello studio del mare, e, riteniamo ben pochi siano gli artisti viventi, che in questo genere di pittura possono stargli a pari.
I pittori nordici, tra i quali possono annoverarsi i più fedeli e abili studiosi del mare, hanno in lui un degno emulo. Emulo dotato di una natura semplice e bonaria, di una mitezza che rispecchia la serenità dell’opera sua. Mentre altri ha cercato ogni mezzo, ogni via, per spingersi avanti, non disdegnando qualunque concessione al volgo, egli è rimasto fedele al suo ideale di lotta, sdegnoso di mettere in evidenza la propria persona, convinto che in arte non possono trionfare i faciloni od i presuntuosi, ma coloro che procedono con sincerità ed onestà, costruendo il loro edificio con basi ben solide e durevoli.
Ed un successo recentissimo, segnalato da due autorevoli giornali di Vienna, pochi giorni fa, dà ragione a questa sua ben salda fede, e fa pensare con malinconia, se valga ancora la pena di lavorare, combattere per un ideale d’arte, in un paese che disconosce, purtroppo, i propri migliori artisti!…
Angelo Balbi
R3
“Caffaro” – 2 Luglio 1911 (quotidiano di Genova)
La Esposizione di Belle Arti
Per l’ultimo giorno oggi rimarrà aperta l’Esposizione di Belle Arti di Palazzo Rosso e i visitatori vi sono convenuti in numero discreto quest’anno, rilevando di talune opere in special modo lo spiccato valore: gli acquisti tuttavia non furono molto numerosi ed è da augurarsi che i mecenati dubbiosi attendano la chiusura per far la loro scelta.
V’ha per esempio una deliziosa mostra personale del Sacheri che deve riscuotere in Genova quella unanime approvazione che incontrò a Roma: e si tratta invero di un artista di eccezione, il quale, rilevando una spiccata personalità trae i più delicati effetti dai i suoi mezzi pittorici atteggiandoli marcatamente ad una suggestiva rappresentazione di effetti notturni, di luce lunare o crepuscolare. Nella sala VI tutta una parete è occupata dai suoi piccoli quadretti che nel loro complesso sono ammirevoli: e conviene osservarli poi ciascuno in particolare per ritrarne una impressione intensa: citerò tra questi il Plenilunio, la Notte nel piccolo porto, Mare a sera e Tramonto dopo la pioggia.
……………omissis…………
P. de G.
R4
“La Perseveranza” – Sabato 18 Novembre 1911 (quotidiano di Milano)
Una mostra individuale di Giuseppe Sacheri
Chi ricordasse alcuni quadri esposti dal genovese Giuseppe Sacheri, una quindicina di anni fa, a Milano, entrando nella sala della Permanente in cui sono ora raccolti i suoi lavori più recenti, non riconoscerebbe più il pittore di un tempo.
Allora si teneva nella schiera abbastanza vasta e abbastanza mediocre dei paesisti il più possibile fedeli al paesaggio. Oggi, del paesaggio si serve per esporre la propria anima. I suoi quadri sono eminentemente soggettivi. Sacheri afferma una personalità propria. Per questo, giudicarlo non è più facile. Bisognerebbe possedere un’anima identica alla sua, per poterlo comprendere in tutto.
Se invece di dipingere avesse scritto, il suo volume sarebbe stato una raccolta di impressioni di viaggio: “Le impressioni di un solitario” forse.
Ha viaggiato molto, armato di pochi pennelli e di pochi colori, coi quali ha preso degli appunti. Una osservazione che fece quasi sempre al tramonto, a sera, a notte alta. Dall’America del Nord, dalla Danimarca, dall’Olanda, da Venezia, dalle pianure nostre, è tornato al suo studio a Genova e ha dipinto i ricordi.
Non bisogna lasciarsi ingannare dalla apparente monotonia di tinte che sembra uniformare i quadri esposti. Anche se non c’è il capolavoro, sono quasi tutti interessanti. Sacheri ha ricordato tutto: il brivido delle acque, i contorni fantastici degli alberi nella notte, i dettagli degli edifici, il galoppo delle nubi… L’attimo fissato e passato, s’è deformato nella lontananza del tempo, e il pittore l’ha ricostruito nel quadro attraverso la sua sensibilità. E come è naturale che avvenga, alcune di queste sue impressioni, egli non ricorda più come nacquero, dove. I titoli che egli ha messo ai suoi quadri di rado fissano una località precisa. Il costume di una figurina o di un gruppo di persone, le architetture, gli alberi, le vele, il profilo del paesaggio, ne fanno qualche volta indovinare l’origine.
I suoi mezzi, si sono adattati alla rapidità della impressione. Preferisce il cartone alla tela, perché assorbe più rapidamente. La pennellata è nervosa, decisa, ha fretta di tradurre il pensiero.
Inutile ripetere il solito elenco, che è quello del catalogo. Non significa niente. Come s’è detto, predomina questo soggettivismo un po’ romantico; e se qualche volta si avvicina troppo alla fantasia decorativa, in generale ottiene un effetto immediato di commozione. In un angolo della sala, sono raccolti pochi quadretti, pieni di luce, pieni di sole, che segnano forse i risvegli alla realtà, ritorni a quei quindici anni fa, quando Sacheri non aveva ancora il pizzo brizzolato.
L’esposizione si inaugura oggi, e rimarrà aperta per tutto il mese.
R5
“La Lombardia” – Lunedì, 20 Novembre 1911 (quotidiano di Milano)
Un pittore poeta – La Mostra individuale Sacheri alla Permanente
Nella evoluzione dei rapporti fra il pubblico e l’arte della pittura, si va accentuando un fenomeno non privo di significato. Man mano che le grandi esposizioni diventano organi di selezione, e non accolgono che il campionario, per così dire della produzione artistica – le esposizioni locali si sono invece indirizzate ad un intento, ad una funzione opposta: quella di raccogliere tutte le manifestazioni di un solo artista, per rivelarlo al pubblico completamente. E questa funzione nuova, – o almeno rimodernata – delle organizzazioni artistiche si andata conquistando il favore del pubblico, evidentemente perché soddisfa ad un suo bisogno, nato per l’appunto da una reazione alle grandi mostre campionarie.
La Società di Belle Arti ed Esposizione Permanente, in Milano, già da tempo ha coltivato queste manifestazioni: e ne ha dato dei saggi, fortunati ed interessanti più specialmente nel campo dell’arte del passato
Ora, con la mostra collettiva ed individuale di un pittore genovese, almeno per elezione, essa ha fatto veramente opera utile, e degna del più largo successo.
Giuseppe Sacheri, non è un novellino, in tutte le principali esposizioni d’arte il suo nome ha figurato tra quelli dei migliori. E chi ne ha seguito l’evoluzione, aveva già potuto accorgersi, che si trattava di una vera personalità. Ora, la mostra collettiva della Permanente, raccogliendo un’ottantina di suoi lavori, lo rivela anche, e nettamente, al gran pubblico, in un organico insieme, d’una fisionomia tutt’affatto particolare, a che merita una grande considerazione.
Non si tratta di un pioniere di nuove teorie, ne di un ricercatore di nuovi mezzi tecnici. Se dalle opere esposte alla Permanente risulta evidente che il pittore ha conosciuto e penetrato ogni innovazione, ogni ardimento della tecnica pittorica, egli però dimostra anche di non essersi reso schiavo di nessuna speciale ricerca, di alcuna formula, ma di avere considerato la tecnica come un mezzo e non come un fine a se stessa. Ciò gli ha conservato una libertà di visione, e di scelta nei soggetti, una prevalenza della sensibilità, sul ragionamento, la sovranità – per così dire – della poesia sulla materiale oggettività. In ogni sua opera il vero è il suo punto di partenza, l’incitamento, il germe: ma il vero filtra attraverso l’anima sua d’artista nel momento della visione, e ne acquista una specialissima significazione.
Ne la insistenza di taluni stati d’animo – d’una melanconia qualche volta persino tragica – ne la ripetizione di taluni motivi ingenerano monotonia, o creano un formulario, una maniera.
Sia la notte – ch’egli predilige – o il meriggio – ch’egli pure affronta spesso – siano le quiete acque lagunari, o le mosse onde del mare – sulla tela prevale sempre, e si esplica chiaro e nitido, il momento della visione, la sensazione intima, che la visione ha provocato.
Della notte con le sua ombre misteriose e con l’ancor più misteriosi sue luci, della notte sul mare, nella campagna, fra le piante e le muraglie dormenti – il Sacheri è più particolarmente innamorato. Egli ha assorbito con gli occhi avidi tutte le luminosità che sfiorano gli oggetti e vibrano sommessamente nelle ombre apparentemente più opache. Si direbbe, in taluni sue analisi di luci crepuscolari, che il pittore debba avere gli occhi di un felino vigilante la preda.
La pupilla dilatata coglie gradazioni infinitesimali di riflessi di cielo, come nella Sera nuvolosa (n.15) o dettaglia rapporti quasi impercettibili come nella parte centrale del trittico Sere lunari a Venezia (n. 65), nell’Angolo a Venezia (48), in Quiete lunare (27): altre volte analizza con penetrazione mirabile i rapporti di luci diversamente colorate, come in Nel porto, nella Boa rossa. Ma l’occhio del pittore s’affissa anche con uguale penetrazione serena, nel sole, e riesce a cogliere la luminosità speciale del Sole d’inverno (5) nel trittico Riviera di levante dove irideggiano terra e mare insieme, nel Ruscello (8), nel Mattino di pesca. Altrove il pittore osserva con l’arguto senso di un matematico, la dinamica delle onde, e ne rende il moto nelle diverse luci, del meriggio e della notte, con evidenza ammirevole e nuova.
Ma qualunque sia l’elemento materiale, l’oggetto che egli rappresenta, ciò che anima le tele è sempre l’impressione poetica, il momento lo stato d’anima. Ogni opera spira tristezza, o gaiezza, trema di malinconia, o vibra di ardore vitale, canta di entusiasmo, o si dispera tragicamente. Nessuna è arida ed inerte. C’è – ed è questa la caratteristica del Sacheri – in ogni opera oltre il pittore, il poeta.
Vero è che nel rendere l’intimo senso la mano qualche volta, per l’impeto, per la necessità di essere rapida, ripete il movimento stesso, per significare cose diverse. Il pennello di Sacheri disegna con energia e s’intinge con libertà assoluta d’ogni colore che risponda alle intenzioni, osando contrasti e disaccordi apparenti cui non manca però mai la risoluzione armonica. Ma qualche volta le vaporose nubi, tracciate con lo stesso nervoso ed incisivo gesto della mano, che ha segnato la roccia, o il tronco o la massa delle fronde, s’appesantiscono fino a perdere il loro carattere: e qualche volta la diafana leggerezza dei cieli e dei flutti è data dalla pennellata anche alle barche, ai muri, agli scogli, onde ne resta diminuita la materiale evidenza.
Ma è lieve appunto, a confronto della poesia vibrante di questa raccolta di tele, dalla luminosa chiarezza, dalla varietà delle armonie di colore, e dalla fantasia sempre viva e pronta che l’artista dimostra nella scelta del soggetto e del momento.
In questa scelta del soggetto e del momento – pur tenuto conto della predilezione per le visioni notturne e crepuscolari – è un’altra caratteristica della personalità del Sacheri.
E’ in lui un’anima assetata di nuove visioni, che lo spinge dal mare alla montagna, dalla laguna veneta, alle piane del Piemonte, dalla pineta di Ravenna, ai frutteti ed agli orti di Danimarca e di Germania. Ogni cosa egli vorrebbe aver veduto, e di ogni cosa cogliere l’espressione, si trasforma attraverso alla sensibilità del pittore, ed assume la stimata sua personale.
Le opere del Sacheri – per questo – possono sembrare, a tutta prima una macchia di bosco folto: chi le esamini attentamente le vedrà staccarsi l’una dall’altra, apparire come altrettanti organismi, ugualmente, ma diversamente vivi.
Gustavo Macchi
R6
“Arte e Artisti” – Milano – 1 Dicembre 1911 (periodico per pittori, scultori, architetti, arti decorative)
Mostra individuale Giuseppe Sacheri alla “Permanente di Milano”
Il nome di questo distinto pittore non si trova stampato sovente per il giornali, quindi non gode fra il pubblico quella rinomanza per cui un artista è più conosciuto, dal pubblico sempre, per il nome che per le opere. La Mostra che si è aperta alla Permanente, ricca di settantadue quadretti, ha rilevato al pubblico milanese un pittore dalla tecnica snella e succosa che irretisce una vaga e dolce poesia.
Il Sacheri predilige gli effetti notturni pieni di mistero e li interpreta con una determinazione propria della plastica pittorica. Un poco più in là del limite al quale si è tenuto – o meglio nel limite naturalmente sentito dal pittore – avremmo della pittura scritta.; un po’ più in qua, ossia nell’eccesso dell’indecisione, avremmo della pittura musicale; ossia, due deformazioni della pittura. Non già che il Sacheri non pecchi qualche volta nell’abusare della sua abilità professionale; ma si ravvede subito e riprende nel dipingere quella pace d’animo ch’è una dei più grandi fattori per la riuscita delle buone opere.
Piccole opere, ma di un bel valore sono S. Michele Riviera di Levante e una Notte di grande verità e potenza ottenuta con mezzi semplici e sinceri, anzi, quasi ingenui; la Sera nuvolosa è un calmo effetto lunare dalla luce diffusa nella quale non si scorge nessun artificio di viva luminosità, sono pure fra le opere di grande pregio. Venezia pure è illustrata ed il Sacheri ci offre con le Sere lunari a Venezia, Sera sul Canale e qualche altra opera un saggio di sana pittura, di una pittura veramente latina non deturpata da ossessioni nordiche. Citando questi quadri, non intendo affatto stabilire gerarchie nel fare della critica, ma semplicemente esprimere la mia impressione generale con il soccorso di qualche commento.
Vi sono pure degli effetti diurni, molto in minor numero dei notturni, forse sentiti meno potentemente di questi ultimi me che pure portano una nota gaia di colore. Non posso celare la mia propensione per qualche quadretto che rappresenta la sintesi di lunghe osservazioni, quadretti di una sobrietà di fattura che fa ancor più risaltare il vivo sentimento che emana dalla pittura. Voglio alludere al Sole d’inverno.
Il buon successo ottenuto dal Sacheri con questa sua Mostra proviene non tanto dalla novità della stessa, quanto e più dalla sincerità e dall’equilibrio della sua pittura. Non troppo descrittiva ne troppo musicale, è gradita dall’amatore di buon gusto. E questo non a torto, che se queste piccole opere si osservano con attenzione, e senza preconcetti di scuole e di tecniche, si vede che si differenziano stabilmente le una dalle altre. Sono appunto le piccole differenze che fanno l’opera. Certo è che osservate di sfuggita, o con animo malevole, possono sembrare tutte eguali.
F. V. Aramis
CP4
Lettera indirizzata da G. Sacheri a Ricci Oddi – Piacenza
(Documento conservato presso Archivio Galleria Ricci Oddi – Piacenza, fornito gentilmente da attuale direttore Prof. Stefano Fugazza)
“Ill.mo Signor
Ricci–Oddi nob. Giuseppe
Le accuso ricevuta di un vaglia della Banca d’Italia di £ 1.300 (milletrecento) quale prezzo convenuto di un mio quadro e di sei annessi studi.
Bogliasco (Genova)
3 maggio 1911
Giuseppe Sacheri”
GIUSEPPE SACHERI 1912
B1
“Successo” – settimanale satirico genovese – Genova, 4 Maggio 1912
L’Esposizione di Venezia – La Sala Ligure (dal nostro inviato speciale)
Venezia, al chiaro di luna.
“Finalmente alle Biennali di Venezia v’è una Sala Ligure, ma in compenso mancano gli artisti liguri. Ossia ve ne sono cinque, quante sono le dita di una mano: Sacheri, Dodero, Gaudenzi, Olivari e Discovolo.
Il Sacheri, con una dozzina di tele tutt’altro che dozzinali, per cui la Sala Ligure potrebbe chiamarsi anche Sala Sacheri..
…………..omissis…………..”
Ojo Ughetti
B2
“Caffaro” – quotidiano di Genova – 11 Novembre 1912
Tramonti veneziani
Mentre si chiude la X Esposizione Internazionale d’Arte
Venezia, 9 Novembre
…………….omissis……………..
La “Sala ligure”
Voglio parlare invece piuttosto dettagliatamente della “Sala ligure” per una ragione più che evidente.
Proposta dalla Società genovese di Belle Arti – e accolta “ben volentieri dalla Presidenza dell’Esposizione – essa medesima si assunse di attuarla con la collaborazione dello scultore e decoratore Edoardo De Albertis.
L’allestimento della sala fu fatto a spese del Municipio di Genova che a tale scopo aveva destinato 5.000 lire, mentre destinava, a quanto pare, altre cinque mila lire del lascito Duchessa di Galliera per incoraggiamento continuo ai pittori liguri, nell’acquisto di opere degli stessi artisti esposte in questa X.a Mostra Internazionale. L’allestimento è semplice, ben diverso da quello di altre sale e non costò che duemila trecento lire circa.
In essa non figurano poi che cinque artisti: Antonio Discovolo, con nove lavori; Pietro Dodero, con un quadro; Pietro Gaudenzi, pure con un quadro; Eugenio Olivari, con tre tele; e Giuseppe Sacheri, con undici opere. I nomi sono pochi “causa l’estremo rigore della Giunta di accettazione”, ne io faccio alcuna osservazione in merito, così come mi guardo bene dall’analizzare e giudicare l’opera passata e presente dei cinque autori ora nominati: essi sono noti a Genova.
………………omissis………………..
Giuseppe Sacheri dipinge un mare tutto l’opposto di come lo vede Discovolo, un mare verde cupo, sempre, pur avendo qua e là dei magnifici riflessi di ottimo effetto. “Canzone del tramonto” ripete la eco di un canto arcano, sublime: il sole tramonta laggiù, tra due scogliere entro cui si insinua il mare, un mare verdognolo così come è la sera sulla nostra Riviera, ed è chiazzato d’oro, la luce divina che vi proietta il sole di tra le nubi, mentre se ne va…. “Notte olandese” è tremendamente cupa: il mare, la terra e il cielo si fondono e confondono lanciando la mestizia e quasi lo sgomento nell’anima. “Nel piccolo porto” siamo sempre di sera: la luna fora le nubi e proietta un bel raggio, uno solo, sulla marina che giace mitemente quieta sotto le povere case pescherecce. “Riposo di marinai” dev’essere un riposo ben triste fra quella natura sinistra, ma si vede, si sente che è vera. In “Campagna d’Olanda” non mi piace un ombrello rosso, sia pur quasi impercettibile di contro ai frassini alti, agitati ancora dal vento; è bella invece la strada umida, è patetico, e un po’ comune il ruscello, è tragicamente bello quel cielo corrusco che gravita sulla terra come a schiacciarla col suo peso immane.
Di assai buon gusto è stato il cav. avv. Umberto Luzzatto di Venezia che ha acquistato il “Notturno”: tutto pervaso di dolce mestizia, è semplice e complesso a un tempo; non è ancor notte profonda e le cose – l’acqua, la strada, i muri delle case, le persone, il cielo – si colorano di un verde e d’un bigio che hanno una luminosità che penetra nell’anima.
……………..omissis……………
C. M. Derada
E1
Espone a Roma al Palazzo dell’Esposizione di via Nazionale.
E2
Espone a Venezia alla X.a Esposizione Internazionale d’Arte
Partecipa con undici opere esposte nella Sala Ligure:
15 – “La canzone del tramonto”
16 – “Notte olandese”
17 – “Nel piccolo porto”
18 – “Riposo di marinai”
19 – “Campagna d’Olanda dopo la pioggia”
20 – “La casina dei cipressi” (acquistato da straniero di passaggio)
21 – “Processione”
22 – “Palude fiorita”
23 – “Vecchie case sul mare”
24 – “Mare del Nord”
25 – “Notturno” (acquistato dall. Avv. Umberto Luzzatto)
Bibl. : A. Lancellotti, 1926, pp. 164-165
E3
Partecipa all’Esposizione di Vienna
C1
Lettera su carta intestata: Buch-und Kunsthandler Hugo Heller & Cie.
Wien, 9 Gennaio 1912
(lettera in tedesco firmata Ugo Heller)
(C’è un’altra lettera scritta a mano in italiano stessa data, che ritengo sia la traduzione della suddetta).
Vienna, 9 Gennaio 1912
Pregiatissimo Signore,
Vi mandiamo con questo corriere i quattro vostri quadri rimasti invenduti ed avendovi già fatto tenere l’importo dei due grandi venduti, l’affare rimane liquidato.
In quanto alla vostra Esposizione, avremmo fissato il mese di Maggio prossimo. Favorite dirci se potete mettere a nostra disposizione per quell’epoca un discreto numero di quadri. Le spese di porto sarebbero tutte a vostro carico, ma le altre tutte al nostro.
Distintamente.
(firma illeggibile)
C2
Biglietto da Arturo Lancellotti – Via Scipioni, 220 – Roma, indirizzato a G.S. -Bogliasco
Roma, 1 Aprile 1912
Egr. Sig.re,
Vuole mandarmi per l’”Emporium”, le foto dei suoi quadri esposti a Roma a Via Nazionale ?
La prevengo, però che ho urgenza perché l’articolo è già fatto.
Grazie ed ossequi.
A. Lancellotti
C3
Telegramma da Esposizione di Venezia
Venezia, 2 Maggio 1912
Straniero di passaggio offre lire novecento per Casina cipressi senza cornice prendere o lasciare aspettiamo risposta telegrafica. Esposizione
C4
Lettera da Famiglia Artistica . Via Agnello, 8 – Milano (prestampata) indirizzata a Pianfei.
Milano, 14 Giugno 1912
Ill.mo Signore
La Direzione della Famiglia Artistica ha il piacere di comunicarLe che in seguito alla di Lei domanda è stata ammessa, con unanime votazione del giorno 10 corr., a far parte della Famiglia Artistica in qualità di Socio corrispondente.
A norma dello Statuto Sociale i di Lei obblighi cominciano dal 1912.
Con osservanza.
Il Direttore Delegato: A. Ortolani
Art. 7 – Sono ammessi quali Soci Corrispondenti gli Artisti residenti fuori della Provincia di Milano con i diritti e i doveri degli altri Soci.
C4
Lettera da Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia
Venezia, 14 Agosto 1912
Egregio Sacheri,
Il suo delicato quadretto “Notturno” è stato venduto or ora al cav. Luzzato per la somma di L. 350.
Esso, come certo Ella ricorda, era segnato 400 lire, ma ho creduto, d’accordo del resto con l’On. Fradaletto, di dover accordare la piccola riduzione richiesta per tema che la vendita non si concludesse, e tenendo conto che per solito si accordano riduzioni assai maggiori.
Se Ella lo desidera, posso farle spedire senza ritardo dalla nostra amministrazione la somma intera della vendita da Lei fatta, detrattane soltanto la percentuale.
In attesa di cortese e sollecito Suo riscontro, La saluto cordialmente.
Il Vice Segretario Generale: …………
E1
Dalle lettere di cui ai punti C2 – C3 – C5 si deduce che G. Sacheri ha partecipato nel 1912 alle seguenti Esposizioni.
da C2: a Palazzo dell’Esposizione a Roma – Via Nazionale
da C3: a Esposizione di Vienna Maggio 1912
da C4: a XIa Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia
D1
Decima Esposizione Internazionale d’Arte della Città di Venezia.
Tessera personale di riconoscimento dell’espositore G. Sacheri
CP1
Cartolina postale indirizzata da …..(firma illeggibile) a G.S. , Bogliasco in data 15 Maggio 1912 (rilevabile da timbro postale)
Sul recto della cartolina è riportato il testo di una recensione di Arturo Lancellotti
In calce è scritto tra parentesi (I Diritti della Scuola).
Testo:
“…….Tragico è, invece, G. Sacheri nei numerosi suoi paesaggi esotici, colti nelle are del raccoglimento notturno. Dalle sue tele dipinte a toni bassi con pallidi riflessi di luci, parte un senso di mistero: Le Vecchie case sul mare, accanto ad una rupe sulla quale si frange l’onda di cui quasi s’ode il ritmo solenne, hanno qualcosa di umano nei fiochi guizzi di luce rossastri che mandano, coi loro lumi, dalle finestre semiaperte.”
GIUSEPPE SACHERI 1913
A1
In data 17/11/13 trasferisce la residenza da Bogliasco a Chiavari in Via S. Chiara n° 8 (ora n° 17) che mantiene fino all’11/2/19.
(Certificato storico di residenza rilasciato dal Comune di Chiavari il 26.07.94)
C1
Lettera intestata: Esposizione Internazionale d’Arte – Venezia
Venezia, 17 Marzo 1913
Egregio Sig. Sacheri,
Qui unito troverà un vaglia del Banco di Napoli N° 166286 per £ 900.- a totale pagamento del Suo quadro “La casina dei cipressi” acquistato dal Sig. Hoessly.
Ella deve scusare il ritardo, ma soltanto in questi giorni ho potuto riscuotere l’assegno ed oggi mi affretto fargliene l’invio.
Abbia la compiacenza di ritornarmi firmata nel bollo l’acclusa quietanza, ed aggradisca frattanto i miei più distinti saluti.
L’Amministratore dell’Esposizione: Romolo Bazzoni
C2
Lettera intestata: Società Promotrice di Belle Arti “Salvator Rosa” – Napoli (prestampata)
Luglio 1913
Egregio Signore,
Il Consiglio Direttivo di questa Società ha bandito per il gennaio del 1914 la XXXVIa Esposizione di Belle Arti, alla quale intende dare carattere di severa dignità, in modo da corrispondere alla giusta aspettativa della cittadinanza.
A tale scopo il Consiglio ha deliberato di invitare i più eletti artisti a parteciparvi, CON DUE OPERE.
Abbiamo l’onore, pertanto, di pregare la S. V. di voler concorrere alla prossima Mostra carattere di autentico avvenimento d’arte.
Voglia comunicare la sua accettazione, con cortese sollecitudine, alla Segreteria (Calata Trinità Maggiore N° 4): a suo tempo Le perverranno copia del regolamento, schede ed altri documenti.
Gradisca, Egregio Signore, le espressioni della nostra perfetta considerazione.
Il Presidente
Il Consigliere Segretario
C3
Lettera intestata del Comune di Venezia (prestampata) indirizzata a Sig. Giuseppe Sacheri
Venezia, data del timbro postale (Dicembre 1913)
Caro Signore,
Abbiamo l’onore di invitarla personalmente alla nostra XIa Esposizione Internazionale d’Arte (15 Aprile – 31 Ottobre 1914) di cui Le rimettiamo, a parte, il Regolamento.
Noi confidiamo ch’Ella vorrà accogliere l’invito, partecipando alla Mostra in modo degno del Suo valore e dei propositi della nostra impresa.
Il programma di questa impresa, che ha dato già ottimi frutti, rimane immutabile: mirare all’elevazione estetica; seguire un illuminato criterio di eclettismo; onorare le manifestazioni consacrate dell’Arte, ma insieme accogliere liberamente le aspirazioni nuove.
Desideriamo, inoltre, segnalarLe una circostanza che riguarda la prossima gara.
Nell’Esposizione del 1912 parve necessario, per ragioni ben note, restringere il campo della produzione straniera; nell’anno venturo, invece, questa sarà rappresentata con grande larghezza e varietà. Importa dunque che, di fronte al cospicuo contributo degli stranieri, l’Arte nazionale si affermi con le sue migliori virtù.
A questo nobile fine Ella è chiamato a concorrere efficacemente.
Voglia fornirci un cenno di risposta e aggradisca intanto, caro Signore, i nostri cordiali saluti per Lei, i nostri fervidi auguri pel Suo lavoro d’artista.
Il Sindaco di Venezia
Presidende dell’Esposizione
F.Grimani
E1
Espone due marine all’Esposizione di bozzetti al Circolo Artistico Tunnel di Genova.
R1
“La Vita” – Martedì – Mercoledì 18-19 Marzo 1913 (quotidiano genovese)
L’Arte Ligure in una Esposizione Regionale
Esposizione di bozzetti ospitata al Circolo Artistico Tunnel
…………..omissis………….
Il conosciutissimo pittore Sacheri espone due marine bellissime poiché in esse è tutta l’anima cromatica del nostro bel mare di Liguria: peccato siano malamente messe in luce.
………….omissis…………..
GIUSEPPE SACHERI 1914
Rev. 5/1/00
R1
“La Stampa” 6 Maggio 1914
XI Esposizione Internazionale d’Arte della Città di Venezia – 1914
L’Arte a Venezia – La pittura italiana
Ferve ogni due anni, intorno ai criteri ordinativi dell’Esposizione veneziana, una discussione vivace. Quest’anno è forse più vivace del solito. Di 1127 opere sottoposte all’esame della Giuria (composta da Lucie Simon, Beppe Ciarda, Carlo Cremini ed Angelo Zanella), ne furono accettate 141, cioè, il tredici per cento. Questa severità eccita naturalmente la critica degli esclusi; la eccita meno contro la Giuria che contro quella classe privilegiata, che è formata dagli artisti invitati.
…………….omissis…………….
….il Sacheri, che nel “Tramonto sul mare” e nella “Chiesina” tra i peschi in fiore, mostra la consueta energia di colore, con qualche durezza e pesantezza;…………….omissis………..
Enrico Thovez
E1
Espone alla XI.ma Esposizione Internazionale d’Arte della Città di Venezia
Opera esposta nella sala italiana: “Chiesina sul mare”
Opera esposte nella sala internazionale: “Tramonto sul mare”
E2
Espone al Palazzo dell’Esposizione di Roma della Società Amatori e Cultori di Belle Arti.
Viene acquistato da S.M. il Re il dipinto “Sere di plenilunio” attualmente nella raccolta del Quirinale.
D1
XI Esposizione Internazionale d’Arte della Città di Venezia – 1914
Tessera personale di riconoscimento del Sig. Sacheri Giuseppe espositore – Il Presidente del Comitato: F. Grimani
Termini di tempo: per i viaggi di andata e ritorno del 1° Marzo al 30 Novembre 1914
D2
XI Esposizione Internazionale d’Arte della Città di Venezia – 1914
Cartolina inviata il 26/8/14 da G. Sacheri – Pianfei a Prof. R. Polgati, via Vincenzo Ricci, 1/12 – Genova
(La cartolina emessa a cura della XI Esposizione Internazionale della Città di Venezia, riproduce la foto a colori del dipinto di G.S. intitolato “Tramonto sul mare” ed esposto in detta Esposizione. La cartolina è conservata nella raccolta delle riproduzioni dei dipinti)
“Caro Riccardo,
Ti ho scritto una cartolina, anzi la scrissi a Gina, e deve essere arrivata alla Balma proprio il giorno della vostra partenza. Del resto non dicevo nulla di nuovo. Solo chiedevo vostre notizie e davo le nostre che sono buone. Potevate al ritorno fermarvi ancora un poco qui, forse avremmo potuto trovare anche il basilico. Anche qui è piovuto, ma ora il tempo è bello e non fa più tanto caldo.
Affettuosamente.
C1
Lettera intestata: Società degli Amatori e Cultori di Belle Arti in Roma – 83.a Esposizione Internazionale 1914 – Palazzo dell’ Esposizione – Via Nazionale
Roma, 4 Maggio 1914
Ill.mo Sig. Prof. Giuseppe Sacheri – Chiavari
Con la presente ho il piacere di rimetterLe vaglia Banca d’Italia n° 801268 di Lire 448 rappresentante il saldo dell’acquisto fatto da S.M. il Re del Suo pregevole dipinto “Sere di Plenilunio” per Lire 500, da cui detratta la percentuale (10%) spettante alla Società e Lire 2 per telegramma e raccomandata restano Lire 448.-
Nel rinnovarLe le mie più sincere congratulazioni per l’onorifico acquisto col massimo ossequio ben distintamente La riverisco.
Il Direttore di Segreteria
Dev.mo Alfredo Politi
C2
Telegramma da Venezia Esposizione a Bogliasco del 1° Novembre 1914
(corretto indirizzo in Via S.ta Chiara – Chiavari)
“Presidenza esposizione la ringrazia vivamente del suo spontaneo generoso e nobile atto di umanitaria solidarietà saluti – Bazzoni”
R1
Da “ Rassegna Ufficiale Illustrata dell’Esposizione Internazionale di Marina e Mostra coloniale italiana”
“L’Esposizione di Genova” Ottobre 1914
L’ARTE IN LIGURIA
Giuseppe Sacheri
Dopo il periodo d’arte verista – uno dei tanti fenomeni, forse il più interessante, suscitati dalla reazione contro il romanticismo, e tutte le altre formule che imperavano nell’arte del passato – molti artisti, pur mantenendo come obbiettivo primo, diretto il vero, pensavano, ed era giusto, che il vero come espressione unica, unica, assoluta non fosse sufficiente a manifestare nel campo dell’Arte una visione nuova, forte, vibrata, dominante.
Già i paesisti francesi della prima metà del secolo scorso, col famoso gruppo capitanato da Baubigny, Corot, Millet, ecc. avevano chiaramente dimostrato, che per affermarsi nel riprodurre la natura, non bastava limitarsi ad una figurazione cruda, precisa del vero, ma bisognava, col vero, esprimere delle sensazioni, animarlo, vivificarlo, suscitare delle emozioni nell’animo dell’osservatore; in breve, come nel detto leonardesco, continuare l’opera della natura.
Ed Antonio Fontanesi, il padre della moderna pittura di paese italiana, anelava appunto, nell’opera sua, spingere l’osservazione del vero, non nella ricerca superficiale, ma in tutto ciò che è emozione, che parla all’animo nostro, che fa pensare, suscita malinconia o gioia, tristezza o gaiezza.
Qui sta il segreto profondo, per cui tante opere moderne hanno sollevato clamori ed entusiasmi, e rimarranno documenti importanti dell’arte contemporanea.
L’aver ricondotto l’arte ad attingere ispirazione diretta dal vero, è la più notevole vittoria dell’arte moderna.
Quando pensiamo che nel passato, artisti valorosissimi sdegnavano uscire dalle pareti dello studio per contemplare il cielo, i campi, gli alberi e riprodurli direttamente nelle loro opere, ed amavano invece interpretare la natura attraverso una visione puramente convenzionale, limitata in determinate regole, ricordiamo con gioia e riconoscenza tanti combattenti gloriosi ed oscuri, che nel campo dell’arte lottarono vivamente, quando lottare significava essere derisi, sprezzati, odiati, pur di affermare con ardimento questa grande e sublime fede nel vero.
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L’artista, la cui opera veniamo oggi illustrando, Giuseppe Sacheri, non è un pioniere dell’arte nuova, perché nato troppo tardi, ma è certo un combattente avanzato che merita di essere attentamente studiato.
Ligure di nascita, fu per parecchi anni a Torino, dove esordì nel campo dell’arte con piccole tele di paese nelle annuali mostre della Società di Belle Arti ed al Circolo degli Artisti.
Già dai primi tentativi, si dimostrava artista studioso, serio, ricercatore fedele del vero, e sapeva accoppiare alla ricerca delle gamme di colore un felice taglio nel disporre il quadro.
Più tardi, verso il 1893, dopo aver vinto il concorso bandito allora dal Municipio di Genova, per un quadro riproducente la grande festa internazionale marinara del settembre 1892, si stabilì a Genova, qui in riva al mare, che subito lo attrasse potentemente, e rischiarò la sua tavolozza. Cominciò allora per lui una ricerca di sensazioni e di visioni, che a raccoglierle tutte formerebbero un numero impressionante. Noi tutti, che seguiamo da anni il lavoro tenace, incessante, vario di questo singolare pittore, ricordiamo di lui tante e tante tele, e studi e bozzetti ed impressioni, quali in vero non sapremmo ricordare di altri artisti viventi nostri.
Quando cominciò a presentarsi alle esposizioni della Società di Belle Arti di Genova, il Sacheri, che vi figurò poi sempre tra i più assidui e con opere notevoli, era ancora vivo il ricordo di un altro pittore, che per tanto tempo aveva ritratto, con amore di asceta, gli angoli solatii e ridenti della nostra meravigliosa riviera di levante, creando tante piccole tele rimaste indimenticabili.
Era il bravo pittore Serafino De Avendano, un portoghese emigrato qui in riviera, dove soggiornò a lungo tra Quarto e Quinto, illustrando con l’opera sua la nuova arte italiana. La pittura di De Avendano, delicata, sobria, intensa, piena di grazia e di vita, ritraeva con ammirevole semplicità e finissimo sentimento scene e visioni di riviera, e nessuno come lui era riuscito a strappare tanti segreti a questa natura privilegiata, rendendo l’azzurro del cielo e il verde delle ville, il grigio degli olivi e il verde cupo dei cipressi.
Giuseppe Sacheri fu indirettamente il continuatore di questa pittura, nel rendere scene e visioni della prediletta riviera.
Temperamento diverso del De Avendano, pittore della tecnica larga, irrequieta, impressionista, cominciò attraverso le magnifiche ville d’Albaro, ora completamente distrutte, e per le scogliere anch’esse scomparse sotto le mine dei sapienti edili nuovi, a frugare in ogni angolo, nei più misteriosi occulti recessi, traendone materia per il suo incessante lavoro.
La Riviera! Ecco il suo poeta gentile e buono, l’umile silenziose fedele amico, che ne fermò nelle ampie e nelle minuscole tele, giocondate di luce, di colore, ci vita, le infinite ed ignorate bellezze.
Oh! Le piccole ville, così ridenti tra le infinite gradazioni di verdi, così gaie tra la variata tavolozza di fiori e di cespugli; i bei pini ampi e lussureggianti; i cipressetti che si profilano rigidi, immoti, svelti nel bel cielo di madreperla; gli olivi cosparsi per i dolci clivi soleggiati che si piegano al sole con lievi striature, sottili fili di argento, non meritavano forse che un poeta del pennello ne raccogliesse in tante soavi canzoni i ritmi maliardi e fascinatori?
Ma il grande fascinatore di Giuseppe Sacheri è stato il mare.
Pochi artisti moderni hanno tratto tanta messe di studio dal mare, come il nostro pittore.
Quante delicate e violente visioni!
Collere spumeggianti, irose, nei torbidi giorni di scirocco, oppure nelle procellose notti invernali sotto il bacio della luna. Calme iridescenti di albe negli afosi mattini estivi, quando il mare è come una stagno azzurro, ed appena qualche lieve increspatura solleva piccole onde bianche lucenti. Ed i soleggiati meriggi, i nebbiosi tramonti, così densi di torpori grigi, azzurri, violacei?…
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Ripensando all’opera pittorica di Giuseppe Sacheri, è difficile raccogliere, tra i vari periodi, tutte le opere sue più salienti.
Mentre esponeva qui a Genova, inviava quadri alle esposizioni di fuori.
Delle tele sue ne passarono numerosissime a Venezia, Verona, Firenze, Milano, Torino, Roma, ecc., e, non solo nelle mostre italiane, ma in alcune importanti all’estero, come Londra, Parigi, Monaco, Vienna, Pietroburgo, ecc.
Un suo quadro: Notte di marzo in porto, superba visione di luna in porto,, con un cielo intenso di colorito, costruito con la sapiente elaborazione che caratterizza i cieli di Sacheri, fu acquistato da un museo d’arte estero [Nota: esposto al Glaspalast di Monaco ed acquistato per il museo di Weimar nel 1898].
Era una tela di singolare effetto, e dipinta con non meno singolare bravura.
Così una sua Neve in Liguria, freschissima e geniale sensazione invernale (ritraeva una valletta poco oltre San Francesco d’Albaro sotto la neve), destò vivissimo interesse tra gli artisti e gli ammiratori del valoroso pittore.
Indimenticabile visione! Le ville, così ridenti nella bella stagione, erano ritratte sotto il biancore della neve; i tronchi degli alberi, particolarmente di fico, tanto strani nelle loro bizzarre contorsioni, gli olivi con le chiome grigie, spruzzate di bianco e sullo sfondo il mare lontano, il gran cielo grigio, freddo, livido.
Qualche tempo dopo, di ritorno da un soggiorno sull’Adriatico, esponeva quel suo quadro dal titolo: Palafitte sull’Adriatico[esposto a Milano nel 1897 alla 3a Esposizione Nazionale di Belle Arti], che rimarrà certo una delle sue più felici tele. Pittura forte, larga sobria, intesa con profondo sentimento ed efficacia rappresentativa.
Di Sacheri sono rimaste indimenticabili le grandi marine. Quando si trova di fronte al mare è un pittore di gagliardia insuperabile. ’ha studiato pazientemente come pochi, in tutti i suoi molteplici aspetti. Nessuno è sfuggito a lui.
In una serie di piccolissime visioni, dipinte pochi anni fa, “nostalgie pittoriche” così si potrebbe definirle, derivate queste più che Dall’osservazione del vero, da uno stato d’animo, quante e delicate e suggestive cose ha saputo creare questo pittore, d’indole modesta, solitaria quasi!
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Dei quadri qui riprodotti, alcuni come Notte di luna, In porto, Nuvoloni d’autunno, Il mulino dei salici, appartengono a periodi passati, mentre invece La canzone del tramonto, Giorni di scirocco, Fiori selvaggi sul mare, Dopo il temporale, Bianchi e neri, Mattino sul mare, sono dell’ultimo periodo.
Mattino sul mare è un quadro ampio e luminoso, che fu tra i più ammirati lo scorso anno alla mostra della Società delle Belle Arti nel ridotto del teatro Carlo Felice. Motivo prediletto del pittore, fiori rosei contro i cipressi cupi, cipressi contro il mare. Ed il mare in questa tela è reso con una bravura inarrivabile! ’uno dei saggi più notevoli che in questo campo ci ha offerto il valoroso pittore ligure.
Notte di luna [esposto a Venezia nel 1910], visione di poesia, suggerita forse dall’artista dalla lettura di Enrico Heine, il poeta che Sacheri ama prediligere, è intensamente suggestiva. Il mare si frange contro la scogliera, dove sopra nereggiano cupi e severi i cipressi di un solitario cimitero. La luna che si affaccia tra foschi nuvoloni illumina stranamente la scena, e sprizza riflessi argentei sulle acque. Tema di effetto un po’ romantico se vogliamo, ma riuscito, attraverso la tavolozza del nostro pittore. Opera vigorosa e che dà all’animo forte emozione.
Emozione che si ripete nel quadro dal titolo La canzone del tramonto [esposto a Venezia nel 1912], pittura tumultuosa, alquanto artificiosa, ma forte di sentimento e vigorosamente ideata.
Più vero si mantiene nel quadro In porto [esposto a Monaco di Baviera nel 1898], dalla linea ampia, dove l’effetto delle nubi che s’avanzano spinte dal vento sciroccale è reso con fermezza. Così tutta la vita che si agita nel porto, i vaporetti, i gozzi, i velieri, tutto, tutto vi è reso con evidente sincerità.
Ho detto più sopra, è forse possibile ricordare tutte le tele del nostro pittore? Quando ad intervalli lasciava la riviera, cercava rifugio tra i canali di Venezia, o tra le brume nordiche.
Passava dal nostro mare azzurro a quello meno intenso di colore, ma più suggestivo dell’Adriatico.
Anche le praterie piemontesi, gli stagni dove si specchiano i gattici, i pioppi, i salici, ebbero in lui un innamorato geniale e simpatico sempre ricercatore fine e fedele.
Come sia derivata quest’opera, che appare sotto ogni aspetto originale e che appunto perché feconda e semplice, non è considerata interamente come dovrebbe essere, e come avrebbe diritto di essere, è facile intuire.
Da uno studio costante, assiduo, tenace dal vero e da una interpretazione intelligente, amorosa, perspicace del vero stesso.
Sacheri è tra quei pittori, che non si potrebbero definire “veristi” nel senso preciso della parola, pur avendo sempre derivato dal vero tutta la produzione sua. I veristi afferrano dal vero qualunque espressione, senza soffermarsi a considerare se può costituire per sé stessa motivo di opera d’arte. Il nostro pittore, invece, sul vero ama ricercare il motivo, la linea, i rapporti, la sensazione.
Il lavoro di preparazione, quel processo di incubazione che precede le prime scaramucce, è stato per lui intensissimo.
Pare che un filo invisibile riallacci tutta questa sua multiforme produzione, che va dall’impressione larga , aspra, studiata sul vero, al motivo nostalgico, rievocato nella solitudine dello studio, forse un ricordo di qualche paese intraveduto in viaggio, attraverso terre straniere, lontane. E non si fermerà qui, perché egli sente di poter esprimere ancora nuove visioni e nuove sensazioni. Egli tormenterà ancora la sua tecnica, finché sveli al pittore nuovi segreti.
Altra volta scrivendo di lui, ho detto che in altro paese egli avrebbe meritato ben diversa considerazione di quella che qui ha. Vi sono artisti saliti in fama altissima, quanto e quanto a lui inferiori!
Purtroppo succede in arte, quello che comunemente accade nella vita. Per spingersi avanti, occorre ordire intrighi, far la voce grossa, denigrare l’opera degli altri, tentare con ogni sotterfugio di vincere la naturale indifferenza del pubblico, anzi imporsi con ripieghi e concessioni alla folla, Ed è ben doloroso, per chi combatte con sincerità ed onestà, dover lottare in questa condizioni
Ottobre 1914 ANGELO BALBI
GIUSEPPE SACHERI 1915
Rev. 9/04/01
A1
S. FRANCISCO DI CALIFORNIA – USA
All’Esposizione Internazionale del 1915 Giuseppe Sacheri è presente con due dipinti:
“Solitudine” e “Marina”.
CP1
Cartolina indirizzata a Giuseppe Sacheri, pittore – Chiavari del 21/12/1915
Da Sig.ra Enrichette Chiaravaglia Giolitti – Roma, via Cola di Rienzo, 28
Ricambio a Lei e ai Suoi, cordialmente, gli auguri anche per mio marito, assente da Roma.
Di Lei Dev. mo E. Chiaravaglia Giolitti
GIUSEPPE SACHERI 1916
A1
C1
Lettera intestata: Città di Chiavari – Sezione I.
Chiavari, 4 Luglio 1916
Illustre Professor Giuseppe Sacheri,
E’ mio dovere, quale Capo dell’Amministrazione Civica e quale Presidente del Comitato di Assistenza Civile, di rinnovare alla S.V. le più sentite grazie per avere voluto consentire, a vantaggio dei locali Istituti di Assistenza durante la guerra, una mostra così ragguardevole delle Sue pregiate opere.
Il successo artistico che non poteva mancare alla genialità della Sua Arte, venne così soffuso di un’onda calorosa di patriottici sentimenti che l’hanno resa doppiamente apprezzata dalla Cittadinanza.
La Sua munifica larghezza nel porre a disposizione delle stesse Istituzioni di assistenza tre pregevolissime tele e l’aver voluto donare a questo Comune un quadro che già tanto era stato ammirato dai visitatori della mostra, costituiscono una così calda manifestazione di affetto per la nostra Città che io non so trattenermi del significarLe quanto io a le Giunta ne siamo rimasti toccati.
Accolga l’espressione della mia personale deferenza e gratitudine e mi abbia coi più distinti ossequi.
dev.mo
Il Sindaco
Brignardello
E1
Mostra personale a Chiavari dal 24 Giugno al 2 Luglio nei Salone del Palazzo Municipale pro Croce Rossa e Assistenza Civile.
Mette a disposizione del Comitato di Assistenza Civile tre opere e dona al Comune di Chiavari un quadro che è esposto tuttora nella Sala della Giunta dello stesso Comune (lettera del Sindaco di Chiavari al pittore per ringraziamento – recensioni su giornale “Vita Chiavarese” 24/6 e 1/7/1916).
Espone alla Esposizione Nazionale d’Arte per le Croce Rossa di Sarzana.
Catalogo : La CroceRossa di Sarzana – L’Eroica di La Spezia, Esposizione Nazionale d’Arte – 1916
Espone alla 62.ma Esposizione di Belle Arti di Genova al Palazzo Bianco in una sala dadicata a mostra personale
R1
Settimanale “Vita Chiavarese” del 24/6/16 – Anno VII – n° 26
La mostra d’Arte di Sacheri nel Salone del Palazzo Municipale pro Croce Rossa e Assistenza Civile
Chiavari ospita da oltre due anni l’illustre artista, che nelle serena tranquillità del suo romitaggio di via Santa Chiara lavora indefessamente a fermare sulla tela le mirabili visioni d’arte per cui va tanto celebrato fra i pittori italiani. Giuseppe Sacheri è un maestro ed un poeta del colore: infinita la distesa di marine ora calme, ora procellose; distese di piani lieti di pascoli e di selve; piccoli paesi sul mare, nidi di gioia e di pace; aurore splendide, e tramonti accesi, e meriggi fiammanti; visioni notturne piene di mistero e pallide di albe lunari; tutta la natura divinamente multiforme e bella palpita nelle sue tele idealizzate.
Alle Biennali di Venezia Giuseppe Sacheri è invitato, e non passa sotto le forche caudine di quel giurì di accettazione; varie città tra le maggiori d’Europa ammirano sue mostre personali; ogni esposizione è per lui un successo… le sue opere si sono ammirate, e soprattutto… comprate; forma più tangibile di ammirazione!
Tale è l’artista.
Per sua generosa iniziativa una mostra di suoi quadri sarà tenuta nel Salone del Palazzo Civico a favore della Croce Rossa e della Assistenza Civile, e tre splendidi lavori furono da lui offerti per formare oggetto di lotteria. La mostra resterà aperta dal 24 corr. al 2 luglio p.v. ed in ciascun giorno dalle ore 10 alle 12 e dalle 17 alle 19.
La eccezionalità dell’avvenimento artistico e la nobiltà dello scopo otterranno certamente per la mostra il più entusiastico interessamento della cittadinanza.
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Settimanale “Vita Chiavarese” del 1/7/16 – Anno VII – n° 27
La Mostra Sacheri in Municipio
Rare volte è dato, a chi vive fuori dei grandi centri, di poter ammirare un raccolta di quadri come è quella che la generosità di Giuseppe Sacheri ci ha permesso di ammirare nel Salone del Palazzo Municipale.
I cinquanta quadri esposti ci rivelano viva e completa la figura dell’artista; la dolce e suadente poesia della sua anima innamorata della natura, e pervasa per lo più di un senso delicato di mestizia, balza dalle sue tele agli occhi e al cuore di chi ne vada scrutando l’intimo significato spirituale.
Il mare che l’artista dipinge è vivo, palpitante del mistero infinito, sia che frema al sorriso dei fiori stellati del pesco nel “Mattino di Primavera”, sia che si illumini di languore al mite raggio della luna sorgente.
Anche osservando quel “Tramonto a Bogliasco” così luminoso, con le case gialle e rosse affacciate sul mare tremolante d’oro, il cuore si sente penetrato di un’arcana nostalgia di pace, di abbandono, di oblio della faticosa vita, come direbbe il Carducci.
In “La fonte”, in “Pascolo”, in “Mattino d’estate”, visioni di acque lucenti e trasparenti, e di silenzio verde e di pace; in “Notte di luna in Danimarca”, tinte grigie, velate, appena rischiarate da quelle luci tenui, rivelanti la vita nella casetta solitaria, verso la quale le due viatrici vanno timide nell’alto mistero della notte lunare; in “Tramonto a Chioggia”, strano cielo, chiazzato di nubi bigie a bordi rossastri sul porto silenzioso e sicuro per la paranze che attendono di uscire alla pesca fruttuosa; in tutti gli altri quadri l’anima dell’artista poeta si manifesta, come attraverso al cristallo traspare la vivida luce del sole.
Crediamo che quanti sentono nel cuore il divino fascino dell’arte abbiano ormai portato il loro tributo di ammirazione alla mostra: gli altri, quelli che sono freddi ed incerti, non tralascino di visitarla; ne usciranno convertiti ed entusiasti e nello stesso tempo lieti di aver compiuto un opera buona.
R3
Settimanale “Vita Chiavarese” del 8/7/16 e del 29/7/16 – Anno VII – n° 28 e 31
Una visita a Giuseppe Sacheri
Ero suo vicino e non lo sapevo.
Quando venne ad abitare qui, in casa me lo dissero un pittore, e null’altro. Solo durante la preparazione dell’attuale Mostra ne appresi il nome, il bel nome. Ed io, nonostante che una dozzina d’anni di burocrazia abbia ormai del tutto fatto cessare (per mancanza di esercizio, di tempo e di… buona disposizione) ogni prurito letterario ed artistico – con relative dimenticanze… – nonostante che le mie particolari condizioni di spirito e… di corpo mi rendano poco adatto per le interviste, volli soddisfare al piacere di conoscere in persona il Maestro, per conto mio, e d’intervistarlo per conto della “Vita”. Non tanto per ragioni di buon vicinato quanto di… paesaggio. Infatti; chi meglio indicato ad intervistare colui che il paesaggio è così egregio e fedele interprete di quegli che di una Società di paesaggio è fondatore (o quasi)?…
Ed un’altra ragione, eravi: quella (vedi modestia!) di una certa colleganza… perché in altri tempi fui pittore anch’io. Voi mi direte, non senza, forse qualche malignità, che da ragazzi s’è tutti più o meno pittori (sull’una o sull’altra tela…). Ma io vi soggiungo che la pittura fu una delle mie più pertinaci passioni giovanili, talché, ad un certo punto, in casa si decisero a farmi lasciare gli studi (per intenderci) Tecnici ed ad iscrivermi all’Accademia di Belle Arti, a Firenze, ov’ebbi, tra gli altri, a maestro Jacopo Cavallucci.. Ma, ahimè, insieme all’Ornato, che mi piaceva, stava il Geometrico, che presto mi spinse a prender definitivamente l’uscio; essendomi, pur troppo, sempre trovato e trovandomi fra coloro che potendo prendere le cose a volo (quando le pigliano…) preferiscono, quasi d’istinto, lasciare ad altri, la cura di quelle che richiedono lunga pazienza, anche se questi concludono, quelli non concludono mai niente e nonostante la loro bramosia di tutto apprendere finiscono nel non saper nulla di nulla. Quanto a me, ciò dipese…
Ma ecco che invece d’intervistare il mio illustre vicino sto intervistando me stesso. Mi fermo subito, solo aggiungendo che il premettere quanto precede mi parve e pare opportuno, se non necessario, per giustificare ciò che altrimenti sarebbe – né miei riguardi – ingiustificabile, se pur si tratti di una intervista di scorcio, anziché in piena prospettiva, o, se vi piace, a mezza tinta.
* *
La prima impressione sull’artista l’ebbi da quella sull’uomo. In entrambe mi confermarono l’esame, le opere, le parole. Ma entrambe mi resero sulle prime, perplesso, circa la visita… Presentarmi a chi, modestamente, lungi da ogni mondan rumore, vive tutto dedito all’arte e alla famiglia, assorbito dalla visione di cose, forme, luci, spesso irraggiungibili – nelle natura e nell’anima e che tanto costano di spasimi, di lavoro, febbrili – parevami profanazione, od eccessiva audacia.
Pensavo: se molto Egli eccelse, molto vuol dire che amò ed ama l’arte sua, e molto amando l’arte, moltissimo ama la Natura. Perché si può amare la Natura e non l’arte, ma non è possibile amare l’arte senza amar la Natura. E quanto più si ama questa tanto più si sente innato, direi istintivo, bisogno d’isolarsi dal mondo, che non è arte ma artificio, tanto maggiormente quanto più eletto il sentire, quanto più dell’alma mater s’intendano gli ascosi insegnamenti, si ascolti il palpito misterioso, si scorgano gli immortali eppur mutevoli aspetti, si comprendano le divine armonie.
La solitudine, propria a tutti gli uomini di pensiero e di sentimento, è più propria, anzi necessaria all’artista. “iniziato” o no, per ragioni di spirito, pel suo stesso lavoro. Per esso, veramente, la Beata solitudo è anche la sola beatitudo. Contemplativa ed attiva all’un tempo. Dal Segantini, che esula oltre i 2000 metri, al Michetti che si chiude in un diruto convento, ed anche adesso vive da cenobita.
In ciò, per ciò, l’artista è sé stesso.
Mi sovveniva, inoltre, del Maestro – intraveduto distrattamente in qualche raro incontro stradale – il forte tratto, l’impronta de’ chiari occhi severi, una non so quale espressione di restio, poco incoraggianti per gli importuni.
Ma dal suo volto, dal porgere, da tutta la persona emana – meglio chiara se meglio osservata – quella intima, sostanziale bontà che, nelle sue più sincere forme, nelle più fini manifestazioni, – anche se non subito né sempre avvertite – s’ammanta di rudi apparenze.
Egli è, dunque, un solitario, quindi un sincero, quindi maggiore nell’arte sua, qualunque essa fosse, la passione, l’impronta, l’espressione, che costituiscono il vero artista e che non possono apprendersi nelle accademie le quali – dannose, anzi per le loro costrizioni allo sviluppo della personalità artistica; pressoché inutili pei predestinati – formano solo dei pittori, e delle quali i maggiori artisti ebbero ed hanno quel concetto che sapete.
Poeta della pittura, Egli va per la sua via, verso la sua meta, senza preoccupazioni di scuole, o di cenacoli. Non di puntinismo, né di divisionismo, né d’impressionismo, né di secessionismo, in cui spesso non è che dell’arrivismo.
E nel suo stesso isolamento è anche la riprova del come egli rifugga, da ogni pubblicità od invadenza, fonti di effimeri successi. Allo stesso modo, la sua poca espansività è l’indice del suo profondo sentire. Allo stesso modo, nella sua schiva modestia sta la miglior prova del suo valore.
Ed il valore è grande perché la sua arte è personale, in quanto sentita.
Nelle sue tele, specialmente in alcune di esse, vi è la convinzione, la passione, insomma quella sincerità che, tanto più apprezzabile nella vita quanto più si fa rara, maggiormente si apprezza nell’arte quanto maggiormente questa si compiaccia invece di vacuità, di lenocini che per il pubblico sono come per le allodole lo specchietto. Ciò che nel Sacheri non trasparisce – ed è pregio – sta nel tormento, che s’intuisce, dell’artista di fronte all’innafferabilità di luci, di colori, di sfumature fuggevoli, di cui si ha esempio – in certe ore del giorno – nella laguna di Venezia.
Si vede, si capisce che il Maestro fa dell’arte per sentimento piuttosto che per ambizione di gloria o di denaro; per un bisogno, la soddisfazione del quale è necessità
Per ciò, sebbene bravissimo nella tecnica, sebbene il suo pennello disegni e dipinga al tempo stesso, si può essere certi che alla tecnica non sacrificherebbe l’espressione, il colore, come uno scrittore che alla forma anteponga l’idea, la sostanza, la verità. Perché per quanta tecnica si possegga, per quanto studio vi si metta, certi quadri non si dipingono, certi attimi non si afferrano, come non si fermano certi stati d’animo, se non è nell’artista un qualchecosa che guidi l’occhio e la mano; quell’amore (inesprimibile come tutti i forti sentimenti) che faceva al Segantini provar “lo stesso entusiasmo a dipingere un filo d’erba od il cielo”, elevar inni alati alla Natura, scrivere: “Ho amato i miei poveri compagni, i giochi e i bambini perché mi sembrava che la loro amicizia mi purificasse un poco” – “L’arte è intermediaria fra la nostra anima e Dio – Creando un opera d’arte noi riusciamo a elevare e a mobilitare l’anima nostra, e talvolta anche l’anima altrui” e tale opera dev’essere “l’incarnazione dell’io con la natura e non l’incarnazione di un terzo coll’io” – “Che cosa faccio? Io penso di stringere la natura nel mio pugno e di comporne un poema”.
Come la verità non è, in fondo, che un fatto veduto sotto un dato punto di vista, così l’arte non è che la natura veduta (meglio: sentita) attraverso un temperamento. Arte vera – scrissi un giorno nel mio taccuino – è quella che più veramente ed intimamente interpreta la natura. Ed il più vero artista (ed il più grande, anche se ignorato o misconosciuto) è colui che dell’immenso, misterioso, divino libro delle natura è il più fedele traduttore.
Tanto più, posso ora aggiungere, sarà grande l’individualità dell’artista quanto più egli saprà percepire, esprimere l’individualità delle cose, degli esseri. Mentre, in generale – a dirla col Bergson – “noi non vediamo le cose; ci limitiamo, di solito a leggere le etichette appiccicate su di esse”.
Squisita è dunque la sensibilità del Maestro (e si ravvisa nelle sua stessa fine scrittura, quasi femminea) ed è certo appunto questa sensibilità che gli fa preferire – in esse rendendolo, secondo me, preferibile – le tonalità medie e basse, i quadri nei quali egli meglio trova ed esprime se stesso e che sono appunto quelli che nell’attuale Mostra ebbero maggior consentimento d’intenditori e di pubblico, in alcuni dei quali egli ben si può dire attinga quella difficile perfezione che consiste nel saper immedesimare il reale coll’idea: Mattini e tramonti: Notti nuvolose, con palpitanti iridescenze lunari. Angoli con ombre miti. Ed ombre dense e mezze luci, sulla terra e sulle acque.
Ricordate il tranquillo, armonioso “Pascolo”, dinanzi al quale vi sovviene del Carducciano “divino del pian silenzio verde”. Il burrascoso, finissimo “Levar di luna sul mare” con quel fosforescente, impareggiabile nella sua realtà, riflesso di luce nell’onde corrucce, su cui i vecchi cipressi inclini par che dicano pace. Rammentate il romantico “Levar di luna sul canale”; le espressive, deliziose “Sensazioni” (certune delle quali sono piccoli capolavori). Socchiudete un istante gli occhi in rimirar il “Tramonto sul mare” e vi parrà cosa reale, anche se possa lasciar dubbioso il profano la forse un po’ sagomata luce che, sullo sfondo, si sprigiona da nubi piuttosto dure. Vi richiamo ancora: “Notte di luna in Danimarca”, “Crepuscolo”, “Sul fiume”, “Nostalgie d’autunno”,, “Tornando all’ovile” – che l’autore preferisce anche per la maggiore difficoltà tecnica – “Sera sul fiume”, “Ruderi nell’ombra”, “La bufera”. Ed altri ancora di una pastosità, morbidezza notevoli, come notevoli nella tecnica dell’impasto, nel giuoco delle luci e delle ombre, nell’intonazione delle tinte – così nell’insieme come nel dettaglio -. Fra i più chiari, anzi luminosi, ricordo il “Mattino di primavera” (acquistato poi dalla Sig.ra Rosa Guardicerri).In certuni di essi non si sa se più ammirare la bravura dell’artista o la sua paziente fatica.
Quel sentimento e tale bravura spiegano e giustificano appieno i successi del Sacheri in Italia e all’estero, appieno riconosciuti nel nostro modesto ambiente provinciale, che lo fanno ammirato e… comprato un po’ dovunque.
* *
Tale il mio pensiero sull’arte e sull’artista. Con tale pensiero, domenica scorsa alle convenute ore 14 io bussavo all’abitazione che il Maestro s’è scelta nella solitaria, bella Via S. Chiara, con da presso le virenti colline di Bacezza e di Leivi, da lunge il bernoccoluto Mignani, l’aspro e troneggiante Ramaceto.
Mi aperse lo stesso Maestro. Condottomi nel suo studio (privo, come, lui di ricercatezze), mi fece passare dinanzi agli occhi tutta una visione di acque, di paesaggio, di cielo, di tinte come mai ne vidi nella mia piccola vita. Canali, porti, spiagge, rive, sensazioni fuggevoli di viaggi. Studi ed abbozzi, alcuni bellissimi. Non manca il fantastico, e ricordo una nave fantasma che passa dinanzi uno scoglio d’impiccati, a base di rosso nelle sue più scure tonalità, che mette in memoria il falso amico di ieri, il barbaro nemico di oggi, il – speriamo – defunto monarca di domani… Più notevoli certi cartoni olandesi e danesi. Ma in essi, come nelle gran parte degli altri, prevale il tono scuro, o romantico, o drammatico. Dello stesso “Pascolo” in Mostra vidi riproduzione su codesto tono. Si direbbe che all’idillio l’Autore preferisca il dramma, quasichè drammatici fossero i casi suoi, o la sua concezione della vita.
Mentre l’artista mi andava illustrando or l’uno or l’altro dipinto, io meglio mi persuadevo di averlo esattamente colto.. Egli maneggia le opere sue, le guarda, con semplice culto sacerdotale, le carezza con gli occhi con lo stesso affetto di una madre pei figli. Meglio potei confermarmi nella persuasione quando, ritornato in me stesso quasi da un mondo di sogno, tentati qualche domanda.
- Io sono venuto a Lei, Maestro, come ammiratore e come… intervistatore. Ed anche per ringraziarla di averci procurato un godimento intellettuale, straordinario in sé e per la sua importanza. Si trova bene a Chiavari? Che ne dice del nostro paesaggio?
- Chiavari con la sua quiete luminosa è un delizioso soggiorno ed il paesaggio che l’attornia è fresco e vario, dalle sponde dell’Entella ai monti ricchi di alberi. E’ nella città e né suoi dintorni quel senso indefinibile ma pure evidente che distingue i luoghi privilegiati, e di ciò si ha continua conferma nella gradita soddisfazione che la vista di questa parte di Liguria procura a chi la vede per la prima volta.
- Perfettamente, Maestro. Ed è appunto per la quanto possibile miglior conservazione di codesto paesaggio – nel limite delle nostre forze e… dell’assenza di leggi all’uopo – che fondammo una Società, coll’incoraggiamento dell’ora ex Eccellenza Rosadi, la quale ha fra i suoi soci perpetui il Comune di Chiavari e la Deputazione Provinciale. Non vorrebbe Ella onorarci d’essere dei nostri?…
- Accetto con gratitudine l’invito ad esser Socio della Società.
- A proposito di mostre. So ch’Ella più volte espose, per invito, alla biennale di Venezia, ove anche di recente ottenne soddisfazioni artistiche e… pecuniarie. Espose in altre città ed all’estero?
- Sì. Fra le migliori soddisfazioni della mia vita di artista, ricordo le mie esposizioni individuali di Milano, Parigi e Roma.
- E nelle sue peregrinazioni, quali paesi lasciarono più gradita impronta nella sua mente?
- Nelle mie gite d’arte ho sempre preferito i piccoli paesi del nord. Così, adoro la vecchia Olanda, la civilissima piccola Danimarca, ed il Belgio glorioso.
- E qual’è la sua miglior soddisfazione, nel lavoro?
- La soddisfazione migliore, per me, è quella di fare una bella pipata dopo aver lavorato due ore febbrilmente per mettere sul cartone o nella tela l’impressione di un bosco autunnale, o di uno stagno, o di un mare indiavolato.
- Quali intenti la guidano nell’esplicazione de’ suoi ideali artistici?
- Cerco di mettere nel lavoro quel sentimento ch’è nel vero e ch’è fuggevole e spesso inafferrabile. Io stesso, del resto, sento di non poterle ben esprimere ciò che provo.
- Naturale, Maestro. Non dice lo stesso proverbio: quel che molto si sente poco si esprime? E’ forse per ciò che molti romanzieri alla Bourget fanno della psicologia… a freddo. – Che ne pensa delle attuali condizioni della pittura e delle varie scuole sorte. Mi sembra che nella pittura – della quale, d’altronde, posso poco imbarazzarmi – accada come (Dio ci liberi!) nella politica – della quale non mi occupo affatto. Le scuole, come i partiti, si disgregano, si frazionano, ognuna pretendendo di possedere il verbo perfetto ed infallibile, donde il non lontano pericolo di dissolvimento, del caos dal quale, forse, rinascerà una nuova era.
- La pittura moderna ha il vanto d’aver guardato e tentato audacemente la luce, l’aria aperta, la profonda poesia dei campi…
- Si, ma…
- Ma è necessario essere eclettici ed accettare il buono in qualsiasi modo ci venga espresso. Perché la tecnica non deve mai darci troppa preoccupazione (Notate!). Invece per misoneismo, o per altro, respingiamo quanto, più tardi, ad occhio educato, può sembrarci ben degno di rispetto.
- Il misoneismo cui Ella accenna ha la sua maggior stanza nelle Accademie, le quali non possono di per se stesse formare l’artista, come la grammatica non forma lo scrittore.
- Certo, nessuna accademia insegnerà a dipingere un’onda! Non vi sono linee e dati fissi.
- A proposito di onde; quale differenza vi è, per lei, fra il mare e la campagna?
- Nella campagna è più facile trovare linee diverse ed emozioni pittoresche. Il mare è difficile ad afferrarsi, pel suo continuo cambiamento di linee e colori. Quando è azzurro, è lieto, ma non fa pensare. Quando è agitato è un poema. (Notate, ancora una volta, il “fosco”, il drammatico…). Del resto, Le ripeto che mi è difficile esprimermi…
- Abbastanza!… Ed a proposito di accademie: In quale di esse, Ella studiò? Vuol dirmi qualche cosa della sua carriera iniziale?
A questa domanda, come ad altre che io feci, il Maestro ebbe per un momento come un impeto di repulsione. Già avevo notato con quanto sforzo egli parlasse di sé. Poco, quindi, mi aspettavo, poco mi disse, ma anche in quel poco era la conferma del suo temperamento e… delle mie intuizioni. Mi accennò di aver studiato a Genova (ove nacque), nel Collegio Nazionale, dietro l’Annunziata. Poi andò a Torino, all’Albertina, credendovi di trovare il Fontanesi, ma questi venne a mancare proprio in quei tempi. Poi, stanco prese colori e pennelli e via per i campi, studiando da sé, sul vero.
Avendogli chiesto quale primo impulso la spinse all’arte ed… ai campi, rispose che furono il sentimento ch’egli leggeva nelle cose ed il, desiderio di libertà.
Parlando d’arte, la sua persona aveva, parvemi, impercettibili vibrazioni. La sua fronte pensosa, che rughe severe solcano; il suo volto, glabro, raso, un po’ magro, un po’ affilato, parevano animarsi; e nell’0cchio avvezzo all’indagine, in essa affaticato, si accentuava la bontà, animandosi di leggera arguzia.
Ci intrattenemmo, ancora, sugli artisti di Torino, dei maggiori fra i quali, che lo hanno in grande stima e considerazione, egli è amicissimo. Conobbe il Bistolfi un grande scultore ed uno squisito paesista. Dell’autore del “Supremo Convegno” mi mostrò, appesa ad una parete, una pensosa testa di donna; di Paolo Gaiano, egregio freschista, una splendida, viva testa di vecchio
Da quanto ero con lui? Da quanto durava il mio sogno? Parevami mezz’ora, ma l’orologio mi assicurò che di ore stavano per passarne due.
Ringraziatolo, salutatolo, auguratagli ottima l’imminente campagna ch’egli trascorrerà in Piemonte, mi affrettai a prendere l’uscio.
Perché, anche con un paesista, sarebbe stato eccessivo dimostrarsi… paesano…
Uno di Via S. Chiara
R4
“Corriere mercantile” – Sabato 13 Maggio 1916
La 62.ma Esposizione della “Promotrice”
Sacheri – Figari – Discovolo – Gaudenzi – Villani – Craffonara – Maragliano – Nomellini
Giuseppe Sacheri è oggi nel giusto punto della maturazione. Egli è innamorato del mare, degli scogli, delle piante, delle nuvole, dei riflessi solari e lunari nel moto delle acque. Siano palpiti, siano spasimi. La calma e la tempesta; il sereno e il torbido; la carezza blanda e la violenza delle cose, egli intende e rende. Paesista nel buon senso della parola, che includa un poeta. La sua tecnica s’è avvalorata di molteplici tentativi, di tenaci battaglie: ora è vittoriosa. Gli porge davvero la chioma perch’egli ne faccia quel che vuole. Arte che è apprezzata da quelli del suo mestiere, e che nello stesso tempo è simpatica a tutti: anche a chi non ne valuta tutte le difficoltà superate.
Son tutti belli e suggestivi i suoi quadri. Marine – prati – case perdute nell’ombra bagnata da trepidi ruscelli, mulini nel grigio operoso e tranquillo. Tutto è pieno di quelle sana poesia che è il più bell’inno alla vita. Ha un bel cielo di nuvole chiare che vanno, mentre il gran campo di margheritoni gialli si stende alla brezza. Una ricchezza d’oro animato. Ha nella casina dei cipressi, un cielo pensoso: e pensosi sono gli alberi sull’acqua che scorre.
Guardate quella Fioritura (N. 8). Quanta delicatezza vaporosa! Nel verde primaverile i fiori s’aprono alla vita. Che importa s’ella sia breve!…
E quel classico e moderno “Nei vecchi piccoli porti”? Si sente in tutta la produzione del Sacheri un’anima affinata dalle continue letture e dall’intelligente contatto con le cose, fatto da un’anima schiva della folla.
………….omissis………
Dell’odierna esposizione, i due che ricercano potentemente la vibrazione della luce sono Nomellini e Sacheri: coi mezzi di contrasto fra i toni caldi e i freddi, pur adoperando tecniche differenti.
Nomellini con la suddivisione dei colori supplementari; Sacheri sintetizzando in toni più larghi tale colorazione. Nomellini compone a memoria; Sacheri rappresenta impressioni fugaci del paesaggio attraverso sensazioni sue personali.
………….omissis………..
A. Pastore
B.
R5
“Caffaro” – 14 Maggio 1916
L’ Esposizione di Belle Arti a Palazzo Bianco
Negli scorsi anni l’annuale Esposizione della Società di Belle Arti aveva luogo nel Ridotto del teatro Carlo Felice. Le mobili pareti hanno oggi mutato sede e sono state accolte nella pinacoteca di Palazzo Bianco.
…………omissis……….
Se si considera il fenomeno artistico nelle sue sole apparenze esteriori, esso appare l’obbiettivo dei tre quarti della pittura contemporanea: ma chi ricerca le ragioni intime che determinano nell’epoca nostra una evoluzione artistica di importanza storica si accorge che, mentre presso gli antichi – in questa stessa mostra v’è modo di constatarlo – il paesaggio ebbe ufficio puramente decorativo, nei quadri moderni esso integra di per sé la nuova spirituale rivelazione.
Nessun pittore antico ha mai rivelato una delicata personalità cogliendo come il Sacheri motivo da un Tramonto sul Pesio, dal Mattino a Burano; Sera di Riviera di Levante; Mattino calmo; Meriggio; Giorno di sole; Notturno lunare; Pioggia in montagna, Scirocco; Armonia invernale; questi quadri, fra gli altri che il valoroso artista espone nella sala dedicata alla sua Mostra personale, manifestano nuova suggestiva compiacenza pittorica.
………..omissis……..
P. de G.
R6
“Il Lavoro” – 16 Maggio 1916
Alla “Promotrice”
Sacheri – Geranzani – Cominetti – Baghino
Anche quest’anno, malgrado il tragico periodo storico che traversiamo, la vecchia Promotrice ha aperte le sue sale al pubblico. Nomade, senza sede fissa, questa volta è andata ad annidarsi nel Palazzo Bianco, nelle stesse sale di un’altra galleria piena di vecchi quadri, che senza invidia, dall’alto, guardano ai paraventi dove sono affisse le nuove tele venute.
Detto ciò, si capisce che anche qui le opere esposte non sono troppo a loro agio, anzi è proprio l’opposto, esse si trovano a disagio. Ma ad ogni modo questo locale ci sembra meno monotono del Ridotto del Carlo Felice al quale non si può pensare che con un senso di melanconia. Con questo, ben inteso, non vogliamo dire male della sale del nostro massimo teatro. Esse sono bellissime, ma adibite ad una mostra diventano tristi e grigie. Sembrano avvolgere in una stessa luce tutte le opere, rendendole quasi uniformi.
Almeno al Palazzo Bianco c’è della luce, molta luce; e attraverso le finestre si intravedono i bei terrazzi splendidi di marmi e di piante che danno un vero senso di piacere.
La prima sala, appena entrati nella mostra, è occupato da ben trentadue lavori di Giuseppe Sacheri che il pubblico genovese ormai conosce ed apprezza. Tutti gli anni infatti egli ha partecipato con attività alla promotrice, ma forse questa volta egli si presenta più completo, con un insieme di tele da cui si può intravedere intera la personalità dell’artista. Abbiamo il quadro di vaste dimensioni e il bozzettino di impressioni colte un po’ da per tutto. Girando l’occhio attorno a questa sala del Sacheri, si intravedono paesaggi liguri, orizzonti adriatici, ed anche aspetti del cielo e del mare ritratti in Olanda, dove il pittore va sovente a pellegrinare. E come questa esposizione è varia per i luoghi che riproduce, così lo è pure per i diversi aspetti del giorno che cerca di fermare. In generale è l’attimo che l’artista ha voluto imprimere. Il raggio di sole, e la nuvole incandescente nel tramonto, il rincorrersi della nuvolaglia prima del temporale e lo squarciarsi del cielo quando torna il bel tempo.
Cero la sua opera è piacevole a vedersi: tutti questi orizzonti, questi aspetti del giorno che si aprono al nostro sguardo danno un senso di luce e di movimento alla mostra. E poi in quest’insieme di opere, come in ogni singola, abbiamo degli sprazzi di luce che l’avvivano. Ma la qualità emergente del Sacheri è la conoscenza dell’arte sua nel senso più rude. Egli è rotto al mestiere e affronta superandola con sicurezza ogni difficoltà. E così ne deriva una spontaneità non comune. Se mai dovessimo fare qualche appunto, diremmo che questa facilità esorbita.
Migliori degli altri ci sembrano quattro piccoli bozzetti uniti nella stessa tavola, fra cui uno vivissimo intitolato “Nei vecchi porti”. Anche “Marzo” e “Piazzetta d’Olanda” ci sembrano notevoli.
Il Sacheri presenta anche dei bozzetti donati al “Comitato per il ristoro del soldato”, comitato, che come accennammo in altro numero del giornale, ha una intera sala di cui ci occuperemo in uno degli articoli seguenti.
…………….omissis…………….
ANG:
GIUSEPPE SACHERI 1917
D1
Rivista “IL PORTO DI GENOVA”
Natale e Capodanno della Illustrazione Italiana 1916 – 1917 Milano Fratelli Treves Editori
Riproduzione di opera del Sacheri: “Piccoli velieri” (riproduzione a Pianfei)
E1
Personale a Genova al Pro Patria nelle sale superiori del Caffè Borsa di paesaggi di montagna con 40 sensazioni dal’ 8 Febbraio 1917.
C1
Lettera intestata: Società degli Amatori e Cultori di Belle Arti in Roma
Palazzo dell’Esposizione – Via Nazionale – 85.a Esposizione (ciclostilata)
Roma, 21 Gennaio 1917
All’Illustre Artista Prof. Giuseppe Sacheri, Chiavari
Illustre Professore,
Il giorno 28 Febbraio del corrente anno si aprirà al pubblico la 86.a Esposizione d’Arte di questa Società nel Palazzo di Via Nazionale.
La Presidenza nell’intento di rendere più completa la manifestazione artistica in quest’ora di preparazione civile, si onora di invitare la S.V. Ill.ma a partecipare alla Mostra con una o due sue opere: numero limitato dal regolamento del quale allego copia.
Dalla sua squisita cortesia mi attendo un cenno di adesione: e a questo riguardo Le invio una scheda di notifica che La prego di voler riempire e ritornare con cortese sollecitudine.
Unisco altresì una scheda di associazione: essendo necessario quest’anno, a motivi dello spazio, per partecipare alla Esposizione, che gli artisti non residenti in Roma siano soci di questa Società.
Frattanto mi è caro di esprimere i sensi del mio massimo ossequio.
Il Presidente
dev.mo Manfredo Manfredi
CP1
Lettera
Ceva (Isola), 6 Agosto 1917
Chiarissimo Sig. Professore,
Ho avuto dal caro Mongardi gli otto studi. Ho provato una impressione di tanta gioia al vederli che non me ne potevo staccare più.
Io la ringrazio vivamente, Sig. Professore, del magnifico dono. E le sono grato per la scelta sapiente. Perché nella mia abitazione è entrata con Lei tutta la festa con cui le cose si godono la luce. Negli affocati meriggi, sotto i cieli tersi, quando i campi, estenuati dalla fatica del frutto reso, giacciono immobili sotto la calura che li cinge per future vite, ed il piano folgora d’amore contro il monte, gigante umile accecato dai bagliori. Nelle albe e nei tramonti in cui le cose non più oppresse riacquistano le loro individualità, e felici comunicano fra loro col giuoco delle ombre scherzevoli e fugaci. Nelle grigie armonie sotto il sole velato con immobilità dolorose.
Tutta la bellezza delle cose, nella rapida varietà che l’occhio dell’artista grande vede, discerne e fissa, tutto è entrato nelle mia abitazione, nell’opera sua Sig. Professore e nella sagace scelta, così che come rinata prova una ebbrezza di gioia.
E l’anima in questi tempi di turbine si riposa nella contemplazione, e dimentica.
Grazie dunque e grazie ancora di tanto magnifico dono.
Colla preghiera di porgere i miei ossequi alla gentile sua Signora voglia gradire i miei più distinti saluti.
Obb. G. Beltrandi
CP2
Lettera intestata: Regia Avvocatura Erariale Genova indirizzata a G.S. – Chiavari
Genova, 14 Novembre 1917
La tua esposizione di sensazioni di montagna è stata una impressionante sorpresa per me.
Conoscevo un Sacheri marinista, un Sacheri conoscitore consumato di tutta la bellezza dell’Appennino del versante del mare, ma un Sacheri interprete squisito della montagna, non lo conoscevo affatto, e sono stato ben felice di conoscerlo.
Non che io non ti credessi capace di rendere la poesia suggestiva della montagna colle stesse doti rigorose ed espressive con cui sai rendere l’onda spumeggiante e la roccia da questa flagellata, ma ti confesso senza ombra di adulazione (che io non conosco) che il nuovo campo della tua manifestazione artistica è stato per me una rivelazione.
Quel terreno umido e …………….. del N°1 (Scende la nebbia), quella sinfonia finissima e intonata di grigi del N°2 (Sera presso l’ovile) quel bellissimo “Ritorno a sera (N°11) che fa degno pendant al precedente, sono studi veramente superbi che rivelano una sensibilità squisita e sono resi con una larghezza, con una personalità, con una perizia assolutamente ineguali.
Ti assicuro che raramente ho veduto degli studi tanto persuasivi.
Nel “Ritorno a sera” vi è una donna a sinistra è tanto ambientata , che la stessa mia bambina che condussi con me, osservò che su quel cencio che ha in capo, si rifletteva veramente il grigiore delle nubi.
La tua esposizione è veramente il trionfo del grigio che dopo tutto è la tinta più aristocratica che noi abbiamo sulla tavolozza. Tutto sta a saperla adoperare perché quella è più difficile che fare del grigio colorito, e tu l’hai fatto in modo felicissimo.
Due quadretti distavano per intonazione dagli altri, e sono il N° 30 (Sera di luna) e il N° 31 (Dopo il tramonto nella valle).
Nel primo hai saputo trovare un tono della luna e del cielo che non sono più toni, ma sono vera emanazione di luce.
Il secondo è pieno di mistero e di sentimento a cominciare dal cielo coperto di nubi dai bordi dorati, e venendo alla montagna avvolta nell’ombra profonda e trasparente.
Ma lo studio che ha la mia predilezione è quello che porta il N° 28 (Sera in Val Pesio). Un piccolo gruppo di case a destra con un campanile, un altro più piccolo a sinistra e in mezzo un gruppo di piante dal ciuffo sobriamente colorito in un simpatico tono caldo che spicca sul grigio della montagna.
Vi è un’armonia così piacevole, così equilibrata di toni, che non ne potevo staccare gli occhi.
Naturalmente il pubblico non vi si fermava innanzi, preferendo note più vibranti e colorite. E’ troppo fino per essere capito dai più.
Caro Sacheri, ho fatto una lunga chiacchierata, ma mi sono sfogato.
Che peccato che tu non stia più a Genova! Saresti l’unico spiraglio di luce intellettuale per me in questa ……….. ………!
Stammi bene e ricorda il tuo aff.
Manfredi
CP3
Cartolina inviata il 2/5/17 a G. Sacheri – Chiavari dal figlio Aldo (anni 13), spedita da Genova ove presumibilmente seguiva gli studi.
(Cartolina emessa a cura della IX Esposizione di Venezia raffigurante un dipinto di Giuseppe Leoni).
“Caro papà,
Avevamo sì deciso di fare una scampagnata e se il tempo sarà buono la faremo, perché tu intanto tra la Promotrice e Manfredi potresti star poco con noi. A ogni modo il cappello portalo e se non ci troverai lascialo dalla Sig.ra Faggioni.
Ieri ho studiato una poesia difficile che mi è costata tanta fatica, ma oggi ho preso 9 e sono contento.
tuo Aldo”
R1
CORRIERE MERCANTILE – Giornale del pomeriggio – Genova, Venerdì 9 Febbraio 1917
Cronache d’arte – L’Esposizione Sacheri al Pro Patria
Le sale superiori del Caffè della Borsa, ove il Pro Patria offre le sue quotidiane manifestazioni, stanno diventando un piccolo tempio d’arte.
Dopo la mostra di Lorenzo Viani, degli artisti soldati e di Raemaekers, ora è venuto il turno di una Esposizione di Paesaggi alpini di Giuseppe Sacheri, inauguratasi ieri a cospetto del più eletto nostro pubblico intellettuale che prodigò a quest’ultima produzione del noto artista il meritato plauso e viva ammirazione.
Si tratta di quaranta quadretti che furono con tanto buon gusto disposti dal pittore Guido Meineri, quasi fossero altrettanti strofe di un poema, altrettante battute di una sinfonia calma e misteriosa.
Il tono grigio dominante costituisce in essi il “motivo basico” che è ripreso e sviluppato in ciascuno con un crescendo patetico e sentimentale.
Giuseppe Sacheri è già troppo conosciuto perché si possa dire di lui, in questa sua nuova opera, una parola non detta.
Egli rimane in questa il bel pittore che fu fino ad oggi, il bel pittore di vecchio buon stampo fatto di amore e di umiltà francescane: virtù meravigliose queste per la concezione e la materializzazione dell’opera d’arte, ma sempre nocive all’artista che, in tali nostri momenti tumultuosi, avrebbe bisogno di avere a fior di labbro tutto l’ardore dominatore che gli brucia l’anima di dentro, per poter saettare la volgarità e l’apatia che lo accerchiano e minacciano di soffocarlo.
Ed ecco dunque amore ed umiltà nella concezione e nella materializzazione, come in ogni sua opera passata, anche in questi quadretti esposti a glorificazione della virgiliana bellezza delle nostre Alpi marittime.
Tutti diversissimi di soggetto, pur trattando lo stesso oggetto, non si può citarne uno senza temere di far torto all’altro tanto sono egualmente espressivi e concettosi ed intimamente legati dalla stessa trama poetica.
Fatti con parca misura di toni, anzi direi quasi con soli due toni complementari, essi raggiungono sempre un ossessionante realismo esulando completamente dalla volgare pittura oggettiva.
Amore ed umiltà anche attraverso le ardite bravure tecniche che il Sacheri non ostenta mai, ma che suo malgrado sfolgoreggiano da ogni sua tela per la padronanza assoluta del mestiere, altrettanto abile nella grassa spatolata, quanto nella raschiatura, nella pennellata e nella linea di matita che taglia il colore per incidervi la forma. Dominando l’effetto del colore, le forme veramente non hanno in tali paesaggi che un’importanza secondaria, non mai aneddotica però, perché l’aneddoto non interesse il Sacheri, troppo profondamente sostanziato di sogno.
Il paesaggio di Sacheri è sempre un paesaggio veduto e guardato attentamente e poi riprodotto durante il sogno che l’amore ha suscitato, magari repentinamente, nell’intimo dell’anima; e perciò egli ci commuove e ci esalta trasfondendoci la calma adorazione che forma lo spunto iniziale ed essenziale dell’opera sua.
L’esposizione rimarrà aperta ancora qualche giorno e niuno spirito sensibile vorrà privarsi di andare un po’ a sognare alle falde delle Alpi marittime evocateci da questo grande artista troppo umile che tutti conoscono e che pochi hanno veduto personalmente tanto sfugge le strette di mano e le congratulazioni.
G. M. Cominetti
R1
IL LAVORO – Genova – Domenica, 11 Febbraio 1917
La mostra Sacheri
Nelle eleganti sale del “Pro Patria” in piazza De Ferrari, nel palazzo della Borsa, è aperta da pochi giorni, una mostra personale del pittore Giuseppe Sacheri, vecchia conoscenza nostra.
Qui non è l’abilissimo e valoroso pittore di marina, che con Andrea Figari, Angelo Costa, Alfredo Luxoro e pochi altri, da tempo va illustrando il nostro porto a la Riviera, ma un nuovo Sacheri, cioè un Sacheri che si presenta sotto l’aspetto di un intelligente pittore di montagna, con un ciclo interessantissimo di bozzetti e studi alpestri.
In vero, noi abituati alle vibranti canzoni marine, che egli con rara sapienza da tempo va accumulando, oppure alle sue delicate e varie ed efficaci sensazioni di paese, alle nostalgiche visioni di paesi nordici, ricordi di vagabondaggi attraverso paesi prediletti dal Sacheri, in vero, non pensavamo a questa sua nuova trasformazione, se così può chiamarsi, verso un nuovo genere di pittura: la montagna. Quante soavi e suggestive visioni, racchiude questa piccola raccolta! Quanti fiori selvaggi odoranti l’acuto profumo dell’Alpe, quante solitudini evocate, quanti angoli remoti, e soprattutto, sempre, sempre, vibrazioni nostalgiche… Nostalgie e sogni, ricordi e forse rimpianti! E quanta poesia emana dalle piccole scene con l’usata freschezza, con grazia impareggiabile, con delicatezza di osservatore sereno ed affettuoso.
Perché tutti coloro che osservano la montagna e la studiano, l’amano, e la rendono più che tecnicamente, con passione ed intelletto di innamorate qui, più che altrove, il Sacheri sa rendere con intensità profonda, visioni di nubi e di cieli, di pascoli e di casolari, di valli e di burroni. Molte di esse sono derivazioni dirette dal vero, cioè studi a contatto diretto della natura, altri, ricordi attraverso fuggevoli appunti, o meglio ancora attraverso la inesauribile vena pittorica del forte e geniale genovese. Pittore di fecondità sbalorditiva, di una attività che meriterebbe ben altra ricompensa di quella da lui conseguita. Spirito solitario, assorto unicamente nell’arte, schivo del rumore che attira tanti altri, da anni ed anni espone le sue tele nelle più importanti esposizioni d’arte, con la coscienza di un lavoratore forte e dignitoso che sa anche spingere la sua tavolozza verso sane evoluzioni, senza deviare come altri, per seguire i facili entusiasmi degli avventurieri che infestano il campo dell’arte. Più che esaminare ogni singola opera esposta, abbiamo cercato di dare un’idea ai nostri lettori di questa ultima evoluzione di Giuseppe Sacheri. Se qui non ritroviamo la smagliante tavolozza del marinista che tutti conoscono, troviamo un delicato ricercatore di gamme finissime. Tecnicamente, rimane pur sempre il pittore dalla pennellata forte, sicura, che egli adopera con abilità maestra e padronanza inarrivabile. Disegnatore sempre corretto, non s’agita a raccogliere visioni farraginose, ma si limita a tenui motivi, semplici che sfuggono a molti, non all’occhio sagace di un combattente come il Sacheri.
Così questa piccola mostra è sorta ad iniziativa del Club Alpino, auspice l’avvocato Agostino Virgilio, intelligente amatore d’arte (!!!! nota del pittore sull’articolo) e sotto il patronato del fiorente “Pro Patria” con intendimenti artistici ed in pari tempo filantropici. Ad essa, non dubitiamo corrisponderà l’attenzione del pubblico, e non potrà mancare quel successo che sempre ha conseguito ogni manifestazione d’arte che reca il nome di Giuseppe Sacheri.
a.b.
GIUSEPPE SACHERI 1918
E1
Partecipazione a Mostra Nazionale di Bianco e Nero della C.R.I – Roma. Un opera dal titolo “Mare a sera” viene acquistata dal Ministero dell’Istruzione per la Galleria Corsini di Roma.
E2
16 – 31 Marzo 1918
Mostra personale al palazzo dell’Arte a Milano – via Manzoni – con 200 dipinti coma da catalogo
E3
Espone alla Prima Biennale d’Arte della città di Napoli nei saloni della Reggia.
E4
Genova – Esposizione n. 106 studi dal vero – Novembre/dicembre 1918
C1
Lettera intestata: Croce Rossa Italiana – Mostra Nazionale di Bianco e Nero
Roma – Via delle Tre Cannelle, 15
Roma, 19 Gennaio 1918
Illustre Prof. Giuseppe Sacheri,
Con la presente ho il piacere di comunicarle che lo Spett.le Ministero dell’Istruzione ha acquistato la Sua pregevole opera dal titolo “Mare a sera” esposta alla Mostra Bianco e Nero della Croce Rossa Italiana, per la Galleria Corsini di Roma.
Nel porgerle le più vive sincere congratulazioni della Presidenza e mie personali, per l’onorifico ben meritato acquisto col massimo ossequio La riverisco.
Dev.mo Alfredo Politi
Direttore di Vendite
D1
Rendiconto Mostra Giuseppe Sacheri 16 – 31 Marzo 1918
Galleria Centrale d’Arte del “Palazzo delle Aste” – Via Manzoni, 1 – Milano
Sono elencate le spese e il ricavato dalle vendita dei quadri
(Tra le spese risulta un “Corriere della sera”: si potrebbe verificare se c’è articolo da archivio del Corriere.)
D2
Casellario Giudiziale – Certificato Generale Tribunale di Genova
richiesto da Sacheri per concorso
rilasciato il 10 Dicembre 1918
D3
Catalogo dell’esposizione di studi dal vero a Genova nel Nov./Dic. 1918.
(da bibl. d’arte del Castello Sforzesco di Milano – op. F 61.
R1
IL LAVORO – Genova, Martedì 22 Gennaio 1918
Arte Ligure
Alla Mostra Nazionale di Bianco e Nero della Croce Rossa Italiana in Roma, il disegno colorato “Mare a sera” di Giuseppe Sacheri venne acquistato dal Ministero della Pubblica Istruzione per la Galleria Corsini.
R2
IL SECOLO – Milano, 26 Marzo 1918
Esposizione individuale Giuseppe Sacheri
Domenica, 31, si chiude alla Galleria Centrale al Cova (via Manzoni, 1) la mostra di duecento dipinti ad olio del pittore genovese Giuseppe Sacheri che con altre sua mostre individuali e con invii alle esposizioni periodiche si è fatto da tempo conoscere anche dal pubblico milanese come un vero specialista per le impressioni della Riviera di Levante viste di preferenza nelle ore crepuscolari e nelle penombre notturne. Impressioni egli riportò pure dei suoi viaggi lungo le spiagge dei mari nordici. Anche questa volta la mostra è stata apprezzata e non furono pochi i compratori.
R3
EMPORIUM – Bergamo, Aprile 1918 – vol. 47 (bibliot. Università Cattolica, Milano – Per 51bis)
ARTE “LANAM FECIT”
L’Associazione Lombarda dei Giornalisti con nobile gesto, in quest’ora di dolore ma non di sconforto, si è fatta tempo fa iniziatrice della raccolta della lana per i soldati combattenti.
Al suo appello Milano ha risposto con quella generosità, che è ad essa abituale. Le oblazioni sono state difatti molte e cospicue. Tuttavia l’Associazione Lombarda dei Giornalisti, onde ancor maggiore fosse il contributo da Milano a sollievo dei nostri soldati lottanti non con il solo secolare nemico, ma anche con i rigori crudeli dell’inverno, ritenne di rivolgere speciale appello a quanti possedevano opere d’arte, perché di qualcuna di esse volessero far offerta per una pubblica asta, i cui profitti da tradursi appunto in lana per i soldati al fronte.
“Nel nome d’Italia – l’Arte stellante – come la Donna Romana – lanam fecit”. Così si leggeva in fronte al Catalogo della Mostra delle opere con la quali tanti generosi si erano affrettati a rispondere all’invito dell’Associazione dei Giornalisti; una Mostra per vari aspetti interessante e che per quattro giorni richiamò nelle eleganti sale della Galleria Pesaro un pubblico scelto e numeroso.
Non farò nomi di offerenti. Mi limito a rilevare, come non pochi avevano, evidentemente, donato, con il nobile divisamento di riacquistare, alla pubblica asta, l’opera data.
…………….omissis……………..
Solide qualità ci conferma il Sacheri in una Marina, pregevole per vari aspetti, ……………
…………….omissis……………..
E. A. Marescotti
(alla Mostra erano presenti opere di importanti autori, come T. Signorini, P.P. Michetti, A. Mancini, Mosè Bianchi, A. Morbelli. Il dipinto di Giuseppe Sacheri, dal titolo “Marina”, è stato donato da S. M. il Re – come risulta dalla notazione sotto la riproduzione del quadro riportata su Emporium alla pag. 215 – e venduto per il prezzo di L. 2600).
GIUSEPPE SACHERI 1919
E1
Partecipa alla Prima Mostra d’Arte “La Floridiana” – Napoli – Autunno 1919 (catalogo)
A1
Rieletto membro del Consiglio Direttivo della Società di Belle Arti di Genova.
C1
Lettera intestata: Società di Belle Arti in Genova – Via Garibaldi, 18
Genova, 12 Febbraio 1919
Egregio Consocio,
Mi onoro partecipare alla S.V. che l’Assemblea Generale dei Soci, nella sua adunanza del 10 corr., La rieleggeva a membro del Consiglio Direttivo della Società di Belle Arti.
La distinzione conferitale dimostra quanto sia apprezzato l’interesse della S.V. per il culto e l’incremento delle Belle Arti nella nostra Genova, io gliene esprimo il mio generale compiacimento.
Lieto così di averla fra noi, per il maggior decoro ed incremento della Società nostra, me le professo colla massima considerazione.
Il Presidente
Il Segretario Emilio Parodi
Angelo Balti
C2
Lettera intestata: Società Promotrice delle Belle Arti – Torino
Torino, 24 Marzo 1919
Ill.mo Professore Sacheri Giuseppe – Sturla – Genova
La Direzione di questa Società ha l’onore di invitare V.S. ad esporre due delle sue Opere alla solenne Esposizione Nazionale di Belle Arti che sarà inaugurata in Torino alla fine di Agosto 1919.
Il Presidente
Il Dirett.re Seg.rio F.Ruffini
Cesare M. Clementi
C3
Lettera da: Sindaco di Venezia – Presidente dell’Esposizione Internazionale d’Arte (prestampata)
Venezia, 23 Ottobre 1919
Caro Signore,
Abbiamo l’onore di invitarLa personalmente alla nostra XII.a Esposizione Internazionale d’Arte (15 Aprile – 31 Ottobre 1920), di cui Le rimettiamo, a parte, il Regolamento generale.
Noi confidiamo ch’Ella vorrà accogliere l’invito, partecipando alla Mostra in modo degno del Suo valore e dei propositi della nostra impresa.
Il programma di questa impresa, che ha dato già ottimi frutti, rimane immutabile: mirare all’elevazione estetica; – seguire un illuminato criteri di eclettismo; – onorare le manifestazioni consacrate dell’Arte, ma insieme accoglierne liberamente le aspirazioni nuove.
L’Esposizione di Venezia, riprendendo la serie delle sue gare internazionali, riaprirà, nella primavera dell’anno prossimo, le porte al pubblico, dopo essere stata obbligata a tenerle chiuse, per ben cinque anni, dall’immane conflitto mondiale, che, se tante cose ha offese sconvolte o distrutte, tante altre ne ha corrette riplasmate o intimamente rinnovate.
Importa dunque che, di fronte al contributo degli stranieri, il quale, per la XII.a Mostra veneziana si annunzia cospicuo vario ed oltremodo interessante, l’Arte nazionale voglia e sappia, ancora una volta, affermarsi con le migliori sua virtù.
La preghiamo di favorirci la Sua adesione non più tardi del 15 Novembre. Trascorso questo termine senza riceverla, noi riterremo, con rincrescimento, che non Le sia possibile accogliere il nostro invito.
S’abbia, caro Signore, i saluti più cordiali per Lei, i più fervidi auguri pel Suo lavoro.
Il Sindaco di Venezia
Presidente dell’Esposizione
F. Grimani
GIUSEPPE SACHERI 1920
E1
Espone alla XII.a Esposizione Internazionale d’Arte della città di Venezia
Opere esposte (vedi Catalogo):
19 – “Sul Baltico”
“Canzone marina”
C1
Lettera intestata Società delle Belle Arti in Firenze – via della Colonna, 37 (prestampata)
Firenze, 9 Febbraio 1920
Illustrissimo Signore Giuseppe Sacheri – Genova,
Questa Società delle Belle Arti prepara per la primavera di quest’anno una mostra d’arte, secondo il Regolamento annesso alla presente.
Essendovi disposto che la mostra si farà per inviti o per esame di giuria, ho l’onore di invitare la S.V. a partecipare alla esposizione inviando non più di tre opere di sua mano, le quali saranno senz’altro accettate in base al presente invito, salvo le riserve di cui all’art. 3.
Questa Società, non sorretta ne sussidiata da alcun congegno ufficiale, alimentata dalle sole tasse dei pochi soci, fa ogni anno del suo meglio per offrire agli artisti di Firenze e di tutta Italia un mezzo di giovare all’arte ed a se stessi.
Questo mezzo in tanto può essere povero in quanto sia tale il contributo di chi fa l’arte, non lo sforzo di chi la ospita e l’aiuta.
Onde io confido che, per amore dell’arte e in onore di Firenze, donde muove questo invito, la S.V. vorrà degnarsi di accettarlo e gradire questo modesto attestato di particolare considerazione del suo devotissimo
(firma illeggibile)
D1
Fattura della Ditta Nicolò De Pasquali di Genova via Roma. 34 del 6 Maggio 1920 per acquisto di cornici e varie nel periodo che va dal Febbraio 1912 all’Aprile 1920 per un totale di £ 1934,90
D2
Ricevuta della Ditta Nicolò De Pasquali di Genova – Galleria Mazzini, 60 datata 31 Agosto 1920, per acconti versati a fronte di vendita dei seguenti quadri: “Notturno” nel Maggio 1913 – “Sole al mattino”, “a Moliers Alpi Marittime”, “Spiaggia di Cavi”, “Mattino d’estate a Sori” e “Plenilunio a Venezia” nel Agosto 1920
D3
XII.ma Esposizione Internazionale d’Arte della Città di Venezia. Tessera di riconoscimento.
GIUSEPPE SACHERI 1921
E1
Certosa di Pavia – 1a. Esposizione Nazionale “Al chiaro di luna” – 31 marzo/31 maggio
Giuseppe Sacheri espone insieme numerosi altri pittori e scultori.
E2
Vienna – Ottobre/Novembre 1921 espone N. 40 opere al Glaspalast (Esp. Chiaro di luna)
(catalogo da tradurre)
E3
Praga – dal 8 Dicembre 1921 a Gennaio 1922 espone n. 17 opere al Vystava Italskeho Umeni (Mostra dell’arte italiana a Praga) organizzata dal movimento “Chiaro di luna” di Pavia.
(catalogo con elenco delle opere esposte su file Mostre 1 – Works)
C1
Lettera intestata: 1.a Esposizione Nazionale d’Arte del “Chiaro di Luna” 1° Aprile – 31 Maggio 1921
Certosa di Pavia, (senza data)
Ill. Signor Pittore Giuseppe Sacheri – Chiavari
Abbiamo l’onore di invitare la S.V. a partecipare con una o due delle sue migliori opere all’Esposizione Nazionale d’Arte del “Chiaro di Luna”.
Uniamo alla presente il programma – regolamento.
Fiduciosi che la S.V. aderisca all’invito, la salutiamo distintamente.
p. La Direzione
Elpidio Piccoli
C2
Lettera intestata: 1.a Esposizione Biennale Nazionale d’Arte della città di Napoli
Maggio – Ottobre 1921 (lettera prestampata)
Invito per l’Ill.mo Professore Sacheri Giuseppe – Genova
Napoli, data del timbro postale (?)
Chiarissimo Signore,
Abbiamo l’onore d’invitarla personalmente alla nostra I.a Esposizione Biennale Nazionale d’Arte (1° Maggio – 31 Ottobre 1921), di cui Le rimettiamo il Regolamento generale.
Noi confidiamo ch’Ella vorrà accogliere l’invito, partecipando alla Mostra in modo degno del Suo valore e dei propositi della nostra iniziativa.
Il nostro programma, sogno di tanti anni che solo ora può tradursi in realtà, mira all’elevazione estetica, seguendo un illuminato criterio di eclettismo, accogliendo liberamente, senza preferenze di scuole o di maniere, ogni sana aspirazione d’Arte.
A questo nobile fine Ella è chiamata a concorrere efficacemente.
Voglia favorirci un sollecito cenno di adesione, e aggradisca intanto, Chiarissimo Signore, i nostri cordiali saluti.
Il Segretario Generale Il Presidente del Comitato d’Azione
Eugenio Vitelli (firma illeggibile)
CP1
Lettera da V. Cavalleri
Torino, 11- 3 – 1921
Caro Sacheri,
Caldamente ti raccomando d’inviare qualche tuo lavoro alla nostra promotrice. Spero avrai già ricevuto l’invito ufficiale dalla Direzione. Facendo io parte di essa te lo raccomando io personalmente, promettendoti, fin che sarò io nella direzione, di interessarmi con piacere delle tue opere.
Fiducioso non mancherai di presentarti come al solito degnamente al concorso, ti ringrazio infinitamente anche da parte dei miei colleghi.
Con affetto ti saluto.
V. Cavalleri
CP2
Lettera da Josè y Carlos Cartignoni – San Martin 620 – Buenos Aires
Buenos Aires, 5/9/1921
Egregio Signore,
Abbiamo ricevuta la Sua pregiata del 24 Marzo passato, e preghiamo ci voglia scusare l’involontario ritardo della nostra risposta.
Siamo stati aspettando momenti più propizi per gli acquisti dei quadri di opere di arte, a fine di poter concretare qualche cosa rispetto alla sua proposta; ma siccome ancora non si nota nessuna reazione favorevole, opiniamo sarebbe conveniente aspettare ancora un po’ di tempo prima di mettere in pratica il suo progetto.
“Los estancieros”, le persone agiate che maggiormente si occupano di collezionare, passano per momenti difficili a causa della paralizzazione dei frigorifici; ed il resto dei compratori, solo aspettano queste occasioni, con lo scopo di speculare più tardi.
Conosciamo questa tramitazione per la collocazione dei quadri nei suoi minimi dettagli; alcune esposizioni particolari hanno fracassato e le vendite all’asta, risultano veri disastri.
Di qualunque modo, stiamo completamente a Sua disposizione per tutto quello che abbia piacere di ordinare, con la sicurezza che qualsiasi assunto referente a questo o ad altro motivo, avrà sempre la nostra più grande attenzione.
In attesa, gradisca i nostri più distinti saluti.
José y Carlos A. Cartignoni
CP3
Cartolina postale da Elpidio Piccoli presso Agenzia Stampa Italiana – Praga (Cecoslovacchia)
Vienna, 27 Novembre 1921
Ill.mo Pittore,
Ho il piacere di comunicarle che sono stati acquistati dodici dei suoi lavori; sennonché, date le condizioni finanziarie dell’Austria, essendo i prezzi in lire italiane esorbitanti per gli austriaci, qualche quadro suo lo cedetti per un prezzo lievemente inferiore a quello da lei fissatomi. Non ho ancora ricevuto il pagamento: mi sarà fatto a Praga fra una quindicina di giorni. Le scriverò ancora comunicandole i numeri e i relativi prezzi dei quadri acquistati. Ora tutte le opere sono in viaggio per Praga dove apriremo la nostra esposizione per il giorno 8 Dicembre in locali adattissimi. Forse poi andremo a Berlino e Copenaghen. Tutti i giornali viennesi hanno pubblicato lunghi articoli: le opere sue sono state molto elogiate. Il nostro Movimento tra non molto sarà internazionale; il crescente successo che otteniamo ci fa sperare grandi cose. Credo che nel numero di Novembre dell’ “Emporium” vi sia un mio articolo; lo legga ché tratta anche di lei. Il Secolo, il Corriere, il Piccolo di Trieste, l’Avvenire d’Italia di Bologna, l’Arena e il Corriere del Mattino di Verona, il Piccolo di Parma ed altri giornali hanno pubblicato lunghi articoli nei quali è ripetuto il suo nome. E l’Azione di Genova ? Mi scriva a Praga. Ossequi e congratulazioni. Scusi se le scrivo con la matita.
Elpidio Piccoli
R1
LA PROVINCIA PAVESE – Pavia, 23 Marzo 1921
L’esposizione nazionale d’arte alla Certosa
Mentre fervono i preparativi per la Esposizione organizzata dal “Chiaro di luna” (che sarà inaugurata il 31 marzo) abbiamo fatto una visita alle opere che già sono giunte numerose in sede.
Molti operati lavorano alacremente per togliere dalla casse i quadri e le sculture che artisti d’ogni parte d’Italia hanno inviato alla Certosa: un caratteristico disordine vi è in ogni sala. E vediamo, addossate alle pareti, molte opere che faranno meravigliare il pubblico. Già quando si gira per le sale della Prioria si ha l’impressione di vivere fuori dal mondo: nessun rumore ci dà fastidio; attraverso alle finestre si scorge il bel verde del vecchio orto dei certosini coronato di esili peschi in fiore. Alcune sale sono già decorate: in una vi è un affresco barocco del Crespi, in un’altra dei simpatici affreschi del ’700. Cosicché si ha l’impressione di tornare a vivere nel tempo in cui i severi frati certosini passeggiavano silenziosi, e meditabondi.
Rivediamo alcuni quadri che già in altre importanti esposizioni nazionali e internazionali destarono molto entusiasmo e riscossero l’unanime elogio dei critici. E appunto di qualcuna di queste opere vogliamo scrivere brevemente riservandoci di trattare diffusamente delle altre quando si apriranno i battenti dell’esposizione.
……..omissis…….
Il carattere prettamente antifuturista di questa esposizione d’arte varrà a dimostrare ancora una volta che la capacità e la sincerità degli artisti si rivelano attraverso le loro opere. Difatti nessun lavoro dei numerosi novatori che, con l’etichetta futurista, rallegrano le recenti esposizioni, sarà ospitato nelle sale della Certosa: per non profanare un tempio dell’Arte.
R2
LA PROVINCIA PAVESE – Pavia, 30 Marzo 1921
L’Esposizione Nazionale d’Arte di Certosa
Gli artisti espositori
Come abbiamo già riferito, domani alle ore 15 avrà luogo alla nostra Certosa il “vernissage” e l’inaugurazione della Esposizione Nazionale d’Arte organizzata dal “Chiaro di luna”. Il lavoro di preparazione viene oggi a compiersi egregiamente sotto l’alacre vigilanza del Direttore Elpidio Piccoli, le cui doti di competenza artistica e di prontezza organizzativa sono di sicuro successo.
L’inaugurazione sarà solennizzata con l’intervento dell’autorità cittadina, degli espositori e di amatori d’arte, ai quali sono stati, in gran numero, diramati gli inviti. Al Piccoli ha fatto già pervenire la propria adesione ed il proprio saluto augurale il Sottosegretario di Stato per le Belle Arti, on. Rosati.
(segue la pubblicazione dell’elenco degli artisti fra cui: G. Sacheri di Genova, C. Saccaggi di Tortona, ecc. …omissis…).
R3
LA PROVINCIA PAVESE – Pavia, 3 Aprile 1921
Il “vernissage” dell’Esposizione Nazionale d’Arte di Certosa
Nella mistica atmosfera di pace che avvolge e pervade la stupenda nostra Certosa, dove il fulgore del genio e le dovizie principesche ricantano nei secoli tanta gloria dell’arte italiana e tante memorie di magnifiche dominazioni, le sale della Prioria si sono aperte, nel pomeriggio di giovedì scorso, alle autorità, agli artisti, ai visitatori intervenuti numerosi d’ogni intorno, in occasione dell’atteso “vernissage” dell’Esposizione artistica nazionale indetta e organizzata dal “Chiaro di luna”.
La nobiltà del Monumento entro il quale l’importante Mostra d’arte è stata ordinata e la severità dei principi annunciati dalla Direzione della Mostra medesima richiamavano intorno ad essa un’attenzione assai viva e una benevola attesa. Il “vernissage” ha mostrato abbastanza quanto l’una e l’altra fossero giustificate, e come siano state, in gran parte, corrisposte.
L’intendimento artistico
E poiché abbiamo accennato ai principi artistici della Direzione, che tutta si concentra nella persona e nell’opera di Elpidio Piccoli, non sarà fuor luogo di ricordare, sia pure per sommi capi, quale sia il carattere dal “movimento” da lui recentemente iniziato e vivacemente condotto nel campo dell’arte. Si tratta di una battaglia mossa contro quelle manifestazioni e tutti quelli avviamenti, che, mentre dai loro sostenitori pretenziosamente si battezzano “tendenze nuove”, quasi a designarne la superiorità e l’eccellenza, in realtà sono il frutto di una profonda decadenza spirituale e si riducono ad un artificioso, patologico e vuoto sbizzarrirsi di tecniche. Perciò il “Chiaro di luna” si è fatto un bersaglio preferito del futurismo, e di quanti altri cataclismi artistici ad esso consanguinei giungano a toccare la sfera dello stravagante e dell’assurdo. Esso propugna invece la naturalezza, una sincerità sanamente concettosa e commossa, che non urti nelle sue costruzioni, contro nessuna fondamentale e imprescindibile esigenza della psiche. Soltanto sopra il saldo fondamento della nostra realtà psicologica è possibile la elaborazione e lo sviluppo di tecniche sostenibili: e soltanto dalla profondità e dalla vivezza del sentimento, non già dalla preoccupazione meschina del fenomeno materiale e dinamico, può scaturire un’arte vera, fatta di rappresentazioni capaci di trasportare e di commuovere.
Inoltre il “Chiaro di luna” vuole affermarsi come un’assoluta protesta contro il morbo esiziale del commercialismo, che domina tanta parte della produzione artistica ai nostri giorni. Lo scadimento degli ideali, il largo e raccapricciante pervertimento del buon gusto, non che la smania di “arrivare”, hanno condotto, presso una turba di insinceri ed inetti, a una vera industria del quadro e della statua, da cui l’arte ne esce fortemente offesa e prostituita. Si manifesta quindi l’urgenza, non pure di una restaurazione del sentimento e della serietà tecnica, ma di un’intima riabilitazione della stessa dignità, artistica e morale.
L’apertura dell’Esposizione
Bastano questi accenni per indicare con quali criteri e con quali fini sia stata organizzata dal “Chiaro di luna” l’Esposizione che ora ci interessa. Non diremo peraltro, parlando del “vernissage”, fin dove quei criteri siano stati applicati, e quei fini raggiunti. Ci occuperemo di questo in un prossimo articolo. Qui notiamo soltanto che riesce evidente il nobile sforzo di approssimazione compiuto.
……..omissis…….
Prima di dichiarare aperta l’Esposizione, dice brevi parole di saluto Elpidio Piccoli, esponendo gli intendimenti della Direzione. Si augura che il giudizio dei visitatori possa non contraddire alla fiducia espressa dall’on. Rosati e dichiara con quanto scrupolo di serietà abbia inteso organizzare l’Esposizione, contrastando ogni demagogia in arte e tendendo alla purificazione dell’ambiente artistico dall’arrivismo che lo deturpa. Manifesta il suo proposito di continuare nella lotta ad oltranza contro le forme dilaganti di “delinquenza artistica”, che hanno operato una totale inversione dei valori estetici, calpestando ogni più essenziale concetto di armonia.
Nelle sale del Priore
……..omissis……..
Alcune opere sono particolarmente interessanti e commentate: fra le pitture, quelle dello Zenatello, del Bosoni, del Palanti, del Barbero, del Sacheri, della Sannazzaro ed altre di cui avremo poi a discorrere.
……..omissis……..
R4
LA PROVINCIA PAVESE – Pavia, 13 Aprile 1921
L’Esposizione Nazionale d’Arte di Certosa
La Mostra aperta dal “Chiaro di luna” alla Certosa ha incontrato, nei giorni passati, un grande favore di visitatori, ed ha suscitato, fra gli amatori d’arte e della stampa, un largo interessamento e vivaci discussioni. Sotto un aspetto puramente esteriore, l’idea di allestire un’esposizione artistica entro il recinto della Certosa è stata certamente felice: sia per l’attenzione, che essa poteva contribuire a richiamare sul prezioso Monumento, sia per la garanzia che il fatto poteva costituire un riguardo della mostra medesima.
Si può così dire che la direzione del “Chiaro di luna” abbia avuto buon tatto nella scelta della sede per la sua prima manifestazione di carattere nazionale; e non potrebbe augurarsi di meglio, per lo sviluppo della sua iniziativa, che di poter disporre della stessa sede nel trasformare, secondo gli intendimenti del Piccoli, questa esposizione nazionale in una internazionale. Certo, ci sembra che allora le sale attualmente occupate riuscirebbero insufficienti, non potrebbero assolutamente capire tutte le opere occorrenti e degne di essere accettate. Ma non è improbabile che, per gli anni successivi, la direzione riesca ad ottenere l’uso di altre sale opportunamente situate accanto a quelle di cui ora dispone; sì che tale inconveniente risulterebbe evitato.
Vediamo piuttosto quale sia l’importanza e il significato della mostra, e in qual modo essa risponda al programma, che i nostri lettori già conoscono, del “Chiaro di luna”.
***
In primo luogo una domanda: ha questo programma una propria ragion d’essere decisa e reale? Dichiara esso un indirizzo artistico che sostanzialmente differisca e si stacchi da quelli già seguiti, presso di noi e fuori, dalla grande maggioranza degli artisti coscienziosi? O invece si può e si deve ridurlo a una particolare espressione di un più vasto avviamento, di tendenze generali robustamente radicate sul vivo della nostra migliore tradizione?
Tutto sommato noi crediamo francamente, che l’ultima opinione sia la più vicina al vero. Sta bene l’avversione alle strambe degenerazioni del futurismo e alla demagogica teatralità di somiglianti farneticazioni contemporanee: ma qual è ormai la vitalità di siffatte correnti? Chi è disposto ancora a far loro buon credito? E vale più la pena di spender fatiche per dimostrarne l’inconcludente assurdità e disperderle? Muoiono da sé, come cadono per dissoluzione spontanea tutti i fenomeni imposti artificiosamente, fuori del loro ordine naturale.
E quanti hanno vera anima d’artista sono passati e passeranno sempre attraverso tutte le aberrazioni senza lasciarsi contaminare. Presso tutti gli artisti degni di questo nome i buoni principi proclamati dal “Chiaro di luna” (perché buoni, se non esclusivi, essi sono senza dubbio) sono sempre stati tenuti in onore. Questo sia detto, perché le facili illusioni dell’entusiasmo giovanile non riescano a sciupare energie che potrebbero riuscire preziose, e perché non succeda al “Chiaro di luna” di crearsi a suo modo bersagli immaginari per vantare su di essi…la facile vittoria.
Le fatte considerazioni servono anche a rendere un’idea di quello che l’Esposizione di Certosa può essere. Non è il caso di entrare in molti particolari , giacché essa non differisce, per la sua natura, dalle tante, permanenti o no, che in varie città d’Italia si succedono e che non siano prettamente futuriste, mentre, d’altra parte, il valore e le personali caratteristiche degli artisti espositori, che si contano in gran numero, riescono facilmente manifesti, se già non son noti, ad ogni intelligente buongustaio che abbia una certa consuetudine con le gallerie di arte “moderna”, e modernissima.
E’ notevole che, mentre è aperta la Biennale di Roma e stanno per aprirsi la Permanente di Milano e quella di Torino, ed altre mostre collettive o personali hanno luogo per frequenti iniziative locali, il “Chiaro di luna” abbia saputo adunare intorno a sé tanti artisti e una copia non esigua di opere, fra le quali diverse sono veramente pregevoli, per maturità di tecnica, per robustezza ed eleganza di disegno, per la perizia del tocco, per la buona indagine psicologica e per la schietta impronta personale.
……..omissis…….
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In complesso, crediamo, si può ritenere che la iniziativa del “Chiaro di luna” abbia conseguito un lusinghiero successo; né sapremmo dire se minore o maggiore di quello sperato. La fiducia degli artisti nella direzione del movimento e della mostra è stata assai larga, quanto poteva esserlo data la recente origine del “Chiaro di luna” e la rapidità con cui l’esposizione fu indetta e organizzata.
Era però desiderabile, nella scelta delle opere da ammettere, una maggiore severità: perché, se non può dirsi davvero che la volgarità sia entrata nelle sale della Prioria, si può dire peraltro che la mediocrità ed il commercialismo, tanto combattuti dal “Chiaro di luna”, non ne sono rimasti fuori del tutto.
Sarà per un’altra volta, lo vogliamo augurare: quando una maggiore esperienza e le più favorevoli circostanze, frutto del tempo e di una preparazione meglio accurata, offriranno a Elpidio Piccoli la possibilità di applicare più strettamente i criteri annunciati all’inizio della sua intrapresa.
A. O.
R5
IL SECOLO XIX – Genova, Martedì 31 Maggio 1921
La prima Biennale d’arte della città di Napoli
………….omissis………….
Anche Giuseppe Sacheri, con i suoi paesaggi e le sua marine cariche di nubi e dense di colore, si riafferma un solido pittore……
………….omissis………….
R6
IL PROGRESSO – Bologna, Domenica 26 Giugno 1921
Il pittore Sacheri
Nel grande salone del “Progresso”, in via Galliera n. 34, gentilmente offerto, il pittore Sacheri ha aperto per alcuni giorni una mostra personale, del più grande successo.
L’arte di questo paesista è di quelle che procurano un profondo godimento estetico, per la loro fattività, per la ricchezza del ritmo pittorico, per la varia sinfonia dei colori.
I centosei quadri allineati lungo le pareti della magnifica sala, sono pregevoli saggi di una virtuosità di pennello che ha tutte le astuzie della tecnica, e nello stesso tempo, riaffermano alcune delle doti più preziose dell’artista. Vari i soggetti: ben scelti i motivi.
Sacheri passa dal freddo melanconico di certi toni grigi evanescenti, alle fulgide violenze del paesaggio marino in pieno sole. Conosce i misteri suggestivi delle macchie disperse nelle radure sterminate, il silenzio letificante delle boscaglie, la chiaccherina festività dei ruscelli, la gioia fiorita della primavera.
Il suo pennello fa vivere il colore sulla tela. Al tocco sapiente la natura concede qualche lembo della sua verità, cui il pittore aggiunge l’impeto dell’animo e l’espressione della propria individualità.
E quale Abbondanza di fantasia! Il paesaggio, che nella pupilla del Sacheri si purifica d’ogni suo realismo volgare, diventa, sulla tela, senza virtuosismi stilistici una sintesi pittorica nella quale forma e colore costituiscono una sola bellezza.
Aperta da qualche giorno, la mostra ha già il successo assicurato.
Sacheri ritrova qui quel pubblico favore che ormai ha consacrato a durevole fama il suo nome.
La mostra è aperta ogni giorno sino a tutto il 30 corrente, dalle ore 15 alle 19 con entrata libera.
GIUSEPPE SACHERI 1922
CP1
Cartolina postale intestata “DEDALO” Rassegna d’arte Firenze – Palazzo dell’Arte della Lana indirizzata ad Aldo Sacheri
Firenze, 22.1.1922
Caro signore purtroppo per ora non verrò a Genova,. Torno adesso da Roma e devo restare qualche settimana a lavorare in quiete. Mi duole di non poter così vedere ed ammirare la mostra di suo padre che del resto io stimo ed ammiro da molti anni. Cordialmente suo
Ojetti
E1
Mostra personale di Giuseppe Sacheri all’Esposizione Permanente – Palazzo Nuova Borsa, Genova – dal 15 Genn. 1922 al ………
R1
dal quotidiano “IL CITTADINO” – Genova di Martedì, 17 Gennaio 1922
La mostra Sacheri al Palazzo Nuova Borsa
Nelle due sale della Mostra di Arte antica e moderna di via Boccardo si è presi da quel profondo senso di tristezza che emana dalle musiche in minore; che ci pervade davanti al gotico ricco di bifore e di trifore trinate poste come occhi austeri nella severità delle costruzioni duecentesche. E, come da questa malinconia dei tempi andati, si esce dalla mostra del pittore Sacheri, quasi in essa i termini paralleli di un passato maestoso e di un’arte malinconia, fatta di tenui visioni e di sognate realtà si fossero combaciate, per lasciare lo spettatore nella sensazione di una suggestività irraggiungibile altrimenti.
Sacheri, nonostante i suoi viaggi di arte, svoltisi più nel Nord dell’Europa che altrove, rimane un orientalista per la vivacità delle sue aurore e dei suoi tramonti, quasi fiammingo per la suggestività delle ombre, delle sfumature delle penombre che, con arte grandissima aduna in alcune delle sue tele migliori.
* * *
Viaggiatore coscienzioso il pittore Sacheri, senza la frettolosità propria agli artisti nomadi, ha fissato nella varia sua virtù cromica, frutto di lungo studio e di forte amore, quanto di più caratteristico donano al viaggiatore meridionale le luci del Baltico e dell’Olanda, le nostalgiche ombre del Reno, laddove la navigabilità del fiume, colmo di leggende, ha un lontano profumo di mare, di traffico, di movimento.
Sognatore, idealista, egli non si sofferma però sulla caratteristica dei costumi, non tiene all’eloquenza di questi per ambientare le sue visioni di neve, di ghiacci, di notti lunari, ma, tiene principalmente dar rilievo all’episodio luminoso in modo che esso appaia eloquente di per se, all’infuori del corredo sul quale poggia generalmente la virtù pittorica di innumerevoli artisti. Abbiamo perciò paesaggi olandesi senza la solita profusione di mulini a vento, abbiamo visioni russe prive di caschi e di astrakan, chiare soltanto della strana, e a noi non familiare, linea di colore di cui sono formate l’Olanda e la steppa, colore che non è paragonabile a quello degli abbrunati vesperi dei nostri mari o delle nostre nevi, ed è completamente, puramente regionale.
Da ciò l’ammirazione che assorbe immediatamente l’io del frequentatore di esposizioni, non appena egli si arresta dinanzi al Levar di luna sul Baltico, al Trittico olandese, al Sul Reno di Bordrecht.
* * *
Però l’ormai illustre pittore italiano, è come dissi poc’anzi, per natura orientalista ed il lui permane forte e principale la musa del colore nostro, della nostra giocondità luminosa. Le marine restano per il pittore Sacheri il miglior getto della sua poesia unitamente al verde delle nostre colline piemontesi, ai laghetti smarriti fra mezzo lo stendersi delle pianure smaglianti, vivaci di riflessi multicolori.
Sole d’ottobre; Raggio di sole; Salici; Sera a Torreberretti; Pascolo ecc. ci dicono cotesto privilegio del nostro paesaggista maestro, il quale dalle infinite tinte di una giornata vivida satura di barbagli, sa cogliere gli attimi più suggestivi, più incantevoli.
Il mare lo affascina, ed è naturale per un artista ormai (sic!) ligure dopo la lunga dimora sulle coste del Tirreno nostro, e il popolo, che sinteticamente contraddistingue gli artefici per le loro particolarità, lo definisce assai propriamente: pittore di marine.
E lo troviamo in questa mostra all’altezza dell’attributo popolare con Pieve di Sori; Marina; Mare ligure; Mare a Cinque Terre; Mattino a Sestri Levante; Sole sul mare; Riviera di Levante.
* * *
Fin qui ho parlato del Sacheri conosciuto, del pittore che ha motivato le medesime parole di lode in oltre cento esposizioni, ma la caratteristica della sua mostra attuale, la sorpresa, direi quasi, che il talento del pittore abruzzese (sic!) ci ha preparato, nella seconda sala , è una collana ricchissima di impressioni, di bozzetti, di quadretti, di visioni rapide i quali racchiudon tutte le bellezze del sogno, materia trasformata da un poeta da con la finezza della sfumatura luminosa; col contrasto di una luce implacabile di ombre sempre opaline, mai opache. Non la indecisa caligine nordica tanto comoda ai pittori che vogliono essere delicati e sono incerti: Sacheri ha anche per questa collana intinto il pennello nella luce e ci ha reso quelle sue sfumature iridescenti, nitide, poggiate sugli orizzonti della sua più complicata e ricercata tavolozza.
Scelgo a caso: Nube rossa; Notte sul mare; Paesino olandese; La strada; Autunno; Giorno estivo; Poesia; Tra i fiori; Nave; Il Ponte; Attesa di barche; Vecchio porto; Nostalgia; Armonie; Ruscello al tramonto.
Miniature che raccolgono tutte le più spontanee artificiosità del momento reale, o, meglio, spogliano questo momento di ogni materialità per rappresentarcelo nella purezza spirituale di un contenuto pittorico, essenziale allo scopo poetico del pittore.
Io ricordo il Sacheri delle altre esposizioni, ma credo di non errare affermando che la sua personalità non si affacciata mai così completa nella multiforme manifestazione del suo temperamento. La mostra di via Boccardo è un’oasi di quiete un po’ immalinconita forse dalla nota predominante degli scuri che egli ama molto, ma appunto per questo tono sentito, più chiara di molte altre, ove lo sforzo della luce era troppo evidente e manierato.
La semplicità della quale il Sacheri si serve come primo mezzo di comunicativa è il migliore successo di questa sua elegantissima, personale esposizione.
f.m.s.
R2
dal quotidiano di Genova “CAFFARO” del 20 Gennaio 1922
La Mostra Sacheri
Nelle sale della Galleria Permanente d’Arte antica e moderna nel Palazzo della Nuova Borsa s’è inaugurata la Mostra delle opere del pittore Sacheri.
Il semplice annuncio dovrebbe bastare a richiamare gran pubblico, poiché il Sacheri è una tra le personalità più spiccate e più simpaticamente note dell’arte in Liguria. La sua fama varca i confini della nostra stessa regione ove vedemmo più di una volta nelle Esposizioni internazionali le opere di lui primeggiare.
Egli presenta oggi una serie di quadri e di bozzetti nuovi ove hanno rilievo le ben note sue qualità.
Sono paesaggi ispirati specialmente a visioni di Liguria: sono armonie tenui di colore, mezzi toni grigi e azzurri delicatissimi: effetti lunari sulla distesa ampia del mare.
L’autore si compiace di raffigurare del paesaggio gli attimi più espressivi e più consoni alla sua indole di poeta elegiaco. Con un procedimento che rassomiglia un poco a quello adottato da un grande paesista italiano, da Antonio Fontanesi, egli suole raccontare tutta la maggior luce del quadro in un sol punto per modo che esso ne abbia maggiore evidenza ed intensità. Non c’è una luminosità diffusa che occupi tutto il campo della tela, come in taluni autori moderni, ma sono guizzi e bagliori rapidi che rompono lievi penombre: ad ogni modo, anche qui, come in quasi tutta la pittura moderna, il problema della luminosità costituisce l’interesse predominante. A questo interesse sono necessariamente sacrificati i valori di disegno che costituiscono il sommo pregio della pittura antica. Nello stesso pubblico colto ne è derivato il pregiudizio – anche a danno di autori grandissimi – che i pittori moderni non sappiano più disegnare.
Gli è che sol che voi vi discostiate di pochi metri da un oggetto voi non potreste più vedere le minuzie e i particolari della sua forma e perciò a tradurne la sensazione diventano vane le compiacenze formali di un disegno nitido e preciso che non risponderebbe più a verità.
Ora il pittore moderno, e lo stesso Sacheri, si preoccupa soprattutto di creare nei suoi quadri un’illusione veridica di luminosità di ambiente.
Così nei suoi tramonti, nelle albe lunari, nei paesaggi autunnali e nelle sue marine.
Ricordo pregevoli per preziosità di colore un Giardino d’Olanda – l’artista ha soggiornato un tempo nei paesi nordici donde ritrasse motivi di pitture interessantissime – La fontana, Lo stagno, Pini sul mare, Raggio di sole, A Pieve di Sori, Trittico olandese, Sul Reno, A Dordrecht, Venezia in porto, e tutta una serie delle sue pagine d’album, che sono annotazioni rapide di colore colte con vivacità espressiva assai intensa.
P. de G.
R3
dal quotidiano “IL PICCOLO” di Genova del 25 Gennaio 1922
La Mostra Sacheri alla Galleria Permanente – Il Poeta del mare
Non dirò una cosa nuova: il pittore Sacheri è il pittore della vita, della giovinezza. Festeggia nei suoi colori tutto il tripudio della primavera, della natura: celebrazione festosa ed aperta nella quale non resta escluso un sottile, un occulto senso di melanconia. Non c’è niente di stagnante nei paesaggi che Sacheri ha esposto nelle due sale della Mostra d’Arte antica e moderna di via Boccardo. Il Sacheri è nella realtà e nel sogno: cioè, parte come ogni eccellente artista del vero e arriva, di là del segno, all’ideale, consciamente e inconsciamente nell’ora della concezione. I suoi quadri non sono solo l’estricazione materiale di un artefice sicuro dei suoi mezzi ed esperto di ogni lenocinio. Egli sa convincere e darci la serenità in Ruscello al tramonto, la purezza in Trittico olandese, l’armonia in La fontana, Pini sul mare, A Pieve di Sori. Paesaggista privilegiato, il Sacheri ha in ogni quadro suo la pennellata sua, viva, vibrante, personale. La sua tavolozza è vivida e stempera barbagli biondi, attimi suggestivi, preziosità di colori.
* * *
Ma l’espositore d’oggi è soprattutto l’innamorato del mare, è il poeta elegiaco del mare.
Da tanti anni che Sacheri ci riproduce nelle sue tele il mare, qualche cosa di nuovo ha da dirci sempre. Soggetto meraviglioso, infinito perpetuo.
Del mare, il Sacheri sa i bronci, i ruggiti, le tristezze, le malie, i fascini, le sferzate, gli schiaffi, le carezze, i godimenti, le collere!
Lo adora, insomma, questo modello irrequieto, questa ballerina irresistibile, capricciosa, indomabile e dalla mutabilità labriolesca: ovunque, nelle due sale, entro cornici di ogni grandezza, sciacquano piccole onde, giocherella il sole fra spumeggi e scogli, ovunque iridescente di ondate lunghe, sciabotti di barche, e tane azzurre ordite di tremagli e profumate d’alghe. Il mare nostro, il bel mare ligure canta in queste tele la sua vecchia, la sua nuova canzone. Attesa di barche, Vecchio porto, Notte sul mare, Riviera di Levante sono visioni marine delicate e robuste, fatte di azzurri delicatissimi, di mezzi toni grigi di bellissimo effetto: arruffi dinamici, lunghi silenzi, sbiancamenti lunari, effetti d’ombre in tramonti occidui, in albe vivide, gradazioni di tinte dell’onda che s’infrange, che si allunga sulla spiaggia con movimenti lascivi….
Quadri riposanti, questi sono dipinti come il cuore ha dettato, senza acrobatismo di divisionismo, di puntinismo, di sintetismo, di cubismo e di tant’altre scuole che terminano in ismo.
C’è ancora in Sacheri, lo spirito della ricerca, lo spirito inquieto talvolta, instancabile sempre. Forse è lo stesso mare che gli alimenta questo desiderio di ricerca. Il mare ha una voce per tutte le anime: ha il murmure sommesso per lo spirito delle creature idilliache, ha il canto largo e solenne per i flagellati dalla irruente passione: leggendario e invincibile, ride sogghigna e urla nei suoi gelidi abissi, con la sua flora favolosa, eterna, di alghe e di perle…..
* * *
La seconda sala è una sfilata superba di piccole finestre aperte sulla natura: impressioni bozzetti, quadretti, visioni appena accennate, gettate giù per una commozione subita, per un ricordo, per una rievocazione: Nube rossa, Paesino olandese, Autunno, Il Ponte, Neve, La strada, Nostalgie sono veramente delle cose sentite. Questa sensibilità pittorica è resa sulla tela, magistralmente, senza ricercatezza, con signorilità, talvolta con aristocrazia.
L’Artista ha annotato con rapidità di colore, con vivacità espressiva, con intensità di impressione, un certo suo girovagare artistico nei paesi nordici e ha raccolto nelle sue pagine d’album una serie pregevolissima di ricordi. Qua e là, alle pareti, piccole tele sognano le luci del Baltico e dell’Olanda, le onde del Reno e i grigiori delle steppe.
Tele tutte vigorose: nelle quali l’anima dell’artista era piena di nostalgia e la sua tavolozza piena di meravigliosi colori.
Carcos
R4
dalla Rivista “LE TOUT LYON” – Maggio 1922 – Numero speciale
L’Exposition “CHIARO DI LUNA”
Ce qu’est le groupe Chiaro di Luna”
dèclaration de M. Alpidio Piccoli organisateur de l’Exposition
Ce titre, quelque peu romantique “Clair de Lune” a été choisi par un groupement d’artistes italiens, unis dans l’intime persuasion que le sentiment est la source éternelle de l’Art. S’ils ont donné, en effet, à leur groupement ce nom “Le Clair de Lune” c’est pour protester contre le manifeste retentissante signé du chef de l’Ecole futuriste italienne, et résumé par ces mots: “Il faut tuer le clair de Lune”.
Les adherents du “Chiaro di Luna” répudient, en effet, les actuelles tentatives de trasformation des oeuvres d’art en rébus scientifiques, littéraires ou esthétiques. Ils croient que l’on vouerait l’Art à la Mort en essayant de substituer le dons de l’intuition aux inspiration sentimentales des artistes. Le salut est de revenir à la source me de l’Art, au Sentiment.
En notre époque de scepticisme et de cynisme, les artistes et les amoureux conservent seuls une ame sensible et vibrante, il faut donc aimer avec eux le clair de Lune qui gonfle leurs coeurs de soupirs.
En face d’une oeuvre d’art, il ne convient ni de raisonner ni de dèmontrer: il faut sentir.
Mais cette déclaration “Chiaro di Luna” ne doit pas faire préjuger du caractère de ce mouvement.
Les artistes de ce groupement ne sont pas plus des pompiers que des incendiaires. L’Art, à leurs yuex ne comporte aucune classification. Il n’est ni futuriste, ni pompier, ni académique, ni d’avant-gard. Art et mode sont deux choses absolument différentes: Ce qui est beau aujourd’hui doit l’etre encore demain meme si le gout change.
L’artiste doit etre un interprète de la Nature, pas un photographe.
Par des manifestes, des conférences, des publicationa, le groupe artistique “Chiaro di Luna” s’est d’abord fait connaitre en Italie, son pays d’origine.
Le succès de sa première exposition nationale organisée à la Chartreuse de Pavie, le décida à se manifester à l’Etranger.
Un heureux résultat fut partout obtenu aussi bien au Palais de la Hofburg de Vienne, qu’à Prague e à Lausanne.
Maintenent, c’est à Lyon, ville qu’il considère comme une des plus intellectuelle de l’Europe, que le “Chiaro di Luna” vient rendre visite.
Les artistes italiens, n’oublieront jamais, l’hospitalité qui leur a été donnée dans le Palais municipal et la générosité avec la ville et le maire de Lyon, qui jouit en Italie de si vives sympathies.
Si le visiteur trouve quelques défauta à notre organisation, il nous les pardonnera bien vite en songeant aux énormes difficultés de transport, de doune, d’organosation, qu’il a fallu vaincre. Il nous les pardonnera d’autant plus volontriers, qu’il n’ignore rien des conditions difficiles que l’après-guerre a infligées à tous les travailleurs intellectuels de tous les pays.
L’automne prochain le mouvement “Chiaro di Luna” ouvrira à Rome sa première exposition internationale. Le Palais du Musée de Ville Giulia, lui a étè, pour cela spécialment preté par l’Etat.
“Chiaro di Luna” ira ensuite dans toutes les capitales de l’Europe.
Son but sera réalisé, quand la lumiére de l’art éclairera plus puissante plus intense toute l’humanité.
Elpidio Piccoli
(segue il catalogo delle 157 opere esposte fra cui le 27 del pittore Sacheri)
Près de Dordrecht
Le matin à Burano
Dans la campagne
A Nervi
La mer
Vieille Liguria
Paysage
La maison de l’etain
Soleil d’orage
Maioson de pecheurs
Nostalgies
Quiétude
Plage d’Hollande
Le soleil sur la rosée
Automne à Pianfei
Paysage
Impression de coucher du soleil
Ruines
Village danois
Soir dans le port
La moisson
Vieilles
Murailles
Village sur la mer
Vieux saules
Soir d’hiver
Maisons sur la mer
* * *
R5
dalla Rivista “LA SUPERBA” – Febbr. 1922 – Casa Editrice “Italianissima”, Genova c.so Andrea Podestà
Cronache d’arte – Girovagando per le Esposizioni
Esposizione Permanente – Palazzo Nuova Borsa – Genova, 15 Gennaio 1922 / ……………..
Mostra personale del pittore Giuseppe Sacheri
E’ stata inaugurata il 15 dello scorso mese la Mostra personale del Prof. Giuseppe Sacheri, celebrato pittore genovese.
La sua rinomanza artistica ci dispensa dal presentarlo al lettore, diremo soltanto che egli rappresenta da tempo, assieme al Nomellini, al Gaudenzi, al Dodero, al Discovolo, l’arte pittorica Ligure alle più importanti esposizioni nazionali e straniere.
Sebbene le opere del Sacheri non diano “un frisson nouveau”, pure non possiamo non riconoscere che egli ha raggiunto una eccellente bravura nel ritrarre i mutevoli aspetti dei paesaggi e delle nostre marine rivierasche.
L’apparire e il transumarsi dei cieli, il dilatarsi del mare in tutte la sua mobili parvenze, tutte le sue esaltazioni, e le sue cupe tristezze, la fragorosità delle risacche, l’iridescenza delle schiume, la scabrosità delle rocce, il dramma sanguigno dei tramonti, o il tragico scoppiare della bufera.
Tutte le voci della Natura: Le voci delle forme e dei colori, traccianti nei confini del sensibile, l’inesauribile poema della vita, sono da esso afferrate e rinchiuse nel breve spazio di una tela e di un cartone.
La ricerca speciosa di motivi e di certe ore melanconiche, lo avvicina come temperamento ai pittori delle tetraggini nordiche.
Questa sua attitudine di cui egli dipingendo sembra compiacersi, forse, eccessivamente lo conduce sovente a riprodursi, e a ripetersi sopra un fondo (psichico) immobile che non varia, e che a parer nostro limita e circoscrive le sue magnifiche possibilità pittoriche rendendo quasi monocorde la sua squisita sensibilità.
Pertanto egli è pur sempre un bellissimo talento di pittore paesista, e noi che in arte diffidiamo degli specialisti siamo lieti di ricrederci, una volta tanto, per marito di questo pittore che è vanto di Genova nostra.
Attilio Perducca.
R6
da rivista “EMPORIUM” mensile d’arte e di cultura – Bergamo – Febbraio 1922 (N. 326)
Cronache Genovesi
Una Mostra personale di Giuseppe Sacheri (Esposiz. Sala Nuova Borsa 15 Genn. 1922)
Sacheri ha tenuto in questi giorni, nei locali della Permanente, una mostra di suoi quadri: mostra che non lo rappresenta del tutto e che non corona certo l’attività del fecondissimo paesista genovese; poiché non sarà sicuramente lui che, dopo più di un quarto di secolo di pieno fervore pittorico, deporrà il pennello per indugiare in certe fantasticherie, uso quelle che sovente isteriliscono l’attività di tanti artisti.
Egli persevererà nel pieno fervore della sua maturità e, si può starne certi, non perderà né il buon posto né la buona fortuna che operando s’è conquistato.
Scogliere, placide marine o tumulti di libecciate, sereni notturni di poesia, ombre di valli e di cieli, recessi della sua forte terra luminosa o grigiori perlacei di terre oltremontane, piccole intimità di paesaggio o tempeste di nuvole, tutte insomma le romanticherie e le raffinatezze di luce, di colore, di sentimento, raccolte nelle sua visioni, nei suoi ricordi o nei suoi colloqui col vero, si agiteranno ancora sulle sue tele, in tonalità vibranti o diffuse, in spatolate energiche od in velature piene di mistero. La produzione sua fervidissima cioè, quella alla quale ha saputo abituare il suo pubblico, senza stancarlo; dove a colpo d’occhio balza la sua nota personale ed, insieme, tutta l’indole sua di romantico paesista.
Lo sappiamo: non è per tutti la sua pittura nei nostri tempi – difficili anche in arte voglio dire. Ma quanti tuttavia l’amano e lo ricercano giustamente nelle esposizioni grandi e piccole dalle quali di rado egli è assente..
Dalle grandi, da quelle che sembrano meta suprema d’ogni artista, a quelle che ne promuovono i primi passi ed, ahimè, le prime delusioni; ché l’indole sua personale, come l’onestà della sua arte non possono riscuotere se non simpatia. E lo imitano anche, purtroppo: o, meglio, credono d’imitarlo quei soliti che si mascherano con qualche spatolata sbadata o con qualche insincero intruglio di colori; senza capire insomma, cioè ancora senza sapere quanto invece sgorga dalla raffinatezza pittorica e romantica di Giuseppe Sacheri, dalla sua consumata abilità di colorista, dalla padronanza di tutte le risorse che anche la pura tecnica può dare, se è però sorretta da un’intima coscienza di quanto si sa e si vuole esprimere.
Velature o profondi impasti, agitarsi tempestoso di masse di colore, costruzioni a larghe sintesi cromatiche; talora, specie nei notturni, diffusione tenue ed intensa di profondità e di mistero; rapidi accordi su tonalità sue personali da apparir quasi una cifra; spesso squisitezze d’accordi velati da far pensare a Monticelli, o vigorie di masse d’ombra sul cielo che l’accostano piuttosto a Fontanesi.
Nomi sonori da non pronunciarsi certo in antitesi a quello di Sacheri: l’onesta sua rinomanza è d’altronde in relazione diretta con una spiccata personalità che gli assicura a buona ragione un posto tutto suo fra i paesisti contemporanei.
E di questa sua rinomanza ha parte non piccola una operosità ed un fervore di produrre, di cui la mostra di cui si parla non è, come dicevo, se non un saggio. Fra tanti che molti teorizzano in arte e poco producono, e l’operosità di questa salda tempra di paesista ligure, per chi bada ai frutti e non alle intenzioni, non vi può essere dubbio. E fra i frutti della sana pittura di Giuseppe Sacheri, anche fra quelli che ora ci ha mostrato, molti se ne scorgono, i quali mostrano d’originare da un temperamento d’artista degno davvero della rinomanza che gode.
u. n. (Ugo Nebbia)
(sulla rivista vengono riprodotte quattro opere esposte alla mostra di Genova e precisamente: “Alberi ed acque”, “La palude d’inverno”, “Studi di mare”, Dopo il temporale”)
C1
Lettera intestata “PIRRO ZANI” Calle Bartolomé Mitre 1425 – Montevideo
Montevideo, 11 aprile 1922
Egregio Sig. Prof. Sacheri,
Da una decina di giorni sono in possesso dei suoi cinque bozzetti che mi piacciono molto e solo stamane ho ricevuta la sua pregiata lettera dell’11 marzo u.s. ed è perciò che fin dal 5 corrente accusai ricevuta al mio amico Chimichi e non a lei. Allo stesso rimisi pure uno cheque di Lit. 3000.00 per Lei. perché mi mandi a suo comodo altri 15 bozzetti. Veda però che non mi giungano appiccicati come queste cinque e, possibilmente, su cartone più grosso come altri cinque che comperai in settembre del 1920 dai Sigg. De Pasquali. Bozzetti che allora comperai per un mio amico di qui. Fra gli altri v’era una bella marina con pescatori ed un canale di Venezia di notte.
Tutti i di lei bozzetti son piaciuti molto a me ed ai miei amici.
Mentre la ringrazio assai della sua premura ed in attesa di sua buone notizie pregola gradire i miei più cordiali e distinti saluti.
Suo devotissimo
Pirro Zani
CP2
biglietto da L. Bistolfi (scultore) a G. Sacheri
Torino, 5.XII.22
Caro Sacheri,
Ti son grato del ricordo e del bene che mi rechi e che ti ricambio con tutto il cuore.
Non ci saranno nella nostra prossima Quadriennale “Mostre individuali (eccettuata, forse una di P. Prusso [?] ). Ma è in facoltà della Commissione di accogliere, in casi eccezionali, più delle due opere stabilite dal Regolamento. Comunicherò quindi il tuo desiderio: e vedrò se vi sarà modo di secondarlo.
Non appartengo più da tempo al Consiglio Sup.re della Biennale d’Arte e non partecipai ai tuoi acquisti per la Galleria Nazionale. Ma confido in te e nel tuo non mutato fervore.
Con tutto l’affetto, Tuo
L. Bistolfi
GIUSEPPE SACHERI 1923
C1
lettera intestata: “La Quadriennale” – Esposizione Nazionale di Belle Arti – Torino 1923
Società Promotrice delle Belle Arti in Torino
Torino, li 14/3/23
Illustrissimo Collega e Caro Prof. Sacheri
Villa Oliva – San Martino d’Albaro – Genova
So dall’amico comune Prof. Contratti che Ella intende mandare alla nostra Quadriennale due opere; a nome del Comitato Artistico La prego volerne mandare quattro. Grazie per l’accoglienza fatta al Contratti ed abbia a mezzo mio i suoi saluti riconoscenti.
Sperando di avere il piacere di vederLa all’inaugurazione dell’Esposizione, La saluto cordialmente.
Il Segretario della Commissione Artistica
Luigi Onetti
E1
“La Quadriennale” Esposizione Nazionale di Belle Arti – Torino 1923 (catalogo)
Società Promotrice delle Belle Arti
G. Sacheri fa parte della Giuria di accettazione per Genova
Espone quattro opere: “Fiori sugli scogli”, “La ninna nanna del mare”, “Primavera sul mare”, “Mattino d’inverno a Dordrecht – Olanda”
Nell’elenco degli espositori figura: Sacheri Giuseppe di Genova – Via Borgoratti, 7 – Villa Oliva.
D1
Passaporto rilasciato a Giuseppe Sacheri il 25 Aprile 1923 per i paesi: Francia ed Inghilterra
C2
lettera intestata: Ministero dell’Istruzione
Roma, 1 V 1923
Egregio Signore,
Sono ben lieto di offrirle una presentazione per un mio caro e vecchio amico, che vive a Parigi in mezzo agli artisti e ai giornalisti e che sarà certo utile. Benché italiano, il Ca…….[?], che vive a Parigi da venticinque anni, dirige una rivista francese ed è persona notissima.
Si valga sempre di me in ciò che posso e mi abbia, con saluti a auguri
Suo dev.mo Arduino Colasanti
CP1
Cartolina postale indirizzata G.S. – Via Borgoratti, 7 Villa Oliva – Genova
Torino – Corso Quintino Sella, 72 – 21.6.1923
Caro amico,
Ci è di conforto il generale compianto da parte dei colleghi per la dolorosa perdita che, quasi all’improvviso, abbiamo fatta dell’amico Pollonera. Trasmetterò alla famiglia le di Lei così cordiali condoglianze.
Suo dev.mo M. Calderini
La ringrazio di essersi diretto a me in questa circostanza.
C3
Lettera intestata: Ministero dell’Istruzione – Il Ministro
All’Ill.mo Prof. Giuseppe Sacheri – Genova
Questo Ministero è venuto nella determinazione di procedere presso ogni soprintendenza ai monumenti alla costituzione di una speciale Commissione consultiva, chiamata a dar parere nei casi più importanti attinenti all’applicazione della legge 11 giugno 1922, n° 778, sulla protezione delle bellezze naturali e panoramiche
Accogliendo ben volentieri la proposta fattami da codesto Soprintendente ai monumenti, invito la S.V. a voler far parte de detta Commissione, e mi auguro che Ella vorrà accettare l’incarico, accordando a questo Ministero il valido ausilio della Sua competenza e del Suo operoso amore per la bellezza.
In tale fiducia Le porgo fin da ora i migliori ringraziamenti di questa Amministrazione per l’opera che Ella vorrà spiegare a favore di una parte così cospicua del patrimonio artistico nazionale, e Le esprimo i sensi della mia maggiore deferenza.
Gentile
C4
Lettera intestata: R. Soprintendenza ai Monumenti della Liguria – Genova
Oggetto: Commissiona Consultiva per le bellezze naturali e panoramiche.
Genova, addì 2 luglio 1923
All’Ill.mo Prof. Giuseppe Sacheri – Genova
Il Ministero dell’Istruzione ha nominato la S.V. Ill.ma a far parte della Commissione per le bellezze naturali e panoramiche, Commissione che dovrà, portandovi quella esperienza che nasce dalla diretta conoscenza delle cose, cooperare con questa Soprintendenza alla tutela del nostro eccezionale patrimonio artistico.
La Commissione sotto la presidenza del sottoscritto è costituita dalla S.V. Ill.ma, dal Prof. Pietro Dodero e dal Prof. Alfredo Rota.
Nel mentre io esprimo la mia massima compiacenza per l’avvenuta nomina trasmetto la lettera di S.E il Ministro, è, augurandomi che la S.V. Ill.ma vorrà accettare tale onorifico incarico, porgo il mio più vivo ossequio.
Il R. Soprintendente
Alberto Terenzio
C5
Lettera intestata: Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente, V. Principe Umberto, 32 – Milano
Milano, 5 Dicembre 1923
Preg. Sig. Pittore Giuseppe Sacheri – Via Borgoratti, 7 – Genova
Sono lieto di comunicarle che la nostra Commissione Artistica ha proposto al Consiglio l’acquisto della sua opera.
S’Ella acconsentirà ad una riduzione di prezzo e precisamente a nette £ 600 (seicento) mi scriva a volta di corriere dovendo comunicare gli acquisti ………….. alla stampa cittadina ed affiggere i cartellini ai quadri.
Sono certo ch’Ella comprenderà le ragioni di questa riduzione che s’impone per …………. motivi amministrativi.
Nella speranza di cortese adesione le rinnovo le più sentite congratulazioni per la sua opera che riscuote il plauso di quanti ne intendono la squisita finezza.
Cordialmente.
Il Segretario
Annibale Arano
GIUSEPPE SACHERI 1924
C1
lettera dalla Sede dell’Associazione Nazionale degli Artisti – Piazza Pitti, 14 – Firenze (lettera prest.)
Nomina a Socio
Firenze, 16 Marzo 1924
Ill.mo Sig. Prof. Sacheri Giuseppe
Mi è grato ed onorevole incarico comunicare alla S.V. che Ella è invitata a far parte di questo Sodalizio in qualità di Socio.
Accludo copia dello Statuto e schede di adesione, augurandomi che Ella, facendo recapitare quest’ultima a questa sede, munita della valorosa sua firma, aderirà ai voti vivissimi di tutti i componenti l’Associazione e non ci negherà l’alto onore di iscrivere l’illustre suo nome nell’albo dei nostri; ne rifiuterà il valido e potente suo contributo in pro di un’istituzione, intesa all’incremento dell’arte, al vantaggio degli artisti ed all’unione armoniosa de’ migliori di questi.
La Direzione
Carlo Nantinari [?]
C2
lettera dell’Associazione Nazionale degli Artisti – Piazza Pitti, 14 – Firenze
Firenze, 29 Aprile 1924
Egregio Signor Professore,
Abbiamo ricevuto regolarmente ed in perfetto stato il pacco contenente le opere notificateci e ci permettiamo di esprimerLe il nostro piacere d’aver avuto delle opere così sentite e piene di grazia.
Se lo spazio non ci sarà tiranno, sarebbe nostra intenzione destinare ad esse un locale a parte, dove, debitamente incorniciate, potrebbero formare una esposizione personale Sua. Su questo pertanto ci riserviamo di tornare al momento opportuno.
Gradisca intanto, egregio _professore, i nostri più distinti saluti.
Il Direttore Amministrativo
N. Giaini
Carlo Nantinari
C3
lettera dell’Associazione Nazionale degli Artisti – Piazza Pitti, 14 – Firenze
Firenze, 30 Aprile 1924
Signor Prof. Sacheri G. – Genova
Egregio Signor Professore,
allo scopo di metter in piena evidenza le Sua impressioni giunteci in cartella e per fare si che a nessuno dei visitatori possano sfuggire, come potrebbe accadere se fossero in cartella, saremmo ben volentieri disposti, come accennavamo nella ns. di ieri, a cederle una parete adattissima allo scopo.
Benché i saloni siano grandi ed in certo numero, pure data la quantità di opere in arrivo non potremmo privarci dello spazio che le offriamo, se non fosse il desiderio nostro di mettere alla vista di tutti, i suoi dipinti.
Se Ella accetta la nostra offerta occorre che ci autorizzi al più presto possibile a far fare le cornicette necessarie (in noce liscia) il cui costo è il seguente: L. 8.- per la pitture piccole (con vetro), L. 10.- per le grandi (senza vetro). Tali prezzi sono quelli che ci ha comunicato il nostro corniciaio di fiducia, ma se durante il lavoro fosse necessario ridurre la spesa, non dubiti che sarà nostra premura il farlo.
Restiamo in attesa di una Sua cortese sollecita risposta per avere il tempo di ordinare e far fare le cornici per averle pronte per la inaugurazione.
Gradisca intanto, Distinto Sig. Professore, i nostri più distinti saluti.
Il Direttore Amministrativo
N. Giaini
C4
lettera dell’Associazione Nazionale per i paesaggi ed i monumenti pittoreschi d’Italia – Bologna
Bologna, Nov. 1924
Ill. Prof. Sacheri,
anzitutto con Lei vivamente mi rallegro per l’importante vittoria a questa prima Esposizione marinara del Paesaggio.
Le sono poi grato, per la cartolina e per l’interessamento. Certo i prezzi da Lei telegrafati non sono alti, ma il momento è difficile.
Vi era stata offerta di Lit. 600 per due suoi quadri, e, pertanto, le venne scritto; ma l’acquirente non si è più presentato.
Favorisca subito scrivere. per espresso, il prezzo assolutamente minimo riservatissimo per ognuno dei suoi quadretti, anche per vendite separate; e sia certo che il nostro incaricato alle vendite farà, con cura, ogni pratica per procurare eventuali aumenti.
In attesa, di nuovo ringraziamenti ed ossequi.
[firma illeggibile]
E1
Espone nel Maggio all’Associazione Nazionale degli Artisti a Firenze (vedi C2 e C3)
E2
Espone alla XIVa (?) Esposizione Internazionale d’Arte della Città di Venezia
Opere esposte nella Sala 32 – Pitture:
15 – “Egloga”
16 – “La Madonnina del mare” (acquistato da Soc. di Navigazione Puglia)
Bibl. : Bruna 1891
E3
Espone nel Novembre all’Associazione Nazionale per i paesaggi ed i monumenti pittoreschi d’Italia – Bologna (vedi C4)
R1
Venezia – Recensione di Piero Scarpa sul Sacheri alla XIV Biennale di Venezia riportata sul catalogo della mostra postuma del pittore Sacheri a Genova alla Galleria d’Arte Cairoli (senza data):
“Giuseppe Sacheri si presenta con due dipinti: Egloga (paesaggio) e La Madonna del mare. Il primo pieno di sentimento, dolcissimo ed il secondo più grande in cui l’artista spazia con l’abituale bravura, ma non più maneggiando la spatola come per il passato, bensì usando con uguale capacità soltanto il pennello riuscendo in tal modo ad ottenere sensibilissime trasparenze.
Quale delle due opere la migliore? Non è facile pronunciare un giudizio perché esse, in pari merito, raccolgono differenti qualità d’interpretazione e di manifestazione, tuttavia mi sembra che renda maggiormente ogni sensibilità comunicativa il piccolo paesaggio pervaso di sottile poesia”.
Piero Scarpa
GIUSEPPE SACHERI 1925
C1
Lettera dalla Società Promotrice delle Belle Arti – Torino
Torino, 19 Marzo 1925
Ill.mo Sig. Prof. Giuseppe Sacheri pittore – Genova
Ho l’onore d’informare la S.V. che la Direzione della Società Promotrice di Belle Arti, ha deliberato di invitarla alla prossima Mostra della Società, che verrà aperta nella sede sociale del Valentino, il 18 Aprile p.v.
Mentre mi compiaccio che alla nostra Esposizione sia rappresentato il Suo nome, Le significo che con lettera a parte le verranno trasmessi i documenti onde provvedere alla spedizione delle opere (non superiore al n. di 3).
La spesa di trasporto dalla stazione di partenza all’Esposizione e la resa alla stazione di partenza, è a carico della Esposizione, se viene fatta colla riduzione ferroviaria coi documenti che saranno trasmessi.
La informo pure che ove Ella intenda di assicurare le opere Sue oltre il valore garantito dalla ferrovia (L: 500 per Kg.) questo deve essere fatto a Sua cura e spesa.
In attesa di ricevere la scheda allegata coll’annuncio delle opere che vorrà onorarci di inviare, La saluto con deferenza.
Il Presidente
G. Salvadori
E1
Partecipa alla 72.ma Esposizione di Belle Arti di Genova nel Ridotto del Teatro Carlo Felice dal 26 Aprile al Maggio 1925 (vedi catalogo).
G. Sacheri è Vice Presidente e Membro della Giuria di accettazione.
Espone le seguenti opere: “Ultima neve”
“Ora di poesia nel porto”
“Quando ritorna aprile”
“Sole d’inverno”
Altri noti pittori presenti alla Mostra: P.Nomellini, F.Messina, G.Pennasilico, ecc.
(nel retro della copertina del catalogo è scritto di pugno del pittore:
Nel profumo di un fiore nel tremolio di una stella
io vedo il sorriso di ogni cosa creata.
G. Sacheri.)
E2
Genova, Gennaio 1925
Mostra d’Arte Italiana Pittori Contemporanei alla Galleria A. Vitelli – Palazzo Nuova Borsa
Espone 5 opere come da catalogo.
C2
Lettera di G. Sacheri a Orlando Grosso, critico d’arte.
(Comune di Genova, Settore Musei, A.A.M., fasc. Sacheri)
Caro Grosso,
Perdoni se il trovarmi lontano da casa mi ha fatto tardare a rispondere.
Sono nato a Genova l’8 dicembre 1863.
Da ragazzo fui per vari anni a Ravenna e forse fu il vento che venendo dal mare, soffiava forte sugli alberi maestosi della Pineta, a suggerirmi di contemplare con amore l’austera maestà di quei posti.
Poi fui a Torino e là cominciai verso i vent’anni la mia carriera di artista. Esposi a quella Promotrice di Belle Arti il mio primo quadro nel 1895.
Ricordo che era un effetto di neve e che venne acquistato dalla Direzione della Promotrice.
Dopo alcuni anni di permanenza a Torino venni in Riviera di Levante a Bogliasco e poi a Chiavari.
Ho esposto a quasi tutte le esposizioni nazionali ed ho partecipato a molte esposizioni all’estero: Parigi, Monaco, Vienna, S. Francisco, Cracovia ecc.
Tra i miei dipinti amo ricordare una Neve in Liguria. Una Valletta d’Albaro con tonalità violette, grigie ed argentee.
La partenza per la pesca, esposto ad una esposizione a Brera ed acquistato dal Ministero della P.I.
Sera a Dordrecht, esposto a Roma ed acquistato da S. M. Il Re.
Plenilunio, esposto pure a Roma ed acquistato da S. M. Il Re.
Tramonto sul mare, esposto a Roma ed acquistato per il museo di Lima.
Due Paesaggi esposti ad un’internazionale a Roma ed acquistati per la Galleria d’Arte Moderna.
E qui faccio punto per non tediarla e per inviarle saluti cordiali.
Suo G. Sacheri
Genova, 3 Aprile ’25.
GIUSEPPE SACHERI 1926
Rev. 5/1/00
Rev. 0/4/01
E1
BUENOS AYRES – Mostra personale dal 17 al 31 Maggio nel Salon Chandler , Florida 260 con 36 dipinti di paesaggi e marine del suo paese
E2
CUNEO – Espone 4 opere alla Prima Esposizione Provinciale di Belle Arti dal 18 Luglio al 22 Agosto 1926
E3
ROMA – Espone alla Prima Mostra Nazionale d’Arte Marinara promossa dalla Lega Navale Italiana al Palazzo dell’Esposizione, via Nazionale dal 15 novembre 1926 a gennaio 1927.
E4
GENOVA – Espone alla 73a. esposizione della Società per le Belle Arti nel Ridotto del Teatro Carlo Felice con: “Sori”
E6
MILANO – Palazzo dell’Unione Cooperativa – Galleria Buffoli – Via Meravigli, 9-11
Mostra d’Arte in vantaggio dell’ente benefico “Il Fanciullo d’Italia” (catalogo)
Sacheri espone 12 opere.
E7
CHIAVARI – Prima Mostra Chiavarese d’Arte Moderna nel salone della Pro-Chiavari. La mostra si è aperta Domenica 10 Luglio 1926.
G. Sacheri espone 31 opere come da catalogo nella Sala II.
Sacheri partecipa al Comitato di Accettazione della Mostra.
(da articolo su “Giornale di Genova” del Nov. 1933 viene ricordata la presenza del Sacheri in una sala di questa mostra)
C1
lettera della Società Promotrice delle Belle Arti – Parco del Valentino – Torino
Torino, 25 Marzo 1926
Ill.mo Sig. Prof. Sacheri Giuseppe pittore
Villa Oliva – S. Martino d’Albaro – Genova
Ho l’onore d’informare la S.V. Ill.ma che la Direzione della Società Promotrice delle Belle Arti, ha deliberato di invitarla alla prossima Mostra della Società, che verrà aperta nella sede sociale al Valentino, ai primi del mese di Maggio p.v.
Mentre mi compiaccio che alla nostra Esposizione sia rappresentato il Suo nome, Le significo che con lettera a parte le verranno trasmessi i documenti onde provvedere alla spedizione delle opere (non superiore al n. di 3).
La spesa di trasporto dalla stazione di partenza all’Esposizione e la resa alla stazione di partenza, è a carico della Esposizione, sempre quando la spedizione venga fatta a tariffa ridotta, coi documenti che Le saranno trasmessi a tempo debito.
La informo pure che ove Ella intenda di assicurare le opere Sue oltre il valore garantito dalla ferrovia, (L: 500 per Kg.) questo deve essere fatto a Sua cura e spesa.
In attesa di ricevere la scheda allegata, coll’annuncio delle opere che vorrà onorarci di inviare, La saluto con deferenza.
Il Presidente
G. Salvadori
C2
Cartolina postale da giornale “LA FIAMMA” settimanale d’Arte – Roma.
Direzione e Amministrazione: Via dei Pastini, 133
A Illustre pittore Giuseppe Sacheri, S. Martino d’Albaro – Villa Oliva, 7 – Genova
Roma, 25/2/1926
Illustre Sacheri, ho ritirato dall’amico Prini il bel dono per Fiamma.
L’opera sua così nobile figurerà degnamente alla mostra che terremo in marzo. Nello stesso mese iscirà la Rivista. Io intanto la ringrazio vivissimamente dell’adesione che ha dato a “Fiamma” e che porta a me una prova novella che gli artisti migliori seguono con simpatia l’opera mia.
Grazie di vivo cuore e accolga i miei migliori saluti.
Suo Guido Guida
D1
Catalogo delle 36 tele esposte al Salon Chandler di Buenos Ayres
D2
Catalogo della Prima Esposizione di Belle Arti a Cuneo – 18/7 – 22/8/26 (4 opere esposte)
D3
Catalogo della Prima Mostra Nazionale d’Arte Marinara – Roma (6 opere esposte)
D4
Commissione della Ditta I.C.L.A. di Fauglia (Pisa) per acquisto di 33 cornici per consegna alla Galleria d’Arte Carlo Codebò – Torino – (6 Dicembre 1926)
D5
Catalogo della Prima Mostra Chiavarese di Arte Moderna – inaug. 10 Luglio.
CP1
lettera intestata: Dr. Oscar Sacheri, Abogado – Corrientes
Corrientes, 21 Maggio 1926
Sig. Prof. Giuseppe Sacheri – Buenos Ayres
Egregio Signore,
Con vera sorpresa e compiacenza ho letto nei giornali di B. Ayres, il trionfo artistico ottenuto colla esposizione dei suoi lavori nella galleria Chandler.
Compiacenza perché la critica artistica e severa di B. Ayres, premia gli affanni e i meriti d’un artista italiano, che attraverso i mari ci porta un esponente di cultura di quella terra unita alla nostra per tradizione e per sangue, e per il progresso materiale e spirituale che hanno recato i suoi figli, facendo di questa Argentina una figlia diletta.
Sorpresa, perché questa volta l’ambasciatore della cultura artistica porta il medesimo cognome. Questa coincidenza mi fa pensare che ci sia tra noi qualche vincolo più stretto che la semplice ammirazione al talento ed all’arte.
Avrei così moltissimo piacere di conoscere se lei è parente dei Sacheri di Garessio. Mia padre Pietro Sacheri figlio di Antonio Sacheri, da trentanni si trova in America, figlio di artista fino ad oggi seguita ad insegnare la musica e la composizione. I suoi fratelli Giuseppe Sacheri di Mondovì, e Vittorio Sacheri radicato in Torino anche furono musici, ormai spariti.
Mai avemmo notizia di altri Sacheri, ed è con non poca ansietà che aspetto insieme ai miei la sua risposta.
Di tutti i modi riceva le nostre più care felicitazioni per il suo trionfo, e i voti di stimazione da chi scrive.
Oscar Sacheri
P.S. La ringrazierei se mi spedisse un catalogo dei lavori esposti, per averne un grato ricordo.
CP2
Scritto di mano di Giuseppe Ricci Oddi, sul retro di due fotografie dei dipinti di proprietà della Galleria d’Arte Moderna “Ricci–Oddi” a Piacenza (I dipinti riprodotti risultano acquistati da Ricci–Oddi nel 1911.
Ricci Oddi donò al Comune di Piacenza nel 1924 la raccolta dei suoi dipinti. Nel 1931, venne inaugurata la Galleria d’arte moderna voluta dello stesso Ricci–Oddi.
(I documenti sono allegati alle riproduzioni degli stessi quadri nel raccoglitore dei dipinti di Sacheri).
“Piacenza 9.2.26
Chiarissimo Signor Sacheri,
Io non so se Ella ricorda il mio modesto nome, il nome, cioè di chi ebbe il piacere di conoscerLa personalmente a Bogliasco e l’acquistare qualche degnissima sua opera parecchi anni or sono.
Molto probabilmente, pure Ella non saprà che la collezione di quadri che da un trentennio vado raccogliendo è stata da me donata alla mia città, pel cui degno collocamento si sta costruendo un apposito edificio. Appunto per ciò mi permetto di scriverle e d’esternarle che a completamento della detta galleria io avrei pensato di allestire una saletta di – Bianco e Nero – riservata e dedicata a quegli artisti che già figurano con altri loro dipinti nella mia collezione, artisti, però, ch’io scelgo fra i miei più cari e stimati.
Credo superfluo dimostrarle come il pregio speciale di questa saletta dovrebbe assurgere ad una singolare importanza spirituale, dato il carattere di spontaneo e disinteressato consenso per l’umile ed appassionato collezionista e la eletta schiera di tanti illustri amici.
Credo anche superfluo di aggiungere che se Ella, approvando lo scopo di questa nuova iniziativa, vorrà inviarmi qualche suo disegno o acquaforte ecc. che Lo rappresenti nella nobile Famiglia che io sto per riunire, farà cosa grata non solo a me personalmente, ma a tutti i miei concittadini che sono impazienti di godere e di sfoggiare la nuova Galleria d’arte Moderna.
Mi perdoni la forma confidenziale di questo mio scritto e accolga l’espressione della mia più viva ammirazione.
Con deferenza,
Ricci Oddi Giuseppe”
R1
Recensioni sono comparse in alcuni giornali di Buenos Ayres: “La Prensa”, “La razon”, “El diario”, “Italia del popolo”, “Il giornale d’Italia”, “La patria degli italiani”.
da “IL GIORNALE D’ITALIA” del 14 Maggio 1926
Esposizione di pittura di G. Sacheri
Lunedì, 17 corrente, nel Salone Chandler di Via Florida 260, s’inaugurerà un interessante esposizione del noto pittore italiano G. Sacheri.
Il Direttore Generale delle Belle Arti di Roma, Arduino Colasanti sull’Emporium, la nota Rivista Italiana d’Arte, esprimeva sul Sacheri il seguente lusinghiero giudizio:
“Poeta prima che pittore il Sacheri cerca nella natura il sentimento e infonde nelle sue visioni di campagna e di mare il palpito di un’anima originale e profonda.
Ove la natura comincia a parlare, ove essa principia il suo canto, l’artista afferra lo spunto e compie trionfalmente l’armonia, svolgendo con delicata e magistrale istrumentazione la frase appena accennata dagli alberi e dai paggi.
Gli intimi colloqui della luna con le vecchie mura addormentate, il rombo, il tuono e l’urlo della bufera, le alte profezie del vento, l’ampia polifonia del mare, l’augusta immobilità e il silenzio delle montagne, il respiro dell’aria sui vertici che ascendono nello spazio e nella luce, sono alcune delle infinite cose che dice la natura allo spirito del Sacheri il quale è come un mago che ci rivela la significazione e la verità entro un cerchi d’incanti.
Romantico per sentimento, ma di un romanticismo sano e fecondo di commozione, l’artista ligure è classico nella forma.
Il suo lavoro non è mai una fredda e precisa riproduzione dello spettacolo naturale, ma è invece una invenzione, un ritrovamento, una voce nuova aggiunta al gran coro della vita”.
Nel salone Chandler il Sacheri esporrà le seguenti tele:
Spume e scogli, Neve in montagna, Autunno in Piemonte, Fiume in inverno, Aprile, Mare, Sirene nel plenilunio, Tramonto sul fiume, Pascolo in montagna, Tramonto sullo stagno, Il ruscello, Campagna romana, Prato fiorito, Piemonte, Mare presso La Spezia, Tramonto sul mare, L’isolotto, Mare agitato a Bogliasco, Scogliera a Sori, Lo stagno, Il fiume in autunno, Mare agitato, Ora di riposo, Pioggia in montagna, Tramonto sulla Bormida, Raggio di sole sul mare, Fiumicello, Sole d’autunno, Salici in Piemonte, Velieri, Bogliasco, Mattino d’estate, Giorno di sole, Primavera olandese, Estate in campagna, Il fiume.
*****
da “LA PATRIA DEGLI ITALIANI” del 20 Maggio 1926
Note e notizie d’Arte – G. Sacheri
Questo pittore italiano espone 36 tele da Zuretti, nel salone Chandler, a Florida, che richiamano buon pubblico di visitatori.
Paesista, egli compone con lentezza, con pensosa coscienza e volontà tenace di rendere oltre la forma, e dopo averlo analizzato, il fantasma poetico del paesaggio che il suo spirito sente con evidente emozione, con religione, si direbbe, talvolta, quasi con incubo. Perciò i lavori sono condotti con tecnica diversa, con varie maniere, con opposte tonalità. Mentre alcuno è bruciato d’ombre calde ed acceso di riflessi fulvi, rossi, venati d’ocra gialla, altri sono lividi, malati, sviluppati su gamme grigie e violette; ovunque è un’intensa vitalità, palese anche attraverso pesantezze e scontenti e pentimenti. L’ispirazione è sempre misurata, vagliata, anche nei tentativi audaci, conserva, cioè, un’organicità che conferma la fede dell’artista. Quando con l’ispirazione coincide l’espressione tecnica, e l’ultimo tocco è dato con sicurezza, senza rifacimenti, l’opera si presenta originale, compiuta, e senza raggiungere grandi altezze, si classifica tra il lavori d’arte degni di considerazione.
Tra le tele più originali, dove meglio l’artista è riuscito a fermare il suo fantasma d’arte, è Fiume in inverno: paesaggio triste e freddo, dove il grigio è nelle sue gradazioni fino al lilla trattato con forza che conferisce al quadro, pur nella monotonia del tono unico, nelle malinconia dell’insieme, una vitalità notevole.
Dipinto da un’altra mano, sembra Bogliasco, con sprazzi di serena allegrezza, con una gioia calma di sole effusa nelle ocre gialle e rosse delle case raccolte in intimità festosa, sull’acqua limpida e profonda che anch’essa palpita di riflessi meridiani. Nessuno sforzo, nessun punto insuperato; il lavoro sembra prodotto in un lasso di felice preoccupata ispirazione.
In genere tutti i bozzetti di sole sono buoni; il gruppo Mattino di sole, Mattino d’estate, Salve Piemonte e qualche altro si affermano per la giusta luce ed effusa chiarezza del paesaggio reso senza artifici.
Un altro gruppo, di quelli ove s’è detto prima che l’artista sembra preso d’incubo, è di marine o montagne sotto cieli nuvoli, con effetti, a volte, di sole o di luna. Son lavori condotti a grandi masse d’ombre e di colori fulvi, rotti da chiarezze e riflessi improvvisi; alcuni, come Spume e scogli, Tramonto sul mare, dove i riflessi d’oro sono ben trattati tra la foschia del crepuscolo, e Sirene nel plenilunio, con verdi riflessi notturni di squisita sensibilità, sono notevoli, e si classificano tra le cose migliori della mostra. Laddove l’A. inutilmente conduce i suoi sforzi è nella dipintura delle nuvole, che invano tenta di lanciare al cielo: pesanti come blocchi calcarei sembrano dover cadere da un momento all’altro per schiacciare il paesaggio. Si salva da questa impotenza Raggio di sole sul mare, e qualche altro bozzetto. Come le nuvole, se pure con meno difetto, le spume marine sono immobili e dure come rocce: A parte queste incertezze, nel complesso della sua opera Sacheri si presenta come un artista nel senso migliore, che ha una sua personalità, e questa rende con coscienza che già gli procura eccellenti risultati, e ne fa sperare di migliori.
Tra gli acquirenti italiani è il Gr. Uff. Rolleri, che ha scelto Bogliasco.
R2
IL CITTADINO – Quotidiano di Genova – Mercoledì, 5 Maggio 1926
La 73.a esposizione della Società per le Belle Arti nel ridotto del Carlo Felice
…………..omissis……………come in Sori; magnifica tela del Sacheri, ricca di luce e di profondità aeree, e piena di un delicato senso dei rapporti, è evidente “l’effetto di una specie di contagio tra l’anima delle cose e quella dell’artista” per cui qui pure il colore si annulla per diventare poesia. ………………
Flavio Bonanni
R3
IL SECOLO XIX – Genova, Giovedì 6 Maggio 1926
Note d’Arte
G. Sacheri – C. Mannucci
Le tele, che questi due pittori espongono alla Galleria d’Arte Vitelli, rivelano due curiosi ed opposti temperamenti. Giuseppe Sacheri è una nostra cara, indimenticabile conoscenza. Si riallacciano a lui le nostre prime impressioni d’arte nelle nostre esposizioni locali, e la sua fisionomia è tra quelle che si distinguono in mezzo a molte altre, per la costanza di uno stile che il pittore è sempre andato affinando. Sacheri può ben dirsi il pittore della Liguria, e del mare ligure. E’ un poeta che ha cantato questo tema in una infinità di toni e di gamme, in mille guise e sotto mille e svariatissime luci. In questa mostra lo ritroviamo in tutta la sua espressione sincera. Egli è rimasto fedele ad un tecnica sana e semplice che a volte può parere pesante, ma che rende sempre in una sintesi efficacissima le sensazioni pittoriche che il paesaggio suggerisce.
Accostiamoci a questi quadri con amore. C’è una infinità ed una copiosità di temi che contrastano, e in cui il Sacheri ha messo ogni sapienza ed ogni magia di colore. Lembi di mare che il Sacheri interpreta sotto una diversità di aspetti in cui balza viva l’immagine piena di suggestione. Non c’è momento, si può dire, che il Sacheri non abbia ritratto, dalla ondata veemente che si infrange sulle scogliere, dalle calme placide dei pomeriggi di bonaccia, dalle oscure e cupe penombre che maturano i fortunali, dalla chiarità luminosa e nitida dei mattini allorquando le vele, lontano, vibrano il loro bianco sul turchino delle acque e se quello del cielo, dalle rosse violente sinfonie dei tramonti che illuminano – immensi e fantastici – vaste zone di cielo, lasciando le ombre placide delle sera scendere lievi lievi; alla furia dei marosi che si accavallano, che si intrecciano, che si confondono in una fantasia di spume, alla scogliera investita dall’acqua che sciaborda da ogni parte, alla barca che sosta e si culla al largo, alle scie senza fine delle partenze a vele spiegate… Insomma tutto quello che la poesia del mare ispira nella sua mutevole vicenda, vibra in questi quadri del Sacheri, in una festività di colori in cui le masse sono disposte con una morbidezza singolare, in cui tutti i valori raggiungono una loro sintesi ricca di efficacia, e pervasa di suggestione.
Definire il Sacheri non è difficile. Egli appartiene a quella scuola di pittori che non si sono mai lasciati influenzare troppo dall’aridità delle teorie estetiche. Noi lo abbiamo sempre visto uguale e sempre ugualmente sano. La sua sanità è la sua forza. E quello che di lui si dice delle marine, si riaffermare anche per il paesaggio, dove forse il Sacheri può anche piacere di più. Certe sue tonalità in verde cupo, per esempio, certe sue delicatezze nello stilizzare, realisticamente, intendiamoci, forme slanciate di alberi, aggruppamenti di casupole, scorci di chiesette montane, angoli reconditi di boschi, strade solitarie, viottoli ameni con rivoletti accanto a sentieri misteriosi, pianori vasti, linee di colline sul tramonto dolci, oppure massicci di montagne decise e quasi violente, ora ammorbidite in una pastosità chiara e lucente, ora tormentate, quasi, in una composizione di toni meno caldi e più ombrati e più cupamente decisi, fanno della sua tavolozza qualcosa di stranamente romantico, che avvince.
Lo nota anche un cenno simpatico di Arduino Colasanti, unito al catalogo di questa mostra. Ma non bisogna esagerare nella denominazione di romantico al Sacheri. Forse è tale in quanto si compiace di certe visioni in cui la malinconia mette la nota dominante; la sua visione ci sembra che spazi con una libertà sconfinata in troppi mutevoli orizzonti, per chiuderlo nel cerchio di una definizione assoluta, mentre non è che una parte del suo temperamento.
Noi insomma amiamo il Sacheri. Lo amiamo per la sua costanza e per la sua pittura che ci ha dato e continua a darci così fresche impressioni, così genuine rivelazioni di luoghi che conosciamo bene, per avervi trasportato la nostra sete di nostalgia e di poesia. E dove anche il ricordo non esiste, il pittore ci suggestiona, e l’effetto rimane lo stesso, tanto l’arte di questo ligure di razza si afferma e si impone.
* * *
Con Cipriano Mannucci …….. (omissis)…………
c.p.
R4
IL GIORNALE DI GENOVA – Genova, Giovedì 6 Maggio 1926
Le mostre personali
Giuseppe Sacheri e Cipriano Mannucci alla Galleria Vitelli
Le gallerie private d’arte, quando chi le conduce ha coraggio e buon gusto come in questo caso, adempiono a un ufficio di diffusione e di valutazione della buona arte, meglio di quanto non lo possano fare le mostre e le esposizioni ufficiali.
E’ logico che ciò avvenga: poiché se da un canto il mercante di quadri è preoccupato di incontrare il gusto del pubblico, dall’altro lo è maggiormente di portare a sua conoscenza opere che non patiscano oscillazioni del mercato.
Ma a parte questa valutazione che non è, come potrebbe apparire, soltanto economica, dobbiamo lodare il Vitelli di aver sempre saputo scegliere i suoi pittori, tra gli ottimi d’Italia.
Giuseppe Sacheri e Cipriano Mannucci ci sono troppo noti in Italia, e fuori, perché noi ne dobbiamo fare una presentazione ex-novo.
In queste mostre personali i due pittori presentano un folto gruppo di loro opere, dalle quali è possibile trarre un giudizio quanto è possibile completo sulla loro arte.
Parleremo per primo, trattandosi di un ligure molto caro e molto noto al nostro pubblico, di Giuseppe Sacheri, che ha raccolto nelle due ultime sale della galleria ottantasette fra quadri e bozzetti (bozzetti che sono anch’essi dei quadri, trattandosi di ben altro che delle solite “impressioni” che ci vengono scodellate come “bozzetti” dalla maggior parte dei pittori) nei quali il suo temperamento romantico un poco nordico, ma chiarito ed equilibrato in un senso di arte prettamente mediterraneo, si svolge completamente.
In tutti questi suoi paesaggi – marine, prati, visioni lacustri, stagni, montagne e paesi – egli profonde una sensibilità malinconica che vede la natura più con nostalgia che con gioia diretta: che ha bisogno più di raccontare che di contare, ma che raccontando, ricrea le proprie visioni in una composta e sicura armonia formale, con sicurezza a precisione.
E’ appunto in questo contrasto fra il contenuto della sua pittura, contenuto sentimentale e delicato, e la solidità della sua espressione “classica”, se mai ve ne furono, che risiede quel “romanticismo” che si scopre nell’arte di Sacheri.
Dal complesso di quanto è raccolto in queste sale si constatano le qualità d’invenzione e di creazione che questo pittore possiede in sommo grado: il che significa ch’egli non si limita a riprodurre la natura oggettivamente, ma che vi introduce l’elemento fondamentale dell’arte moderna che è la personalità.
Cipriano Mannucci, a differenza di Sacheri, è pressoché ignoto al pubblico genovese ………(omissis)……………..
R5
CAFFARO – Genova, 6 Maggio 1926
La Mostra Sacheri – Mannucci
La odierna Mostra nelle Galleria del Palazzo Nuova Borsa merita di essere posta in rilievo, prima di tutto perché accoglie un insieme imponente di opere di uno dei nostri migliori pittori, personalità, tra le più simpatiche nel campo dell’arte in Liguria, notissima oltre i confini della nostra stessa regione, poiché più di una volta vedemmo nelle stesse esposizioni internazionali le sua pitture primeggiare; poi perché in Cipriano Mannucci vanno riconosciute eminentissime qualità di colorista non disgiunte da una foga inventiva notevole.
Scrive Arduino Colasanti che la caratteristica della pittura di Giuseppe Sacheri è la dolce melanconia ond’è soffusa: cieli grigi della Danimarca, grandi pianure olandesi, colline del Piemonte e le rocce della riviera ligure, giardini fioriti e orti e pioppi a specchio dell’acqua. Ma la tristezza è come mitigata da echi di canto che suscitano nell’animo una nostalgia di cose lontane: sono armonie tenui di colore, mezzi toni grigi e azzurri delicatissimi in accordo con il guizzare di luci brevi. Con un procedimento eguale a quello adottato da un grande paesista italiano, da Antonio Fontanesi, il Sacheri suole talora raccogliere la maggior luce in un sol punto del quadro, per modo che ivi raggiunga evidentissima intensità raccordata alla delicata fusione dei toni al modo dei riflessi opalini.
Come in tutti i coloristi di razza c’è infatti in lui costante ricerca di preziosità, compiacenza di colorazioni rare che costituiscono il carattere e il fascino delle sua opere.
Gli intimi colloqui della luna con le vecchie mura e con le acque stagnanti, il rombo, il tuono e l’urlo della bufera, le alate profezie del vento, la polifonia ampia del mare, l’augusta immobilità e il silenzio delle montagne, sono i temi cui la fantasia attinge ispirazione, onde il suo lavoro non è la riproduzione arida degli spettacoli naturali, ma la interpretazione elegiaca o lirica di uno spirito commosso dinanzi agli aspetti patetici della natura.
Questa sua mostra aduna quasi un centinaio di tele, che dimostrano di quale operosità sia capace questo artefice che onora l’arte in Liguria.
Cipriano Mannucci è fiorentino e un suo autoritratto qui esposto ci dice che è giovane, ……(omissis)……..
P. de G.
R6
GAZZETTA AZZURRA – Genova, 30 Aprile – 6 Maggio 1926 (settimanale)
Mostra Sacheri – Mannucci
Le mostre alla Galleria Vitelli si susseguono richiamando l’attenzione della intellettualità genovese. Sabato scorso l’inaugurazione delle mostre personali di Giuseppe Sacheri e di Cipriano Mannucci ebbe tutta la festosità di pubblico che le belle sale Vitelli meritano. E va lode all’organizzazione di queste manifestazioni d’arte, che sa pur sempre accoppiare personalità artistiche che si distaccano l’una dall’altra e non si urtano, almeno agli occhi del pubblico che si contenta di guardare.
In questa mostra odierna il Sacheri grandeggia e sovrasta di gran lunga sul compagno.
Il Sacheri è tutto chiuso nel suo sogno di intima poesia e le sue fantasie sanno tutte esprimersi spontaneamente con potente semplicità ora in una magnifica fuga di nubi vagabonde, ora in un riflesso limpido di acqua, o nell’incupire meraviglioso d’un crepuscolo. La sua tavolozza è quella di un gran signore, tutti i toni, tutte le ricchezze, tutte le gamme vi sono profuse ma con aristocratica armonia, con una nobiltà così misurata che ha del miracolo e del genio.
Io credo che pochi pittori oggi abbiano saputo infondere una personalità tanto squisita al paesaggio. Una personalità che affiora senza stancare, tanto nelle marine scintillanti che nei crepuscoli imponderabili, nei chiari di luna perlati, e nei bozzetti pieni d’un sole così vivo, così delirante di vita che non si possono dimenticare.
La personalità del Sacheri, ripeto, non è maniera ma nobiltà d’arte, che egli traduce in ogni tela, in ogni tavoletta, con la piena di sentimento che è nella sua anima. E’ un amante della natura divina e un amante che nel fervore del puro amore è divenuto poeta delicato, tenero, possente. Ogni opera sua ci dice l’estasi in cui il cuore suo di artista la concepisce, riuscendo a dire una grande parola al di sopra dei gusti e delle tendenze, rimanendo fermo nel dinamismo dell’ora pur conservandoci il suo fresco dono di poesia.
Mannucci, figura male accanto a Sacheri. …………….(omissis)…………..
Adelina Zandrino
R7
CORRIERE MERCANTILE – Genova, Venerdì-Sabato 7/8 Maggio 1926
Cipriano Mannucci e Giuseppe Sacheri
Nelle sale della Galleria A. Vitelli, Cipriano Mannucci e Giuseppe Sacheri ci offrono due loro mostre personali che meritano di essere vedute.
Il Mannucci nelle 56 opere che espone, dà prova di una non comune versatilità, …………(omissis)
Giuseppe Sacheri una vecchia e buona conoscenza delle esposizioni italiane e straniere, ci presenta qui 87 opere, tra quadri ci mole e bozzetti, coi i suoi temi preferiti di marine, di campagne, di monti, in cui riappaiono i cieli nuvolosi, i tramonti, le tempeste che gli sono particolarmente cari.
Il Sacheri non ci offre solo aspetti di natura italica, con predilezione evidente alle scogliere e alla marine liguri, ma anche vedute di Grecia e d’Olanda che ci richiamano alla mente certi suoi paesaggi danesi che abbiamo ammirato in tempi oramai parecchio lontani.
Pochi paesisti mostrano di sentire la poesia multanime della natura come il Sacheri: questa sentimentalità affiora sempre nei suoi quadri che paion dipinti con animo commosso, ma con una sapienza di struttura e di tonalità che rivela l’esperienza ottenuta attraverso un lungo e paziente travaglio. E’ questa una pittura di probità che merita rispetto e simpatia. Di lui, un giorno Arduino Colasanti ora Direttore Generale delle Belle Arti, scriveva:
” Il segreto di quest’arte non è tutto nella poesia dell’idea, esso consiste anche nella sintesi della rappresentazione. La caratteristica più saliente di questo spirito è la malinconia. I cieli grigi della Danimarca, le grandi pianure olandesi, le colline del Piemonte, le rocce della Riviera ligure ci appariscono soffuse di una eguale, dolcissima mestizia che tocca a volte i confini della potenza drammatica. Ma la tristezza è buona, e, se il balenio di una nota più vivace e vibrante ci ridesta nell’animo un rimpianto di cose lontane, quel fugace apparire che dilegua come una musica e si spegne come un raggio che d’improvviso si offuschi, lascia nell’anima una scia di beatitudine.
Tale è il significato dell’arte di Giuseppe Sacheri, la quale come la canzoni che esprimono la malinconia dell’anima popolare, ama il tono minore, parla con voce tenue e sommessa, non per ripetere, ma quasi per accompagnare da lontano la nota limpida e potente, la voce che suona dominatrice sotto la luce del cielo e dinanzi al riso delle onde “.
* * *
Abbiamo constatato con viva soddisfazione che le sale della Galleria Vitelli sono frequentate da un pubblico fine e numeroso il quale, con la guida di un elegante catalogo, ammira le pitture esposte… ed acquista con edificante buon gusto.
Di ciò ci congratuliamo anche con il Cav. Vitelli dal quale ci attendiamo altre mostre di pittori contemporanei, tanto utili alla diffusione della cultura artistica moderna.
a. p. l.
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IL CITTADINO – Genova, Domenica, 9 Maggio 1926
Cipriano Mannucci e Giuseppe Sacheri alla “Galleria Vitelli”
I pittori Sacheri e Mannucci espongono alla “Galleria Vitelli”. Il primo vecchia conoscenza nostra, rinomato in Italia e fuori; l’altro che pure preceduto da larga rinomanza si presenta nuovo nell’ambiente genovese con un impeto e una sbrigliata versatilità tutta toscana. Degni ambedue d’ammirazione per lo studio sincero della natura che sanno contemplare con intelligenza e amore, freschi ed immediati nell’esecuzione, si differenziano però per la diversa traduzione dei brani interpretativi; ciò che presuppone due temperamenti dissimili. Il Mannucci infatti celebra la vita nelle gioie delle feste, nelle note caratteristiche delle costumanze, negli splendori della natura coi colori dalle gamme più calde e vibranti, a pennellate rapide e succose, passando dallo studio della maschera regionale e del Servitore goldoniano alle iridescenze del Mercato dei Fiori e dell’Ora dorata, dallo studio intimo del ritratto e del costume al canto della fecondità agreste e della salubrità dell’aria. Figlio della nostra terra, partecipa al gaudio della natura con esuberanza giovanile ed entusiastico cuore.
Il Sacheri invece limitando i suoi temi al campo del paesaggio, soprattutto del mare, evoca col suo pennello intinto di lirismo nostalgico tutti i rapimenti e le variazioni romantiche di un poeta che assorbito dai silenzi verdi delle distese pianure, dall’immensità delle solitudini marine e dalle fantasie enigmatiche dei profili delle scogliere
“che sul mar di Liguria
protendono come sfingi
coronate di fiori”
sa trarne la poesia eterna, dell’onda che s’infrange o del gioco dei riflessi sulle superfici mobili nelle ore melanconiche del vespro o della quiete lunare. Maestro del colore a pieno impasto da cui con bravura ammirevole ne trae ricchezza di vibrazioni luminose specialmente nei barbagli dei tramonti o nei grigi argentei delle acque con un colpo robusto di spatola egli staglia la rupe a destra o lo scoglio isolato che, bruni e solidi e ricchi di venature geologiche contrastano con le profondità aeree degli orizzonti lontani pieni di ombre e di luci; mentre sotto e all’intorno nei primi piani, l’onda che si avvolge, rotola e si infrange e gli occhi verdi-cobaltei dell’acqua fra i mosaico e le striature delle schiume, attestano lo studio scrupoloso di questo paesaggista di prim’ordine.
Sino al 15 prossimo tutte queste cose belle sono ancora visibili negli eleganti saloni di via Boccardo.
F. B.
R9
IL GIORNALE D’ITALIA – 14 Maggio 1926
MOSTRE D’ARTE GENOVESE
Mannucci e Sacheri
Anche questa mostra che A. Vitelli ha preparato nella sua elegante Esposizione permanente di via Gerolamo Boccardo, merita un plauso sincero per la nobiltà e la distinzione dei lavori ospitati.
Cipriano Mannucci, che espone nella prima sala, ha temprato l’innato gusto artistico del suo fiorentinismo alle varie luminosità dell’arte moderna, ……………(omissis)
Il nostro Giuseppe Sacheri è uno di quei paesisti che, superiori ormai alla critica, mettono pur sempre i critici in imbarazzo obbligandoli a quegli elogi senza riserve che il critico fa malvolentieri come quelli che possono suonare adulazione più o meno interessata. Ma quando il critico scopre un pittore di acque e di cieli come Aurelio Craffonara che si estasia davanti a “Mare chiaro” di Sacheri, ha ben ragione di riconoscere nel modo più chiaro e reciso l’altissimo valore di questo artista che rimarrà nella pittura italiana.
Le “marine” hanno dato la fama a Giuseppe Sacheri e l’eterno incanto del divino mare è ripetuto qui in quadri che affascinano.
E affascinano – si noti – per la verità.
Sacheri ritrae la poesia del mare; non quella che il suo spirito saprebbe attribuire, con un lavoro interiore all’onda, ma quella che il mare in certe condizioni di luci e d’aria realmente possiede con una indicibile potenza aerata di semplicità. Afferrare la cromatica trasparenza, precisa, esatta dell’aria e dell’acqua nel momento poetico: qui sta il segreto di Sacheri che Arduino Colasanti ha definito “mago”.
L’argento di “Mare chiaro” nella spuma del frangente e della risacca, fra gli scogli, vi abbacina e vi dà l’illusione ottica dell’acque in moto, mentre una vela scompare in un orizzonte lontanissimo e luminoso.
In “Regate” la visione dell’azzurrissimo alto mare che viene a rompersi sulla spiaggia nelle onde verdi – mentre la vele candide si staccano dalla serenità del cielo – vi trasporta in una chiara mattina di vento sulle spiagge di Liguria.
In questo quadretto Sacheri ha dipinto il venticello.
E quanta luce e quanta trasparenza liquida in quel “Castello saraceno” dove la vecchia torre diruta quasi si confonde con la nera rupe mentre , in contrasto, un liscio mare, a morbide e lunghe ondate, si rompe in argentea spuma sotto un cielo diafano e sembra gioire della propria divina giovinezza!
Sacheri è un poeta che canta l’anima inafferrabile delle cose mute: l’anima che sta tra la realtà e il sogno, e sa dirci le grandi melanconie e le profonde calme della Natura. Così nella grande tela del “Mare a Cinque terre” e nell’altra del “Tramonto in mare” attraverso la perfetta cromia dei cieli illuminati dal bagliore di una luce d’oro e dei vivissimi riflessi marini, un’idea nostalgica si fa strada e lascia l’anima sospesa in un vago desiderio di bene e di pace.
Questa idea si afferma, poi, dominante nell’altra vasta tela di “Armonie di Riviera”: un prato di Bogliasco alto sul mare: pochi alberi – e uno è fiorito – si stagliano nella serenità del cielo, e il mare, lontano, fermo chiaro, riposante. Tutta la visione è permeata di chiarità, di trasparenza, di blanda dolcezza.
Giunge veramente la sapida brezza marina e si confonde col profumo del poggio fiorito?
Giuseppe Sacheri non è, però, soltanto il pittore della marina di Liguria: tutti sanno che Venezia e l’Adriatico, il piano e il monte, le Alpi e le lande nordiche hanno avuto in lui un interprete fedele e sensitivo.
Com’è delicata, in questa mostra, la “fioritura” di quel prato da cui la nebbia si allontana come un magico velario! Come è vera, evidente la chiara luce verde della pianura “Presso Cuneo” con lo sfondo delle Alpi lontane! E “Stagno in inverno” ha una fusione e una tempra così armoniche di colori da sembrare una potente acquaforte, e la “casa del pescatore” sul canale alberato mostra che si possa scherzare con le esuberanze della più ricca tavolozza senza deviare da quella linea di probità e di nobiltà che sono le stigmate del grande artista.
Vogliamo ancora ricordare – fra queste ottantasette pitture – due impressioni che mostrano come Sacheri, pittore della luce, dell’aria e della trasparenza, senta la profonda poesia delle ombre.
“Verso il paese” – mentre è scesa la notte cupa e immensa – per la strada deserta che si perde nella solitudine, va una povera donna e un lampioncino rende più fosca la tenebra e più profondo il silenzio.
“Sera a Entraque” ha tutta l’evidenza della sera invernale in montagna con la neve abbuiata che domina il paesaggio, con la nebbia che inghiotte le case e anche il triste lampione verdognolo.
Su tutto, il peso di un silenzio sconsolato.
SKIAGRAPHOS.
R10
IL SUBALPINO – Cuneo, 24 Luglio 1926
L’Esposizione provinciale di Belle Arti
La nostra esposizione di Belle Arti, sarei tentato di chiamarla: la corte dei miracoli; il primo consiste in questo: che ci sia stato un gruppo di persone le quali abbiano pensato ad una Mostra di B. A. in Cuneo terreno che sembrava così poco fertile per simili fiori e che esso abbia trovato una istituzione, quale la Camera di Commercio ed Industria, di idee così larghe da comprendere che il Bello, nelle sue svariate manifestazioni è di aiuto, anzi complemento necessario, a qualunque manifestazione commerciale ed industriale, la quale fornisce l’ossigeno necessario, cioè il denaro, con larga saggezza; un altro miracolo fu che artisti numerosi e buoni ed ottimi, se ne siano trovati in questa provincia sfatando una leggenda tanto più tenace quanto più falsa, che da noi alla poesia, all’estetica, alle professioni di grande sacrificio e scarso rendimento nessuno si dedicasse, e che essi una volta tanto concordi, accorressero dove né di gloria né di quattrini larga messe non si potevano ripromettere, e infine il miracolo che la mostra nascesse dal nulla grandiosa ed elegante quale da tempo, e lo affermano i competenti accorsi da noi, non se ne vedeva. Ma il miracolo dei miracoli, e che ora trasforma tutti gli scettici in profeti di certa riuscita, è il vedere la gente accorrere fino dal mattino a popolare e talvolta affollare le sale, ammirare, discutere, interessarsi vivamente, comperare il catalogo da conservare poi come caro ricordo e … acquistare delle opere.
…………..(omissis)…………………………
Fra gli espositori
…………..(omissis)…………………………, ecco le marine del Sacheri ormai famose e direi quasi classiche, vera gioia degli occhi e dello spirito, delle quali non si sa se più ammirare la tecnica del maestro o la dolce avvincente poesia che ne emana,………………
E. Bissoni
(Altri espositori: Olivero, Steffenini, Piatti, Boetto, Bernardi, Durante, Montani, Fratelli Vacchetti, Arnaud, Montezemolo, Gherzi-Paruzza, Meineri (che i cuneesi conoscono già per opera esistente nel nostro municipio), ecc.)
R11
ILLUSTRAZIONE DEL POPOLO – Anno VI – N. 50 – Dicembre 1926
La prima Mostra nazionale d’arte marinara
La prima Mostra nazionale d’arte marinara, aperta a Roma, nel Palazzo delle Esposizioni di Via Nazionale, è sorta per miracolo di buona volontà, in pochi mesi di febbrile lavoro. Quando il Principe di Bitetto, presidente della Lega navale italiana, propose ad un gruppo di tecnici di invitare gli artisti italiani ad una Mostra di carattere marinaro, da tenersi in autunno in un grande ambiente della Capitale, parve che il tempo fosse troppo ristretto. Eravamo in piena estate, nel mese di Luglio. Ma si volle affrontare la prova: l’esito fu superiore ad ogni aspettativa. Le adesione vennero subito ed entusiastiche da ogni parte ed in breve la Mostra apparve virtualmente formata.
………………(omissis)………………..
Nelle varie sale, insieme agli artisti isolati, si trovano intere pareti di mostre personali e retrospettive. Così la sala ligure, che comprende festose tele del Barabino, rapide e fresche impressioni del Grosso solidi quadri di Santagata ed altre opere del Bevilacqua, del Dodero, del Cominetti, del Maragliano, dello Schiaffino, ecc.; ha una parete più piccola dedicata al Merello, tanto vivace di colore, ed un’altra più vasta, al Sacheri, l’artista che sa rendere con fine buon gusto la poesia del mare.
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ARTURO LANCELLOTTI
R12
LA SVEGLIA – Chiavari, 11 Luglio 1926 (Bibliot. della Società Economica di Chiavari)
Prima mostra Chiavarese di Arte Moderna
Il nostro egregio Commissario Prefettizio Colonnello Comm. Benedetto Accorsi, ha pubblicato un bellissimo manifesto, il quale invita la cittadinanza tutta a volersi associare alla grandiosa manifestazione artistica, che Domenica (11/7) sarà onorata dalla presenza del Sottosegretario di Stato alla Pubblica Istruzione on. Romano.
L’avvenimento che si riallaccia alle tradizioni intellettuali della nostra città, vuole essere affermazione nobilissima di uno sforzo concorde ed operoso di tutte le giovani energie per riconsacrare in una impronta italica, tutta la meravigliosa espressione dell’Arte.
R13
LA SVEGLIA – Chiavari, 18 Luglio 1926 (Bibliot. della Società Economica di Chiavari)
Inaugurazione della Prima mostra Chiavarese di Arte Moderna
Domenica 11 Luglio alla ore 10,30 nel salone della Pro-Chiavari si è inaugurata ……(omissis)……
(citate opere di Erba, Previati, Rubaldo, Merello e concittadini Rambaldi,Falcone, Castagnino…)
(non viene citato Sacheri)
R14
LA FIAMMA – Chiavari, 10 Luglio 1926 (Bibliot. della Società Economica di Chiavari)
La venuta di S. E. Romano per l’inaugurazione della “Prima mostra Chiavarese di Arte Moderna”
Domani la città nostra avrà l’onore di ospitare S. E. il Sotto Segretario di Stato alla Pubblica Istruzione on. prof. Michele Romano, che inaugurerà la Prima Mostra Chiavarese d’Arte Moderna.
……………(omissis)……………..
Un rapido sguardo alle sale della Mostra
Il desiderio, per noi vivissimo, di renderci conto personalmente dello stato di organizzazione della Mostra Chiavarese d’Arte Moderna, ci ha condotti a fare una visita ai locali dell’Esposizione.
I locali del Palazzo di Giustizia hanno subito in pochi giorni una radicale trasformazione.
…………….(omissis)………………
Il pittore Sacheri di Genova, artista squisito e profondo, favorevolmente accolto dalla critica, anche in questa Mostra conferma il suo valore di grande paesaggista.
……………..(omissis)………………
R15
LA FIAMMA – Chiavari, 17 Luglio 1926 (Bibliot. della Società Economica di Chiavari)
L’inaugurazione della Prima Mostra d’Arte Moderna
NOTE CRITICHE ALLA MOSTRA
………………(omissis)…………….
Giuseppe Sacheri, si presenta pure con una mostra personale.
Paesaggista e marinista di fama italiana, è il fedele e sicuro interprete della nostra Liguria inondata di sole, varia di forma, di luci, d’espressione; è il pittore del cielo e delle acque, e l’eterno incanto del divino mare fatto d’indicibile potenza e di aerea semplicità, realizza in quadri chiari sereni trasparenti. Ma il Sacheri oltre che pittore di marine, è anche solido costruttore di desolate notti alpine, di forti impressioni invernali, come lo dimostra il magnifica “Stagno d’inverno”, rude come un’acquaforte, in un’armonica fusione di colori grigi.
………………(omissis)……………..
Per tenace volontà di pochi appassionati la Prima Mostra Chiavarese d’Arte è un fatto compiuto.
Attilio Podestà
GIUSEPPE SACHERI 1927
E1
1° Agosto – 30 Agosto 1927
FIUME – 2.da Esposizione Internazionale di Belle Arti della Città di Fiume. (catalogo)
Opere esposte da G. Sacheri:
n.11 “Plenilunio”
n.12 “Nevicata sull’altipiano”
n.13 “Nevicata sull’altipiano”
E2
30 Aprile – 15 Luglio 1927
TORINO – Società promotrice delle Belle Arti – Palazzo del Valentino
“La Quadriennale” 5.a Esposizione nazionale di Belle Arti
Opere esposte da G. Sacheri:
n.330 “Sera d’inverno sul mare del Nord” (foto)
n.536 “S. Margherita Ligure”
Nell’elenco degli espositori figura: Sacheri Giuseppe – Via Borgoratti, 15 – Villa Oliva – Genova
E3
GENOVA – Espone in Gennaio alla Galleria d’Arte Vitelli n. 32 dipinti con Cavaleri, Irolli e Mancini
E4
Aprile – Maggio 1927
GENOVA – Espone alla 75.a Mostra della Società per le Belle Arti di Genova (catalogo)
Il pittore G. Sacheri fa parte del Consiglio Direttivo come Consigliere e Vice Presidente assieme all’Avv. Agostino Virgilio. Partecipa anche alla Giuria di Accettazione e di collocamento.
CP1
lettera da Redazione della “Gazzetta del Popolo”
Torino, 21 Gennaio 1927
Illustre Signore,
La ringrazio, e di cuore, delle parole gentili, che non merito. Ho scritto, come è mia abitudine, con sincerità, come dettava dentro la commozione. Non gli artisti, ma il pubblico e i cronisti d’arte – che sono una piccola parte del pubblico e, spero ne migliore ne più gentile – debbono ringraziare. Gli artisti danno generalmente la loro fatica, lenta e dolorosa, e spesso a loro toccano colpi d’ascia – e peggio – dai suberbiosi scribacchini, aristerchi incompetenti e insensibili.
Cronista d’arte, io sono sempre consolato quando – di raro – mi avvenne di poter scrivere e rilevare al traviatissimo pubblico opere di bellezza e di verità, nel solco della tradizione italiana.
La ringrazio anche della rettifica. A Cuneo, visitando, la scorsa estate, la bella Prima Mostra Provinciale insieme a Grosso e a Bistolfi, gli amici di lassù mi assicuravano essere Ella figlio della “provincia grande”, così bene cantata in certi verdi freschi delle praterie, nelle cantanti acque dei rivi e nel pacato splendore del cielo subalpino.
Piemontese lo credevo per l’amore a certi sfondi di pianura segnati da filari di gelsi e di pioppi sotto le vaganti nubi: e ne scrissi anche in un’articolo per l’Emporium, che forse Le sarà sfuggito. Se lo desiderasse glielo farei tenere.
Se ho errato nella… fede di nascita, spero di non aver troppo errato nei rilievi di carattere estetico. Da anni seguo con rispettosa cura e devozione l’opera sua, specie nelle opere non al chiaro di luna. Nei quadri mattutini e solari trovo una più acuta e profonda indagine del paese, del genio del luogo e della fisionomia spirituale di certi angoli di campagna e di spiaggia. Ella, a mio modesto parere, semina e raccoglie, con spirito e stile personali, nel solco fecondo dell’amico Fontanesi.
Desidero conoscerla di persona e conoscere gli inediti della sua fatica.
Mi abbia, con devozione
Suo Emilio Zanzi
C1
“LA QUADRIENNALE” Esposizione Nazionale di Belle Arti – Torino 1927
lettera da Società Promotrice delle Belle Arti in Torino
Torino, 1 Marzo 1927
Prof. Giuseppe Sacheri pittore
Villa Oliva San Martino di Albaro (Genova),
La Società Promotrice di Belle Arti, come Le sarà noto dal Regolamento già statole spedito, indice per la prossima primavera la sua 5° Esposizione Quadriennale, la quale vuole accogliere nelle sue sale le manifestazioni più espressive che pur avendo radici nella tradizione artistica nazionale, sanno rinnovarsi al largo respiro del nuovo rinascimento Italico.
A tal fine la Società di Belle Arti ha stabilito di limitare strettamente gli inviti personali a quegli artisti Italiani la cui personalità sia riconosciuta con generale consenso e consacrata dall’importanza delle ripetute prove o dall’indiscusso valore delle opere conosciute per l’esaltazione della bellezza dell’arte.
La Commissione Artistica si onora quindi di offrire a Lei il dovuto omaggio dell’invito alla prossima Quadriennale Torinese, nella certezza che vorrà accoglierlo e partecipare con fraterno entusiasmo a questa appassionante opera di fede nell’arte Italica.
La pregherei caldamente di voler notificare detta Sua partecipazione alla Segreteria dell’Esposizione non più tardi del 15 Marzo, avvertendola che per l’invio delle due Opere degli artisti invitati il termine scade col giorno 6 Aprile prossimo.
Con deferente e cordiale saluto.
Il Presidente
G. Salvadori
P.S. – Fra qualche giorno la S.V. riceverà i moduli per poter usufruire della riduzione ferroviaria che naturalmente è a carico della Quadriennale.
C2
lettera da Società Promotrice delle Belle Arti in Torino – “La Quadriennale”
Torino, 26/5/1927
Preg. Signore,
Sono lieto di poterle partecipare che il suo quadro intitolato “Sera d’inverno sul Mare del Nord” venne acquistato dalla Signora Amalia Brielli Bianzeno al prezzo di Lire cinquemila da pagarsi in fine dell’Esposizione sotto deduzione del 5 per cento sul prezzo di vendita a favore della Società (Art. 44 dello Statuto Sociale)
Con distinta stima.
p. Il Direttore Segretario
Fiosa
CP2
lettera da Carlo Ferrari
Roma, 4/2/927
Mio carissimo Sacheri,
Che gran bel giorno quello in cui la scienza sarà così progredita da convertire le nostre facoltà spirituali personali in apparecchi di trasmissione senza filo, senza carta e senza inchiostro, del nostro pensiero alle persone cui vogliamo bene! Un tal giorno io non vedrò purtroppo, e me ne dolgo, perché, se già fosse giunto, io non avrei sulla coscienza il peso e il rimorso di tante mancanze che ho commesso e che, ahimè! credo seguiterò a commettere, per non aver potuto o saputo comunicare subito e chi avrei pur voluto, i miei sentimenti, col sistema – che un giorno si dirà passatista – della corrispondenza epistolare!
Mancanze di questo genere so di averne sull’animo parecchie verso di te perché, pare impossibile, sono sempre i migliori amici le vittime dei nostri difetti! e la più grossa è quest’ultima, di non aver replicato immediatamente, come sentivo di dover fare, e avrei fatto se fossi stato dotato di quel tale apparecchio trasmissore del secolo 2000, alla prima lettera pervenutami appena dopo la tua partenza da Roma.
Altro che una gaffe, come tu nella tua squisita bontà di animo temevi aver commesso! La mia è stata una mancanza direi quasi delittuosa, per quanto non priva di qualche scusante, come ti dirò appresso, se considero che le tue troppo indulgenti espressioni a mio riguardo ebbero veramente a commuovermi, in ragione appunto del fatto che proprio sentivo di non meritarle! E volevo allora risponderti subito, (e mi vergogno di farlo appena adesso!) semplicemente questo: che nello specchio luminoso dell’animo tuo avevi visto riflessa la tua immagine che, per un incosciente equivoco, dovuto alla tua bontà, avevi scambiato per la mia… attribuendomi la qualità che sono tue!
E basta così, e grazie di cuore, non per il giudizio troppo lusinghiero che purtroppo non risponde a verità, ma per il sentimento amichevole che ti ha mosso, al quale tengo soprattutto.
Finito questo forse troppo lungo esordio che la mia colpevolezza esigeva, debbo dirti – a mia parziale scusa – che, subito dopo la tua partenza, il piacere grande che ci procurò la tua breve permanenza fra noi fu da me scontato con una serie di fastidi e dispiaceri procuratimi da un mio inquilino del piano terreno – un argentino – scultore, credo, di ……….. ( non ho però visto nulla di suo), ma nevrastenico, anzi addirittura pazzoide, col quale siamo finiti a rapporti così acidi e irritanti (e tu sai se questo è contro il mio temperamento!) da dover venire alla risoluzione del contratto di locazione dopo appena 4 mesi di permanenza. E la ragione – o per meglio dire il pretesto – da parte sua, è stato semplicemente quello che nello studio (annesso all’appartamento) non poteva avere, con l’impianto esistente di termosifone, una temperatura costante tale da poter tenere il modello nudo tutta la giornata. E tu sai che per questo occorrono più di 20 gradi, mentre io non potevo assolutamente assicurare che una media di 18 al più: temperatura gradevolissima per una casa, ma certo non sufficiente per chi stia fermo e nudo.
Egli però, per le sue speciale esigenze scultoriche, avrebbe potuto benissimo rimediare aggiungendo, nello studio, una stufa a legna – ciò che avrei anche fatto io stesso – ma s’è intestato a pretendere che io avrei dovuto cambiare la caldaia del termosifone (almeno 10.000 lire di spesa!) mentre l’attuale funziona benissimo e così ho preferito levarmi di torno un inquilino insopportabile consentendogli la risoluzione del contratto. Del resto, che il suo fosse un pretesto lo prova il fatto che egli lascia l’Italia per trasferirsi in Germania. Ma, ripeto, non puoi credere quanti fastidi mi ha procurato questa faccenda, oltre al pensiero di trovare un nuovo inquilino, ciò che fortunatamente è successo ieri: e speriamo con migliore fortuna!
A questa ragione di fatto del mio ritardo nel risponderti (io non so mettermi a fare della corrispondenza piacevole quando sono nervoso per seccature non volute) debbo anche aggiungere che non volevo scriverti senza poterti dare qualche buona notizia riguardo ai 12 tuoi piccoli dipinti lasciati a Giosi (?) e al 13° che ho io e che conto di poterti collocare presso un mio vicino. Ma questi ha dovuto assentarsi per la malattia della vecchia madre e non ne parleremo che al suo ritorno in Roma, spero prossimo.
Giosi che ho visto ieri l’altro, mi ha detto che è in parola per collocare tutto il gruppo: speriamo che anche questa rosa fiorirà presto; ma certo il momento per l’arte moderna è – almeno qui a Roma – assai difficile: un po’ perché vi sono troppe esposizioni, un po’ perché la voga per la clientela ricca straniera è volta ai quadri e oggetti d’arte antichi. Ma non dubitare che io vigilo per te!
Ricevetti i due giornali torinesi e trovo molto giusti i due articoli , per l’arte veramente un po’ osteriale (?) di Izolli e quella leggera e un po’ cocottesca di Longo Mancini. Anche i giudizi per le tue opere in sostanza sono giusti e credo ti avranno abbastanza soddisfatto.
Mandami sempre, quando puoi, notizie dei tuoi lavori che amo seguire.
Ebbi la partecipazione del matrimonio (?): anche per questo volevo scriverti subito per rinnovare i nostri fervidi auguri; non contavo di riunire tutto in una sola epistola che, secondo il mio desiderio, avrebbe dovuto partire di qui da tanti giorni!
Basta, io spero che questa mia, scribacchiata in tutta fretta, (perché la tua carissima del 2 esigeva una risposta sollecita) basterà a dissipare ogni tua preoccupazione: ma ci voleva veramente le tua bontà e gentilezza perché ti venissero i dubbi adombrati nella tua lettera! Scusa la forma frammentaria, perché non pensavo di affliggerti con uno scritto così lungo. Io sono, è vero, un pessimo e infingardo corrispondente, ma sono un po’ come quelli che si fanno pregare per mettersi al pianoforte e poi quando vi sono non la finiscono più….
Vendicati nobilmente scrivendomi presto e a lungo e parlandomi dei tuoi fatti e propositi d’arte.
Ora che ti sei levato i pensieri del matrimonio della figliola sarai, credo più tranquillo. Quando vi sarete stabiliti a Pianfei verrò a trovarvi. Intanto ricordati che hai sempre in Roma un rifugio amichevole e fedele.
Mille cose cordialissime ai tuoi cari anche da parte delle mia due donnette e a te un abbraccio dall’amico
Carlo Ferrari
D1
Contratto locazione appartamento in Pianfei in carta bollata da Lire 2.
Il sottoscritto dichiara di affittare al Prof.re Giuseppe Sacheri un appartamento nella casa di sua proprietà, e fa con il detto inquilino amichevole scrittura per anni 7.
Pianfei, 1 Aprile 1927
Ambrosio Andrea
D2
Ricevuta datata 1 Aprile 1927 a Prof.re Sacheri Giuseppe di L. 1.250 per affitto di tre mesi per l’appartamento in Genova – Via Borgoratti firmata da Giuseppe Oliva.
D3
Fattura del 5/5/1927 della Ditta Nicolò De Pasquali – Genova – Via Roma, 43 – per 5 cornici con vetro consegnate a Galleria Vitelli, Palazzo Nuova Borsa il 29/12/24.
D4
Fattura del 10/5/1927 della Ditta Nicolò De Pasquali – Genova – Via Roma, 43 – per 84 cornici consegnate tra il Marzo 1925 e il Marzo 1926 in via Borgoratti.
D5
Fattura del 19/5/1927 della Ditta Nicolò De Pasquali – Genova – Via Roma, 43 – per rolli tappezzeria spediti a Pianfei il 19/5/1927 – Totale Lire 734.=
D6
Società delle Belle Arti in Genova fondata nel 1849 – Esercizio 1927
Azione N° 1080 – Classe Artisti
Il Socio Sig. Sacheri Prof. Giuseppe – Pittore è iscritto per Azioni 1 a L. 30
Genova, 15 Maggio 1927
D7
Ditta Cavanna – Trasporti mobilio – Genova, Piazza Fontane Marose, 7 r.
Genova, 3 Giugno 1927
Ill.mo Prof. Giuseppe Sacheri – Pianfei
In seno alla presente ci pregiamo trasmetterle fattura per il trasporto dei suoi mobili da Genova via Borgoratti a Pianfei.
Certi che S.V. sia rimasta soddisfatta del ns. servizio cogliamo l’occasione per ben distintamente salutarla.
D. Cavanna
Sig. Prof. Giuseppe Sacheri per i seguenti trasporti:
1 camion e i vagone da Genova Via Borgoratti a Pianfei ……………..L. 2250.=
D8
Fotocopia cartellino rilasciata da Comune di Pianfei da cui risulta la prima iscrizione della residenza di Giuseppe Sacheri in Pianfei – Via Chiusa Pesio n. 61 avvenuta il 6 Giugno 1927
CP3
lettera da Stefano Calderoni & C. – Casa di Spedizioni – Genova – Via S. Luca N° 6-17
Genova, 7 Giugno 1927
Carissimo zio,
Ho ricevuto la tua del 6 corr. e m’affretto a risponderti punto per punto a quanto mi chiedi.
DIPINTI SCELTI – Dato che trattasi di affare non di speculazione da parte mia (regalo) il prezzo chiesto da zia Maria è un poco elevato per la borsa (senza d’altronde mettere menomamente in discussione il valore dei quadri).
Se ben ricordi per esempio zia Maria mi ha detto che per altri lavori ceduti a terzi, e per i quali avrebbe chiesto Lit. 1600, a me li avrebbe ceduti a Lit. 1500. Come vedi lo sconto non dava spinta all’acquisto.
Sono disposto ancora a fare l’acquisto del quadro grande scelto dal mio cliente (quello che avevi impreparazione sul cavalletto) e dei due bozzetti pure scelti al prezzo complessivo di Lit. 2000.=
Se ti conviene non hai che a farmelo sapere che ti comunicherò subito l’indirizzo a cui dovrai appoggiare la spedizione.
Se non ti conviene, pazienza. Cercheremo altro regalo più alla portata dei fondi disponibili.
PRATO – In questo disgraziato affare, non sei stato soltanto tu il sacrificato. Infatti il Sig. Prato, per colpa non da attribuirsi completamente a lui, ha rimesso nell’operazione parecchi e parecchi biglietti da mille. E ti ha anche dato prova di questo.
Circa le vendite da lui effettuate, per i primi due quadri esitati tu stesso hai detto che non avresti preteso pagamento; per gli altri due il Sig. Prato ci ha a suo tempo comunicato che verrebbe da te a mettersi d’accordo. Gli vado immediatamente a scrivere in modo da poter finalmente definire la questione.
BOZZETTI UFFICIO – Mi sembrava cosa indelicata parlarti dei tre bozzetti che mi hai portato. Ma me lo chiedi e sono costretto a risponderti anche per questi.
Io avevo calcolato (basandomi sui prezzi da te chiestimi per i bozzetti che due anni fa ho acquistato per regalare ai nostri clienti) che il prezzo che mi avresti chiesto per gli stessi sarebbe stato inferiore alle spese da me sostenute per l’invio dei quadri in Argentina – per il cameriere che li andò a riprendere – per lo svincolo doganale, ecc. e per le due cornici che ultimamente ti ho mandato assieme ai due quadri di ritorno. Se credi che io sia in errore, dimmi pure quanto stimi i tre bozzetti ch’io da parte mia ti farò la nota delle spese sostenute.
QUADRI DETERIORATI – Questo deterioramento spero sarà eliminabile. Il Prof. Bassi mi ha detto che c’è un tale, a Genova o vicinanze, che si occupa appunto di questi lavori. Si potranno fare rimettere a posto bene. Capirai che non posso rimproverare troppo al Sig. Prato un’operazione fatta a scopo di bene (ed anzi fatta da uno specialista che lo pelò per benino!!!!!).
Resto in attesa di leggerti e coi migliori saluti, anche da parte di Bonelli a te e alla tua famiglia, cordialmente ti stringo la mano.
aff.mo Gino Calderoni
D9
avviso del COMUNE DI PIANFEI – Accertamento tasse comunali per l’anno 1927
Il Podestà
notifica al Sig. Sacheri Prof. Giuseppe, pittore, residente in frazione Ambrosi che, nella formazione della matricola delle tasse comunali per l’anno corrente, si introdusse a suo riguardo la seguente nuova iscrizione: Tassa focatico – (*)
Somma proposta per l’esercizio in corso: L. 21,00 in base al reddito di L. 4.000, ridotto a metà anno.
Contro l’accennata iscrizione, il contribuente può produrre reclamo in carta da bollo da L. 2, alla Segreteria Comunale diretto alla Commissione di primo grado, entro 15 giorni dalla notificazione del presente avviso.
Dalla residenza comunale, il 14 giugno 1927
Il Podestà
Manassera
Relazione di avvenuta notifica
Ho notificato oggi 18 giugno 1927 il presente avviso al contribuente suindicato, consegnando al contribuente.
firma del Ricevente Il Messo Comunale
G. Sacheri
(*) – In epoca medioevale, imposta diretta personale, riscossa per famiglia (fuoco)
C3
lettera della Società di Belle Arti di Genova – via Garibaldi, 18 – Genova
Genova, 14 Giugno 1927
Illustre e caro Collega,
La ringrazio pel cortese saluto di congedo, ch’Ella ha voluto rivolgerci e che noi ricambiamo nel modo più affettuoso e sincero.
Gli amici ed i Consoci tutti non potranno mai dimenticare il mite e modesto, ma altrettanto valoroso Artista, il cui nome ha contribuito ad accrescere alla nostra vecchia Società prestigio e simpatia.
Il Consiglio avrebbe voluto, prima della chiusura della nostra Esposizione, offrirle un ricordo, che valesse a confermare a Lei, a testimoniare per l’avvenire ai suoi figli e nipoti, l’affetto e l’estimazione, dei quali Ella gode presso la nostra Società. Ma il collega incaricato di plasmarlo ha dovuto tardare nell’assolvere il compito affidatogli; ciò che non potrà subire ulteriore, lungo indugio, Ella vorrà gradirlo, a suo tempo, in nome di quei sentimenti di cordiale solidarietà, che da si’ gran tempo ci hanno uniti.
A nome dei colleghi, degli amici, degli estimatori le porgiamo voti fervidissimi di prosperità, a maggior decoro dell’arte, ch’Ella ha sempre onorato.
Gradisca i nostri più affettuosi saluti.
Società di Belle Arti
Il Segretario Il Presidente
(firme illeggibili)
CP4
lettera da Stefano Calderoni & C. – Casa di Spedizioni – Genova – Via S. Luca N° 6-17
Genova, 21 Giugno 1927
Carissimo zio,
Ho ricevuto la tua lettera del 14 corr. alla quale non ho risposto subito dato che ho dovuto assentarmi da Genova per ragioni di lavoro.
La scorsa settimana ho avuto la visita di Prato e non ho nascosto il tuo malcontento circa la liquidazione della tua pendenza. Mi ha promesso che avrebbe al più presto definito ogni cosa e forse sarebbe venuto di presenza a Pianfei.
Il suo indirizzo è il seguente: Francesco Prato – Acqui – Via Alessandria, 22
Posso ad ogni modo tranquillizzarti che Prato ti salderà perché questa è la sua intenzione. Farai anche bene a fargli notare i guasti che ti ha causato e guarda di fare del tuo meglio.
Sono anch’io spiacente che i quadri spediti in America abbiano dato un cattivo risultato, l’idea mia era di riuscirti utile e Prato effettivamente ha cercato di fare bene – e tu stesso hai constatato il risultato morale.
Ti prego di tenermi informato se Prato viene a Pianfei in modo ch’io non abbia a fare solleciti inutili.
Ricambio i saluti di Bonelli e con la massima stima ti saluto.
Gino Calderoni
C4
lettera della II MOSTRA DI ARTE MARINARA promossa dalla Lega Navale Italiana
I MOSTRA D’ARTE FIUMANA – Roma – via Nazionale – Palazzo dell’Esposizione
Roma, Agosto 1927
Illustre Professore,
Come avrà veduto dal Regolamento che Le abbiamo spedito, stiamo preparando la II Mostra d’Arte Marinara che, nonostante il tempo ristretto, ci auguriamo possa riuscire una degna manifestazione di italianità.
Con la presente la invitiamo a volerci mandare un’opera Sua, sulla quale contiamo per la migliore riuscita della iniziativa sorta col permesso e l’appoggio del Governo Nazionale e sotto la Presidenza onoraria di S. E. l’On. Mussolini.
Nella fiducia di vedere bene accolto il nostro invito La ringraziamo ed ossequiamo cordialmente.
Il Segretario Generale Il Presidente
A. Lancellotti Cito
C5
lettera della SOCIETA’ DEGLI AMATORI E CULTORI DI BELLE ARTI IN ROMA -
Palazzo dell’ Esposizione – Via Nazionale
Roma, 6 Agosto 1927
Preg.mo Professore,
Le rimetto un assegno di L. 2.550.= quale prezzo netto del quadro venduto alla 93a Esposizione.
Le sarò grato di un cenno di ricevuta, come pure per il danaro inviatole del quadro ultimo venduto alla Mostra Marinara.
Ossequi
Suo
A.. Ferruccio (?)
CP5
lettera da Stefano Calderoni & C. – Casa di Spedizioni – Genova – Via S. Luca N° 6-17
Genova, 20 Ottobre 1927
Carissimo zio,
sono in possesso della tua cartolina in data 19 corr.
Ho ricevuto a suo tempo la tua lettera alla quale non ho risposto dato che attendevo – ed ancora a tutt’oggi attendo – una risposta da Prato al quale ho sollecitato sia verbalmente che per iscritto la liquidazione della pendenza.
Nella sua ultima visita ho fatto vedere la tua lettera e gli ho detto che decidesse qualche cosa dato che non si può protrarre ancora la chiusura di questa pratica. Mi rispose che mi avrebbe scritto da Acqui cosa decideva, dato anche ch’era suo desiderio venire a Pianfei per acquistare dei quadri da portare in America.
A tutt’oggi però non ho ricevuto alcuna notizia; mi deciderò quindi nella prossima settimana a fare una gita in Acqui dove spero venire ad una conclusione.
Ogni tanto scrivo pregandolo di liquidare al più presto al fine di risparmiarmi una gita in Acqui.
Non mancherò di tenerti informato su quanto stabiliremo.
Insieme a Teresa sono stato a Milano a trovare Elda ed il suo sposo che ho trovati molto bene, ho sentito che presto sarete nonni e vi faccio, unitamente a Teresa auguri vivissimi.
Il Sig. Bongioanni mi ha incaricato di vedere al Distretto Militare di Genova l’esito della domanda di Aldo – per far ciò mi occorrono gli estremi della domanda e precisamente – a chi è stata indirizzata – in quale data e possibilmente la copia – non appena avrò tali dati mi curerò di sapere qualche cosa – dato che ho amici d’armi a detto ufficio.
Null’altro che contraccambiarti i miei migliori saluti.
dev/ Gino Calderoni
CP6
lettera intestata ACCADEMIA MONDADORI
Nervi, 20 – XI – 1927
Mio caro amico,
Le scrivo tremando di dolore con un senso di smarrimento che ancora mi permette di sperare che la nostra sventura non sia vera.
Pochi minuti fa mia figlia, aprendo il Lavoro – che vediamo per la prima volta dopo il mio ritorno da Milano – ha letto e mi ha indicato il sonetto che piange la morte di Alessandro. Nulla prima avevo saputo, neppure che egli fosse gravemente malato: non questo aggrava il mio dolore, che sarebbe lo stesso acutissimo e profondo; ma dall’indiretto annuncio fulmineo e inaspettato mi viene questo sbigottimento che mi fa tremare il cuore.
Mi dica una parola; mi dica qualche cosa del fratello nostro così buono, e generoso e fedele a se stesso, così degno di essere amato, e che ha tanto sofferto; e mi dica anche che non ha dubitato di me, se pure nell’ora più tremenda io non fui vicino alla vostra angoscia neppure con una parola.
La prego di partecipare il mio desolato cordoglio alla vedova e ai figli di Sandro.
E mi permetta di abbracciarla.
Il suo Virgilio Brocchi
R1
LA STAMPA – Torino, 17 Gennaio 1927
Mostre d’arte
Quattro pittori di temperamento diversissimo, di vario talento, di non comune interesse artistico: Lodovico Cavaleri, Vincenzo Irolli, Francesco Longo Mancini, Giuseppe Sacheri – sono riuniti nella galleria di vendita Codebò di via Po, 4, apertasi ieri al pubblico fino al 31 gennaio per questi quattro moderni. nissimo. Non sappiamo se si tratti di un caso sporadico e se una continuità di mostre di artisti contemporanei abbia da essere garantita almeno per un periodo di prova. Per conto nostro ci auguriamo di cuore che l’esempio della galleria Pesaro di Milano (semplice galleria di vendita che in breve volger d’anni è diventata un centro di vita artistica ben più vivace e serio ed aderente alla realtà di tante platoniche esposizioni stamburate in nome di questo o quel principio) possa essere seguito anche da Torino: ché francamente ci domandiamo per quale ragione una città di più che mezzo milione di abitanti, la quale vanta un numero insospettato di collezionisti, che fu già alla testa del movimento pittorico italiano, debba ora rimanerne in coda tanto da costringere chi vuol seguire da presso la pittura e la scultura del giorno, a prendere il treno ogni due mesi per filare altrove.
E veniamo ai quattro espositori.
La sala di Vincenzo Irolli, con la sue trenta pitture (certo una delle più complete mostre che il pittore napoletano abbia avuto), è quella che meglio definisce la personalità dell’artista.
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Quei cieli fantastici, voluti, d’una irrealtà previatesca, composti in studio più alla maniera di acquafortista che di pittore; quel suo romanticismo un po’ macabro che si compiace, come notò il Colasanti, di “intimi colloqui della luna con le vecchie mura e con le acque addormentate”, di tuoni e d’urlo di bufera; quel suo idealismo che lo spinge oltre la verità sensibile, sono gli elementi che hanno dato fama al Sacheri e che nello stesso tempo di continuo ne insinuano la sincerità. E’ facile allora ch’egli cada nella retorica e nella letteratura dimenticando alcune sue qualità ottime di pittore. Anche questa sala di ben trentadue pitture le dimostra. Ogni suo quadro è più ed è meno di un quadro. Vuol essere un allegoria, vuol suscitare in chi contempla un sentimento. Ma al sentimento si giunge più facilmente – e più signorilmente – per suggerimenti graduali che per declamazione. se non che, anche fra le pesantezze e gli ingombri di un intellettualismo bockliniano, non è raro che dalla composizione pittorica del Sacheri, si liberi un senso di severa e solenne poesia, come nella vasta tela Quiete, dove lo specchio sognante dell’acqua chiusa tra rive immote, le masse cupe forzate degli alberi, il cielo estatico incombente come un peso, tutto conferisce a creare un’atmosfera ossessionante di abbandono e di solitudine.
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mar. ber. (Marziano Bernardi)
R2
GAZZETTA DEL POPOLO – Torino, 18 Gennaio 1927
Mostre personali
Quattro pittori in via Po
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Quattro artisti, Lodovico Cavaleri, milanese, Vincenzo Irolli, Napolitano, Giuseppe Sacheri, cuneese-genovizzato (sic!), F. Longo Mancini, catanese, sono riuniti nella Galleria Codebò in via Po, che in altri anni diede asilo, con molta cura e una bellissima esposizione di disegni (indimenticabili quelli di Casorati e di D. Buratti) e a una personale di Mario Micheletti, allora ancora sotto il tirannico dominio di Giacomo Grosso.
Vincenzo Irolli
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Giuseppe Sacheri
Presentato con una garbata nota di Arduino Colasanti, Giuseppe Sacheri è venuto a Torino con trentadue opere. Mentre quella di Irolli può dirsi una sala sconcertante, quella del romantico e mite amatore della celeste paolotta, è una stanza riposante. La sua arte fa desiderare lunghe e solitarie soste da quadro a quadro, da bozzetto a bozzetto. Nato poeta, il Sacheri cerca nel paese i colori delicati e le voci delle onde cantanti sulla ghiaia e tra le rocce delle insenature del mar ligure e dei rivi che corrono tra i filari di gelsi dell’amata terra cuneese, giù verso Ceva, Studioso della poesia di Giovanni Camerana, dei fondi cieli di Avondo e dei sublimi colloqui tra gli alberi, la luce e le nubi di Antonio Fontanesi, Giuseppe Sacheri – appena riesce a liberarsi dalla cifra e dalla maniera un po’ commerciale dei suoi effetti di luna – va davvero oltre la verità tangibile e obbedisce alla legge estetica – che è anche legge morale – che gli impone di procedere oltre e lontano di ciò che cade immediatamente sotto il senso. Il paesaggio, nell’arte espertissima di questo pittore, pare più un pezzo di vero, la piacevole fotografia su cui il pittore “abbia agitato un suo velo per immobilizzarlo in un aspetto solo e monotono”: è un pezzo di mondo che vive per l’amore e per la devozione di chi, contemplando e cercando i segreti della terra, delle acque, delle erbe e d’ogni cosa, è portato a dipingere come sente, e a cantare. La vasta tela Quiete (N. 7) – cupezza di alberi, acque quasi immote, cielo carico di nubi – più che un senso di pace riempie l’animo di una tristezza quasi disperata. Bellissimo e sereno è invece il gran quadro Preludi di primavera (N. 1), nel quale certe ricerche di toni nelle piante illuminate dal biondo sole e la maestria con la quale, nei primi piani, è dipinta l’azzurra acqua fan pensare a quadri famosi e azzurri dei maggiori nostri piemontesi di trent’anni fa. Uno Schizzo di mare, quasi nascosto in un angolo della sala è tra le cose più belle della mostra e, per la sinfonie dei grigi del cielo e del mare, di un effetto assai suggestivo.
Lodovico Cavaleri
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Francesco Longo
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E. Z.
R3
GIORNALE DI GENOVA – Mercoledì, 11 Maggio 1927
MOSTRE D’ARTE
La pittura alla “Belle Arti”
(75.a Esp. Società per le Belle Arti – Genova)
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Esaminando, senza un ordine preconcetto, le altre sale ci soffermiamo dapprima dinanzi ai lavori di Giuseppe Sacheri, il cui temperamento nordico e malinconico risalta in tre tele molto belle.
Tra esse non si sa quale più ammirare: se Processione a Santa Marinella, o Vecchia Liguria oppure Ottobre a Pompei. Noi preferiamo quest’ultima opera, in cui la tecnica dell’artista si sposa in modo perfetto alla sua sensibilità.
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R4
SENTINELLA DELLE ALPI – Quotidiano di Cuneo
Giovedì, 13 Ottobre 1927
Articolo della Sig.ra Alice Galimberti
Cronache artistiche – L’oasi della bellezza
Chi, con queste luminose giornate ottobrine che per la trasparenza dell’aria e lo svariar delle fronde danno la sua piena ricchezza di forme e di colore al nostro paesaggio prealpino abitualmente un po’ piatto, prenda la bella strada di Mondovì, trova, a mezza via tra Pianfei e Chiusa, lo studio del pittore Sacheri.
Genovese di nascita, l’artista, ch’è un poco anche della “provincia granda”, sia per la parentela col nostro Meinero, sia per la lunga consuetudine di soggiorni estivi, ha quest’anno (quando, pel matrimonio dell’unica figlia, la sontuosa abitazione di Lido d’Albaro gli parve, come al vecchio Cosimo “casa grande per piccola famiglia”) trasportato nella casetta piemontese i suoi penati.
Una mano amorosa e sapiente l’aveva, sulle sue direttive, precedentemente trasformata. Tappezzerie e mobili giunti dalla Superba, vasi di forme antiche, dipinti suoi propri e di colleghi illustri, come Ludovico Cavallera, danno vita e calore alla saletta a volticelle, con i due gran finestroni ad arco che le prestano quasi l’aspetto d’una cabina di mare, e l’inondano di fiotti di sole. Di là, nello studio, le tele più in vista ci avvertono subito che siamo nel sacrario del ligure che chiese al nativo mare i massimi trionfi; cospicua tra esse quella destinata alla seconda Mostra d’Arte Marinara in Roma, rappresentante un gruppo di girasoli in primo piano lungo una marina, vista di sfuggita in viaggio, nei cui mossi frangenti verde-azzurri seppe infondere l’indefinibile senso di desiderio e di nostalgia che stringe il cuore a chi rapidamente procede in treno lungo le spiagge tirrene.
Dacché l’arte del Sacheri è tutta una visione di natura trasfigurata da un temperamento poeticamente ricettivo. lo dicono gli infiniti cartoni da lui definiti “sensazioni” piccoli quadretti eseguiti ad olio su una preparazione di carta speciale, in cui a mente calma, con luci prevalentemente serotine, ricerca paesi visitati e osservati con amore. E sono lidi d’Olanda ricordanti i famosi canali e mulini del Delleani cantati dall’amico Camerana, e visioni di Danimarca dalla tinta tanto rosata nel tramonto da ricordare quasi certe impressioni di Venezia; strade nevose dell’Alpe nostra a notte, e paesaggi fantastici dalle luci lunari, dalle onde cupe e dalle figurine flessuose che fanno sognare le Ondine germaniche o certi paesaggi del Boeklyn.
Stagni pigri dai maligni riflessi verdastri e sanguigni, profondi burroni limitati da un orizzonte brevissimo in iscorcio audace, e poi meli fioriti a primavera e prati tutti uguali con due pioppi rossastri nella quiete autunnale, rivelano a volta a volta la ricca tavolozza del pittore, la sua smania di strappare alla Natura il verace aspetto. Più fuso nelle tinte che il Delleani, più melanconico che l’Olivero, il Sacheri ha una tecnica tutta sua, non comparabile negli effetti con quelli dei due paesisti piemontesi. Ma certe tinte quasi fredde, la nebbietta fine che vela alcuni gruppi di alberi, mostrano l’influsso di questa nostra terra che insegna la finezza e direi il riposo all’occhio avvezzo al calore dei paesaggi più tradizionali.
Ogni tanto uno sprazzo più vivo – una Primavera Ligure, tutta freschezza, la gran tela del “Tramonto a Camogli”, le case sul lido di Bogliasco – pare porti una ventata salsa di mare a chi l’ama. Sogno e realtà si fondono e si completano in questa lunga serie d’opere d’un lavoratore indefesso, cui bastano le ore del mattino per arricchire di mese in mese, di anno in anno il suo tesoro e il suo tormento di vita.
Poiché in tutta sincerità e senza ombra di posa egli parla del “verme roditore” di cui già si doleva Enrico Heine (1): l’aspirazione eterna al Bello e l’incontentabilità dell’artista, che faceva esclamare persino al divino Michelangelo: “Avrei fatto meglio a fabbricar zolfanelli!”
“Non ch’io sia malinconico” aggiunge col suo ligure senso del reale, “mi godo il sole e il cielo e questa solitudine tanto atta a far dimenticare gli uomini… non le donne”, aggiunge galantemente, rivolto ad uno sciame di dilettanti, che gli hanno invaso lo studio e glielo riempiono di gridi di gioia e di sospiri d’invidia. Le ore passano rapide nella conversazione geniale del “genius loci” e della gentile sua signora, degna compagna e anima d’artista ella medesima; ed all’uscita dalla piccola casa, cui il cortile rustico dà un fascino autunnale tutto suo, il vespro d’oro tra le cime aeree, il sole che si incastra tra due profili acuti dell’Alpe, la luna che poco dopo investe l’ampia vallata del Pesio della sua luce diffusa, sembrano dar voce all’”Alma Mater” nell’ammonimento eterno: “Guardate come, sotto ogni cielo, ad ogni istante sono bella – purché sappiate vedermi con occhio puro e con intelletto d’amore”.
a. g.
(1) – Heinrich Heine – Poeta tedesco (Dusseldorf 1797 – Parigi 1856). Uno dei maggiori dei tempi moderni. Di modesta famiglia ebrea, si convertì per opportunità alla fede luterane, trascorse una vita tormentata e morì disperato, roso dal male fisico e dai contraddittori impulsi di un’indole sensibilissima e insofferente dei gioghi. Viaggiò in Francia, in Inghilterra e in Italia e si stabilì poi a Parigi. Fu poeta e prosatore.
GIUSEPPE SACHERI 1928
E1
6 Maggio – 6 Giugno 1928
GENOVA – Società per le Belle Arti – Ridotto del Teatro Carlo Felice
76.a Esposizione di Belle Arti di Genova (catalogo)
Il Pittore G. Sacheri fa parte del Consiglio Direttivo della Mostra in qualità di Consigliere e, insieme all’Avv. Agostino Virgilio, di Vice Presidente.
E2
21 Aprile – Giugno 1928
TORINO – Società Promotrice delle Belle Arti – Sede del Valentino
86.a Esposizione annuale di Arti figurative (catalogo)
Opere esposte da G. Sacheri:
“Ave Maris Stella” venduto a L. 7.000
“Tramonto d’inverno a Sgorringe” venduto a L. 6.000
E3
Giugno 1928
LIVORNO – Mostra come da catalogo su Bollettino di “Bottega d’Arte”
Espone n. 24 dipinti tra cui “Lo scoglio degli appiccati”
Su catalogo sono riportati commenti critici di Arduino Colasanti dal N. 71 dell’Emporium, Ernesto Regazzoni dalla “Stampa”, Ugo Nebbia da Emporium – febb. 1922, Saverio Kambo da Emporium – dic. 1926
R1
“CAFFARO” – Genova, 8 Maggio 1928
L’inaugurazione della 76.a Esposizione di Belle Arti
Le ampie sale del Ridotto del Teatro “Carlo Felice” hanno accolto ieri mattina tutto il pubblico più intellettuale della nostra città per l’inaugurazione della LXXVI Mostra organizzata dalla “Promotrice”, che conta, oramai, ben 8o anni di laboriosa e fattiva esistenza. La Mostra si presenta ottimamente. Vi hanno partecipato, in gran parte, artisti liguri e pochi altri non liguri, ma che da tempo figurano in queste periodiche manifestazioni d’arte.
Alle ore 10,30 sono cominciate a giungere le Autorità…….(omissis)…….
Le Autorità, a mano a mano che giungono, vengono ricevute dai rappresentanti della Società, con a capo il Presidente gr. uff. dott. F. S. Mosso, i vice presidenti avv. Virgilio, professor Sacheri, il segretario prof. Angelo Balbi e i consiglieri avv. comm. Raffaele Roccatagliata e Ravenna, ing. Crosa, scultore Galletti, pittori Motta, Mazzoni, Quinzio e Ammirati.
Il Presidente dott. Mosso, dopo aver rivolto brevi ed indovinate parole di saluto a nome del consiglio, alle Autorità ed agli intervenuti, faceva omaggio all’illustre pittore Giuseppe Sacheri, che dopo molti anni lascia la nostra città, di una magnifica medaglia d’argento, opera veramente superba per perizia tecnica e finezza di gusto del valoroso scultore Guido Galletti. Le parole del dott. Mosso suscitano negli astanti un vivo a caloroso applauso; manifestazione che esprime nel modo più eloquente tutta la stima, l’affetto e la considerazione che gode nel campo dell’arte il bravo Sacheri.
Dopo la breve cerimonia, le Autorità, guidate dai componenti della Presidenza, hanno compiuto il giro delle sale Della Mostra, soffermandosi innanzi a molte delle più significative opere esposte, congratulandosi con gli artisti espositori.
CP1
Pianfei, 26 Aprile 1928
Illustre Signora,
Sarò ben lieto se domenica nel pomeriggio avrò il piacere di rivederla e di discorrere un poco nel natio vialetto (?) col suo signor marito.
Se arrivano dalla Chiusa io mi troverò sul loro cammino così verranno senza noie allo studio; ad ogni buon fine l’indirizzo e Borgata Ambrosi – Pianfei.
Ad entrambi i miei ossequi.
Dev.mo G. Sacheri
CP2
Pianfei, 4 Maggio 1928
Illustre Signora,
Mi faccio un dovere di avvisarla che domenica 6 corrente sarò a Genova: ciò per evitare la possibilità di una gita infruttuosa. Ma: “quod differtur non aufertur” e spero che in qualche ventura domenica, piena di sole, avrò l’onore della loro visita.
Col massimo assequio.
Dev.mo G. Sacheri
CP3
Pianfei, 18 Maggio 1928
Illustre Signora,
Vedendo finalmente il tempo ristabilito domani sabato andrò a Milano dove mi fermerò sino a martedì.
Le scrivo perché il sole non faccia coincidere in quei giorni la loro gita a Pianfei.
Ossequi.
Dev. G. Sacheri
CP4
Pianfei, 6 Agosto 1928
Illustre Signora,
Avendo dovuto ospitare diversi parenti sono rimasto a Pianfei. La sarò ben grato di una sua visita al mio studio che ora è ricco di molti lavori. Sarà però bene che Lei si compiaccia di avvisarmene perché non si dia la combinazione che io sia per campagna.
Ossequi a Lei e Suo signor marito
dal dv.mo G. Sacheri
CP5
Pianfei, 10 Agosto 1928
Illustre Signora,
Va benissimo quanto Ella ha stabilito. Col massimo ossequio
di Lei dev.mo G. Sacheri
CP6
Pianfei, 22 Ottobre 1928
Esimia Signora,
Adempio al gradito obbligo di porgere i migliori ringraziamenti per le cortesi accoglienze avute.
Per il passaporto di mio figlio, prego Sua Eccellenza, nel caso fisse arduo ottenerlo per la Francia, di chiederlo per la Germania o per la Svizzera ove avrebbe ugualmente possibilità di perfezionarsi nelle lingue estere.
My best compliments to your charming son; ossequi a Sua Eccellenza e a Lei Signora squisitamente gentile
dev. G. Sacheri
CP7
Pianfei, 26 Ottobre 1928
Illustre Signora,
Ho fatto leggere la Sua lettera a mio figlio e questi si decise ieri di andare a presentarsi al comm. Giustiniani che, gentilissimo gli ha promesso che gli avrebbe rilasciato il passaporto richiesto. Ciò è evidentemente frutto del cortese e valido interessamento di Sua Eccellenza ed io, con mio figlio, porgo sentitissime grazie.
Per ora dunque, in attesa dei documenti necessari richiesti a Genova, sarà bene attendere il normale svolgimento della pratica senza altro intervento; all’arrivo di questi, forse abuseremo ancora della Loro cortesia per evitare indugi.
Con ossequi e deferenti saluti.
dev.mo G. Sacheri
CP8
Cartolina del pittore Fossa Calderon inviata da Parigi a G. S. – Pianfei
(la cartolina riproduce un dipinto di J.E. Fossa–Calderon intitolato “En famille” esposto al Salon des Artistes Français 1928 – Paris)
“Paris, le 22 Juin 1928
Cher Monsieur et Ami,
Nous avons appris par notre cher ami Varrando la médaille qui vous a èté offerte par le Conseil des Beaux Art. Nous nous réjouissons, ma femme et mois de vos succès, et nous vous en félicitons de tout coeur.
En vous priant de présenter nos hommages à Madame Sacheri et à vos enfants, recevez Cher Ami, avec nos felicitations, nos salutations les plus distingué
J.E. FossaCalderon”
GIUSEPPE SACHERI 1929
D1
BORDIGHERA – Gennaio 1929
Conto Hotel Victoria – Bordighera dall’ 8 al 21 Gennaio 1929 per Camera n. 21 per Totale L. 913,10
D2
Dichiarazione datata: Bordighera, 7 Febbraio 1929
Io sottoscritto Corradi Cesare (bottega d’arte via Vittorio Emanuele, 23) dichiaro di aver ricevuto in conto deposito dal Sig. Prof. Giuseppe Sacheri i seguenti quadri:
Due piccoli da L. 300 cadauno L. 600
Due medi da L. 350 cadauno L. 700
Due grandi da L. 500 cadauno L. 2.000
______
Totale L. 3.300
Corradi Cesare
CP8
Pianfei, 5 Ottobre 1929
Illustre Signora,
Soltanto ieri sera di ritorno da Cuneo ebbi il suo invito cortese.
L’inaugurazione dell’esposizione avrà luogo questa sera alle 18. Io vi sarò con la mia signora e speriamo avere il bene di vederla e intanto con ringraziamenti porgiamo a Lei e famiglia distinti saluti.
dev. G. Sacheri
D3
CUNEO – 6 Novembre 1929
Fattura di Fenoglio Teresa – Confezioni per signora – via Roma, 58 – piano 2° – Cuneo
Confezioni diverse per Signora Sacheri (paletò velur grigio e princess seta per totale L. 346.=
D4
CHIAVARI – 18 Dicembre 1929
Conto del Grand Hotel Moderno – Chiavari (camera n.34)
Pensione dal 12 al 18 dicembre per totale L. 471,50
D5
Genova, 30 Dicembre 1929
Invito di pagamento Polizza di Assicurazione SOCIETA’ REALE – Agenzia di Genova
Indirizzata a G. Sacheri – Pianfei e corretta la destinazione con Albergo Moderno – Chiavari
(il Sacheri si trovava a soggiornare in quella località per la mostra al Circolo Chiavarese)
E1
TORINO – 1 Giugno – 31 Agosto 1929
Palazzo della Società Promotrice delle Belle Arti al Valentino
87.a Esposizione annuale di Arti figurative (catalogo)
Opera esposta da G. Sacheri:
“Armonia d’autunno”
E2
CHIAVARI – 15 Dicembre – 28 Dicembre 1929
Circolo Chiavarese
Mostra personale
Opere esposte da G. Sacheri: n. 33 (catalogo)
R1
IL QUOTIDIANO – Cuneo, Venerdì 4 Ottobre 1929
Manifestazione artistica al nostro Circolo Sociale
Una galleria di quadri dei pittori Sacheri e Garrone
L’augurio che l’avvocato Toselli, presidente del nostro Circolo Sociale, faceva perché le passate, riuscitissime, esposizioni d’arte nel salone del Circolo Sociale non rappresentassero un fatto eccezionale, ma diventassero un periodico spettacolo di bellezza per la nostra città che, lontana dai grandi centri e mercati artistici, è però desiderosa di temprarsi ogni tanto in un bagno d’arte, accenna a diventare veramente realtà cara a cultori, dilettanti e popolo tutto.
Anche quest’anno, mentre la stagione ci allontana dalla campagna e le giornate si abbreviano e ci invitano al tepore della casa e dei ritrovi cittadini, il massimo elegante salone del Circolo Sociale si apre per una manifestazione artistica. Ivi infatti si inaugurerà nel pomeriggio di sabato 5 corr. l’esposizione di quadri dei pittori Romolo Garrone e Giuseppe Sacheri.
Il primo di essi è ben conosciuto ed amato dai cuneesi. Ma sarà sempre interessante seguirlo nelle opere più recenti che indicano lo svolgersi e l’evolversi dell’arte di questo artista efficace, semplice e naturale, ispirato dalle nostre montagne, dalle nostre pianure che egli riproduce con quella fedeltà e naturalezza che è la migliore testimonianza del suo amore per esse e della sua simpatica qualità di artista sincero, vivo e sensibile,, senza trucchi, né ipocrite complicazioni cerebrali le quali spesso servono, se non a spiegare, a nascondere le deficienze dei loro mezzi artistici. Egli ebbe finora, e continua ad avere come ispiratore unico, il vero, eterna fonte di bellezza, di forza, e di alti ideali.
L’altro espositore, il pittore Giuseppe Sacheri non è conosciuto fra noi. Dirò forse meglio, non è conosciuto come meriterebbe, poiché qualche brano della sua produzione è già arrivato fra noi. Infatti nella nostra Mostra del 1926 quattro sue grandi marine, le uniche dell’esposizione venivano ammirate; e non solo ammirate, poiché una sola di esse tornò nel suo studio; opere magnifiche che testimoniarono la forza del suo ingegno come marinista. Ma se sotto questo aspetto egli ha una fama che non si esagera chiamandola nazionale, essa non rappresenta che una forma della sua attività come pittore di paesaggio, perché si può affermare che non c’è aspetto della natura che non abbia commosso la sua sensibilità veramente eccezionale, aiutata da una abilità tecnica affascinante. Colore forte vibrante e luminoso, disegno rapido e conciso, memoria di ferro per cui spettacoli poco comuni intravisti dal finestrino di un treno in corsa furono riprodotti fedelmente in mirabili quadretti, gusto finissimo, delicato, aristocratico, che non si smentisce mai, e soprattutto un rispetto scrupoloso per l’arte, ch’egli non abbassa mai al gusto volgare e corrente, ma tiene sempre alta nelle sfere più elette della bellezza e della poesia, fanno dell’artista che fra poco potremo giudicare ampiamente, una delle più simpatiche, forti e sane personalità artistiche della nazione.
La fama del pittore G. Sacheri si formò e stabilì come pittore di marine; si affermò questa talmente, e il suo stile divenne così personale, da invogliare molti altri pittori a seguirne le tracce e purtroppo ad imitarlo; si sentì allora da conoscitori e critici parlare di marine alla Sacheri, tanto nei motivi scelti, come nel taglio del quadro, come per la tecnica. E se questo fu un danno per l’uomo, fu però la prova migliore dell’elevatezza dell’opera d’arte.
Cielo, mare, spiagge coperte di paeselli della riviera, o da una flora lussureggiante, tutto nei suoi quadri è come avvolto, immerso in un’atmosfera ariosa, intonata, ottenuta per mezzo di una delicatissima fusione di toni, la quale ci dà una sensazione veramente poetica e di una grazia rarissima.
L’artista dimostra di non aver cercato solo la riproduzione d’una verità, d’una forma, d’una sensazione coloristica, ma di aver voluto andar oltre, al di là del vero tangibile per assurgere ad una verità più lontana e più alta di quella che cade sotto i sensi, quasi obbedendo ad una forza inconscia e superiore, più facile ad ammirare nei risultati estetici, che ad essere analizzata e studiata nei suoi intimi sviluppi, e che è purtroppo assai rara negli altri artisti, siano pure essi studiosi, attenti ed onesti.
Lasciata la residenza di Genova, G. Sacheri, da moltissimo tempo ha fissato la residenza nella nostra provincia. Percorsa questa, illustrandola in lungo e in largo, a Caraglio, a Valdieri e nella Valle Vermenagna, agli ora abita a Pianfei che gli ha ispirato quadri numerosi, svariatissimi e tutti ammirevoli. Da allora i quadri di marina sono diventati più rari, e vengono inviati soprattutto alla grande Mostra d’Arte marinara di Roma, cui il Sacheri è fedelissimo; lasciata quasi quella forma d’arte che gli diede la fama, numerose onorificenze e medaglie d’oro, e che lo farà passare ai posteri non solo nelle Regge e nelle gallerie principesche di tutti gli Stati, ma anche nei grandi musei come la Galleria Nazionale di Roma che ospita duo o tre suoi dipinti, e nel museo Civico d’arte moderna di Torino, di Milano, di Venezia, ecc., questo artista si ispira ora alla campagna nostra, alla collina, alla pianura popolata di armenti, di alberi, di fiori. La capanna, il cespuglio, uno stelo fiorito, un tronco d’albero che si specchia nel torrente, nel laghetto, un motivo anche apparentemente insignificante, riprodotto dal sensibile e magico pennello di G. Sacheri diventa un’opera d’arte. L’angolo di natura riprodotto da lui non diventa il ritratto di un paesaggio, cioè una riproduzione diligente e fedele fin che si vuole del suo aspetto esteriore; non è un pezzo di mondo ch’egli immobilizza senza anima e senza vibrazioni, ma in qualunque rappresentazione d’un brano della natura egli infonde invece una vita che passa dall’anima dell’artista all’opera del suo pennello; il pezzo di mondo continua a vivere e a vibrare perché esso è opera non di una mano, ma di un cervello, di un cuore, d’una squisita sensibilità che l’arte ha fatto diventare comunicativa ed eloquente.
Il quadro di G. Sacheri è in generale triste; il cielo nuvoloso sempre, turbinoso spesso; pianure, colline non di rado spoglie e deserte; alberi, fiori, casolari che sembrano partecipare d’un’anima pensierosa; ma, più che tristezza, è dolcissima malinconia, o mestizia serena. Rare volte il paesaggio è ravvivato da macchiette di esseri vivi e mobili; pastori lontani, greggi di pecore, ombre evanescenti di viandanti sotto la luce verde e senza vibrazioni della luna. Sempre una musica lieve e di luci moderate, armoniosi accordi fra poche note vive di fiori col verde di un prato, il riflesso di uno stagno, l’azzurrino manto di neve sui poggi o sui monti lontani, luci smorzate di un tramonto o d’una aurora sulle nebbie vaganti d’un ampio cielo; soprattutto e sempre un soffio di dolce poesia su ogni cosa la quale ci rende interessante e cara l’opera di questo artista che, più che ai sensi, parla dolcemente all’anima nostra.
Quest’opera i cittadini potranno apprezzare nei trentasei quadri di varia importanza, ma tutti egualmente belli, esposti da G. Sacheri nel salone del nostro massimo Circolo.
E. B.
R2
LA SVEGLIA – Settimanale politico religioso di Chiavari (da Biblioteca della Società Economica)
15 Dicembre 1929
Il pittore Sacheri al Circolo Chiavarese
Questa mattina, sabato, si inaugura nella sala del Circolo Chiavarese una mostra personale di Giuseppe Sacheri.
La mostra comprenderà solo paesaggi e marine e costituirà certo una stupenda manifestazione d’arte che i Chiavaresi dimostreranno di apprezzare nel suo giusto valore.
Giuseppe Sacheri forse il più grande marinista italiano ritorna nella nostra città, a lui cara per ragioni di studio e di sentimento, per esporre le intime armonie della sua tavolozza che così bene sa cogliere le suggestive bellezze della natura.
Abbiamo fiducia nel successo della mostra che resterà aperta sino alla fine del mese.
R3
LA SVEGLIA – Settimanale politico religioso di Chiavari
(Il giornale è indirizzato dal Sacheri alla figlia Elda Bongioanni – via Marengo della battaglia, 57 – Alessandria)
22 Dicembre 1929
Note d’arte – Giuseppe Sacheri
Nell’elegante Circolo Chiavarese, Giuseppe Sacheri ha esposto le più recenti realizzazioni del suo efficace temperamento artistico.
La mostra ha suscitato il più vivo interesse e il successo si è subito delineato sicuro ed entusiastico, cosa questa che fa onore alla nostra città un po’ troppo calunniata circa il livello, non eccessivamente alto si dice, della sua preparazione in materia d’arte in genere. La calunnia che dipinge i chiavaresi come dei mercatanti avidi senza nessuna sensibilità artistica e culturale resta tale, quando al contatto dei fatti si osservi il contegno dei nostri concittadini i quali in ogni tempo hanno dimostrato di sapere discernere e conoscere con equilibrata competenza l’arte vera dal tentativo insufficiente e il bello del meno bello. Infatti poche città come la nostra, tenuto presente le proporzioni e la tradizione, possono vantare raccolte di quadri così importanti e una biblioteca così ricca di volumi come quella dell’Economica. Forse in nessun altra città il gusto della casa ha come da noi espressioni degnamente e anche lussuosamente artistiche. Certo se qualche pittore mancato o qualche letterato fallito constata nei suoi riguardi personali il disinteresse e la diffidenza dei Chiavaresi, questo non accredita la voce tendenziosa messa in giro solo per attenuare la mancata riuscita di uno sforzo, che non poteva compiersi data la deficienza delle qualità e delle energie relative.
Chiavari per esempio ha sempre circondato Giuseppe Sacheri di quella fervida ammirazione che è legittimo compenso alle grandi prove dell’artista; ammirazione che non è limitata negli angusti limiti di una notorietà regionale, ma che si espande con eco grata in Italia e all’Estero, omaggio doveroso e sincero verso un pittore genialmente espressivo.
Fu definito il più grande marinista italiano, perché agli seppe rendere il mare in tutte le suggestive fasi che si hanno nell’osservare la grandiosità dell’elemento. La calma dei colori caldi e intensi, la tempesta che turbina in un scagliarsi di onde contro il cielo, l’onda spumosa che si stende sul lido o che frange lontana; ne rivelò tutta la vera poesia fermando con la magia del colore la delizia d’uno scherzo lunare, l’accecante bagliore di un tramonto che avvampa su Portofino. Ma se il mare lo avvinse con gli incanti della sua infinita bellezza, la natura non gli nascose l’incanto delle sue meraviglie.
Interprete fedele e pio, ne rileva le suggestioni più intime e le esalta in una sinfonia di colori che hanno l’ardore di una visione e il fascino di un sogno. I suoi panorami, le sue pause, i momenti stessi che costringe in una realtà di una piccola tela sono sempre aneliti vivi che ripalpitano con fecondo vigore nello spasimo della tavolozza.
Artista sano, lineare sfugge alle inutili e capricciose innovazioni, per restare fedele alla bellezza e a quella che sono le leggi invulnerabili delle sua manifestazioni.
Al “Circolo” espone oltre una trentina di lavori. Sono una documentazione ampia della sua attività e della freschezza delle sua energie. C’è il quadro grande come “La tenuta reale di Tombolo” dove il respiro si dilata nell’infinito e la natura pare gridi l’impeto della sua solennità, e la piccola impressione come “Donne in Olanda” dove il colore e la vita si fondono in una sola armonia. E ancora fervide appassionate rievocazioni liguri, gioiose e calme sensazioni panoramiche, attimi di bellezza montana, fremiti di luce sulle acque e sulle piante; sembra quasi che la natura si riveli più pura, tanto da rendersi molto vicina al cuore di chi la osserva. Si comprendono bene allora “Sole sulla rugiada”, “Lo stagno in ottobre”, “Dopo il temporale”, “Armonie della sera”. Sono come spasimi ascoltati con intimità e tradotti nel colore, come scintille perdentisi nel mistero delle cose a cui l’arte ha dato la luce.
Luce che il Sacheri sa dare nella pienezza più viva e nelle graduazioni più vere.
L.
* *
- La mostra resterà aperta fino al 28 corr. dalle ore 16 alle 19. La cittadinanza non manchi di visitarla e non rinunci ad una delle più delicate soddisfazioni artistiche.
R4
IL MARE – Settimanale di Rapallo
Rapallo, 28 Dicembre 1929
Corriere di Chiavari
La mostra Sacheri al Circolo Chiavarese
(G.B.) Il pittore Sacheri ha tutti i caratteri, e le caratteristiche del paesista nato. Egli sente e ci fa sentire, in modo incomparabile, la suggestione della natura, stendendo sulle sue tele, piccole e grandi, romantiche atmosfere rischiarate dal lume della luna, plaghe di terra e lembi di mare in cui placidamente si adagia e sogna l’anima nostra. Egli conquista lo spazio, con una prospettiva larga, piena di respiro, se si toglie qualche opaca velatura di nuvole morbide ma torbide, popola questo spazio di onde, vive inquiete ed erte come criniere. Qua rocce aspre e trasudanti di colori, là piante sulle quali la tenerezza della primavera si annunzia con un ridere di corolle e di verde pur mo’nato. Questo pittore, giovane di quella perenne giovinezza che rinnova nelle vicissitudini delle stagioni, terra e cielo, ho notato che non si ripete mai: Ogni qualvolta si accinge a maneggiare il suo pennello si propone di risolvere un nuovo problema estetico, di soddisfare una sua interiore necessità lirica, celebrare uno sposalizio tra la sua sensibilità e il cuore soave della terra. Ma la sua pittura non è fatta unicamente di pittura pura ossia di scorci, di prospettive, di accordi e rapporti tonali, di chiari e di scuri, di riflessioni e sbattimenti di luce, in cui egli eccelle col fare alla brava di un maestro e con la finezza cromatica di miniatori. C’è qualche cosa d’altro che lo rende ansioso e che si adopera di tradurre sulle tele; l’anima ora triste ora elegiaca, ora ilare del paesaggio. E dico subito che con questa preoccupazione non cade nel manierato, nel sentimentalismo, nell’astrazione letteraria. Sacheri è troppo virile, troppo energico, troppo, dirò così, carducciano, per rasentare questi difetti. Le sue sintesi sono la rivelazione di una natura che si fissa e si determina nello spazio, dopo essere passata in un’anima la quale l’ha spogliata di tutto ciò che può avere di deforme, di caduco, di inarmonico.
Sacheri non è un verista; è un lirico della pittura; ed è per questo che noi sentiamo, a guardare certi suoi quadri, un’impressione complessa in cui non è assente il suono, la voce, il sospiro del paesaggio. La sua opera non ha niente di elementare, di primitivo, di ingenuo; è un’intuizione espressione elaborata, un poco sofferente, che si placa nella finitura di se stesso, dall’inquadramento architettonico alla precisione del dettaglio calligrafico. Non posso staccare gli occhi, se ho trovato il punto giusto ove collocarmi, di certi quadretti melodici come impromptrus. La luce penetra negli specchi d’acqua, vi si immedesima, vi muore dentro, languida, dolente, restia. I cieli che vi si capovolgono, traspaiono or si or no con una vaghezza suggestiva. Questa interpretazione panoramica del mare, che non potrà mai far nascere né lo studio dell’accademia, né qualsiasi espediente tecnico, deriva da una vocazione innata e coltivata che l’artista ha della pittura, per questa buona e tacita sorella che ci consola, portando nelle nostre case il suo balsamo di serenità. Non saprei quale scegliere tra i 33 quadri che il Sacheri ha esposto nella magnifica sala del Circolo Chiavarese. Ogni quadro, sia che gli sia costata fatica, quella fatica che esige l’arte che tutto fa, nulla si scopre, oppure sia uscito di getto nel brivido dell’ispirazione, è una parola d’amore che egli sa dire a questa dea che regna sovrana nel suo mondo fantastico: la natura.
GIUSEPPE SACHERI 1930
D1
Conto dell’albergo “Grand Hotel Moderno” di Chiavari intestato a Giuseppe Sacheri
riferito ai giorni 30 e 31 di Dicembre 1929 e dall’ 1 al 5 Gennaio 1930 per un totale di L. 477.=
Sul retro della fattura è stato aggiunto il conto della pensione per i giorni 6 e 7 di Gennaio più 5 vermut lisci e 2 litri e mezzo di chianti (sic!)
D2
Fattura della Ditta Luigi Calcaterra datata 7/4/30 per acquisto di tubi di colori vari a olio spediti a Pianfei. Totale importo Lit. 112,90
CP1
Biglietto postale indirizzato a Giuseppe Sacheri da Olivero
Casteldelfino, 6/10/930
Carissimo Sacheri,
Provato da tanto dolore, non trovo espressioni adeguate per ringraziarla ancora del suo affettuoso scritto che mi fu di vero conforto, e per dirle quanto sia grande la mia riconoscenza per la viva parte presa al mio più grande dolore.
Con i più cordiali saluti, fortemente le stringo la mano, il di Lei
Dev.mo Maestro (non chiaro) Olivero
CP2
Pianfei, 22 Novembre 1930
Illustre Signora,
Anch’io speravo di domenica in domenica la loro visita e sono dolente che circostanze gravi l’abbiano impedita.
Sarà per altro tempo più propizio e sereno per gli animi. “Quod differtur non aufertur”. Verrò, se la pioggia non vorrà rendere impossibile la strada e se potrò lasciare alcuni lavori autunnali in corso, a fare la chiaccherata in zeneise tanto desiderata dal dev.mo
G. Sacheri
che ringrazia dell’invito e porge Loro gli ossequi più devoti.
CP3
Cartolina del pittore Fossa Calderon inviata da Parigi a G. S. – Pianfei
(la cartolina riproduce un dipinto di J.E. Fossa–Calderon intitolato “Beatrix” esposto al Salon des Artistes Français 1930 – Paris)
“A Monsieur et Madame G. Sacheri en hommage d’amitié.
J.E. FossaCalderon
Paris, le 7 Mai 1930”
D3
“IL MARE” settimanale edito a Rapallo
(il giornale è stato inviato dal Sacheri alla figlia Elda Bongioanni, via Friuli, 88 – Milano)
Rapallo, 11 Gennaio 1930
Corriere di Chiavari – Il trattenimento di Capodanno al Grand Hotel Moderno.
La sera del 31 Dicembre nel simpatico e lussuoso Grand Hotel Moderno è stata imbandita una magnifica serata danzante tra i pensionati dell’albergo ed amici. Il trattenimento prolungatosi sino alle 3 del mattino riuscì oltremodo gradito e divertente per l’intervento di numerose coppie. Spiccavano per il lusso delle toilettes e per la grazia del sorriso signore e signorine tra le quali abbiamo ammirate. Signore: Mercedes A. de Grondona, Maria Luisa A. C. Molina, Maria Sacheri, Adele Focaccio Margarello. Signorine: la graziosa Maria Esther Grondona splendido fiore di bellezza argentina, Augusta Vannucci, Emilia Ciana, Elena Vannucci, ed altre. Tra i signori Michele Grondona, il pittore Sacheri, Michele Dassenzio, Aldo Sacheri, Cap. Trifogli, ed altri.
Allo scoccare della mezzanotte vennero fatti diversi brindisi augurali ai proprietari dell’Hotel ed a tutti i presenti e specialmente alla distinta famiglia del sig. Grondona che lascia l’Italia con un incantevole ricordo.
GIUSEPPE SACHERI 1931
E1
ROMA – Mostra personale del pittore Giuseppe Sacheri (dal 10 al 30 Novembre 1931)
Foyer del Teatro Quirino – Via Minghetti – Roma
Opere esposte n° 36 come da catalogo:
1 – Laghetto alpino
2 – Sole d’Autunno
3 – Presso S. Ampelio (Bordighera)
4 – Giugno in Alpe
5 – Il giuoco dell’onda
6 – Vecchie case di pescatori
7 – Mercato a Demonte
8 – Giorno di mercato
9 – Cielo d’inverno
10 – Nel porto di S. Margherita
11 – Alta pace
12 – Giorno di pioggia
13 – Mattino in Alpe
14 – A vespero
15 – La fontana della Madonna
16 – Inverno in Alpe
17 – Sera in montagna
18 – Quiete del vespero
19 – Giorno di fiera
20 – Autunno sul Pesio
21 – Il ponte
22 – Tramonto a Chioggia
23 – Paesino che dorme
24 – Crepuscolo in Olanda
25 – Plenilunio nel porto
26 – Tramonto
27 – In attesa della pesca
28 – Schizzo di mare
29 – Donne d’Olanda
30 – Molo Adriatico
31 – Suolo di Grecia
32 – Paesino nella notte
33 – Egloga
34 – Presso Morozzo (Cuneo)
35 – Plenilunio sul mare
36 – Primavera Ligure
Su catalogo viene riportato recensione di Arduino Colasanti dal N° 71 di Emporium del 1906 (vedi 1906) e le seguenti
Note di critica
” Non certo indifferente, dinanzi alla natura, è stato il Sacheri, il quale con le sensazioni di mare e sensazioni di paesaggio che qui ci presenta, ci offre una serie di vera sentita poesia.
“L’artista ha cercato soprattutto di riprodurci il mistero del momento fuggevole che segue il crepuscolo e che pure non è ancora sera, l’ora incerta in cui le cose sembrano farsi immateriali, ed in cui la natura, al morire della luce che la magnifica agli occhi, è bella della bellezza che presta il pensiero.
“Ha cercato e c’è riuscito.”
Ernesto Regazzoni
“Velature o profondi impasti, agitarsi tempestoso di colore, costruzioni a larghe sintesi cromatiche talora, specie nei notturni, diffusione tenue ed intensa di profondità e di mistero, rapidi accordi su tonalità sue personali da apparir quasi una cifra; spesso squisitezze d’accordi velati da far pensare a Monticelli, o vigorie di masse d’ombra sul cielo, che lo accostano piuttosto a Fontanesi.”
Ugo Nebbia
“Nella Sala Ligure, la nostra prima rapida visita, riaplendono le tele di quel magnifico pittore che è Giuseppe Sacheri, cortesemente concesse dalla “Galleria d’Arte Moderna” di Genova”
Saverio Kambo
“Ma qualunque sia l’elemento materiale, l’oggetto che egli rappresenta, ciò che anima le tele, è sempre l’impressione poetica, il momento, lo stato d’animo. Ogni opera spira tristezza, o gaiezza, trema di malinconia, o vibra di ardore vitale, canta di entusiasmo, o si dispera tragicamente. Nessuna è arida e inerte. C’è – ed è questa la caratteristica del Sacheri – in ogni opera, oltre il pittore il poeta.”
Gustavo Macchi
E2
Mostra personale del pittore Giuseppe Sacheri (Maggio 1931)
Milano – Famiglia Artistica di Milano
E3
Mostra personale del pittore Giuseppe Sacheri (27 Settembre – 7 Ottobre 1931)
Cuneo – Negozio Marenco – via Roma, 21
Quadri esposti n° 60 ca. provenienti da invenduti della Mostra alla Famiglia Artistica di Milano.
E4
Mostra personale del pittore Giuseppe Sacheri (30 Maggio – 8 Giugno 1931)
Bergamo – Galleria Permanente d’Arte – Piazza Dante
Quadri esposti nº 39 elencati nel pieghevole.
E5
Mostra personale con altri due pittori, Guglielmo Roncaglia, novarese, e Giuseppe Gheduzzi, torinese (18 Novembre – 30 Novembre 1931)
Novara – Galleria Cotroney – via Negroni
Quadri esposti n. 38 – manca catalogo
CP1
Cartolina postale intestata “Casa Editrice A. Mondadori
Siena, Albergo dell’Aquila nera, 27/4/1931
Caro amico, verrò a Milano per l’inaugurazione della sua mostra; e sarà così doppio il piacere di vederla. Gli amici che mi sono restati nella stampa sono pochissimi; ma a quei pochi scriverò subito. Intanto ho già scritto a V. B. (Vincenzo Bucci) del Corriere della Sera. Spero che giovi.
Mi ricordi alla sua famiglia e si abbia una cordiale stretta di mano
dal suo Virgilio Brocchi
CP10
Pianfei, 24 Settembre 1931
Illustre Signora,
Non so se Lei sappia che nel mese di Maggio alla Famiglia Artistica di Milano, una mia esposizione personale ebbe buon successo e riscosse buoni elogi dal Corriere della Sera.
Della rimanenza di quella mostra molte numerose opere (circa 60) intendevo farne un’esposizione a Cuneo ed allo scopo, mi rivolsi, per avere il locale, al Consiglio dell’Economia ed al Circolo Sociale. Per il primo l’avv. Frisetti promise il suo buon appoggio, ma compresi che era a lunga scadenza; per il secondo mi disse che il Maggiore Garroni aveva già fissato per l’ottobre una sua esposizione con il pittore Boetto.
Avendo io già tutto disposto per fare un’esposizione prima di andare in Riviera, ho cercato e trovato altro locale nel negozio Marenco in via Roma, 21 e Domenica mattina si aprirà in quell’ambiente, reso idoneo, la mia mostra.
Ora io mi rivolgo alla Sua cortesia perché voglia visitare la mostra e ancora perché voglia interessare le amiche Sue a visitarla. E’ il Suo appoggio morale, che vengo a chiedere, perché lo credo indispensabile ed efficace. Non mando inviti perché troppo limitate le mie conoscenze in Cuneo.
Perdoni, illustre Signora, se la Sua già ben provata cortesia mi fa ardito di chiedere il suo patrocinio.
Presenti i miei ossequi a S. Ecc. il Senatore, i miei saluti al suo figliolo e a Lei con animo grato i più sentiti ringraziamenti.
dev. G. Sacheri
CP11
Pianfei, 28 Settembre 1931
Illustre Signora,
Mi ha fatto ben dispiacere saperla indisposta e Le auguro prontissima guarigione.
Intanto La ringrazio della Sua cortesia così squisita di essersi interessata presso le amiche Sue a favore della mia esposizione.
Questa si è aperta dunque ieri con una buona affluenza di gente, mentre un’interminabile processione con monsignor Vescovo teneva tutta via Roma.
Ebbi il piacere di salutare la famiglia Giratto, così buona ed affabile.
Ho mandato soltanto due lettere d’invito (non furono fatti i soliti biglietti) al Prefetto ed al Podestà, non ad altre autorità perché (santa ignoranza !) ignoro quali siano.
L’esposizione, malgrado il posto, diremo così originale, ritengo che sia piaciuta.
Anche da parte di mia moglie auguro un pronto ristabilimento in salute. Ossequi a Sua Eccellenza. Saluti al giovane avvocato e a Lei illustre Signora ringraziamenti infiniti.
dev. G. Sacheri
D1
Conto Hotel Reale Superga – Cuneo – Piazza Vitt. Em.
Cuneo, 6 Ott. 1931
Undici camere a L. 12 – Totale L. 145,40
D2
Ditta “ICLA” di Milano – Pianfei 5/11/31
Commissione conferita a Sacheri prof. Giuseppe per acquisto di cornici di diverse misure da inviare a Galleria Cotronei – Via Negroni – Novara entro il 15/11/31.
CP12
Pianfei, 7 Novembre 1931
Illustre Signora,
La ringrazio del Suo gentile invito per martedì prossimo, invito che accolgo ben volentieri per fare una chiacchierata zeneise e passare un’ora veramente piacevolissima.
Ossequi a Lei gentile Signora, a S. E. il Senatore e saluti al very charming son.
dev.mo G. Sacheri
CP13
Pianfei, 13 Novembre 1931
Gentile Signora,
Mentre ero appunto per inviar Loro i miei ringraziamenti per le belle ore trascorse martedì (parentesi di luce morale… e anche materiale per me), ho ricevuto la Sua gentile cartolina.
Se il muro non è caldo, non credo che la marina abbia a soffrire della vicinanza della stufa, tanto più ora che è protetta dal vetro.
Le invio in busta aperta gli opuscoletti richiesti. Le son ben grato di quanto Ella fa per me e rinnovando i miei ringraziamenti porgo a tutti Loro ossequi e saluti.
G. Sacheri
CP2
Cartolina postale da Roma del figlio Aldo – 27/11/1931
Carissimo papà ti ho mandato in questo momento un telegramma per una proposta che se pure è ingrata io accetterei pensando che il tuo dipinto andrà ad adornare una delle nuove sale del Ministero della Marina e farà perciò una certa pubblicità. Sentito che non hai ricevuto il “Messaggero” ti unisco qui il ritaglio dell’articolo Scarpa.
Saluti e baci.
Aldo
C1
Lettera intestata “Mostra Libere d’Arti – Foyer del Teatro Quirino – Roma – Via Minghetti
Roma, 2 Dicembre 1931
Io sottoscritto mi impegno con la presente di continuare la mostra del pittore Giuseppe Sacheri fino al giorno 3 gennaio p.v. alle seguenti condizioni:
1° La mostra rimane esclusivamente personale fino al giorno 18 dicembre corr.
2° Dal 18 dicembre in avanti abbinata con la mostra del pittore Giovanni Marchi e di altro professionista.
3° Spesa di catalogo ecc. a carico dell’espositore.
4° Corrispettivo globale £. 800.=
5° Percentuale sulle opere vendute 10%.
In fede di quanto sopra
P. A. Carbognani
P.S. La presente serve di ricevuta per £. 400.= ricevute in acconto del corrispettivo soprassegnato.
P.A. Carbognani
C2
Lettera intestata “ICLA” – Milano a Pittore G. Sacheri – Pianfei
Milano, 12 Dicembre 1931
A preg. V. dell’11 p.p.
Accluso abbiamo trovato assegno bancario di L. 750.= che vi diamo nota di accredito a saldo fattura del 15/11.
Ringraziandovi ed al piacere di nuove V. commissioni distintamente vi salutiamo.
L’ANONIMA ICLA
Il Consigliere Delegato
CP14
Pianfei, 22 Dicembre 1931
Illustre Signora,
Con animo grato per le tante cortesie ricevute, porgo a tutti Loro, anche da parte di mia moglie, gli auguri più fervidi di ogni bene.
dev.mo G. Sacheri
C3
Lettera intestata “Mostra Libere d’Arti – Foyer del Teatro Quirino – Roma – Via Minghetti
Roma, 29 Dicembre 1931
Io sottoscritto dichiaro con la presente di assumere ogni responsabilità sulla provenienza e sulla qualità della partita di orologi d’oro da polso per uomo e signora che il Signor Aldo Sacheri ha avuto in cambio di N° 8 quadri esposti nella mostra al Foyer del Quirino.
In fede di quanto sopra
P.A. Carbognani
Via della Fontanella, 4
P.S. – Gli orologi suddetti sono tutti nuovi e d’oro a 18 karati.
P.A. Carbognani
R1
CORRIERE DELLA SERA – Milano, 14 maggio 1931
PITTORI CHE ESPONGONO
Giuseppe Sacheri
Per ripresentarsi a Milano con un buon numero di dipinti, Giuseppe Sacheri ha lasciato passare tredici anni dall’ultima mostra ch’egli fece qui. Le nuove opere si vedono raccolte in una sala della Famiglia Artistica e non accusano nel pittore ligure alcuna stanchezza: sono fresche e vive come quelle che gli procurarono, in tante memorabili esposizioni, un giusto primato fra i paesisti genovesi.
La pittura dell’Ottocento, alla quale il Sacheri si ricongiunge, non ebbe in Liguria (non parliamo dei freschisti) una scuola locale e chiari caratteri paesani. Risentì sparsamente gli influssi dei più forti gruppi pittorici costituiti in altre regioni e su quelli i suoi artisti si modellarono: il Gandolfi guardando ai toscani e ai romani, il Musso ai lombardi e a Mosè Bianchi, il Barabino al Morelli; e Giuseppe Baggio, uno dei pochi pittori genovesi del secolo scorso il cui nome varcò i confini regionali, operò a Roma e può considerarsi artisticamente romano. Il movimento più caratteristico della pittura genovese del secondo Ottocento fu quello che prese il nome da Rivara, dove si radunavano a villeggiare e dipingere non soltanto pittori di Liguria, ma anche del Piemonte, come il Pittara e il Davondo, di Lombardia, come il Gignous, e d’origine spagnola o portoghese, come il De Avendano il D’Andrade: Cenacolo composito e di varia provenienza, in cui il solo Raypez forse, fra i liguri, ebbe qualche sua nota singolare, e in cui convergevano riflessi d’arte lombarda, piemontese e fontanasiana.
Così, anche il Sacheri i suoi primi passi li fece verso Torino, e tanto amò da giovane la pittura del Fontanesi che ancor oggi qualche ricordo di quel maestro torna nei suoi quadri. Chi veda, in questa mostra, ceri scenari crepuscolari ove la luce lampeggia fra cupe masse d’ombra, certe strade che si perdono, solcate da greggi e pastori, sull’orizzonte lontano tutto sprazzi di sole e nuvole folti, quei ricordi ve li ritrova. E una sognosa onda romantica, già avvertita da molti critici e biografi nelle sue tele, passa ancora in taluni paesaggi esposti qui dentro, rammentandoci che il tratto costante della pittura naturalistica del Sacheri è sempre un’effusione di sentimento: il vero visto non solo con occhi sensibili, ma con cuore commosso.
Egli ha sempre dipinto belle marine, e in questa raccolta ve ne sono parecchie; mareggiate che si rompono spumeggiando contro gli scogli, azzurre distese d’acqua sotto cieli sereni. Ma tra i delicati paesaggi alpestri, tra i fini effetti di neve e tra i residui di una tendenza sentimentalistica tutta infusa di dolce malinconia, piace vedere, in mezzo a questi ultimi quadri del pittore quasi settantenne, gioconde visioni di alberi in fiore, di campagne nitide e lucenti, dipinte con una nervosa vivacità, con un animo fresco e giovanile.
v. b. (Vincenzo Bucci)
R2
LA SERA – Milano, Martedì, 19 maggio 1931
MOSTRE D’ARTE
Sacheri e Garavaglia
Alla Famiglia Artistica è aperta una mostra personale dei pittori Garavaglia e Sacheri. Intenti così l’uno come l’altro, allo studio del paesaggio, essi manifestano tendenze artistiche assai differenziate. Il Garavaglia è più fedele al vero, che egli assume come rigido orientamento d’arte. Il Sacheri, invece, è più trasfiguratore, più estrosamente ed arbitrariamente poetico. Ad onta dei suoi settant’anni il pittore genovese, che ha un chiaro passato d’arte da difendere, di mostra di sapere tuttavia commuoversi contemplando il diverso e complesso volto della natura. A modo suo, egli la rifà, ne decifra l’occulto spirito, e, non raramente, ne canta le maliose bellezze, traducendo ad esempio con tremante immediatezza la luminosa purità di certi mattini di primo autunno.
Il più alto interesse dell’arte di Sacheri è dato pur sempre dalla sua liricità, dalla sua spontaneità sinfonica, in virtù della quale, nelle sue tele, il paesaggio si trasforma, ed ascende ai limiti di una visione in cui gli elementi del vero appaiono fantasiosamente invasi, posseduti e trasformati dalla sensibilità del pittore. Anche in questa mostra le tele più caratteristiche e più attraenti si riconoscono tra quelle che infondono una vibrazione romantica al paesaggio, rappresentando tramonti tempestosi, avvolti in nuvole fiammeggianti, e come percorsi da una vasta, spaziale vibrazione sinfonica.
La visione del Garavaglia è più riposata, e più serena. Egli osserva la natura con una sguardo confidente, e ne traduce il senso con una sensibilità viva che si accompagna ad un sicuro equilibrio delle facoltà pittoriche. Attraggono in modo più intenso il pittore i paesaggi di alta montagna intorno ai quali il di lui pennello si intrattiene con forza di rappresentazione e con molta chiarezza espressiva. Si fanno anche notare alcune piccole impressioni che, per essere colte con la massima immediatezza, esprimono una viva ed intensa felicità cromatica ed una squisita freschezza di rappresentazione.
D. B.
R3
SENTINELLA D’ITALIA – Cuneo, Venerdì-Sabato, 25-26 Settembre 1931
MOSTRA D’ARTE
I paesaggi di Giuseppe Sacheri
L’autunno col suo freddo precoce va facendo abbandonare la campagna e ritrovare volentieri le riparate case cittadine dove cominciano ad animarsi i ritrovi invernali.
Gli artisti che avevano preferito per qualche mese i grandi saloni dei circoli e degli alberghi di montagna o delle spiagge alla moda per esporvi le loro opere, si fanno vivi ora nei grandi centri con mostre individuali o collettive, ma taluno si ricorda, per fortuna, anche delle città che pur essendo tagliate fuori dal grande movimento artistico, hanno però sempre dimostrato di amare e di apprezzare le opere nate dal buon gusto, dal rispetto per il vero e per il bello e per l’alto sentimento di poesia che le anima e le vivifica. Così a Cuneo ogni anno in questo periodo, la vita cittadina è rallegrata da un soffio d’arte che ci viene da artisti che si ricordano di noi con affetto, che lavorano fra noi e che dal nostro bel sole, dai nostri monti, dalle nostre campagne furono ispirati.
Ecco che la serie di mostre di quest’anno comincia da quella di un valente pittore, di un vero artista, soprattutto di un artista simpatico: Giuseppe Sacheri.
Una mostra di opere sue, che vanno dal grande quadro di cavalletto, allo studio finito, all’impressione rapida e sentita, una raccolta cioè completa quant’altra mai, atta a darci una idea esatta dell’ideale d’arte di questo settantenne pittore considerato come uno dei più rinomati paesaggisti italiani, verrà inaugurata domenica 27 corr. alle ore 11 nel salone del mobilificio Marenco sotto i portici di via Roma ove rimarrà aperta per dieci giorni.
Questa raccolta di quadri era esposta nelle sale della Famiglia Artistica di Milano, ove riscosse larga ammirazione; di là ora, organica e bella, essa è venuta a Cuneo a dimostrarci una volta di più quale artista sia questo pittore che si ispira al suo bel mare per quadri di marina bellissimi, mareggiate che si rompono spumeggiando contro gli scogli, azzurre distese di acque trasparenti sotto cieli limpidissimi, case di pescatori affacciate su porti pieni di luce e di vita, barche ondeggianti, cieli mossi e turbinosi su tragici paesaggi, come anche poetici paesi alpestri dei nostri dintorni, melanconici, delicati effetti di neve, campagne liete di fiori e di biade.
Presentare ai cuneesi la figura di questo pittore-poeta e i caratteri dell’arte sua è forse superfluo. Le sue opere sono tanto belle quanto eloquenti nella loro semplicità: esse avvincono l’animo dell’osservatore per un fascino così sottile che l’analizzare questa loro preziosa qualità e ricercarne la fonte è tanto difficile quanto svelare il segreto dell’incanto di un tramonto, in una bella sera d’autunno, quello d’una alba radiosa o la dolcezza di una melanconica nostalgica melodia. Sarà forse perché sentiamo istintivamente che l’opera di questo pittore non è fredda riproduzione di un brano di vero o di uno spettacolo qualsiasi, ma che nel quadro c’è un po’ dell’anima dell’autore, che c’è insomma una voce argentina e fresca aggiunta al gran coro della natura e che quella voce ha un accento suo personale, ingenuo e sincero.
Basta al Sacheri lo spunto che gli è dato da un raggio di luna che si fa strada nel folto delle nubi, la visione di un nudo scoglio battuto dai marosi, un lume solitario nella campagna, un sentiero, un morbido solco nelle nevi, l’abbracciarsi delle fronde di due arbusti, per ricavarne un piccolo poema di grazia e di melanconia dolcissima. Vecchi e sfruttati motivi sentimentali e romantici, sento mormorare da chi vuole il nuovo per il nuovo… In fatto d’arte ogni opinione la rispetto anche quando non la condivido. Ma se non m’arrischio di biasimare certa arte di conio recente dal naturalismo obbiettivo minuto e pedante, o quella di certo neoclassicismo gelido e stanco che vorrebbe essere prettamente italiano, mentre porta più etichette straniere della valigia di un diplomatico, perché in arte ogni tendenza può avere la sua funzione, non posso però non applaudire a piene mani all’arte del Sacheri che con mezzi semplicissimi raggiunge quella nobile meta che è il sentimento poetico.
Egli la raggiunge andando oltre la verità che cade cotto i nostri sensi, rivelandone un volto nuovo, e dietro quel volto l’anima sua, per mezzo soprattutto di una sintesi nella rappresentazione che non si raggiunge che attraverso una consumata abilità tecnica sorretta da un innato, elevato sentimento del bello. Analizzare, fare la critica, svelare il segreto di queste opere fatte quasi sempre di niente e che arrivano a tanto, è compito difficile assai, forse vano per chi non ha anima a capire. Meglio ammirare, compiacerci che in tanta babilonia di teorie e di vanità e tanta povertà di risultati, vi siano ancora artisti che lavorino serenamente, che sappiano infondere nelle loro opere un soffio di bellezza, e che questi artisti si ricordino di noi.
E. BISSONI
R4
LA PROVINCIA DI NOVARA – Novara, 28 Novembre 1931
Tre pittori alla “Galleria Cotroney” a Novara
E’ stata inaugurata la sera di mercoledì 18 novembre e rimarrà aperta tutti i giorni dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19, sino al 30 novembre un Mostra di tre pittori: un novarese, il signor Guglielmo Roncaglia, un torinese, il signor Giuseppe Gheduzzi, ed un genovese il signor Giuseppe Sacheri.
***
GUGLIELMO RONCAGLIA appartiene alla moderna scuola dei “novecentisti”.
In venticinque tele egli ti presenta gruppi d’abitati e viuzze, panorami e laghi e monti, nature morte, un po’ di tutto insomma, tranne che di figure, ché in questa mostra tutti e tre gli artisti che espongono non ne presentano affatto.
………..omissis………
GIUSEPPE GHEDUZZI è un pittore della vecchia scuola, realistico, minuto e luminoso nel contempo. Le sue migliori tele esposte sono quelle che, raffigurando delle misere stalle o degli abituri, ricevono la luce che piove nell’interno da una finestruola sola.
………..omissis……….
GIUSEPPE SACHERI, con le sue trentotto produzioni raccolte nelle terza sala della Galleria Cotroney, ti viene a soddisfare nel desiderio tuo d’una pittura precisa sì, e vivida sempre, ma soffusa di una aureola di indefinito, di poesia, di ideale, d’astrazione insomma, che ti eleva e ti gioconda il cuore.
Anche qui marine larghe ed infinite, e cieli luminosissimi, e scogliere e massi sbattuti dall’acqua. Egli, il Sacheri, genovesano, nato da presso il mare, da questo è soggiogato. E dai suoi panorami superbi e delle sue intimità negli anfratti e nelle scogliere e su pei declivi, il Sacheri è un riproduttore fedele, intelligente. Che nel contempo sa strappare all’ambiente, alla infinità del panorama, che vive, quel senso di idealismo, d’evanescente e di fulgido, che ne costituisce l’anima e lo spirito e l’affissa e lo eterna nella materialità delle sue tele ravvivandole brillantemente.
Così che in questa sala della Mostra Cotroney particolarmente ti indugi a lungo ad ammirare nell’intreccio o meglio nella integrazione e nell’animazione superba della natura coi riflessi fulgidi della poesia, sorriso dell’animo e dell’intelligenza nostra.
***
Si muoveranno i Novaresi in schiere, della città nostra non solo, ma pur anco dal forese, alla visita alle sale della Mostra Cotroney? Lo auguriamo vivamente per il godimento che tutti ne abbiamo a ritrarre, ad incoraggiare i bravi artisti ed insieme a dire al bravo Cotroney il plauso per la iniziative sue brillanti e praticamente efficaci per la diffusione del senso dell’arte.
LUCIO DE’ RILLI
GIUSEPPE SACHERI 1932
E1
17 Aprile – 31 Maggio 1932
LXXIX Mostra della Società per le Belle Arti di Genova
XIII Mostra della Società Promotrice di Belle Arti “ALERE FLAMMAM”
Genova – Palazzo Rosso – Via Garibaldi, 18
Opere esposte come da catalogo:
n. 156 Mattino sul mare
n. 157 Giorno d’inverno (riproduzione su catalogo)
n. 158 Sere sul mare
(altri espositori: A. Figari, F. Maragliano, F. Messina (bronzo), Guido Mejneri (componente la giuria), Giorgio Mejneri, ecc.)
E2
90° Esposizione della Società Promotrice delle Belle Arti – Torino
Opera esposta come da catalogo: “Mare di primavera” – L. 2.300
E3
15 Giugno – 15 Luglio 1932
Mostra d’Arte della Liguria – Genova – Palazzo Rosso, 18
Opere esposte come da catalogo: Sala IV
n. 108 S. Margherita Ligure olio
n. 109 Nel porto di S. Margherita olio
C1
Lettera intestata: LLOYD SABAUDO – Sede in Genova
Genova, 6 Aprile 1932
Egregio Sig. Prof. G. Sacheri – Pianfei (Prov. Cuneo)
A nome e per incarico del nostro Consigliere, Direttore On. Marchese Renzo de la Penne, riscontriamo la stimata Sua del 22 marzo u.s. e ci pregiamo assicurare di avere ricevuto i due dipinti inviatici, a suo tempo da noi commissionati.
Accluso alla presente Le trasmettiamo un assegno di L. 5.000 (cinquemila) a saldo dei detti dipinti, ed uniamo pure – per nostra regolarità amministrativa – la fattura intestata alla S.A. ITALIA riguardante la fornitura in questione, con preghiera di restituirla, munita di marche da bollo da lire due e debitamente quitanzata.
Voglia gradire i ns/ più distinti saluti
Per mandato della Società
“ITALIA”
Anonima – Sede in Genova
La mandataria:
“LLOYD SABAUDO”
Società Anonima per Azioni – Genova
(firme illeggibili)
CP1
Lettera intestata: Il Popolo di Roma – Giornale politico quotidiano – Roma – Via del Tritone 61
Roma, 12 Aprile 1932
Illustre Maestro Sacheri,
Innanzi tutto La ringrazio del bellissimo dono, fatto da Lei, anche per cortesia a me, all’Associazione ………… contro la Tubercolosi, e la ringrazio della Sua lettera assai cortese.
Se potrò fare qualche cosa per Suo figlio sarò contentissimo.
Io potrò raccomandarlo al Direttore del mio giornale e spero ch’egli capisca l’importanza d’una collaborazione così degna come è quella che potrà fare Suo figlio.
Debbo ora dichiararle che io per una serie di motivi familiari non ho potuto visitare la mostra tenuta da Lei qui a Roma al teatro Quirino. Ne fui dolente, perché io apprezzo l’ottocentismo migliore, quale si rivela in Lei e nel sempre rimpianto amico mio Reycend di cui ………….. dalla figlia ch’ora sono amicissimo.
Lei farà l’anno venturo qui a Roma una mostra personale, in una casa d’arte di cui io sono consulente artistico, e io Le scriverò una meravigliosissima critica di cui sarà contento.
Per ora sto preparando un articolo assai nutrito sul Reycend da pubblicarsi in “Dedalo” di Oietti.
Se Lei si trovasse ad avere opere del primo tempo dell’artista, me le affidi, per visione e per fotografie.
Con ringraziamenti sentiti e con cordiali saluti d’amicizia.
Suo Michele Biancale
7, Via Marcello Prestinari.
CP1
Lettera intestata: Senato del Regno
Cuneo, 12/8- 1932
Illustre Maestro,
Ricevo dall’Avv. Vitelli e dal Prof. Fereglio (due eminenti legali di Torino) ogni elogio per l’opera sua che collocarono nelle rispettive sale al primo posto d’onore.
Io ne sono bene orgoglioso e Lei credo che ne sarà contento.
Così la sua grande e meritata fama avrà in Torino ancora ammirazione; quale artista poeta moderno del nostro mare.
Ossequi alla Signora da tutti noi e con ogni riconoscenza suo
Senatore
Galimberti
CP15
Pianfei, 31 Ottobre 1932
Illustre Signora,
Grazie della pregiata Sua cartolina che mi obbliga però a farle noto che col giorno 3 Novembre noi lasceremo Pianfei per andare in Riviera dove potrò anche in inverno dipingere all’aperto.
Ciò Le scrivo per evitare che Lei giunga qui in nostra assenza.
Sempre memore delle Sua cortesie, prego gradire ossequi e deferenti saluti anche da parte di mia moglie.
dev. G. Sacheri
CP16
Pianfei, 20 Dicembre 1932
Illustre Signora,
Le giornate sono splendide, nello studio vi sono molte cose nuove.
Se le facesse piacere di venire con qualche Sua amica (che, come Lei s’interessa d’arte, a Pianfei, magari domenica), il sole e la bella stagione farebbero forse vedere veramente interessanti e belli i miei crepuscoli scozzesi!
Con gli ossequi a S.E. il Senatore, distinti saluti all’avv. Duccio, buon intenditore d’arte, bacio a Lei la mano,
dev.mo G. Sacheri
CP17
Chiavari, 21 Dicembre 1932
Eccellenza,
La prego gradire con la gentilissima Sua Signora e figlio i nostri saluti cordiali e gli auguri più fervidi.
Giuseppe Sacheri e consorte
Chiavari – Villa Castagnola
GIUSEPPE SACHERI 1933
Rev. 8/3/00
E1
Chiavari – Mostra personale del pittore Giuseppe Sacheri – dal 12 al 26 Novembre 1933
Palazzo delle Esposizioni – Chiavari
(Catalogo dell’elenco delle opere esposte – n. 63)
D1
Lettera intestata COMUNE DI PIANFEI
Oggetto: Comitato dell’Ente Opere Assistenziali
Pianfei, 23 Febbraio 1933
Ill.mo Sig. Prof. Giuseppe Sacheri – Chiavari
Mentre trasmetto ricevuta dell’offerta di L. 50 a favore di questo Comitato, mi è gradito porgere alla S.V. Ill.ma i più vivi ringraziamenti miei personali e dell’intero Comitato.
Con la massima osservanza.
Il Podestà
(firma illeggibile)
R1
IL LAVORO – Genova – Domenica 12 novembre 1933 (copia da archivio Galleria d’Arte Moderna di Genova – Dr.ssa Giubilei)
Artisti che espongono – GIUSEPPE SACHERI
Chiavari, 11.
Ogni tanto Giuseppe Sacheri offre ai chiavaresi la documentazione efficace della sua sempre feconda vitalità artistica. Tutte le volte che torna, ha qualche cosa di nuovo da presentare ai suoi ammiratori, i quali ormai si sono abituati ad attendere dall’artista non le varie prove attraverso cui esprime una potente sensibilità, ma i nuovi toni, che nella loro perfetto fusione cromatica realizzano la perenne poesia del colore.
A voler precisare con la tecnica delle definizioni come Sacheri lavora, bisognerebbe perdersi nelle vane indagini di una critica accademica, nel nostro caso assolutamente fuori posto. Il criticismo formale in arte, ha i suoi difetti e d’altra parte non arriva mai a dare alla meccanica fredda delle sue procedure analitiche, il carattere della sincerità. Resta insomma uno sforzo sterile che si consuma nell’ardore dell’illusione.
Invece la pittura quando è vera, quando è viva, vuole, perché la sa provocare, delle impressioni spontanee. Il colore ha un suo fascino che il più delle volte sfugge alla tecnica, per restare solo intimo vigore di bellezza, canto misterioso nel quale si assimilano armonie delicate e profonde.
Quando il pittore sa e può rendere questa musicalità e ve la rende con francescana chiarezza, parlando oltre che ai vostri occhi anche alla vostra anima, allora davvero c’è da pensare che egli senta e vibri con lo stesso spasimo delle cose, delle quali osa rivelare quella mistica forza che è il segreto, anzi la sostanza dell’eterna poesia.
Infatti perché si sente così bene in espressione e in sentimento il mare che dipinge Sacheri? Forse che attorno al flutto che irrompe fragoroso contro le scogliere, o nell’onda calma che ricama le sue trine di spuma sulla spiaggia, scherza una strana magia di colori, giocata per illudere o per stordire? No: Il mare di Sacheri lo si sente bene, perché è mare; non è una superficie marmorea e tanto meno una piatta sensazione coloristica. E’ il mare che noi conosciamo, ombrato di grigi, pieno di luci, attenuato dalle ombre. Sia che palpiti ai primi tremiti dell’aurora, o divampi nei bagliori estivi; sia riposi nel tramonto o si agiti per il turbine dei venti – vedi “Principia la scirocco” – noi lo conosciamo e lo amiamo in questa sua sincerità, fatta per dare dell’infinito una calda impressione, anche a chi non sa comprenderli – l’infinito – e capirlo speculativamente.
Ma tutta la natura si presta alla suggestive interpretazioni di Sacheri. Sembra quasi che l’ardore coloristico del pittore, si diverta a cantare con la stessa musicalità degli elementi. Se è di primavera – vedi “Primavera a Chiavari” – il colore ha le trasparenze dello spazio, se è d’inverno – vedi “Giorno d’inverno” – la tavolozza si fa grigia, calma, triste; se poi l’artista deve rubare la pausa delle ore, la sua abilità si fa raffinate. Allora saltano fuori le calme religiose dei tramonti, i trionfi luminosi dei mattini in riviera e la pia melanconica dolcezza della sera. E tutti questi attimi sono resi con serafica dedizione, quasi con umiltà; perché dal senso tonale del quadro, appare lo sforzo di non tradire la verità delle cose.
Sacheri però obbedisce anche a sue personali esigenze d’indagine psicologica che assumono attraverso i colori un valore squisitamente umano. Valore spiritualizzato s’intende, che affiora da certe espressione di vita, tanto vicine alla sensibilità dell’artista.
E allora si comprendono tutte le bellissime impressioni d’Olanda, colte in profondità, rese con evidenza intimistica, ma vive, tanto da far comprendere la poesia di quel lontano paese. Si comprendono certi sentimenti espressi con mite dolcezza – vedi “Chiesetta alpina” – e nei quali si sente il calore intimo delle anime.
Dunque la tecnica di Sacheri non è una qualunque maniera più o meno stilizzata, ma è soprattutto ansito di ricerca del vero e acuta aspirazione di bellezza. L’uno e l’altra fusi in temperamento pittorico deciso, istintivo, perfezionato con lo studio, reso prezioso dalla formidabile capacità d’osservazione, che nell’artista assume aspetti originali.
Ecco perché nei suoi quadri respira l’atmosfera della vita; atmosfera sana, grandiosa, tutta freschezza, come fresco, grandioso, sano è il colore che la rende.
Lan.
____________
La mostra si inaugura alle 10 di stamane nel Palazzo della Esposizioni alla presenza delle autorità locali.
(in testa all’articolo è riprodotto un dipinto del pittore: paesaggio olandese)
R2
IL GIORNALE DI GENOVA – Genova – Sabato, 11 novembre 1933
(biblioteca di Chiavari)
Cronaca di Chiavari
La mostra Sacheri all’Esposizione
La nuova gestione dell’Esposizione Permanente inaugura la sua attività con un avvenimento artistico di notevole importanza: la Mostra personale di Giuseppe Sacheri che si inaugurerà domani e rimarrà aperta per 15 giorni.
Il pittore ligure Giuseppe Sacheri, marinista a paesista di valore, è troppo noto ai Chiavaresi perché ci sia bisogno di spendere delle parole per presentarlo. Ricordiamo solo la sua partecipazione alla 1.a Mostra Chiavarese di Arte Moderna, dove aveva una sala molto interessante.
Il Sacheri, anche se è rimasto fedele a modi e forme del passato, sa intendere le voci della natura con gusto e sincerità: perciò la sua arte semplice e serena, aliena da esteriorità clamorose, sa imporsi per la schiettezza della ispirazione e la nobiltà dell’espressione.
Ci riserviamo di parlare più particolarmente del pittore e della sua opera nei prossimi numeri. La Mostra verrà inaugurata domani mattina alle 10 nelle sale del Palazzo delle Esposizioni con l’intervento delle autorità.
R3
IL GIORNALE DI GENOVA – Genova – Martedì, 14 novembre 1933
Cronaca di Chiavari
Artisti che espongono: Giuseppe Sacheri
Giuseppe Sacheri, il nobile e pensoso artista ligure, è tornato fra noi. Le sue sessantatré tele che espone nelle sale dell’Esposizione Permanente ci riportano, fatto più colorito e più profondo, l’incanto della sua arte semplice e composita, sobria nei mezzi espressivi, ma sicura e vigorosa negli effetti. In mezzo a tanta freddissima cerebralità modernista, la pittura del Sacheri ci mostra un viso amico, un tono gentilmente elegiaco, un romanticismo sincero e vibrante che ricordano il migliore Fontanesi o il più fresco Ciardi. Dire romanticismo non vuol dire svenevolezza convenzionale o calligrafismo da illustratori di rivista; vuol dire vivo e caldo sentimento della natura, vuol dire quella intima e religiosa comunione con le cose che sola sa imprimere all’arte il palpito e il suggello della vita. Quando ci sono molti pittori, troppi forse, che ostentano una forma nuovissima, senza convinzione nelle formule più o meno di moda che adottano, trovare uno che sappia essere fedele ad una tecnica impressionistica, forse superata, ed esprimere senza pregiudizi di scuola, la sua ricca e sottile sensibilità è una constatazione che fa molto piacere.
Di Sacheri sono ottime le marine: il mare è un vecchio amore dell’artista, forse il primo amore, e per questo gli è rimasto fedele, e nel rendere tanti diversi aspetti dello stesso immenso volto, è riuscito a non ripetersi mai, a dire sempre qualcosa di nuovo, a trovare una nuova trasparenza, un nuovo accordo. E’ difficile dipingere il mare e lo sappiamo bene noi liguri che abbiamo tutta la vita il suo fascino negli occhi. Molti marinisti si dimenticano assai spesso che il mare non è solo un comodo elemento decorativo da ficcare, come sfondo, in tutti i quadri. Ci sono poi i fantastici che compongono un mare a immaginazione, quale non si vedrà mai in alcun luogo.
Si è visto in certe mostre un colore da aurora boreale, prestato al nostro mare Tirreno. Le marine di Sacheri invece hanno una freschezza, un respiro che rivelano una ispirazione felice e multiforme. Certe impressioni di mare, illuminato dall’alba, rendono quel “tremolar della marina” che colpiva gli occhi attoniti di Dante sulla riva primaverile del Purgatorio, certe penombre crepuscolari riproducono la gamma policroma del tramonti. C’è un mare verde, attraversato da brividi d’ombra, che ricordano certe fantasie nordiche di Boechlin. In altre tele invece come in “Riviera di Levante”, “Mare giocondo”, “Mare a Cinque Terre” il mare si placa nella quiete azzurra del mattino. Un’impressione che coglie un aspetto della spiaggia di Nervi ha la cristallina trasparenza dell’estate. In ogni composizione, sia devastato dal vento, sia increspato dalla brezza, sia posseduto dal sole o illuminato dalla luna, il mare di Giuseppe Sacheri è una cosa viva che ansima e che respira. Ricordiamo ancora qualche paesaggio olandese, ravvivato da vispe figurette, appena accennate. In una o due tele però il pittore si è compiaciuto di giocare con delle luci troppo cupe.
Del Sacheri ci piacciono meno i paesaggi campestri, dove molto spesso si nota un abuso di colori squillanti e poco impastati e un cero eccessivo manierismo. Migliori le impressioni di neve: i primi piani risultano biaccosi e pesanti. Con tutto questo però “Sera in Alpe” e “Prima neve” hanno una levità e una preziosità piena di poesia. Nella “Voragine” c’è uno studio di rocce che rivela un vigore di espressione e di tocco magistrali. Questa ci è parsa, in rapida sintesi, l’essenza dell’arte di Giuseppe Sacheri, uno tra i pochi che hanno saputo intendere ed esprimere con compiutezza di forma e commozione di sentire le mille e diverse voci del nostro mare e della nostra terra.
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Alla “Vernice” della mostra personale di Giuseppe Sacheri sono intervenute le autorità ………..(omissis)…………
R4
GAZZETTA DEL POPOLO – Torino – Sabato, 25 Novembre 1933
dalla rubrica: L’arte nel mondo (Note e notizie)
………..omissis……….
* A Chiavari, al Palazzo delle Esposizioni, espone una notevole serie di opere – marine e paesi delle Langhe – il pittore Giuseppe Sacheri.
………..omissis……….
GIUSEPPE SACHERI 1934
CP18
Pianfei, 14 Giugno 1934
Illustre Signora,
Sabato verso le 11 sarò a casa sua ben lieto di rivederla.
Ossequi a S.E., saluti al figlio e rispettosi omaggi a Lei dal
dev. G. Sacheri
CP19
Pianfei, 21 Giugno 1934
Illustre Signora,
Grazie ancora della gentile accoglienza.
Ho letto nelle due Riviste con vivo interesse i suoi articoli; notevolissimi per la profondità del pensiero esposto in forma chiara e brillante.
Per le cassette niente da fare perché irrimediabilmente deteriorate.
Presenti i miei più rispettosi saluti a Sua Eccellenza e a Lei, illustre Signora l’ossequio devoto di
G. Sacheri
Le ritorno una delle Riviste con incluso l’articolo di Soffici.
GIUSEPPE SACHERI 1935
Rev. 5/1/00
E1
TORINO – 27 Aprile – 30/ Giugno 1935
Società Promotrice delle Belle Arti – Palazzo del Valentino – Torino
93a. Esposizione di Belle Arti
Opere esposta come da catalogo:
n. 27 “Sera di plenilunio a Cinque Terre”
GIUSEPPE SACHERI 1937
E1
24 Ottobre – 14 Novembre 1937
“Casa del Balilla” – c.so Vittorio Veneto – Cuneo
Ia. Mostra Sindacale d’Arte
Opere esposte come da catalogo:
n. 21 “Nelle cinque terre”
n. 22 “La rupe sul mare”
n. 23 “Sera di Liguria” (foto in catalogo – proprietà Eredi Sacheri)
n. 24 “Tramonto sul mare”
n. 25 “Mattino a Nervi”
(altri espositori: Guido Mejneri con 12 opere, Giulio Boetto con 5 opere, Nino Fracchia con un’opera “Il conducente”)
GIUSEPPE SACHERI 1938
E1
Genova – Palazzo Rosso – Nell’anno delle celebrazioni dei grandi liguri.
Mostra di pittori liguri dell’ottocento
(da catalogo della mostra, prefazione di Orlando Grosso)
………Pure da Torino, pochi anni dopo, dovevano prendere dimora a Genova il paesista Giuseppe Sacheri (1885) che ha svolto la sua personalità in quel mondo pittorico–letterario proprio del tempo, dipingendo primavere e paesi rugiadosi con colorito acceso e piacevole, e Guido Meineri che dallo stesso mondo ha tratto per i suoi paesaggi note romantiche e melanconiche.
……….. ORLANDO GROSSO
Sala VI
Sacheri Giuseppe
Nacque a Genova l’8 dicembre 1863. Allievo a Ravenna del Moradei, passò poi a Torino all’Albertina. Iniziò la sua partecipazione alle Mostre della Promotrice di Genova nel 1883. La sua pittura è quasi esclusivamente di paesaggio e di marina.
Quadri esposti:
PALAFITTE SULL’ADRIATICO (G. Sacheri Porto Corsini) (riproduzione in catalogo)
Dipinto ad olio su tela alto m. 0,93 – largo m 1,40.
Proprietà Arch. Cav. Uff. Riccardo Haupt.
SCOGLI PRESSO GENOVA
Dipinto ad olio su cartone alto m. o,235 – largo m. 0,34.
Proprietà G. Danella.
R1
GENOVA – “Cenacolo”, Mostra personale di Giuseppe Sacheri alla Galleria S. Giorgio.
(da catalogo della mostra)
Giuseppe Sacheri appartiene alla ormai sparuta schiera dei superstiti pittori liguri dell’ 800. Anche se non lo dice e tanto meno lo dimostra, il buon Sacheri ha … parecchi anni! (non vi aspettate certo ch’io vi dica l’anno di nascita; gli artisti sono un poco come le prime donne). Fino al 1930 era mia intenzione di organizzare una sua personale, che sarebbe anche stata la sua prima mostra, diciamo così di tale carattere. A tal fine, ed a parecchie riprese, lo avvicinai, sempre sperando in una sua accettazione: tutto inutile: “Non ho materiale” tale la sua invariabile risposta. Ed io che sapevo, anche da fonte ben informata, che parecchio “materiale” dormiva da molti, moltissimi anni nel suo rifugio di Pianfei, non sapevo darmi pace dell’ostinato rifiuto. Ma è detto che la costanza finisce sempre con l’essere premiata. Pochi mesi fa, trovato il nostro ometto, e ben deciso a “pescarlo” buttai là una frase: “quest’autunno ho in animo di organizzare una mostra di pittori liguri dell’ 800. Ho già qualche adesione e sono certo che il pubblico vedrà volentieri le opere dei nostri vecchi …”. Il buon Sacheri mi squadrò un poco, poi subito: “Se è proprio così, chissà che trovi anch’io qualche scarabocchio da mandarle”.
Così come da cosa nasce cosa, da questo breve scambio di parole è nata la mostra offerta oggi alla curiosità del pubblico.
Mostra oltremodo interessante per vari motivi. – Basterà accennare al fatto che essa comprende opere che risalgono all’età giovanile del Sacheri; opere che i più intimi soltanto conoscevano e dalle quali egli non volle mai disfarsi.– “Questa è del 1903; quest’altra del 1889; questo gruppo del 1885 e quest’altra del 1882!” Si va a ritroso negli anni e par di rivedere un mondo scomparso; di ritrovarsi a colloquio con Artisti nel numero dei più. Ma quale fonte di bellezza, di serenità di amore per la natura è questa rassegna dell’Arte di Sacheri! Oso dire che si esce migliori dalla visita ai suoi dipinti. Troppo dolci i suoi paesaggi alpestri; troppo caldo il suo sole per prati e monti; troppo veri e sentiti i suoi paesaggi invernali, le sue marine; troppa ansia trepidante e amorosa nei suoi gruppi di persone che attendono sul molo il ritorno dei pescatori dopo qualche fortunale; troppo reali le mattinate nebbiose d’Olanda e troppo prepotenti le gemme che stanno per incoronare gli alberi a primavera, per non sentire di quanto amore ami il Sacheri la Natura. E tale amore egli trasfonde in noi, per sottile magia, a misura che seguiamo i quadri esposti.
Ma perché ci sentiamo di amare di più il mondo che ci circonda e ci sorprendiamo di non aver badato, prima d’ora, a tante bellezze così a portata di mano, dopo una visita alle opere di Sacheri? La risposta è semplice, a mio avviso, e racchiude il miglior elogio per l’Artista: perché, a differenza di tanti così detti cerebrali (sic!) che, scambiando la pittura con una formula chimica ritengono il pubblico tanto “blasé” o tanto imbecille (il che fa poi lo stesso) da poterlo gabbare con procedimenti che di nuovo non hanno che una desolante assenza del vero e del bello, egli si vale degli “unici” mezzi che madre natura ha dato all’uomo per essere un’Artista: il disegno, il colore e il sentimento.
Raccomando questa mostra ai miei Amici.
LEOPOLDO FAINI
Giuseppe Sacheri è nato a Genova nel lontano 1863.
……..omissis…….
Nel 1898 partecipò alla grandiosa Esposizione Internazionale organizzata nelle sale del Ghaspalast di Monaco di Baviera, con il quadro “Notte di Marzo” che venne premiato con medaglia d’oro e fu acquistato dallo stato per il Museo di Weimar dove figura tutt’ora. Nel 1905, alla Mostra Internazionale di Lima (Perù) vennero prescelte le due opere da lui inviate per quel Museo nazionale.
Lo stesso onore gli toccò, successivamente, nelle Mostre Internazionali di Cracovia e di Vienna, che ebbero luogo nel 1907 e nel 1909 rispettivamente.
Partecipò per cinque anni, invitato, al “Salon” di Parigi.
……..omissis……
Le opere che compongono questa sua Prima Mostra Personale sono state eseguite fra il 1882 e il 1927.
(Sul retro del catalogo è scritto di mano di Sacheri, e rivolto al Faini:
“In casa tua ho veduto a destra dell’entrata un mio quadretto che è un piccolo capolavoro. Mi è proprio piaciuto. Tienilo prezioso”.)
R2
IL LAVORO – Sabato, 5 Novembre 1938 (sulla mostra “Cenacolo” alla Galleria S. Giorgio)
PITTURA DI POESIA
La Mostra di Giuseppe Sacheri
Giuseppe Sacheri, giovane, abitava a Genova ed era il prediletto di tutte le esposizioni e anche gli amici pittori lo consideravano il più maestro dei maestri: primus inter pares per quel suo meraviglioso equilibrio fra realtà e poesia, fra solidità di tecnica e malinconica purità dello spirito.
“Una marina di Sacheri”: come dire la poesia del mare, ché, quando Sacheri era giovane, si andava al mare anche a cercarvi la poesia come fece Plinio Nomellini chi si rinchiuse, per parecchio tempo, nella vetusta, e ora diruta, torre di San Nazzaro.
Poi gli anni crebbero, le spalle se le sentirono addosso, la pittura divenne paleolitica, e Sacheri si ritirò, con i suoi sogni, le sue memorie e i suoi pennelli, nella solitudine verde di Pianfei vigilata dal candore delle divine Alpi lontane.
Ma ogni tanto, si capisce, ritorna fra noi a vede se Boccadasse è sempre lì (c’è ancora, vecchio maestro, c’è ancora, ma l’urbanistica digrigna i denti) se a Sori ci sono sempre quei tali scogli, se il Portofino – a dispetto dei pittori erculei – sfuma ancora in un vapore violetto, quando dal pallido cielo scende diafana la sera.
Ed oggi Giuseppe Sacheri è appunto, a Genova ed espone ben sessantadue quadri nel “Cenacolo”, al pianterreno della Galleria San Giorgio, in Piazza De Ferrari.
Non è il caso di fare “la critica” a Sacheri, uno di quei maestri pittori che non si discutono più. Quando in un artista la perizia del sapere si fonde in modo così assoluto con lo spirito artistico, non c’è più possibilità polemica: resta solo l’ammirazione e la stima. La polemica, se mai, si rovescerà sugli imitatori (sempre un poco fuori del perfetto equilibrio) ma il Maestro resta tale per tutti: ed è bello vedere oggi, anche i più giovani, studiare, con evidente compiacimento, i segreti rapporti di tonalità e di sensibilità per cui la pittura di Sacheri si fa poesia.
“E’ tanto pittore – ci diceva un artista – che diventa poeta.”
In realtà in questa collezione (che ha già trovato numerosi acquirenti) dove il pittore dà saggio mirabile della sua multiforme bravura tecnica, alcuni quadri danno la sensazione d’una finestra che si spalanchi su di un panorama d’ineffabile tenerezza
Sono vasti prati ora fioriti di colchici, ora suggestivi di ariostesche grandiosità per i folti e verdi e vivi alberi, ora riflessi in giochi stupendi di luci e controluci negli stagni e nei torrenti, e i monti ne profilano le lontananze diafane e le nubi ne rendono vera l’aria luminosa.
Sono marine di Liguria, marine lievi, spumate di trine, azzurre e trasparenti, ma irrequiete, vive e inondate di quella luce ch’è sola della Riviera (guardate “Mattino al mare” o “Presso Sori” o “Candore di vele”) e che non è né luce di Napoli o di Capri o dei laghi; è la sconfinata grandiosità dell’Inverno con la vastità degli orizzonti gelati, dei monti inaccessibili nelle nevi, degli alberi duri e morti, e basta un particolare, o un tocco leggero perché la pittura non sia più fine a se stessa, ma dica la sgomenta tristezza dell’anima.
Non faremo al Maestro, che con gli anni si è fatto ancor più vigoroso nel concetto e più sintetico, ma sempre finissimo, nell’espressione, il torto di dire quale quadro possa piacere di più.
Tutte le sue opere portano il segno della poesia: da quell’Autunno che fonde nell’armonia massima tutte le gradazioni del verde, all’oro di “Tarda estate” che si diffonde da un albero rosso; dal Gioco di nubi e dal Canale d’Olanda dove c’è luce del buio, al Mattino d’aprile dove l’aria bianca e rosa ti ritorna e all’Inverno di Pianfei dove le ultimissime luci rischiarano le nevi sulla valle tenebrosa, dalla poppa sapientemente mossa delle Barche olandesi alla birichineria segreta che fa rischiarare un finestrella di riviera nella Maliarda della notte, alla Campagna che apre l’infinito da una cartolina, Giuseppe Sacheri ammonisce che il mondo è bello, l’anima grande e che la poesia non è morta e non morirà.
cav.
(nel testo è inserito la riproduzione di un dipinto del pittore: Pesca alle trote)
R2
Da un giornale (“El Telegrafo” o “La opinion publica”?) che si può ritenere dell’Ecuador del Dicembre del 1938 (stralcio ritagliato senza estremi). E’ rilevabile indirettamente sia dal testo che da una pubblicità di un calendario del 1939 pubblicata in calce alla pagina.
La mostra del pittore Sacheri è tenuta nella Sala dell’Università (forse Guajaquil?)
GIUSEPPE SACHERI EXPONE UNA NOTABLE COLECCION DE OLEOS
Frente a ella hace el efecto de estar en un salón de arte moderno de un museo de Europa
Nico Fasejo hace un boceto crítico de tan expcepcional y valiosa exhibición pictórica
El año artistico ha sido fecundo en manifastaciones pictóricas. La exposición de Allere Flaman, las de Galápagos de Roura Oxandaberro y Rendón Seminario, la de León, sobre arte decorativo punae y la de Andrade Faini, en la Hall de la Universidad. A estas muestras de cultura artistica, hay que agregar la exhibición de cuadros del pintor italiano Guiseppe Sacheri.
Por dos ocasiones hemos concurrido e admirar su exposición. Primero, para ver sus óleos a la luz natural y luego, para apreciar esas mismas obras, bajo el efecto de la luz artificial. Solo nos ha faltado contemplarlas au grand air, pues no creemos con Cezane, quien pintaba flores escogiendo las artificiales de papel, que la misión del arte es corregir a la naturaleza, pues ya hemos visto que las maravillosas fotografías “d’aprés nature” sobre Galapágos, impresionadas por la señora Paulette de Rendón Seminario, podían competir con las mejores creaciones pictóricas sobre el Archipiélago.
Entramos con curiosidad al gran salón donde se exhiben los oleos del maestro. Hay que llamarle así porque se trata de un mago del color. Junto alla profusión de quadros pudimos apreciar yesos patinados y un boceto de monumento artístico. De primer momento pensamos que se trataba de un pintor, entallador y ceramista, como su compatriota “Il Verroccio”, pero pronto pudimos distinguir que las figuras de retablo místico correspondian al escultor Cav. Enrico Pacciani y el proyecto de monumento al escultor Palacio, que cunando quiere sigue las huellas de Bourdelle. Cuando quiere ser neo-clásico, que para contentar a la tendencia contemporanea tendría que esculpir como Henri Laurens, Gargallo y Curatella Manes.
La pintura de nuestro tiempo atraviesa por una crisis de fealdad, de la cual fué precursor Francisco Goya (que para eso era baturro) y que ha llegato al colmo de la expresión con Picasso en España, mientras en Bélgica sobresalen Smet, van dem Berghe y culmina en cosa repulsiva con James Ensor, cuyos tipos parecen máscaras o sujetos expuestos en la Morgue.
Fealdad de una estética (la pintura) que no es lo mismo que estética de lo feo, como se observa en algunos de Velazques, Alberto Durero y Brugher (el joven) y en las aguas fuertes de Sebastián Rops.
Pero para consolarnos de esa crisis de fealdad artistica que en América halla su representante en Diego Rivera, tenemos felizmente pintores que siendo revolucionarios en el arte, no se apartan de los postulados de estética y ofre cen verdaderas obras de arte. Al expresionismo encuentra ancho campo para ello. En Italia, mismo, Sartorio con ser un pintor académico rinde tributo a esa escuela, donde han sobresalido contemporeneamente Mancini, Martinelli,Calcañador, Segantini y otros.
Cincuenta y cuatro óleos exhibe el pintor Sacheri en la exposición y frente a ellos hace el efecto de estar en un salón de arte moderno de cualquier museo de Europa. Ya que nosotros no vamos a la montaña viene hasta nosotros, como dice el proverbio árabe, lleno de filosófica resignación. Quienquiera que haya contemplado el milagro de las cuatro estaciones, puede apreciar en toda su intensidad lo que significan las visiones de primavera, verano, otoño e invierno que nos ofrece el pintor Sacheri. Ante todo hay que consignar que es un formidable paisajista. Las cumbres nevadas de los Alpes, el otoño dorado del Po, la primavera de la costa azul y el verano del Piemonte o de la Liguria, no tienen segretos para la paleta del pintor. Juega con la luz como un demiurgo artístico, arrancando los mas bellos colores al arco-iris. Sin ser un total iluminista pone incendios en los atardeceres y luz de nácar en sus paisajes bañados por la luna. Da la impresión de ser un artista uno y múltiple. El de los óleos flamencos con paisajes enturbiados por la “brouillard” que es la pátina de los países bajos, aparece bien distinto del delas perspectivas del Adriático, con visiones mágicas como las Capri o de Sorrento.
Si el óleo titulado Liguria es una orgía de colores, el denomunado Nocturno, simula una aguafuerte sobre cobre. Si en Sol de Otoño aparece como un iluminista, en Misa de Gallo, da una impresión de recogimiento mistico y lunar, como el de una noche buena en culquiera aldea nórdica.
El óleo titulado Balandra ofrece una quietud extática, libre del dinamismo y colorido de los otros, que hace pensar estamos frente a una naturaleza muerta.
Combina el bianco con el azul en una forma tan vivaz, que algunos de sus óleos adquieren la alegre frescura de acuarelas.
Mar Afuera aparece como tomado con una Leica pan-cromática, tal es la naturalidad y verismo de la composición.
Hay marinas que parecen pintadas con menta y leche condensada, cuando quiere acentuar su expresionismo, lo mismo que ese admirable Paisaje Oteñal que parece una composición de azufre, achiote y tiza.
Solo un mago del color puede ofrecernos las caprichosas tonalidades y matices de sus cuadros. Para él no hay secretos de composición. Aborda valientemente los contrastes mas violentos y al parecer absurdos y sabe sacar provecho de ellos. Hay un cuadro titulado Estanque que es una sinfonía en gris. Este color que es de la lejanía y el de los globelinos, color histórico por excelencia, como dirí Spengler y que equivale al soneto para los malos poetas, lo hace triunfar en varia das perspectivas.
Sacheri no exhibe allí ningún “contadino” del agro romano, ningún “maffioso” de Calabria, ningún “lazzaroni” de Napoli y, sin embargo, nadie puede acusarle de falta de italianidad, pues el arte verdaderoes universal. Aparte de que hay varias formas de ser vernáculo y el maestro italiano sabe honrar su raza y la noble tradición pictórica de su país.
No es un pintor “pompier” a lo Meissonier, ni un pintor “fauve” a la Picasso. Es un pintor equilibrado en quien preside el sentido de las proporciones y bien distante de los epígonos del dadaismo en pintura, de quienes el crítico de arte Camille Mauclair se expresa del siguiente modo: “nuestros expresionistas y super realistas exponen escandalosamente pinturas de alienados que hay que ver en las tinieblas, con lámparas de bolsillo, en salones en donde bolsas de carbón penden del techo y donde están fantasmas terroríficos, junto a un viejo automóvil lleno de caracoles, con acompañamento de olores fétidos. Esto podrá encontrarse divertido en un periodo en que a París le faltan motivos de jovialidad. Pero, al fin y al cabo, la pintura de vanguardia ha llegado hasta a llí”.
Después de algunas exposiciones que hacían al efecto de certámenes de fin de curso de una escuela de bellas artes o de clase de dibujo de la Filantrópica del Guayas, bien está una exhibición como la del pintor Sacheri, pues estamos en presencia de un verdadero maestro del arte pictórico al que deben acercarse todos los embadurnadores de telas y los aficionados e críticas que no han las oleografías de los cromos baratos o las tricomías de la Enciclopedia Espasa.
Haría bien el Municipio, ya que frente al Museo se encuentra un conocedor de arte, en adquirir para esa dependencia alguna da las obras del notable pintor que nos ocupa, de las que restan pocas, pues han sido adquiridas en buen número por particulares, demostrando así su gusto artístico y aprobación que encuentra en el público la obra de un pintor de genio.
Nicol FASEJO
GIUSEPPE SACHERI 1939
CP1
Carta intestata “Senato del Regno”
Lettera inviata da Avv. Galimberti
Cuneo, 12 Aprile 1939
Caro Maestro,
Ho bisogno dei suoi preziosi consigli e perciò ricorro a Lei. Lei è stato gentilmente in casa mia ed ha visto le mia quadreria, ora, in caso di guerra (che Dio ci salvi!) che cosa mi consiglierebbe di fare a salvarla dalle ingiurie della guerra?
Le scrivo questo perché, se il deprecato caso succedesse, noi qui siamo in pieno urto ed ogni precauzione per i miei quadri, per i miei libri non è fuori proposito.
Anche per un altro motivo le scrivo ed è per regolarmi riguardo alle ingiurie dei tempi sia per l’oscurimento dei colori e sia per la conservazione delle tele. Lei deve considerarsi pure interessato, perché, per mio onore o per la mia fortuna, diverse sono le opere che portano il suo glorioso nome.
Mi perdoni la noia ed augurando alla sua signora ed a Lei la Buona Pasqua, mi confermo suo
Avv. Galimberti
CP2
Cartolina del 24/12/39 indirizzata a G. S. – Pianfei, da Berto Ferrari, Genova Quarto.
(cartolina emessa a cura della 85a. Esposizione Promotrice delle Belle Arti di Genova, Palazzo Rosso riproducente un dipinto di Berto Ferrari “Mattino di Maggio”
GIUSEPPE SACHERI 1942
CP1
Lettera dell’amico Carlo Ferrari al pittore Sacheri a Pianfei.
Nemi, 10 Settembre 1942
Carissimo Sacheri,
ho qui sotto gli occhi il bellissimo catalogo della tua mostra genovese del 1938 che hai avuto la bontà di mandarmi e che conserverò preziosamente nella mia raccolta di ricordi artistici: te ne sono proprio gratissimo perché mi ha trasmesso le sensazioni che tu hai saputo realizzare nelle tue belle opere, anche se nella riproduzioni monocrome (del resto eccellenti) sia assente la magia del colore, che nella tua pittura vibra sempre, completandone l’effetto complessivo, dato dalla scelta poetica del motivo e dal taglio impeccabile del quadro.
Non so quante volte ho riguardato il catalogo da quando l’ho ricevuto, e sempre con lo stesso godimento, direi anzi con sempre maggiore comprensione; non ti dico queste cose (e non mi fare il torto di pensarlo!) per farti dei complimenti (a cui nessuno mi obbliga), ma solo per dirti schietto il pensier mio.
E a proposito dell’argomento accennato nella tua graditissima del 31 Agosto scorso, del dipingere, cioè esclusivamente dal vero, o di maniera (che io chiamerei, forse più propriamente, dipingere da ricordo o da sentimento) io vorrei aggiungere che per me, lo charme delle tue pitture è dato dal connubio, che vi è sempre, fra il senso poetico della natura e l’aspetto di giustissima realtà con cui il motivo è presentato: cosa veramente prodigiosa se, come tu dici e come non dubito, l’opera è uscita dal tuo studio, ossia dal ricordo di una impressione, ricevuta bensì dal vero, ma rielaborata dal tuo cervello, senza il controllo permanente di quel inesorabile carabiniere che è il vero! E qui, se permetti, mi pare che potremmo chiudere la discussione con questa semplice conclusione: che ogni artista (se degno di esser tale) ha perfettamente ragione di fare come gli pare nell’esprimere l’animo suo, purché sia sincero; l’emozione che danno i capolavori, da te giustamente ricordati, di Calderini e Delleani, è uguale appunto è per il fatto che essa proviene da quella ugualmente provata, con pari sincerità, da quei grandi paesisti di fronte alla natura.
Tornando al catalogo, nella prefazione ho letto (fra impressioni buone e giuste sull’arte tua, checché ne pensi la tua inveterata modestia) che parecchie delle opere esposte sono cose di molti anni fa: e infatti qualcuna mi pare di ricordala. Mi figuro che ormai non ti sarà rimasta più nessuna di tutte le pitture esposte, e me ne rendo conto perché tutte sono, o per un motivo o per l’altro, così attraenti che dal 1938 a oggi avranno trovato un fortunato possessore. Se invece alcuna te ne rimane, se ancora disponibile, mi faresti molto piacere se in tua ventura lettera me ne indicassi, su un pezzetto di carta, il numero da cui sono contraddistinte nel catalogo. E così pure mi farebbe piacere che nel catalogo (almeno per le opere illustrate) fossero indicate la data di nascita e le dimensioni dell’opera; è una curiosità, magari un po’ meticolosa, che mi piace di soddisfare per le opere d’arte che mi interessano, onde integrare il ricordo artistico, anche nei riguardi della storia della produzione artistica del nostro tempo.
Ricordo di aver visto tempo fa un album in cui sono riprodotte moltissime delle opere di Marco Calderini (album che non mi son potuto procurare) e ricordo anche di avere allora deplorato che le riproduzioni non portassero appunto le indicazioni delle dimensioni e della data dell’opera. Adesso in tutti i cataloghi di collezioni importanti tali indicazioni non mancano mai.
Ti sono grato dell’interessamento fraterno che mi dimostri nella tua cara lettera per l’infortunio toccatomi, fortunatamente senza conseguenze, del quale è ormai scomparsa dal mio vecchio grugno ogni traccia, lasciando onorevole posto al dimagramento regolamentare di guerra, da cui nessuno può giustamente andare esente. Noi possiamo ancora dirci fra i fortunati, perché non avendo figli maschi, non abbiamo almeno preoccupazioni morali e personali.
Mi rendo conto invece del vostro stato d’animo per la mancanza, da un anno e mezzo, veramente inumana, di notizie del vostro figliolo residente nell’Ecuador. Non ricordo bene, ora, se anche quello staterello Sudamericano, per supina obbedienza al maggior compare (gli S.U.A.) si sia dichiarato in guerra (chissà perché?) con noi: ad ogni modo speriamo non imiti il Brasile che, pur dovendo tanto alla nostra civiltà, si comporta così male con gli italiani colà residenti. Appena potrai avere notizie del tuo figliolo (ti auguro presto e buone) mi farai molto piacere se me le comunicherai.
Alla fine di questa settimana farò, con mia moglie, una corsa a Venezia per visitare la Biennale, come ho fatto per tutte le precedenti: vi è sempre qualche cosa da imparare (alla mia verde età – 81 – tu dirai, se non ho imparato qualche cosa non imparo più!) Ma vi è un artista di cui ho sentito parlare molto per una mostra alla Galleria di Milione a Milano che non potei visitare e che vorrei vedere: un certo Gregorio Sciltian, un armeno, naturalizzato italiano che vive a Milano e che pare sia molto interessante. Te ne dirò poi qualche cosa a suo tempo. Veramente contavo di andare a Venezia l’ultima settimana di Settembre, ma avendo ora saputo che la Biennale si chiuda improrogabilmente il 20 corr. dobbiamo anticipare.
Dopo Venezia ci fermeremo alcuni giorni a Ferrara dove risiede la nostra Laura con una famigliola (3 bimbe) felice e riposante (il marito, chirurgo, ottimo giovane e professionista che si avvia a divenire illustre). Poi saremo di nuovo a Nemi per tutto l’0ttobre certamente e forse anche novembre, perché voglio fare qualche soggetto autunnale e devo ahimè! tagliare un certo bosco, a me ne piange il cuore! Da i primi di ottobre puoi quindi scrivermi a Nemi. Cari saluti anche da parte di mia moglie a entrambi e a te un particolare abbraccio.
aff. Carlo
P.S. – Dalla metà di Settembre a Ottobre si terrà a Roma, nella Galleria S. Marco (in via del Babuino, che mi sarebbe piaciuta per te) una mostra dei “25 della Campagna Romana”, e siccome io sono uno dei superstiti, esporrò anch’io tre o quattro cose. Te ne dirò poi a suo tempo.
CP2
Lettera intestata Stabilimento vetrario Ugo Meynero a Prof. G. Sacheri – Pianfei
Alessandria, 28/12/42
Carissimo zio,
ho avuto da te la lettera ricevuta firmata ed a me basta anche se mancano i bolli, ormai ho anche la ricevuta degli assegni e così la partita è definitivamente chiusa.
Purtroppo non tutti hanno capito in quale ben critico momento io mi trovo, figurati che la zia Nina mi ha inviato la ricevuta dei denari che le ho rimesso, senza aggiungere una sola parola, in poche parole, mi ha trattato molto ma molto villanamente, non ha certamente tenuto calcolo del periodo che attraversiamo, e dei sacrifici che ho dovuto superare per fare fronte ai miei impegni. Da voi due e da zio Guido ho avuto delle carissime lettere, e vi ringrazio ancora di tutto quello che avete fatto sia per il povero papà, sia per me.
Se avrò occasione di passare nel Cuneese non mancherò certamente di venire a trovarvi e di passare una giornata con voi. Quanti anni sono ormai che non ci vediamo più, e quante cose dobbiamo dirci, vero ??
Colgo l’occasione per inviarvi i miei sinceri auguri per il nuovo anno che speriamo sia apportatore di pace e di benessere per tutti.
Ricordami alla Zia Maria, e mentre ti abbraccio anche a nome di noi tutti.
Guido
GIUSEPPE SACHERI 1943
CP1
Cartolina postale inviata da Carlo Ferrari a G. Sacheri – Pianfei
Nemi, 2 del 1943 (si deduce dal testo che è il 2 di Gennaio)
Carissimo Sacheri,
Mi è stata respinta qui la tua cartolina del 21 perché noi, anche in obbedienza alla raccomandazione fatta dal Duce che chi non ha assoluta necessità di stare nei grandi centri procuri di sfollarli, abbiamo pensato di trattenerci in questo nostro eremitaggio campestre, andando a Roma ogni fin di mese pochi giorni per sbrigare le noie di quella residenza. Così abbiamo passato qui in perfetta solitudine le feste di Natale e capodanno rinunciando – per forza – alla cara consuetudine che avevamo di trascorrerle a Ferrara con la nostra unica figliola e le nipotine’ triste, ma come si fa? Del resto la campagna, nella sua veste invernale è straordinariamente pittoresca e io mi conforto lavorando tutto il giorno, poiché anche dalla finestra di casa ho motivi interessanti da studiare quando piove. La tua cartolina con gli auguri graditissimi, che di cuore ti ricambiamo, per te e per tutte le persone che ti sono care, mi ha veramente commosso per le tue troppo buone espressioni a mio riguardo, frutto della tua superiore bontà e indulgenza ma mi ha anche mortificato, perché io mi sentivo in colpa verso di te essendoti ancora debitore di una risposta alla tua ultima lettera, alla quale mi proponevo di dare un adeguato riscontro, perché mi avevano fatto tanto piacere le notizie d’arte che con essa mi davi e tenevo a esprimerti il mio compiacimento fraterno per i tuoi costanti successi, ma soprattutto per la giovanile attività del tuo genialissimo pennello. Chissà quante belle impressioni ne staranno uscendo.
Se la neve è già venuta a rallegrare i tuoi monti! Anche qui, se dura il freddo, è facile che possiamo averla, e mi piacerebbe molto perché rinnovare le impressioni ringiovanisce la tavolozza. Comprendo la tua nostalgia per Roma, città veramente dalle molte vite che avvince l’anima, anche quando in molte cose ne urta la sensibilità.
Mi hanno interessato le tue impressioni del grande sipario marmoreo di piazza Venezia e divido il tuo giudizio sulla sua freddezza, dovuta in gran parte alla esposizione che non da aggetti d’ombra vigorosa e alla qualità della pietra bresciana (botticino).Se lo avessero fatto con il bel paparino (?) romano che il tempo colorisce così bene quall’altro effetto avrebbe fatto! Ma guai quando gli interessi elettorali si ficcano nell’arte; il botticello bresciano fu voluto dal deputato Zanardelli! Non sono d’accordo, e me ne duole perché lo stimo assai con Maeterlinck: per me il palazzo di Giustizia è l’unico moderno degno di Roma, anche se ha dei difetti.
Ti abbraccio,
aff. Carlo Ferrari
P.S. – Domani andiamo a Roma per una settimana, poi torniamo qui.
CP2
lettera intestata Studio dell’Avv. Benvenuto Lattes – Saluzzo a G. Sacheri – Pianfei
Saluzzo, 9 marzo 1943
Egr. Sig. Professore,
Anche a nome di mia moglie ringrazio anzitutto vivamente Lei e la Sua gentile Signora per la cortese accoglienza che ci hanno fatto domenica, ed in modo particolare ringrazio Lei per la gioia che ci ha procurato di ammirare quadri così belli e così suggestivi.
Nell’attesa di poter ammirare con maggior calma nella mia casa quelli che Ella ha avuto la bontà di concedermi, – mi faccio dovere di rimetterLe compiegato alla presente assegno sulla Banca d’Italia N. 64004 per l’importo di lire 14.000 emesso a mio nome e debitamente girato a di Lei favore, a saldo del mio debito.
Voglia gradire, Sig. Professore, i sensi del mio ossequio estensibili alla Sua gentile Signora.
Dev.mo
B. Lattes
CP3
lettera inviata da Guido Meynero – Alessandria a G. Sacheri – Pianfei
Annuncio di matrimonio fra Guido Meynero e Luciana Canepa per il 26 Aprile 1943.
GIUSEPPE SACHERI 1944
E1
GENOVA – Galleria d’arte Ranzini – P.zza De Ferrari. 4 p.t.
Mostra personale – dal 27 Marzo all’8 Aprile 1944
Catalogo con stralci di commenti critici di A. Colasanti, Ugo Nebbia, E. Regazzoni, Saverio Kembo, Gustavo Macchi.
Elenco di n. 67 opere.
R1
Da catalogo della mostra personale di G. Sacheri alla Galleria Ranzini – Genova
GIUSEPPE SACHERI
Sacheri! Questo nome, tradizionale nella storia dell’arte e in particolare di quella ligure, suscita sempre ricordi ed impressioni che caratterizzano, in una con l’Artista, il progredire e l’affermazione dei nostri migliori pittori dell’ottocento in campo nazionale ed internazionale. Parlando di Artisti contemporanei, nati all’Arte a cavalcioni dello scorso secolo e dell’attuale, la figura del nostro pittore balza vivida e sicura alla mente degli innumerevoli amatori della bella Arte. Quanta strada ha percorso l’antico allievo del Moradei e dell’Accademia Albertina dal giorno in cui a vent’anni espose le sue prime opere! Attraverso un’attività seria ed appassionata, lungo una trafila di anni ed anni tutti dediti amorosamente allo studio della sua Arte prediletta, passando per venticinque anni in quella Biennale veneziana centro di raccolta del fior fiore di tutti i grandi di tutta Europa, e poi per Triennali, Quadriennali, Mostre, Gallerie Nazionali ed estere, tutta una gamma di opere che hanno lasciato un solco Profondo nella fama della pittura nostrana. E’ il caso di dire quindi che quella del Sacheri è tutta una vita dedicata alla pittura e ancor oggi, come ieri, come sempre, egli dipinge così come il cuore ed il suo temperamento gli impongono, senza orpelli, senza false concezioni cerebralistiche, ma così, dal vero, semplicemente.
Questa Mostra personale del Sacheri è, e si può dire, un consuntivo della sua lunga ed instancabile attività. Paesaggi, inverni, nevicate espressi nella loro più garbata sostanza, colti in pianure e montagne piemontesi, lombarde, liguri ed anche ricordi del suo viaggio in Olanda e in Danimarca. Diverse marine riportate con vigorosa potenza ci ricordano luoghi cari a tutti delle nostra Riviere. Sia i primi che queste ultime trattati con quel tocco signorile sì da esprimere un leggero velo di romanticismo.
Come nei grandi pezzi così nei più piccoli il nostro pubblico di amatori troverà in essi tutto il Sacheri: maestro della tavolozza. Il genovesissimo Artista ancora una volta si ripresenta ai suoi concittadini, portando una nota squisitamente serena nel duro travaglio dei tempi. I visitatori ne riporteranno un grato ricordo.
Galleria d’Arte Ranzini
GIUSEPPE SACHERI 1945
Agg. 31/7/00
C1
Lettera del Critico d’arte Angelo Dragone indirizzata al pittore G. Sacheri e datata: 20 luglio 1945.
Preg. pittore,
Sto per pubblicare uno Studio su i paesisti piemontesi dell’800, e mi pare che per riportare una fedele nota di opere Sue (con la data possibilmente) non posso fare di meglio che scrivere a Lei, pregandola di dirmi Lei quanto potrei citare. Ho qui sottomano, tra l’altro, il catalogo delle sue ultime mostre torinesi (Galleria Codebò) a mi pare che potrebbe essere già una guida. A questo proposito, spero che Le sia di gradimento un breve studio ch’io feci della Sua mostra – “Studio” – …senz’altra pretesa …, ma Le sarei grato se mi volesse dire se ho visto giusto nei suoi quadri!
Nel nostro libro (“nostro” perché m’è collaboratrice mia moglie) pubblicherò anche due sue opere. Una: “Armonie” (presentata nella citata mostra di Codebò) – l’altra è un soggetto di porto, ma sono un po’ incerto sulla firma.
Il quadro lungo 40,5 e alto 26,5 su tela mi è stato intitolato “lungo Senna”.
A sinistra – gruppo di vapori rimorchiatori uno, dei quali porta il nome ARSENE sulla poppa – poco più oltre si profilano tre arcate di ponte a murate basse – dietro l’arcata centrale una ciminiera oltre il gruppo di case che si rafforzano nella materia pittorica e nel contrasto di chiaro–scuro nella parte destra del quadro.
L’opera sente di quell’impostazione di sensibilità più olandese che … nostrana.
Non vorrei mettere – falso – , e quindi piuttosto mi asterrò dal pubblicarlo. In questo caso, Le sarei grato se potesse indicarmi come sostituire quest’opera con un’altra analoga come epoca e come soggetto.
Bene augurando a Lei e alla Sua arte e in attesa d’un suo cortese cenno di risposta, Le invio i più distinti saluti.
Angelo Dragone
Torino, via Federico Campana, 18 bis
(studio citato nella lettera ed allegato alla stessa)
GIUSEPPE SACHERI
Il Sacheri che in quest’ultimo ventennio aveva come disertato la esposizioni (convinto forse che non si poteva ammettere la sua pittura ottocentista a contatto col novecentismo, né, vivente, annoverarlo tra gli scomparsi) ritorna in una galleria cittadina con ottantanove opere che, tutte riunite, possono ben confermare quella che, del resto, era la convinzione di chi sa vedere nell’arte qualcosa di perennemente vivo, e non la sola cifra più o meno commerciale, che sale e scende seguendo una pura regola di domanda e di offerta.
Senza parlare di grandi o piccoli, diciamo piuttosto che anche in questa mostra il Sacheri si è mostrato pittore vero come pochi sanno esserlo. Ed il valore delle sue opere è certo un dato sicuro, che nessun evento potrà più sminuire, cosa che invece accadrà inevitabilmente in questi periodi tumultuosi di opere di altri artisti.
Sono passati molti anni da che sulle riviste e sui giornali egli era chiamato “maestro” e “mago”, da quando nel pittore quasi settantenne il critico d’un giornale milanese [articolo di Vincenzo Bucci su Corriera della Sera del 14/5/1931 per la Mostra personale alla Famiglia Artistica – “Pittori che espongono” Giuseppe Sacheri] ritrovava la “nervosa vivacità” e l’animo che s’era serbato “fresco e giovanile”. Ma tale appare anche oggi.
Ligure di nascita, è certo tra i nostri migliori marinisti, ma la profondità del suo sentimento è in tutti i suoi quadri.
Anch’egli dopo qualche anno passato a Ravenna alla scuola del Moradei era venuto a studiare a Torino all’Albertina; e chi ricorda le opere di quel periodo (fin poco dopo il 1900) sa quanto egli trasse dall’ambiente torinese; ma venne man mano affrancandosi; tanto che appare oggi psicologicamente lontano dal Delleani (del quale egli si era fin rimproverato di seguire un po’ la maniera) come appare, statura a parte, diverso dallo stesso Fontanesi, dal quale fu certo dei più ferventi ammiratori. Ma possiamo dire che del grande paesista seppe comprendere lo spirito tanto che a poco a poco trovò il suo stile e la sua tavolozza che compongono la sua inconfondibile personalità artistica.
Il disegno, nelle opere del Sacheri, scaturisce dai colori, e questi hanno la loro forza nel tono che dà vita ed unione al quadro. La tecnica si spiega non so se più all’ispirazione o alle esigenze dell’espressione.
Fatto è che l’irruenza delle pennellate e gli spessori sino a qualche millimetro di qualche cielo, di taluni tratti di mare in cui a colore si sommano colori (tanto che non è raro trovare una traccia della fattura del tubetto, come se l’impasto sia stato schiacciato contro la tela) appena distesi poi con un magistrale colpo di spatola, sanno alternarsi a trasparenze finissime, specie nelle tonalità ora grigie ora bituminose delle sue notti, delle marine olandesi in cui il plumbeo, il chiuso, lo spento, rimane, salvo poche eccezioni, del tutto libero dal facile senso di soffocamento, dal buio tetro. Questa è d’altra parte l’espressione del romanticismo del Sacheri; non tanto il soggetto campagne e boscaglie sotto la luna con l’immancabile, quasi, specchio d’acqua, mare o stagno che sia (di cui purtroppo finisce con l’abusare), che gli porge occasione per rinnovare i giochi dei riflessi, non tanto la materia di “Romanticismo” (N.9) e di “Gioco di luci” (N. 45), che trovano omologie letterarie nello “Sturm und Drang” del romanticismo tedesco, quanto nel sentimento sottile che sa creare nella commozione dell’artista, l’opera d’arte oltre il dato naturalistico che l’occhio ha scelto per soggetto.
E’ questo il suo lavorare in cui riesce ormai personalissimo, sia che dipinga una marina, sia in ogni altra composizione: in tele luminosissime, nello sfavillare del sole, o nella luce soffusa della luna che spande il suo chiarore come in un paesaggio leopardiano; e ancora nei cieli nevosi, nelle ombre spente di sottoboschi.
Tra le marine più belle è certo la piccola tela “Mare tra sole e pioggia” (N. 8); pare che il mare stesse per sommergere tutta la tavoletta e solo un po’ di cielo è rimasto, ma così potente che premendo sull’acqua l’allontana verso l’orizzonte. Una cortina di nubi si apre per lasciare che la luminosa schiarita si rifletta sull’acqua. Non è possibile dire qui tutti i particolari di quelle brevi pennellate nitide di colori gemmati, gli effetti di luce che scaturiscono da un accenno in punta di pennello ora sulla cresta di cresta di un’onda, ora sulla scabra superficie degli sogli. Non può bastare la sola bravura, se non è congiunta con la sensibilità che deve trarre dal soggetto la vera armonia spesso nascosta, pronta però a svelarsi all’artista. E evidentemente per sensibilità qui il Sacheri eccelle: la sua mano è veramente ispirata per giungere a tale felicità di espressioni. Cero non può competere come quadro con altre numerose opere del genere, tra cui ricorderemo particolarmente quella “Marina” (N. 50) che dietro la scogliera spumeggiante si apre in una schiarita vasta, tutta luce; ma rimane comunque un lavoro di squisita fattura, anche se non a tutti può piacere lo scoglio in primo piano un po’ meno felice, sul quale però lo sguardo non si posa a lungo perché attratto dal centro d’unione del quadro che è dietro di lui.
Tra le altre opere è poi un pezzo pregevole “Mare a sera” (N. 49) e per la forza di espressione, per esecuzione tecnica e per completezza con cui si presenta. Di medio formato (…x 50) con un perfetto equilibrio di elementi, cielo, mare e roccia che danno quasi l’uno all’altro vigore, è un’opera delle più felici.
L’effetto d’acqua e di cielo è raggiunto con una tessitura scintillante di colori che si completano otticamente, senza mai fondersi. Sembra qua e là una massa sericea multicolore, impressione vivissima tante volte provata veramente guardando il mar ligure.
E poi il grande scoglio a picco, e ivi ricavati nella roccia i gradini scabri, più su il muro che gira ad angolo retto con una finestruola: tutti particolari che sorgono alla giusta distanza, mentre vicino non è che un impasto fortissimo ordinato spesso con brevi colpi di spatola che lasciano tuttavia intravedere i colori ancor puri intrecciarsi l’uno all’altro. Risalti bellissimi tra l’acqua e lo scoglio e lo stesso cielo così turbinoso (simile ad altri che però appesantivano il paesaggio, mentre qui si adatta perfettamente) donano a tutto il quadro aria e luci non comuni.
Il Sacheri tuttavia non è limitato alle sole marine. Egual delicatezza di tocco, egual sapiente armonia giunge a raccogliere nelle tele silenziose degli stagni e delle campagne. Qui è forse presente più che altrove l’idea fontanesiana. La si riconosce nell’immobilità silenziosa, nell’accenno squisito di quella bestia tutta protesa a bere nella bassa acqua, e nell’atteggiamento quasi assorto della pastorella che formano il centro animato di “Stagno” (N. 2). Talvolta però, e questa è una delle pecche in qualche quadro, le figure mancano di una realtà specifica, di una vera necessità, come lo richiederebbe l’unità del quadro. Così in “Armonie” (N. 22) un notturno di una intensità spirituale ed emotiva particolare, il silenzio del bosco, la luce della luna piena che si riflette sull’acqua ed illumina nel contempo gli alberi arabescando tra ramo e ramo cespugli e tronchi, si accorderebbe perfettamente con la figurina di donna che sta lì pensosa in primo piano, come emanazione del paesaggio, se questa non avesse presso di sé una pecora. A quell’ora? Ecco l’eterogeneo: l’animale che bisogna collocare a forza cercando di renderlo soggetto alla figura della donna, creando una situazione, o accettandola come dato di fatto.
Meglio quindi sotto questo aspetto “Campagna sotto la luna” (N. 81), “Prime luci” (N. 29), mentre per taglio e soprattutto per la forza di sentimento “Armonie” è fuor di dubbio uno dei quadri più rappresentativi di questo artista.
Nella raccolta che stiamo illustrando vi sono poi importantissime le opere di ispirazione olandese, dal caratteristico “La casa del pilota” (N. 10) di fattura direi moderna, a “Primavera olandese” (N. 14), dal “Canale a Dordrecht” (N. ) (un po’ meno morbido di tanti altri) a “Sul Reno in Olanda”, in cui salvo il cielo e l’acqua in cui ha ricercato l’effetto, tutto il rimanente, alberi, figure, terra sono gettate giù d’impressione , alla brava, ha modo di esercitare la tavolozza a riprodurre quelle visioni in cui trionfa il grigio in tutte le sue sfumature. Tra le migliori opere di questo genere vediamo qui “A sera in Olanda” (N. 31) e “A sera sul mare in Olanda” (N. 64), questo, pieno di luce che sa ancor di colore, narra la vita di quei luoghi, la passeggiata sul molo, quello tutto pacato in un grigio finissimo appena contrastato nel cielo, nell’acqua e anche nelle tonalità delle piante non solo della costa che si vede al di là dello specchio d’acqua, ma anche al di qua sino nel primo piano; le stesse figure delle due donne sono oggetti che non hanno nulla più di veramente umano. Si direbbe che in quest’opera circoli una spiritualità monastica del tutto nuova in Sacheri. Eppure malgrado il grigiore non manca anche qui la luce: basta quella breve striscia bianca nel centro del cielo, per riempire di riflessi e di onde tutta l’opera in quella visione unitaria che viene direttamente dall’ispirazione.
Non si può pensare che vedendo Venezia, questo artista non ne rimanesse durevolmente impressionato. E non solo la città, ma è proprio lo spirito di quei luoghi ad incantarlo, sia che dipinga un “Ponte a Venezia” (N. 75) o la “Sera in laguna” (N. 77), sia quando ritrae il “Mattino a Burano” (N. 47), anch’esso pieno di grigi lievemente rosati, o quando come una cosa quasi imprevedibile dipinge il gaio bozzetto “Chioggia” (N. 84) in cui le ombre delle case sono rotte da sciabolate di sole attraverso le strette calli, mentre sul rio le vele dei bragozzi hanno i riflessi più vivaci.
Ma non è solo qui che il sole ha molta parte: pieni di luce sono anche “Mattino a Pianfei” (N. 86), “Dalle colline di Pianfei” (N. 82) e il luminosissimo “Sori” (N. 80) in cui forse dispiace quel riflesso cromatico così nettamente diviso tra l’azzurro e il giallo.
A questi vanno aggiunti pochi bozzetti di campagne illuminate come “Paese” (N. 72), “Paludi” (N. 73), “Presso Quinto al mare” (N. 85), e qualche altra impressione.
Il problema della luce lo affascina, ma più dei crepuscoli preferisce ritrarre vespri ormai spenti nelle tenebre delle notti, o albe che della luce hanno solo l’idea senza peraltro possa realizzarsi neppure una di quelle succose strie luminose pur sempre sufficiente a dar risalto al paesaggio, come avviene in “Studio di mare” (N. 38).
Non sempre però il tono è così felice. Talvolta la tavolozza è realmente troppo buia, come pure capita di trovare, tra le numerose opere, quella in cui la luce non è ben collocata.
Nelle tele dipinte in questi ultimi anni, poi, pare che il pittore non sia più così padrone dei mezzi come lo era pochi anni fa. “Mattino a Pianfei” e “Le Prealpi a Chiusa Pesio” (N. 51) denotano forse lo sforzo dell’artista per rendere moderna la sua arte, ma sono indubbiamente opere in cui lo slancio creativo è venuto spegnendosi. E’ illustrativo, si compiace ancora di taluni effetti cromatici, ma manca di quella fusione di parti che rende armonica l’opera, manca cioè lo spirito della sua arte migliore.
A guardare un gran numero di opere, com’è possibile in queste tre sale, si vede subito che la più bella tavolozza del nostro pittore è nella più vasta gamma di grigi in cui veramente eccelle.
Lo si vede anche nei quadri che hanno per elemento la neve: “Sera d’inverno” (N. 1), “Neve” (N. 46), ”Abeti sotto la neve” (N. 68), “Borgo S. Dalmazzo” (N. 30).Ora c’è la neve soffice, immacolata del vasto campo, ora quella quasi disfatta ai piedi degli arbusti che con le loro linfe l’hanno disciolta. Ora ravviva il paesaggio (Borgo S. Dalmazzo), ora lo rende pieno di sonno. E nel cielo di “Sera d’inverno” tutto quel grigio quasi eguale, ma pure pieno di riflessi madreperlacei, si ravviva al contatto dell’acqua come se solo così potesse accendersi di luce.
Né manca in questa mostra il quadro grande : “Sera di luna” (N. 20 –m. 1,50 x 1). Le opere di vasta mole sono state sempre gravose per i pittori: anche Delleani sentiva addirittura un limite per la sua forza. Non si può dire che qui il Sacheri abbia superato la prova.
E’ evidente che non poteva mantenersi alla medesima altezza per tutta la vastità del quadro ed per questo che ora qui ora là cade. Il soggetto è tra i più comuni dei suoi: notte di luna ai margini di un bosco, con un prato al centro, ed un piccolo stagno in primo piano. Lavoro ampio di respiro, forse troppo vivo di colori; il vasto prato che vi è dietro allo stagno è il punto maggiormente mancante, specialmente per rilievo. Tuttavia il quadro non fa disdoro al buon nome del suo artefice.
Non si poteva dubitare dell’interesse del pubblico per l’opera di Sacheri, ma il successo (perché tale è veramente l’accoglienza fatta dai torinesi) non deve essere registrato solo a favore del nostro pittore, ma deve essere esteso alla pittura di paese dell’800, la gloria più bella di tutta l’arte pittorica del secolo scorso, nella quale la massa sente ancora oggi una potenza e uno spirito che non è mai venuto meno. Che non s’è mai neppure affievolito.
Angelo Dragone
GIUSEPPE SACHERI 1946
CP1
lettera intestata Dott. Luigi Casalegno – Ciriè a G. Sacheri – Pianfei
Ciriè, 22 – 6 – 46
Egr. Prof. Sacheri,
Nella sua mostra personale di qualche anno fa presso la galleria Codebò a Torino, avevo avuto il piacere di comprare due dei suoi dipinti esposti “Marina a Dordrech” e “Campagna romana”.
Quest’ultimo durante gli sfollamenti dei quadri in cantina aveva perso per l’umidità qualche nuvola del cielo e la firma.
Il prof. Patrito di Torino l’ha riverniciato ma si vede mancante una nuvola centrale che dava l’effetto al quadro.
Mi rivolgo a Lei direttamente per vedere se è possibile rimediare all’inconveniente e riavere la firma al quadro.
Fiducioso di una sua risposta le invio distinti saluti.
Luigi Casalegno
Nota: sull’ultima pagina di detta lettera il pittore scrive la brutta della risposta:
“Rispondo subito alla Sua lettera , le alterazioni e la mancanza di nuvole e di firma causata dall’umidità sono rimediabili se Lei potrà farmi avere il dipinto.
Le ricambio distinti saluti”
C1
lettera intestata CITTA’ DI MONDOVI’ indirizzata dal Sindaco della città a G. Sacheri – Pianfei
Mondovì, 14 Agosto 1946
Ill.mo Signor Prof. Giuseppe Sacheri – Pianfei
Certo di interpretare i sentimenti di alta considerazione che la Cittadinanza Monregalese nutre verso di Lei, Artista valoroso che tanto onora l’Italia e così benevola predilezione dimostra per i nostri luoghi, mi permetto esprimerLe il desiderio che Ella abbia ad assumere la Presidenza Onoraria della Mostra d’Arte che avrà luogo in Mondovì nel veniente Settembre.
Anche a nome del Comitato Esecutivo, che sarà presieduto dalla pittrice Signora Beccaria-Tavella, ed a nome dei numerosissimi Suoi ammiratori, esprimo la speranza che la Mostra stessa abbia un apporto di Sua opere, il che varrebbe a darle una speciale importanza ed a costituirle efficacissimo richiamo per il concorso di un pubblico eletto.
Perdoni se tanto mi permetto chiederLe, fiducioso che nella Sua squisita cortesia Ella, pur avvezza a successi in centri intellettuali ed artistici di prima importanza nazionale ed internazionale, vorrà accedere a questo mio rispettoso invito di Sindaco di una località piuttosto appartata e modesta.
Con anticipati ringraziamenti e la più viva considerazione
Dev.mo
(firma illeggibile)
R1
GAZZETTA DI MONDOVI’ – Sabato, 28 Settembre 1946 – Settimanale d’informazione
Un grande pittore alla Mostra d’Arte del “Settembre Monregalese”
GIUSEPPE SACHERI
Genovese di origine, G. Sacheri è piemontese di studi e tradizione e poiché vive da un ventennio nella nostra plaga è Monregalese di adozione.
Il suo stile pittorico forte e soggettivo si rivelò sin dalle prime opere un Poeta dalla nobile coscienza si artista. Egli trovò la sua via, quella che il Manzoni agognava giovinetto.
Veramente eccezionale è la sua produzione, per vastità ed eclettismo, ed Egli portò sempre un apporto di alto valore ad ogni mostra nazionale ed estera. La sua fantasia attinge allo studio ed all’amore alla natura: non v’ha stagione ora o momento – o mite e sereno o tempestoso e drammatico – che Egli non abbia scrutato. Un calore ed un pathos romantico pervadono tutta l’opera del Maestro ed un velo di malinconia è diffusa sovente sulle sua opere: talora pare che questo sentimento vada oltre la malinconia e sfiori il dolore, il che è più evidente in talune opere dense di drammaticità e nei notturni, veri gioielli d’arte insuperabile, ove si esprime l’anima e il volto della natura e delle cose “irradiando il fenomeno esteriore del fascino del sogno e del mistero”.
Di animo mite e solitario, trascorre la sue giornate di raccoglimento pensoso e laborioso nella sua casa di Pianfei, ospitale, luminosa e fiorita, resa ancor più distinta dalla nobile amorevolezza e dall’intelletto di Colei che gli è compagna gentile e devota.
Dell’insigne pittore, la cui partecipazione alla Mostra del “Settembre Monregalese” ha notevolmente valorizzato quest’anno la iniziativa delle nostra periodiche rassegne d’arte, pubblichiamo il seguente “profilo” tracciato da un critico eminente, l’ex ministro per l’Istruzione Arduino Colasanti.
“Poeta prima che pittore, il Sacheri trova nella natura ………………
……………………I cieli grigi della Danimarca, le grandi pianure olandesi, le colline tra la Bisalta e il Monregalese, le roccia della riviera ligure, ci appariscono soffuse di una uguale, dolcissima mestizia,……………………………Arduino Colasanti”
R2
L’UNIONE MONREGALESE – Mondovì, 28 Settembre 1946 – Settimanale cattolico.
Verso la chiusura della mostra d’arte
La mostra d’Arte, che ha conseguito tanto notevole successo ed è stata vivamente elogiata da distinti competenti venuti a visitarla da centri importanti, su chiuderà domenica sera.
Valga il presente avviso a coloro i quali ancora non si sono procurati il godimento intellettuale di una visita alla bellissima raccolta.
Oltre le 200 opere inizialmente esposte e che valgono ai loro autori – Sacheri, Fracchia, Martinengo, Noelli, ecc. – larghi consensi di intenditori, sono esposti gli affreschi murali trasportati dalle rovine dell’ex chiesa di S. Rocco a Carassone e per l’iniziativa dell’Intendenza dei Monumenti recentemente restaurati.
CP2
lettera intestata Dott. Luigi Casalegno – Ciriè a G. Sacheri – Pianfei
Ciriè, 7 – 11 – 46
Egr. Prof. Sacheri,
Ho ricevuto il dipinto di ritorno e sono soddisfatto che il quadro è rimasto ancora presentabile dopo l’infortunio subito.
Voglia essere così gentile di dirmi quanto fa il suo disturbo, mentre con stima la ringrazio moltissimo e la saluto.
Luigi Casalegno
CP3
lettera intestata Dott. Ugo Chionetti – Sanremo, indirizzata a G. Sacheri – Pianfei
6 – 11 – 46
Chiariss. Prof. finalmente, dopo tanto tempo, mi è possibile farLe sapere qualche cosa di concreto circa la nostra mostra. A Milano nulla da fare prima di marzo; tutte le migliori gallerie sono impegnatissime fino a tale epoca. Mia moglie è andata anche a Brescia con la speranza di concludere là, ma le condizioni fatteci sono tutt’altro che buone, ed abbiamo così rinunciato.
Nell’attesa della mostra a Milano, ho pensato di farne una qui a S.Remo dal 1° al 15 dicembre e, se sarà possibile, una a Savona o a Genova in gennaio – febbraio.
Le sarei grato se volesse inviarmi con cortese sollecitudine qualche clichés per la riproduzione di 3-4 opere sui cataloghi.
Voglia gradire, Egregio Professore, con la sua gentile Signora i più distinti saluti anche da parte di mia moglie.
Ugo Chionetti
CP4
lettera intestata Dott. Ugo Chionetti – Sanremo, indirizzata a G. Sacheri – Pianfei
23 Nov. 46
Chiar.mo Prof. sapendo che Corrado doveva passare da Lei, gli avevo scritto di dirLe che avevo ricevuto la Sua lettera, di spedirmi i 50 studi critici, di cui Lei mi mandò un saggio, e di avvertirLa che si sarebbe fatta la Sua mostra a S.Remo dal 1° al 15 dicembre.
Mi risponde oggi Corrado che, avendo ricevuto la mia dopo che era già stato da Lei e non avendo la possibilità di venirLa presto a trovare, è meglio che io direttamente Le dica quanto sopra
Per quanto riguarda l’esposizione di Milano, ho creduto opportuno far precedere gli accordi con Lei all’impegno con una galleria per due motivi:
1°) perché sarebbe stato possibile, come è capitato per Genova, che Lei avesse già fissato con altri una Sua mostra e che perciò si vedesse costretto a rifiutarmi il Suo nulla osta.
2°) perché ero già certo di poter fare la mostra a S.Remo quanto prima.
Qui c’è molta gente e si prevede un afflusso sempre maggiore in vista delle prossime feste. Il successo perciò dovrebbe essere assicurato.
Oltre la normale réclame, abbiamo pensato di fare anche qualche annuncio per radio; il mio amico, direttore della galleria di S.Remo, è molto abile e sa il fatto suo.
Stia tranquillo, Egr. Prof., per i suoi giornali. Sono in buone mani e glieli ritornerò quanto prima raccomandati. Rimango dunque in attesa di ricevere i 50 studi critici di cui sopra e al piacere di leggerla, voglia gradire con la Sua gentile Signora anche da parte di mia moglie i miei più deferenti saluti.
Ugo Chionetti
CP5
lettera intestata Viaggi Turismo Viatur – Genova, indirizzata a G. Sacheri – Pianfei
Genova, 28 Nov. 46
Carissimo,
Ricevo con tanto piacere la tua lettera del giorno 26 contento di sapervi bene.
Anch’io ho ricevuto ieri lettera da Aldo il quale mi parla appunto di campioni che ancora non ho ricevuti.
Già ieri sera gli ho risposto informandolo del ritardo e confermandogli che speravo di riuscire a concretare qualche affare.
Purtroppo oggi le difficoltà anziché appianarsi si accumulano in quanto ogni governo è restio a concedere permessi per espatrio di valuta. Speriamo che non appena sarà firmato il trattato di pace sia possibile poter lavorare.
E pensare che le richieste dall’estero sono fortissime e così le necessità di importazione delle materie prime di cui manchiamo.
Salutami tanto tanto la zia e a te oltre la promessa di scriverti con maggior frequenza un forte abbraccio.
Pippo
CP6
lettera intestata Dott. Ugo Chionetti – Sanremo, indirizzata a G. Sacheri – Pianfei
11 Dic. 46
Chiar.mo Prof., a giorni Le invierò, assieme ai suoi, degli altri giornali locali e di Genova, dove si parla della sua mostra. Il Direttore della Galleria d’Arte, mio amico, malgrado finora si sia venduto molo poco, mi fa sperare in una buona ripresa negli ultimissimi giorni di esposizione.
E’ venuta a mancare fino ad ora quella corrente straniera che si preannunziava a S. Remo già da tempo e credo che c’entri per buona parte la situazione internazionale e politica attuale. Anche a Milano, una mostra di Casella chiusasi da poco, ha avuto un esito infelicissimo.
Con la speranza di poterle dare migliori notizie alla chiusura, Le domando fin d’ora, chiarissimo Prof., il suo nulla osta per un’altra mostra a Torino con i pezzi che rimarranno, integrati eventualmente da altri, che verrei a scegliere io stesso. Il mio amico, Direttore della Galleria d’Arte di S. Remo, mi ha consigliato questo, dato che, oltre al resto, potrei avere delle ottime condizioni per l’esposizione.
Mi consiglierebbe anche di scrivere al direttore della galleria Ranzini di Genova perché esponga i quadri che rimarranno e insiste pure per una mostra a Savona, dove attualmente c’è una decorosa galleria d’un suo conoscente e dove potrei avere delle ottime condizioni.
Io sottopongo al suo parere queste soluzioni diverse, che potrebbero anche essere attuate tutte e tre successivamente a poca distanza l’una dall’altra, certo che mi vorrà venire incontro , secondo le sue possibilità, per recuperare o tentare di recuperare almeno il capitale impiegato. Fra cornici, viaggi, réclame e galleria ho speso circa 120.000 lire; la spesa più grossa è stata quella delle cornici e non mi sarebbe possibile rivenderle, dato il loro formato, molto fuori dell’usuale. Le sarei anzi grato se, a conclusione di tutto, mi permettesse di cambiare alcuni dei quadri che io avevo acquistato da Lei, con degli altri già incorniciati che eventualmente non si vendessero; questo per poter utilizzare delle cornici. E’ logico che sottoporrei a Lei i singoli elementi di cambio per le eventuali differenze.
Ho scritto a Corrado ieri per esporgli tutta questa situazione e per pregarlo di interporre i suoi buoni uffici presso di Lei. Malgrado sia sicuro che comunque potrei contare sulla Sua comprensione e benevolenza.
Sono mortificato per averle dovuto scrivere come ho fatto … e mi voglia perdonare.
Grazie infinite e i più deferenti ossequi anche da mia moglie a Lei e alla Sua gentilissima Signora.
Mi creda dev.mo
Ugo Chionetti
CP7
lettera intestata Dott. Ugo Chionetti – Sanremo, indirizzata a G. Sacheri – Pianfei
20–XII– 46
Chiar.mo Prof., contemporaneamente alla presente Le spedisco raccomandata una busta con i quattro giornali che Lei mi mandò e altri quattro con degli articoli sulla mostra di S. Remo.
Senza dubbio le cause dell’insuccesso sono quelle che Lei pensa; si prevedeva infatti in questo periodo (e ne avevo notizia da proprietari e direttori di alberghi) un grande afflusso di stranieri dall’estero. Invece, non mi so spiegare per quale ragione, è mancato quasi del tutto. Si dice qui che sia solo ritardato, ma purtroppo a noi non interessa più. Per togliere a Lei l’impressione che io abbia agito senza ponderatezza, L dirò che oltre a interpellare i signori di cui sopra circa il movimento turistico di S. Remo, mi ero consigliato pure con il mio amico Direttore della Galleria, e con altri due tali, intenditori e critici d’arte; e tutti furono d’accordo nelle previsioni più ottimistiche.
Di fronte alla realtà, non mi rimane che addolorarmi sopra tutto per Lei, per la fortuna avversa.
Le unisco assegno di lire trentamila quale importo di tre quadri venduti: il Mulino bianco L. 15.000, un laghetto alpino da L. 10.000 e uno dei bozzetti da L. 5.000.
Grato della sua buona volontà di venirmi incontro per cercare di attenuare almeno il capitale esposto, Le faccio presente che ho fatto prendere dei contatti con la Galleria Ranzini di Genova; 1°) per vedere se accettavano di mettere dei quadri nella Sua mostra che faranno in Marzo; 2°) per vedere se si incaricavano di venderli anche privatamente. Ne ho avuto una risposta affermativa sia per una cosa che per l’altra e perciò attendo solo il Suo benestare.
Come già Le accennai in una mia precedente, Le sarei grato se mi permettesse di cambiare qualcuno dei quadri già da me personalmente acquistati, con altri in cornice.
Voglia gradire i più sentiti auguri per le prossime feste e i miei deferenti ossequi estensibili alla Sua gentile Signora.
Ugo Chionetti
GIUSEPPE SACHERI 1947
Rev. 12/04/2003
A1
GENOVA – Galleria d’Arte Ranzini – p.zza De Ferrari, 4
Mostra personale del pittore Giuseppe Sacheri dal 4 al 13 giugno 1947
Il pittore espone 66 opere.
R1
IL LAVORO – Genova
Artisti che epongono
La mostra Sacheri
Bisogna dirlo francamente: Giuseppe Sacheri è il migliore fra gli artisti liguri fioriti fra lo spirare dell’Ottocento e il nostro secolo. Infatti se noi rievochiamo col pensiero tante mostre che si sono succedute nella nostra città, vediamo come egli fosse veramente il pittore che primeggiava, il capo degli impressionisti genovesi, il maestro che aveva imitatori e discepoli.
Oggi, Sacheri, che ha partecipato alle Biennali veneziane e alle Mostra più importanti d’Europa, è tornato fra noi alla Galleria Ronzini con numerose opere dove si agitano profondi impasti di colore che rendono diversi aspetti della natura in tutto il loro fascino.
L’artista ha cercato sempre il mistero fuggevole che segue il crepuscolo, l’ora incerta, tremula in cui le cose sembrano farsi immateriali e la natura è bella della bellezza che le presta il pensiero e il sentimento. E per la verità c’è sempre riuscita.
Ang.
C1
Lettera intestata Dr. UGO CHIONETTI – SAN REMO
4 Aprile 1947
Chiarissimo Prof., Mi vorrà scusare il lungo silenzio, ma solo ora ho potuto avere notizie precise dalla Galleria Ronzini circa l’epoca in cui mi faraà la mostra dei Suoi quadri.
E bisogna attendere fino a maggio.
Colgo l’occasione per fare a Lei e alla Sua Gentile Signora anche da parte di mia moglie i più fervidi auguri per le prossime Feste.
Mi creda.
Ugo Chionetti
C2
Lettera intestata Dr. UGO CHIONETTI – SAN REMO
29-IV-47
Chiarissimo Prof., Ieri sono state spedite alla Galleria Ronzini due casse ed un pacco contenenti le opere di cui all’elenco allegato.
I prezzi sono stati immediatamente aumentati per le spese incontrate e per le cornici; per i quadri più piccoli ho tenuto presente quanto Lei ebbe a scrivermi circa la maggiorazione del prezzo.
A chiarimento dell’unito elenco Le specifico che mancano i n. 5 –37 –27 venduti alla mostra di S.Remo, e i n. 14 – 15 – 16 – 18 – 19 – 20- 29 – 32 – 44 – 50 – 60. Questi ultimi sono stati sostituiti con 12 quadri che io avevo acquistato da Lei, secondo quanto le scrissi e di cui segue il titolo: Cascina nella notte, Luci nordiche, Strada di Ninphemburg, Paesino che dorme, Nella nebbia, Paesino d’Alpe, Sole di Gennaio, Lo stagno, Collina, L’autunno, Sera di plenilunio (Danimarca), Raggio di sole.
Il cambio dei quadri è stato fatto in base al loro valore e presente il mio amico Corrado; appunto per questo ne ho dati 12 in sostituzione di 11.
Con i miei più deferenti saluti ed ossequi a Lei e alla sua Gentilissima Signora.
Mi creda.
Ugo Chionetti
C3
Copia di lettera indirizzata da Galleria d’Arte G. Parodi a Galleria d’Arte Ronzini – Genova
San Remo, 29 Aprile 1947
A seguito Vs. 14 corr. Come da incarico ricevuto dal Dott. Chionetti, Vi abbiamo spedito oggi, tramite Agenzia Trasporti Modena, n° due casse e due pacchi contenenti n° 58 opere del pittore Giuseppe Sacheri, come da distinta compiegata che Vi opreghiamo ritornarci firmata in segno di ricevuta per nostro scarico.
Ci permettiamo farVi notare che i prezzi a fianco segnati a ciascuna delle opere debbono intendersi al netto di ogni spesa e mediazione e che l’importo delle vendite deve essere rimesso al Dott. Ugo Chionetti – Via Mateotti 22, al quale Vi preghiamo di rivolgerVi per tutto quanto riguarda questa faccenda.
Noi restiamo pertanto in attesa della suddetta ricevuta mentre distintamente Vi salutiamo.
Galleria d’Arte G. Parodi
Il Direttore
f.to Parodi
CP1
Torino, 9 maggio 1947
Gentile Signora Sacheri,
Faccio seguito alla mia di giorni sono per accluderLe i campioni per il Professore.
E’ tutta merce ottima di pura lana, e gliene metto di due tipi: un pettinato rasato che va bene per tutte le stagioni, ed un tipo cardato (qyi c’è il 90% di lana) più pesante che va molto bene d’inverno.
Se i disegni sono di suo gusto, come spero, Lei potrà scegliere quello che desidera, magari il taglio pettinato rasato e quello cardato pesante che gli servirà sempre.
Io non tengo i foderami, ma se non ha possibilità di troverli dalle sue parti, glieli comprerò io qui da un negoziante, ben inteso tutte le fodere, canapina, ecc. che occorrono per confezionare un abito.
Come Lei mi ha proposto, io accetto ben volentieri il cambio con quadri, purchè mi faccia anche un prezzo speciale, come io lo faccio sulla stoffa, e cioè senza alcun guadagno da parte mia, ma al prezzo uguale che me lomette il fabbricante che rappresento.
Avrà la possibilità di mandarmi quel quadro del porto oinde possa esaminarlo se è di mio gusto?
Io credo che qualche persona si troverà da mandarmelo, e così mi dirà anche al prezzo ultimo per me, e quando il professore lo ha dipinto e dove.
Al piacere di leggerla, e con tanto cari saluti a Lei ed al Suo Sig. Marito, mi creda
C. Pasqualini (?)
GIUSEPPE SACHERI 1948
E1
TORINO – Galleria d’Arte Martina – via S. Teresa 2 (Galleria S. Federico)
Opuscolo senza elenco delle opere.
Mostra dal 23 ottobre 1948 – personale di G. Sacheri
E1
TORINO – Comitato Manifestazioni Centenario ’48 – CLUB ALPINO ITALIANO
Mostra Nazionale della Montagna – dal 2 al 24 maggio 1948.
Catalogo della mostra con elenco opere – presenza di G. Sacheri con due opere.
R1
TORINO – Galleria d’Arte Martina – via S. Teresa 2 (Galleria S. Federico)
Recensione nell’opuscolo della mostra:
Dell’attività artistica di GIUSEPPE SACHERI, nato a Genova nel 1863, diamo a titolo di presenta¬zione un breve cenno riassuntivo.
Il Maestro esordiva alla Promotrice Torinese, esponendo successivamente nelle più importanti mo¬stre italiane e all’estero. Fin dal 1892 vinse il Concorso Nazionale, bandito a Genova. Nel 1898 una sua opera veniva destinata al Museo di Weimar. E’ rappresentato con i suoi quadri nelle Pinacoteche di Lima – Monaco di Baviera – Roma – Milano – Torino – Venezia ecc. Affermatosi vigoroso marinista, produsse un gran numero di opere a soggetto marino. Molto apprezzata la sua partecipazione all’Internazionale Veneziana del 1910. Sempre con enorme successo, l’Artista esponeva a Parigi, Cracovia e Vienna, riuscendo particolarmente apprezzato dagli amatori d’arte nella sua produzione nordica-olandese.
R2
TORINO – Galleria d’Arte Martina – via S. Teresa 2 (Galleria S. Federico)
Recensione a Torino il 27/10/1948 in occasione della mostra in oggetto, (riportata nel catalogo di una mostra personale a Genova presso la Galleria d’Arte Cairoli senza indicazione dell’anno)
“Pittura d’altri tempi: pittura dove tu scorgi il riflesso di una vita dai lunghi pacati riposi, il senso di una civiltà che fermamente credeva, ed era illusione, al suo perpetuarsi.”
“Soltanto paesaggi: ma questi cieli brumosi, ovattati, queste tenere radure fra i boschi, questo scendere di armenti da un rivo o il ritorno degli uomini alle case nelle prime ombre della sera, questo pallido occhieggiare d’azzurro di là dai pioppi esili che chiudono le distese prative, ci dicono il compiacimento dei silenzi agresti, dei solitari colloqui con le cose naturali.”
“Questa nota di gentilezza naturalistica, al tempo in cui l’eco delle esperienze impressionistiche francesi ancora vibrava nell’atmosfera pittorica europea, sempre distingueva nelle mostre collettive il Sacheri fra i veri espositori, ed anche oggi che in diverso clima, nuove esigenze spirituali propongono con risultati per ora incerti altri linguaggi è gradito ritrovarla, non senza il rimpianto di una certezza perduta, che non si sa ancora come sarà sostituita.”
Marziano Bernardi
GIUSEPPE SACHERI 1949
R1
CORRIERE DEL POPOLO – Genova, Martedì 11 Gennaio 1949
Meditazione sulla pittura
di un genovese ottantacinquenne
Sono tutt’altro che confortanti le notizie sul mercato artistico. Non poche Gallerie, specie quelle di avanguardia, chiudono i battenti per mancanza di clienti. Anche molte grandi firme, pochi anni or sono contese a pacchi di biglietti da mille, hanno rare richieste: richieste quasi sempre inaccettabili perché le cifre esigue neppure rappresentano il valore commerciale della tela, dei colori usati e della cornice.
L’apoteosi fatta da alcuni molto illustri apologeti dell’arte più aggiornata o più azzardata – da quella di Klee a quella di Moore per non nominare l’ormai antiquato Picasso – è stato commercialmente, oltre che esteticamente, del tutto controproducente. Nel nostro Paese i collezionisti di opere eccezionali sono ancora pochi e tutt’altro che spendaccioni. Per questo i pittori e gli scultori delle estreme avanguardie sono quasi tutti poveri in canna, rispettabili quindi specialmente per le loro convinte od ostinate orgogliose abnegazioni. Non avendo clienti privati, essi vanno all’affannosa questua dei premi più o meno cospicui o degli acquisti ufficiali dello Stato o dei Municipi.
La stasi del commercio artistico però più che dalla giustificata diffidenza verso le pitture e le sculture polemiche informate al surrealismo ed all’astrattismo che ha già i convinti ammiratori e seguaci, dipende dall’eccesso di produzione. Su cento opere, artisticamente rispettabili di ogni tendenza o scuola, la richiesta è, si e no, per un solo pezzo. Eppure ogni giorno si vendono anche nell’Italia depauperata quintali di pitturaccia, e di sculturina senza il minimo valore artistico e commerciale: roba esposta in troppe miserande sale d’asta non si sa perché autorizzate (o tollerate) dalle autorità competenti. Perché lo Stato, attraverso le Soprintendenze o gli altri uffici competenti non interviene a impedire, una buona volta, lo scempio della bellezza che è una realtà sacra e la truffa diretta o indiretta agli autentici artisti non pochi dei quali sono gravati di tasse? Qui si pone l’interrogativo: ma non si risponde ad esso. La risposta spetta agli istituti competenti e responsabili.
Visitavo qualche giorno fa, meditando su questi rilievi di una evidente elementarità, alla Galleria Martina di Torino una troppo folta personale di opere del decano dei pittori liguri, di uno dei più vecchi artisti italiani: Giuseppe Sacheri. L’autore di romantici “notturni” selenitici inspiratigli dal mar Tirreno fra qualche settimana entrerà nell’ottantacinquesimo anno. Settant’anni di lavoro. Sta bene. Vive, metodico e distaccato d’ogni vanità, a Pianfei, un paesino della Provincia di Cuneo, tra campagne irrigue, praterie e vigneti. Sacheri ha lasciato la città nativa in cerca di quiete, né offeso né turbato dalle molte novità estetiche che si sono succedute, più o meno meteoriche od effimere, nell’ultimo mezzo secolo. Egli è sempre fedele al suo modo di osservare e di intendere il mondo, convinto che la terra, il cielo , le acque, gli alberi e le creature vive, uomini e bestie, sono una perenne testimonianza della Provvidenza, una benedizione sulla umanità che troppe volte, pure in sede estetica, bestemmia e rinnega il Creatore. Mostra esemplare, pure se, a tutta prima, si presenta anacronistica, remota cioè dal nostro sentimento, contrastante la nostra cultura e, perfino, la nostra eccitata ed esasperata sensibilità visiva. Arte di altri tempi? Troppo fontanesismo in ritardo? ertamente. Nulla che rievochi né le angosce e gli ancora non quietati turbamenti di una tragedia non conclusa e che potrebbe, di colpo, rinnovare in maniere anche più apocalittiche le terrificanti ferocie devastatrici. Sacheri sembra che non possa o non voglia ricordare la guerra. Pare passato fra le ferocie e le crudeltà in uno stato di olimpica euforia. I suoi quadri, anche quelli tristi e desolati, sono silenziosamente tranquilli: paesaggi quasi tutti autunnali sotto pallidi firmamenti brumosi; gruppi di faggi, di querce e di pioppi monumentali; campagne appena arate; praterie declinanti dove pascolano magre mucche e viottoli percorsi da piccole greggi dirette a limpidi rivi o a minuscoli laghi; qua e là qualche figura di contadino controluce, curvo sotto gli antichi strumenti di lavoro, reduce alla cascina in una luce crepuscolare, si direbbe biblica, di preghiera, di salmo; e, tuttavia, una sicura forbitezza di pennellate, un accordo di grigie, brume e verdi tonalità tra qualche palpitare di azzurro su gruppi di pecorine e di agnelli, color avorio, di una deliziosa presepialità. Una paesistica – insomma – quella dell’ottantacinquenne pittore umilicorde, non pure nei soggetti, ma anche negli impasti e negli accordi cromatici: un’arte che s’afferma in una semplice e leggibile realtà e denunzia uno stato d’animo davvero trasferito nell’eterno.
In questi paesaggi, più che il soggetto, qualche volta pateticamente scenografico, intessano l’organizzazione delle forme e la modulazione dei toni castigati, quasi sempre felicemente accostati, quando però si escludono certe deplorevoli crudeltà di colori stridenti evidenti in qualche marina superficiale nella pennellata e nella spettacolarità scenografica.
Arte dilettosa, piacevole anche, e mancante di quelle novità che – invece – urgono nelle pitture dei maggiori e dei più ammirati e discussi pittori del nostro tempo. Antiretorico pure nel culto amoroso di maestri della paesistica patetica – da Corot a Ravier, da Teodoro Rousseau a Fontanesi, il quale dei quattro è certamente il minore – il vegliardo genovese obbedisce più che al loro ormai più che secolare insegnamento, a sé stesso. Sacheri ha la certezza che l’arte è una continua esperienza, un faticoso divenire: non si preoccupa di quelli che possono giudicarlo un superato anzi un trapassato nel mondo della cultura, un sereno ma monotono ripetitore di motivi agresti che hanno fatto il loro tempo e che possono fare sorridere i dipintori dell’esasperazione e gli scultori del deforme. Comunque giudicate nella gerarchia della pittura viva le opere del Sacheri sono approvabili e degne di lode se non altro per la calma e contegnosa difesa della semplicità, della chiarezza e dell’ordine.
Emilio Zanzi
GIUSEPPE SACHERI 1950
R1
GAZZETTA DI MONDOVI’ – Settimanale indipendente di informazioni
Sabato, 21 Ottobre 1950
Il pittore Giuseppe Sacheri
Al coincidere esatto del sesto mese dalla morte di Nino Fracchia un altro esimio Artista è scomparso: Giuseppe Sacheri.
E così la pattuglia valorosa che nelle arti figurative ha tanto onorato la nostra terra si assottiglia.
Dopo i Toscano e lo Sciolli e Manzo e Ingegnatti e Montezemolo e la Calleri e Malfatti e l’amico fraterno Nino, ci lascia ora il melanconico e prestigioso interprete del paesaggio.
Giuseppe Sacheri si è spento lunedì nella vicina Pianfei, in quel lembo di terra sul cui policromo e grandioso scenario domina la Bisalta e di cui l’Artista aveva particolarissima predilezione.
Si è spento nella quiete luminosa di un romitaggio ch’egli da molti anni – stanco ormai di visioni esotiche e del tumulto delle metropoli – aveva volontariamente scelto per sé e per la Sua distinta e buona Compagna.
A quel rifugio arrivavano ancora gli echi dei consensi che l’arte del Maestro riportava nel mondo, ma i successi passati e presenti per nulla alteravano il ritmo tranquillo e semplice della vita di lavoro, di umiltà e di meditazione.
Ché Giuseppe Sacheri era in grado eminente un temperamento operoso, modesto e meditativo.
Prima di ogni altro riconoscimento amiamo tributargli il merito di siffatte qualità morali, oggi, in un epoca quando l’Olimpo è ingombro di tante cose spurie.
In gioventù aveva avvicinato Artisti e i cenacoli più celebrati del tempo, Maestri di chiara fama, nelle Accademie di Genova e di Torino e nelle grandi competizioni. Con cuore puro aveva ammirato e imparato, ma, schivo ad ogni pessidequo mimetismo, aveva pure cercato in sé, scavando nella propria individualità, nel proprio intendere, una espressione tutta propria sincera e spontanea.
Sentì in particolare la sinfonica bellezza – di accordi tonali e di motivi – che irrompe dall’immenso Creato: fu di quelle anime che di fronte alla semplice e grandiosa armonia del paesaggio si accordano con le mille voci dell’infinito traggono ispirazione per nobili e grandi cose.
Di Giuseppe Sacheri molte raccolte pubbliche e private in Italia e all’Estero – a Roma, Milano, Torino, Parigi, Vienna, Varsavia, Lima – possiedono opere di grande pregio. In lunghi viaggi – in Olanda, Francia, Austria, Oriente, America – raccolse gli elementi per una vastissima produzione pittorica.
A quella produzione la critica non poté non ascrivere un posto importante nella storia artistica del tempo. Scrittori versatissimi ed osservatori attenti e profondi ne parlarono con ammirazione, fra cui il Colasanti, Direttore Generale delle Belle Arti e personalità illustri di varia tendenza. Di grande respiro è l’afflato di poesia che il Pittore ha trasfuso nei suoi dipinti, nelle ariose raffigurazioni primaverili e in quelle autunnali, quasi elegiache; nelle rappresentazioni di ampie distese marine, di aspre scogliere, di brume lagunari, di romiti angoli agresti, di colli fioriti.
La notizia della morte ha destato in tutti i centri artistici italiani un doloroso sentimento di compianto e specialmente a Genova, dove il Sacheri aveva tenuto studio per parecchi anni, ricoprendo anche per oltre cinque lustri la carica di Vice Presidente della Società di Belle Arti.
I Monregalesi – che in Lui riconoscevano ed amavano un Figlio di elezione della nostra terra e che si onoravano della Sua partecipazione alle Mostre autunnali – depongono sul Suo tumulo i fiori più belli di questo aulente autunno, e, soprattutto, i fiori della riconoscenza e della venerazione.
m.p.
R2
IL SUBALPINO – Cuneo
24 Ottobre 1950
Ricordo di Sacheri
C’era nell’aria il presentimento della primavera.
Il pittore alzò il bicchiere e guardò il vino in controluce, poi disse: “Lei è quello che ha parlato male di me”.
Eravamo nella grande veranda battuta dal sole; seduto a capo tavola con una specie di giaccone verde bottiglia Sacheri mi guardava senza rancore, come se le parole di un mio articolo, forse un po’ cattive, non avessero toccato la sua consapevole serenità.
Gli ero seduto vicino. Mi sentivo piuttosto intimidito e anche un po’ mortificato, quasi come uno scolaretto in colpa. Il vecchio pittore indovinò e mi sorrise: “ Vada, vada nello studio, giri liberamente nella casa, comprenderà, forse, il perché della mia piccola fama”. E non volle che mi giustificassi: “Un giovane non deve né pentirsi, né chiedere scusa. Quello che fa è sempre leale”. Aveva tanta saggezza e comprensione che gli volli subito bene. Rimasi zitto a guardarlo. Pareva un personaggio antico, risuscitato da un libro di mitologia. Il viso irregolare illuminato da due piccoli occhi vispi, mobilissimi, i capelli candidi lucenti ravviati all’indietro gli conferivano un certo aspetto faunesco. Era proprio come nel ritratto dipinto da Fracchia, appeso alle sue spalle. Gli occhi soprattutto mi affascinavano e, seduto com’ero di sghembo, li vedevo ora nel dipinto ora nel pittore altrettanto vivi: occhi felini, fosforescenti.
Vi era tanta pace e tanto amore in quella casa che subito mi sentii a mio agio; l’ospitalità antica dissipò ogni mia timidezza. Fui felice di essere venuto a Pianfei per conoscere Giuseppe Sacheri, l’illustre pittore ligure. D’altra parte non potevo non andare. Non mi sarei accontentato dei pochi lavori visti in una grigia e pigra giornata di primo autunno a Mondovì. Quello non era il Sacheri che immaginavo, il pittore celebre che aveva scelto un paesino della nostra terra come suo ultimo romitaggio, come estrema ancora al suo peregrinare attraverso il mondo.
Il pittore era convalescente; la sua forte tempra aveva subito un collasso pochi giorni prima. Aveva 86 anni.
Malgrado si sentisse ancora molto debole, aveva lasciato il letto da poco, volle ricevermi. Fu affabile, gentile e parlò anche molto con non poca disapprovazione della sua signora che temeva si affaticasse troppo.
Volle che bevessimo insieme: “Come, in Piemonte non sturare ‘na buta quando viene un amico ?!”
Aveva voglia di discorrere, era animato da quella vitalità, un tantino euforica, dei convalescenti. Mi parlò molto della sua vita di marinaio e del mare. Non mi parlò invece della sua pittura; voleva che l’arte sua la scoprissi da solo senza influenze.
Mi disse di aver esposto alla Promotrice di B. A. di Torino ancora con Delleani, e a questo proposito evocò per me, con arguzia felice, un piccolo episodio. Alla Promotrice il regolamento permette che ogni pittore esponga al massimo due quadri. Delleani, oltre ai due suoi, talvolta ne presentava altri, che, provvisoriamente faceva firmare dai suoi allievi. Per cui un giorno il pittore Pollonera commentò: ”Delleani ha esposto due quadri e ne ha venduti cinque”.
Sacheri gioiva di questi ricordi: i suoi piccoli occhi ridevano, come pure pareva ridessero quelli del ritratto.
Mi mostrò anche una medaglia d’oro, nella quale era stato inciso il suo profilo. Medaglia che gli avevano fatto coniare ed offerto gli artisti liguri quando il maestro lasciò la presidenza della Promotrice di Genova.
Oltre la nostalgia del mare egli era sofferente di non poter dipingere. “Sono stato un po’ indisposto, ma fra poco riprenderò i pennelli”. E gli occhi si illuminarono nella speranza. “Mi recherò laggiù, farò la primavera”. E con la mano mi indicava una lontananza, per me astratta, che si affacciava alle vetrate della finestra. La mano gli tremava nel gesto, era una mano stanca. Quel tremito mi dava pena e mi faceva dubitare della realizzazione di quel suo sovrumano bisogno di dipingere. Malinconia di certi pensieri. Eppure la mente era ancor tanto viva ed intelligente che avrebbe potuto creare visioni di colore, ma la mano non gli avrebbe più ubbidito. Pensare il quadro, vederlo e non poterlo fare. Questo rimuginavo mentre egli parlava nella calda veranda calda di sole.
Poi, dietro la gentile padrona di casa, mi recai nello studio.
Giuseppe Sacheri fu pittore fecondo e attivissimo per lunga vita. Egli ha prodotto una stragrande quantità di opere con una abilità di mestiere portentosa.
Definire la sua pittura è impresa difficile e di più ancora lo è inquadrarla in suo posto. Sotto un certo aspetto egli è stato un neo–romantico con un pizzico di naturalismo.
Nei suoi viaggi ebbe modo di vedere molto, certamente conobbe l’opera del grande Turner, del francese Boudin, il primo maestro di Monet, di Calame; ammirò sicuramente Fontanesi e Delleani. Elaborò le visioni di questi grandi paesisti in una pittura sua, versatile e personalissima.
La visita allo studio mi convinse di questo e mi dimostrò che egli fu un virtuoso della tavolozza. Perseguì, infatti, armonie complesse, addensando una infinità di paesaggi entro una ristretta scala di toni. Questo per dare profondità e risonanza ai suoi cieli e ai suoi avvolgimenti atmosferici.
I temi prediletti dal maestro furono porti, marine e spiagge, temi spesso dominati da cieli corruscanti e sovente da vivaci macchiette, toccate con arguto brio di pennello.
Abilissimo nell’evocare sulla tela gli aspetti della notte, in magiche visioni lunari, Sacheri, anche se concesse molto all’effetto, rilevò in esse coerenza ed elevatezza di stile.
La visita allo studio si protrasse a lungo e fu laboriosa. Troppi erano i quadri, gli studi, i bozzetti da vedere. Così sfilarono per la mia ammirazione, marine, nevi, notturni, paesaggi di Olanda, primavere di un verde tenero, il verde Sacheri, delicate nei rosa dei peschi in fiore.
Naturalmente, forse non tutto era arte pura, ma quasi sempre il mestiere e il virtuosismo erano di specie superiore.
Rimasi stupefatto di tanta bravura. Non aveva più importanza il vero o la maniera e compresi appieno il perché della notorietà di Sacheri.
Quando rientrai il sole aveva abbandonato la veranda. Il maestro s’era assopito con una coperta sulle ginocchia. Respirava lentamente. Il risveglio fu dolce come quello di un bimbo. Subito i suoi occhi si animarono, gli dissi della mia ammirazione. Ne fu contento. Si fece promettere che sarei ritornato a Pianfei, mi avrebbe parlato delle sue esposizioni in Olanda, in Belgio, a Parigi, a Londra, mi avrebbe mostrato le recensioni di critici di fama europea. Promisi che sarei ancora tornato. Che in un mio prossimo articolo….poi… avrei riparato al giudizio irriverente. Pochi giorni or sono seppi della sua morte. Aveva 87 anni.
Ho sperato tanto che i suoi amici mi comunicassero qualche notizia a documentazione della sua vita, dei suoi successi, quelle notizie che Sacheri mi aveva promesso. Gli amici del pittore, forse non mi ritennero degno di commemorarlo, e, forse, non mi perdonarono quello che Lui aveva con intelligenza superiore e bonarietà perdonato.
Così senz’altri mezzi che il mio ricordo, ho detto di Sacheri, della casa di Sacheri come li vidi in un giorno di sole, vicino alla primavera.
R3
LA VEDETTA – Settimanale di Cuneo
Venerdì 27 Ottobre 1950
E’ morto nell’ignota Pianfei un pittore del mare: Giuseppe Sacheri
Ora non si dipinge più così, ora la solitudine fa paura agli uomini che son tutti tesi alla piccola voce della critica astiosa anziché a quella infinite della natura.
Sui sentieri solitari di Giuseppe Sacheri gli artisti dovranno tornare.
Un pennello stempera un po’ d’azzurro nella tazzina d’acqua, presso il cavalletto alto.
Mancavano pochi tocchi all’ultima tela, quando nello studio di Giuseppe Sacheri entrò, con l’autunno, la morte.
Solo quel pennello in attesa, fuori dell’ordine consueto, mi dice che è passata di qui, dove tutto è vivo della sua vita, trasfusa nei colori squillanti delle marine abbacinate di luce, nel palpito notturno d’un riflesso lunare, nella frangiatura d’oro di una nuvola, nell’opalescenza segreta d’una finestra alta nella notte.
La signora dai bianchi capelli e dagli occhi chiari, che in questa casa secentesca custodisce i ricordi e le opere di lui, mi appare la prigioniera ideale consenziente e felice di quest’idilliaco mondo ove, accanto al marito, ha vissuto per un quarto di secolo, dipanando con lui il filo di luce del ricordo nato dai golfi segreti della memoria, inesauribile fonte della magica pittura di Giuseppe Sacheri.
La vecchia signora mi parla di lui con semplicità, come se fosse fuori, per una di quelle lunghissime passeggiate, che egli compiva ogni giorno, cercando per i sentieri solitari il volto silvestre delle mutevoli stagioni.
“Hanno tagliato i miei tre alberi”, mi diceva giorni fa con voce accorata, e mi mostrava una grande tela dove in un bosco di fiaba tre giganti ombrosi svettano nel cielo corrusco.
Nei quadri di Sacheri è protagonista il cielo, che egli sa cogliere nella sua mobilità, ritraendolo col pennello rapidissimo, aiutato dalla straordinaria memoria.
Di ogni paesaggio, di ogni impressione, quel cielo è l’interpretazione ed il commento, spesso drammatico, a volte composto in un classico distacco, sempre intensamente lirico e dettato dalla urgenza palese di un’intima necessità.
Impressionista della buona tradizione ligure e specialmente lombarda, Sacheri, che fu anche e soprattutto poeta, per le sue variazioni nette e improvvise dalla disperazione alla gioia, mi ricorda i versi e le tele troppo dimenticati di Marco Praga, le liriche estrose del poeta e musico Arrigo Obito; artisti d’altri tempi, dei suoi tempi giovanili, che egli non rinnegò mai nell’isola verde delle colline e dei boschi dell’ignorata Pianfei, ove le fregole dei moderni, le approssimazioni dei falsi novatori, ben di rado lo raggiunsero.
Ragazzo, si era scoperto pittore nella pineta di Ravenna, aveva amato gli alberi e il mare, ma la natura fu sua guida più dei suoi maestri, da cui apprese la tecnica sicura, senza subire troppo palesi influenze.
Allievo del Moradei a Ravenna, continuò la propria educazione artistica all’Accademia Albertina di Torino ed in questa città esordì alla Promotrice fin dal 1881, ma conseguì il primo netto successo nel 1892, vincendo il premio nazionale bandito dal Municipio di Genova con il quadro “Il porto di Genova durante le feste Colombiane”.
Nel 1898 il suo quadro “Notte di marzo” venne premiato con medaglia d’oro alla esposizione del Gaspalast di Monaco di Baviera ed acquistato da quel museo, ove figura tuttora. Lo stesso onore gli toccò successivamente nelle mostre internazionali di Cracovia e di Vienna nel 1907 e nel 1909. Partecipò per 5 anni invitato al Salon di Parigi, alla quadriennale di Torino nel 1902, 1908, 1923 e 1927, alla esposizione di Milano del 1906, alla mostra internazionale di Venezia degli anni 1899, 1901, 1910, 1912, 1914, 1920, 1024.
Per l’ultima volta partecipò ad una importante mostra nazionale, esponendo al Palazzo Pitti di Firenze nel 1927.
La sua vittoria artistica più lontana la conseguì nel 1905 all’internazionale peruviana di Lima.
Questa, per sommi capi, la via dei successi di questo felice operoso e ispirato pittore, ma la sua storia più vera ed umana, la narra con semplicità la vecchia signora dai capelli di neve che, nella bella casa solitaria di Pianfei semplicemente addita all’ospite amico le sue tele, nate negli ultimi venticinque anni.
In ognuna c’è un po’ della sua vita, dei suoi ricordi, del suo lungo viaggio per le grandi strade del mondo e per i piccoli sentieri ove la natura rivela il suo volto più intimo e segreto. Pianure d’Olanda, vette delle Alpi, impennate di spuma contro scoscese scogliere, fioriture di peschi nella tenera luce dell’alba e infinite variazioni di notturni, di crepuscoli, lì una all’altra legate da una dolce malinconia.
Ora non si dipinge più così, ora la solitudine fa paura agli uomini che non sanno ascoltare il loro cuore, che son tutti tesi alla piccola voce della critica astiosa, anziché a quella infinita della materna natura, ma sui sentieri solitari di Giuseppe Sacheri gli artisti dovranno tornare.
GIUSEPPE SACHERI 1952
R1
LA VALLE PESIO – Periodico della “Pro Valle Pesio” – Chiusa Pesio (CN) – Maggio 1952
Ricordo di Giuseppe Sacheri
Gli era piaciuta un giorno la campagna che vede i primi e gli ultimi riflessi del sole sulle cime terminali della Besimauda.
Da quel giorno, ogni anno era ritornato dalla patria Liguria a villeggiare nella nostra terra a Chiusa, a Roccaforte, a Pianfei. Da molti anni risiedeva stabilmente a Pianfei, chiuso in volontario romitaggio, as¬sorto nella sua feconda attività di artista che sapeva trarre novità e varietà di alimento dalla meditazione, dalla lettura, dai ricordi di una lunga vita, dalla contemplazione del nostro paesaggio.
Quando si scatenò la matta bestialità della guerra, fu più solo e più silenzioso: immerso in un solilo¬quio che riusciva difficile penetrare, non ebbe più orecchio che per le voci della natura, perché serba¬vano, esse, immutata la loro musicale coerenza di linguaggio, mentre la voce dell’uomo, se non taceva nell’orrore della disperazione e della pietà impotente, era grido di rabbia o gemito di dolore. All’alba di ogni giorno ritornava nel vasto studio alla tavolozza, umida ancora dei colori di ieri, o si avviava per so¬litari viottoli ai boschetti del Pesio; e si rinnovava il colloquio con l’eterno che si cela dietro le mutevoli apparenze, il travaglio di fissare sulla tela, nel ritmo del colore, una visione di bellezza e di pace.
Fu il poeta della nostra terra. Lo si vedeva spesso camminare lento o sostare sulla strada che divide la collina delle “Terre rosse” dalla piana del Pesio, con l’aspetto intento di chi cerca con lo sguardo qual¬cosa di molto lontano. I luoghi gli erano famigliari: conosceva quel boschetto di pioppi, quell’ansa del Pesio, quello scorcio con lo sfondo della Besimauda, quel ruscelletto che scorre limpido tra gli ontani, quei castagneti che salgono per pendii ripidi fino al diruto castello, che domina, di fronte a Monbrisone, l’abitato di Chiusa. Ma riscopriva ogni volta quei luoghi: perché, col mutare delle stagioni e delle ore, nell’estro cangiante della luce il ritmo del colore, delle masse e delle linee aveva timbri e cadenze diverse e nasceva ogni volta la vibrazione lirica di una nuova emozione.
Finché il vigore non venne meno, egli continuò a “lavorare”, com’egli diceva, a contemplare su innu¬merevoli tele, narrato o cantato, l’attimo di ebbrezza panica che lo aveva rapito “au ciel antérieur où fleu¬rit la Beauté”. Quando la mano più non resse il pennello e solo lo spirito rimase desto, egli continuò nell’attesa serena della morte, il suo colloquio col nostro cielo, contemplando, oltre la vetrata, l’aperto orizzonte della pianura cuneese. Nell’imminenza della morte il suo sguardo indugiò sulla stanca dolcezza dei colori autunnali, sulla cerchia lontana delle Alpi e raccolse dalla divina gloria ruris, che egli aveva virgilianamente amata, il sorriso del commiato e l’augurio d’un trapasso sereno.
Si spense come gli uomini della mitica età dell’oro, di cui canta Esiodo, che morivano “come irretiti dal sonno”, quando una vita felice, perché semplice e pura, trovava la sua conclusione naturale nell’eutanasia del lento assopirsi.
Prima che la maturità lo spingesse a cercare l’approdo, aveva molto viaggiato, aveva visto genti e paesi in Europa e oltre mare.
Aveva conosciuto il non sollecitato favore delle critica, il successo in Italia e all’estero: erano ricer¬cate le sue marine, apprezzatissimi i paesaggi ispiratigli dal soggiorno olandese, consona al gusto del tempo, ancora fedele alla tradizione del naturalismo ottocentesco, la sua sensibilità romantica, contenuta nella misura di un classico rigore di espressione.
Cantava le ruggenti collere e le luminose estasi del nostro mare con un fervore dionisiaco che si tra¬duceva in movimento di linee e drammatici contrasti di tono, obbedientipur sempre ad un vigile senso di euritmia e di coerenza estetica.
Cantava il fascino delle antiche città nordiche addormentate nel silenzio notturno presso le acque stagnanti dei loro canali, con i colori cupi della reverie elegiaca, con la musicale tristezza di certe no¬stalgiche poesie di Rodembach.
In molti quadri il mulino cantato da Verhaeren:
“Le moulin tourne au fond du soir, très lentement”
“Sur un ciel de tristesse et de melanconie.”
Frequenti i notturni musicali che evocano l’atmosfera misteriosa di un remoto mondo fiabesco, brume che gravano su sconfinate pianure, fantasmi di edifici e di strade dove la presenza dell’uomo è ap¬pena suggerita da tremule luci riflesse nel colora terso dell’acqua o da curve sagome umane in funzione esclusivamente cromatica.
E’ significativa questa rara e appena accennata presenza della figura umana nei quadri di Sacheri.
Egli rifugge dal tema che mette in primo piano la figura e che lascia al paesaggio la funzione secon¬daria di commento lirico o di elemento decorativo: evita l’analisi del particolare, la forma chiusa, la natu¬ra morta, la circoscritta prospettiva di un interno.
Mentre il Novecento vedeva moltiplicarsi le scuole che scendevano in campo contro l’arte dell’Otto¬cento con poetiche e programmi rivoluzionari e cercavano nuovo mondo di poesia nell’ardita confes¬sione di un tumulto psicologico non sempre purificato o nelle cerebrali astrazioni di un simbolismo me¬tafisico, egli restò fedele alla Musa della sua giovinezza, alla concezione romantica di una natura in cui l’uomo è una, soltanto, delle infinite manifestazioni del divino.
Nei quadri di Sacheri c’è quasi sempre l’immenso respiro del cielo, la pianura che si perde in remote lontananze, la varia sinfonia del mare aperto.
Lo scorcio di spiaggia sabbiosa, lo scoglio dirupato, la casa, il boschetto, lo stagno, sono il limite, oltre il quale la fantasia del contemplante si smarrisce nell’infinito. Vari sono i modi dell’evocazione, muta la tecnica della pennellata, a seconda del soggetto, variato nel taglio secondo numerosi schemi di composizione.
Ma non intendo parlare del lessico e della sintassi del suo linguaggio figurativo: il problema di una caraterizzazione critica, d’altronde assai arduo, esule dal mio tema ed esige la competenza di un conoscitore.
Non è facile dire dove il discorso diventa canto, dove il lirismo si purifica in lirica dove il buon mestiere si trasfigura in arte.
A me pare che nella solitudine di Pianfei durante un quarantennio di attività prodigiosamente feconda, il progressivo affinamento spirituale del pittore sia testimoniato dalla qualità estetica di molti quadri che sono il nitido specchio dell’anima giunta, oltre il tumulto passionale, alla catarsi della contemplazione serena, frammenti di una confessione in cui gli impeti della gioia e del dolore si sono come placati e sublimati nella pura calma di una compiuta espressione artistica. Sono i momenti apollinei della sua arte: attimi di stupore ingenuo e di estasi adorante il divino mistero dell’essere.
Penso specialmente a certe sue interpretazioni della musica triste dell’autunno: la pennellata si è fatta lieve, i colori in magico accordo di toni non hanno più materiale consistenza, ma sono divenuti vibrazioni luminosa, aerea iridescenza, “pur ruissellement de la vie infinie”, che sorride nella mestizia dell’autunno morente.
Penso alla “chanson grise” di certi attediati paesaggi invernali; all’incanto di pleniluni su candori di nevi trascoloranti al brivido di una fredda luce diffusa; alla levità di certe marine, che non sono il mare ma motivi sinfonici della infinita musica del mare; al fascino malinconico dei tramonti, in cui la musicale gamma degli azzurri di monti lontani, di casolari che fumano, di greggi che tornano all’ovile e non sono più che una indistinta massa in movimento nell’ombra del crepuscolo, ridesta in cuore l’eco del canto bucolico di Virgilio.
et iam summa villarum culmina fumant
maioresque cadunt altis de muntibus umbrae
La sua poesia più pura nasce proprio quando, in questa trasfigurazione del bello naturale, il mistero della natura che egli interroga e contempla attraverso le lacrime della commozione, pare che si animi e vibri di umana mestizia.
“Sarà proprio vero – dice il Russo – che quando si abbandona la fiducia negli uomini e nelle cose, si fa più intenso in noi il desiderio di cielo, che nel linguaggio convenzionale di tutti i giorni chiamiamo trivialmente amore della campagna e del paesaggio, e che forse vuole essere, sotto terreni simboli, amore,, gusto e tristezza dell’eternità.”
Questo anelito ad uscire dal limite e dall’imperfezione della condizione umana, questo bisogno di purificazione religiosa che spinge gli spiriti eletti e delusi alla rinuncia e alla solitudine, nell’ansia di interrogare sopra le stelle del cielo e dentro di sé la legge morale, spiega insieme il carattere dell’opera e il significato di una vita che fu approfondimento e affinamento morale, meditata conquista di ingenuità.
Preferiva la compagnia degli alberi a quella degli uomini, ma con gli intimi la sua conversazione era piacevole, arguta e paradossale.
Soleva dire che gli uomini sempre o quasi sempre deludono, mentre la natura non delude mai.
Lo spettacolo dell’ignoranza e del vizio non offendeva in lui soltanto la coscienza morale, ma lo feriva anche come dissonanza, come deformità, come oltraggio al senso dell’armonia.
E citava Baudeloire: “je ne crois pas qu’il soit scandalisant de considerer toute infraction à la morale, au beau moral, comme une espéce de faute contre le rjthme et la prosodie universels”.
Ogni apprezzamento di uomini ed eventi rivelava l’equilibrio di uno spirito che non oltrepassava il limite di una indulgente ironia o di una pietà comprensiva e pensosa.
La comunione con la natura, che è sempre schietta e non ha mai aspetti ridicoli, la scaltrita capacità di scrutare attentamente oltre le apparenze gli facevano cogliere facilmente nella mimica, nel parlare, nel tacere di un uomo quanto vi fosse di dissonante e di ridicolo nel suo pensare e nel suo sentire.
Il volto, solitamente serio e pensoso, si illuminava tutto quando egli rideva, d’un suo riso lungo, incontenibile, moltiplicato dalle rughe, semplice e schietto come quello di un fanciullo.
Perché egli aveva da vecchio, per virtù di ascesi, raggiunto la mite e sorridente semplicità di un saggio antico: e quella che era nella vita semplicità e probità morale si traduceva, nella sua opera di pittore, nella ricerca di quei limpidi valori formali di ordine, di coerenza e di equilibrio che l’esasperato intellettualismo di oggi, ripudiata la classicità, pare non intendere più.
Corrado Mongardi
GIUSEPPE SACHERI 1954
E1
BIELLA – da 16/1/54 a 31/1/54
Mostra personale postuma di G.Sacheri alla “Piccola Galleria” – via Italia, 36
Sono esposte 33 opere.
R1
IL BIELLESE – Martedì 19 Gennaio 1954
Giuseppe Sacheri alla “Piccola Galleria”
Mostra postuma di Giuseppe Sacheri alla “Piccola Galleria” con una trentina di opere felicemente scelte per presentare ogni nota della tavolozza di questo fecondo pittore, ligure di nascita, ma tuttavia strettamente legato ai caratteri piemontesi-lombardi. Romantico e commosso, il Sacheri, pur mantenendosi fedele alla marina come genere, vi ha trasposto i motivi della scuola verista di Rivara, passati al vaglio di una sensibilità desta e irrequieta, nella preferenza per le luci riflesse dalle acque, quasi sempre colte nei tramonti e/o nelle soffuse luci lunari.
Il suo pennello e la sua ispirazione hanno sbalzi di intonazioni e colori, di quadro in quadro, che lasciano sulle prima perplessi, come dinanzi ad uno sdoppiamento imprevisto: ma la questione appare poi più tecnica e formale che non di pensiero, come una sorta di esperienza coloristica, prova voluta di padronanza tonale. Così appare talvolta una tavolozza molto sobria, rifuggente dalle tinte spiegate e vivaci, dove i pretesti d’argomento emergono appena da fondi grigi or più chiari or più scuri, nel lieve variare di luci; e, di contro, una ricerca di luminosità fatta di grigi azzurri su acqua e cielo, interrotti solo da una nota diversa a crearne il carattere particolare.
L’influenza indubbia del realismo si sente talvolta nello spostarsi del suo spirito verso soggetti che, di non grande importanza per se stessi, attraggono ed affascinano la sua sensibilità introducendo elementi psicologici passionali ed inquieti. L’accensione di maggior colori e sentimenti, con la ricerca di un pittoricismo più mobile e luministico ed effetti più avvolgenti, sono la nota tipica di alcune tele di tale periodo: cosicché può accadere, per quanto di rado, che l’uso di movimentati contrasti di luce e di ombra provochino la sensazione, nell’apparente drammaticità, di un inferiore convincimento emotivo dell’artista. Per questo anche, lo preferiamo quando sinceramente scopre le semplici ispirazioni della sua intimità spirituale, lasciando trapelare soltanto la sua tendenza romantica.
Anche se i motivi sono fatti di niente e vi può apparire un provincialismo senza pretese, perché qui il Sacheri è veramente artista, in questo provincialismo positivo che significa spontaneità, mancanza di enfasi e aderenza al mondo della propria vita.
d. a.
R2
ECO DI BIELLA – Giovedì 21 Gennaio 1954
CRONACHE D’ARTE
Una postuma di Giuseppe Sacheri alla “Piccola Galleria”
Alla “Piccola Galleria” sono esposte da sabato scorso 33 opere del pittore genovese Giuseppe Sacheri, morto tre anni fa dopo una lunga ed operosa vita d’artista. Una mostra interessantissima.
Sacheri nacque a Genova nel 1863 e compì i primi studi artistici a Ravenna per completarli poi all’Accademia Albertina di Torino. Erano i tempi d’oro per l’Albertina di Torino! Soprattutto era il tempo di Fontanesi. Non si può guardare alle opere del Sacheri senza che il pensiero corra subito al maestro insigne per il quale i vecchi schemi dell’arte neoclassica ricevettero quel soffio di poesia rinnovatrice che ancor oggi tutti ci entusiasma. Sacheri sentì questo soffio indubbiamente e, fra i tanti artisti duri da morire del tempo, dimostrò subito di capire che l’arte è continua ed assillante ricerca di tutti i giorni.
Non solo il Sacheri capì fra i primi ancora giovanissimo, ma nei suoi lavori, l’ansito della ricerca, è continuo per tutta la sua carriera d’artista fina alla tarda vecchiaia. Se per un lato Sacheri si allinea, come Fontanesi, fra i “crepuscolari” per i suoi notturni e per molte sue cose avvolte nel mistero e nella poesia della sera, per altro lato egli si è misurato con lo stesso fervore con il paesaggio pieno di sole e ci ha dato così due suoi modi di sentire e di interpretare la natura: il primo più solido e sofferto, il secondo quasi come un’evasione, una vacanza nei regni della luce.
La Mostra postuma delle pitture del pittore Giuseppe Sacheri resta aperta una decina di giorni. L’ingresso è libero.
(g.c.) Germano Caselli Dir. Resp.
GIUSEPPE SACHERI 1955
R1
STAMPA SERA – Sabato 3 – Domenica 4 Dicembre 1955
Mostra d’arte alla Galleria Aprato di Torino
300 opere della raccolta Ronald in una multiforme rassegna
…..omissis…..
Tra gli altri autori italiani notiamo una rara opera di Telemaco Signorini del periodo del Ghetto, raffigurante una veduta veneziana, una magnifica tela di Tallone già esposta alla Permanente nell’Esposizione “La donna nell’arte”, inoltre una vecchia tela del Follini, un grande opera di Giuseppe Sacheri: “Lo stagno di Beinette” (riproduzione del quadro a pag. 8) che, insieme con un poetico “Tramonto sul mare”, ci dà di questo grande e ancora troppo sconosciuto Artista una suggestiva pagina del glorioso Ottocento Italiano.
……omissis…..
GIUSEPPE SACHERI 1956
E1
Gall. Calisto Kessisoglu – Sal. S. Matteo, 12 – Genova
“Mostra postuma del Pittore Giuseppe Sacheri” (29 marzo – 12 aprile 1956)
Recensione su catalogo:
Ligure, fu un appassionato del mare che descrisse in quadri di grandi dimensioni ed in più modeste composizioni come quelle delle presente raccolta, note di romantica suggestione o di ricerca di verità obbiettiva nello studio delle onde, di spume, di riflessi; fu col Belloni, Mariani, Bazzaro, Gola, Cinotti fra i più vigorosi marinisti del suo tempo, e ne lasciò testimonianze nelle Gallerie d’Arte Moderna di Roma, e Milano, al Museo Civico di Torino, nei Musei di Genova, Lima, Cracovia, Vienna e Parigi.
Cercò le sue emozioni sulle spiagge assolate di Liguria e fra le grigie nebbiose atmosfere nordiche di Olanda e Danimarca di cui sentì il fascino in romantiche e caliginose tristezze tonali.
Temperamento severo lasciò nelle sue tele un nota di poesia incline verso le scene cupe, le tonalità lunari, le tempestose onde spumose, poco concedendo al leggiadro, nulla al decorativo.
Dall’olandese “Ritorno dal pascolo” forse di ricordo fontanesiano, passiamo al “Notturno” pure olandese, festoso di luci e figure in ombre: dal grigio “Ritorno al casolare” ricordo danese, all’olandese “Passeggiata a sera” luminoso di riflessi dorati delle case sul canale sotto l’incombente cielo tempestoso, alla “Mareggiata in Liguria” con cipressi e rovine, solenne come una classica sinfonia, ed alla “Notte di luna” della riviera di Levante, romantico come una Ballata.
Perché queste espressioni pittoriche del Sacheri furono veramente canti e sinfonie che egli cercò di interpretare dalle ore vespertine o meridiane, solatie o già cupe di ombre. Ed ecco le luci serali dell’Attesa”, i giochi d’ombra di “Vele a Chioggia”, i riflessi argentati delle “Vecchie case del porto” ed il drammatico cielo sulla “Scogliera ligure” e la ricerca di trasparenze fra le onde della “Marina ligure” ed ancora i riflessi in controluce delle “Barche in cantiere” e lo splendore luminoso delle grandi nuvole aureolate in chiarità nel “Ritorno all’ovile” ricordo della campagna romana.
Poesia e malinconia, ecco le suggestive note di questo artista grande e triste, per il quale la pittura fu canto e musica di accordi melodica o sinfonici o drammatici.
G. C. G.
Opere esposte n° 23
E2
CHIAVARI – Palazzo delle Esposizioni, via Nino Bixio
Mostra postuma del pittore Sacheri dal 7 al 20 Luglio 1956.
R1
IL SECOLO XIX – Genova, Venerdì 6 Aprile 1956
Vetrina dell’arte
Mostra postuma di Giuseppe Sacheri alla Galleria Callisto
Nelle salette della Galleria Callisto in salita San Matteo sono raccolte in mostra postuma una trentina di opere di Giuseppe Sacheri che fu vigoroso marinista fra i più quotati del suo tempo, col Mariani ed il Bellino, il Bazzana ed il Gola. Temperamento severo e sognatore, impresse alla sue tele una nota di triste poesia e di melanconia romantica, come, in questa mostra, testimoniano l’olandese “Ritorno dal pascolo”, il grigio ricordo danese del “Casolare”, la luminosa “Passeggiata a sera”.
Canti e sinfonie musicali che egli cercò di interpretare in ore vespertine o meridiane, con luci serali o riflessi d’onde argentate, con drammatici cieli e grandi nuvole aureolate in chiarità di controluci. Poesia in accordi melodici, o sinfonici, o drammatici di cui lasciò testimonianze in gallerie e private raccolte di Milano, Roma, Torino, Genova, Vienna, Lima e Parigi.
grill.
R2
IL SECOLO XIX – Genova, Sabato 7 Luglio 1956
Una mostra postuma del pittore Sacheri
Domani sabato, si apre nel palazzo della Esposizioni in via Nino Bigio una mostra postuma si Giuseppe Sacheri, forse il più grande paesaggista ligure del primo Novecento e uno dei più celebrati nell’Italia di allora.
Le Marine di Sacheri riempirono di poesia le più famose gallerie d’Europa e la mostra postuma di Chiavacci – che comprende splendidi paesaggi della riviera – è da considerarsi quindi un vero avvenimento artistico.
R2
IL LAVORO NUOVO – Genova, Martedì 17 Luglio 1956
La mostra Sacheri
La mostra postuma del pittore Giuseppe Sacheri, allestita nelle sale del palazzo delle Esposizioni, in via Nino Bigio, si chiuderà venerdì 20 c.m.
Numeroso pubblico ha ammirato i lavori del famoso artista, che eternò pure angoli della nostra città giardino.
R3
IL SECOLO XIX – Genova, Sabato 18 Luglio 1956
Il vivo successo della mostra Sacheri
I bellissimi quadri del famoso pittore Giuseppe Sacheri hanno attirato in questi giorni, nel palazzo delle Esposizioni in via Nino Bixio, un gran numero di visitatori ammirati ed entusiasti di un’arte così evidente e fine nello stesso tempo. Poeta della pitture il Sacheri fu anche arioso, estroso, non legato affatto al formalismo dell’accademia; si giustifica, quindi, l’ammirazione che la sua pittura suggestiva ha suscitato e suscita. La mostra si chiude venerdì sera: una mostra che ha fatto onore a Chiavari e che nessuno deve non aver veduto.
R4
IL POPOLO NUOVO – Torino – Martedì 24 Aprile 1956
Mostra d’arte alla Galleria Aprato
La raccolta “Sala”
Il notevole patrimonio artistico “Eredità Sala” disperso in Asta pubblica a Torino negli eleganti locali di via Barbaroux 4. (riprodotto un quadro di Giuseppe Sacheri intitolato: “Lo stagno”)
R5
CUNEO “Provincia Granda” – Rivista quadrimestrale edita a Cuneo
Anno V – Num. 2 – Agosto 1956
Giuseppe Sacheri
Pittore paesista
Un arguto pizzetto bianco sotto un volto diafano, emaciato, su cui gli occhi brillano di una luce ancor vivida, occhi abituati a scrutare con acuta analisi le infinite sfumature del paesaggio – delle distese marine, delle grandi campagne, dei cieli spaziosi e corruschi – e una candida chioma ancor integra, tirata liscia all’indietro: così ci appare, nello studio di Pianfei, l’immagina di Giuseppe Sacheri come fu ritratto – pochi anni prima della morte – da Nino Fracchia, il pittore monregalese che lo precedette di poco nella tomba.
Sacheri era nato sul mare, e sul mare di Ravenna aveva iniziato giovanissimo, sotto l’insegnamento del Moradei, l’attività di pittore. Il mare con le sue luci, le sue molteplici colorazioni, il suo incostante temperamento, fu sempre uno dei soggetti prediletti da lui in tutta la lunghissima e intensa carriera artistica. Anche quando, nel 1927, egli lasciò la nativa Liguria per isolarsi nel tranquillo romitaggio di Pianfei, che non avrebbe più abbandonato, la visione così a lungo contemplata e amorosamente meditata del mare non abbandonò la sua mente. Nella declive e ariosa piana cuneese, chiusa fra l’azzurra muraglia alpina e le rosate ondulazioni delle Langhe, egli parve quasi ritrovare le sinfonie coloristiche delle ampie distese marine. Le vele, che s’innalzavano su l’orizzonte di queste, divennero le sagome snelle dei pioppi e degli ontani che aggettavano sui fondali delle verdeggianti pianure della nuova patria, e le trasparenze verdognole delle onde si trasformavano nel verde tenero brillante dei prati.
Sacheri era nato in quel periodo artistico in cui trionfava il naturalismo pittorico. La natura che circonda l’uomo avvolgendolo con la sua atmosfera fatta di aria e di luce, il paesaggio ritratto nel “plein air” erano divenuti il nuovo verbo della pittura ottocentesca. Sulle orme del Turner, del Corot, del Boudin, del Calame, Fontanesi prima e poi Delleani, Avondo, Reycend e altri, parallelamente agli impressionisti e ai macchiaioli, avevano instaurato nell’Italia settentrionale il mito del paesaggio inteso come stato d’animo, della riscoperta demiurgica della Natura da parte dell’artista, assorbito in un muto ed intimo colloquio con lei. Era l’epoca dei grandi paesisti: e al Fontanesi in particolare ed ai pittori della Scuola di Rivara Canavese si sentì attratto il Sacheri, appena sedicenne, nella successiva esperienza artistica che si conchiuse a Torino nei corsi all’Accademia Albertina, dopo il 1979.
Paesista puro fu appunto Giuseppe Sacheri fin dagli inizi della sua carriera, in cui esordì diciottenne, esponendo alla Promotrice di Torino del 1881. Tornato in seguito alla nativa Genova, colse i primi successi, che ben presto lo fecero annoverare fra i migliori pittori liguri dell’800.
La pittura di Sacheri, pur prendendo le mosse dal “plenarismo” dei fontanesiani, e risentendo in determinati periodi fugacemente anche delle esperienze del divisionismo di Previati, è del tutto personale e non è possibile inquadrarla in nessuna corrente. Immune soprattutto da ogni intellettualismo e da ogni ricerca programmatica, il suo stile si andò delineando in formo a cui egli rimase costantemente fedele in tutta la sua attività di pittore che durò ininterrotta per ben settant’anni, sino quasi alla sua morte avvenuta a Pianfei il 16 ottobre 1950.
Sacheri fu definito a ragione pittore romantico con una vena di naturalismo: e infatti nelle sue visioni paesaggistiche ritornano volentieri quegli effetti di luce che divennero una delle caratteristiche peculiari della sua pittura; così si compiacque a volte di ritrarre melanconici ruderi di castelli su fosche scogliere o specchi d’acqua morta lustreggianti sotto cieli notturni, e di composizioni dal titolo romanticamente lugubre, come “La nave della morte” o “L’isola degli appiccati”, esposte rispettivamente alla Promotrice di Torino del 1898 e alla Biennale di Venezia del 1910. Ma di solito la sua visione fu più serena ed in immediato contatto con la natura. Dipinse il mare in tutte le Gamme possibili e sotto vari cieli: verdi cavalloni frangentisi sulle scogliere, anfratti rocciosi dove l’onda viene a morire lentamente, tranquille distese scintillanti nella luce chiara del mattino o nella magica luminescenza notturna, case silenziose e porti fumosi e movimentati, case di villaggi rivieraschi specchiantisi sulle onde. Particolarmente felice fu, per le nuove impressioni che vi nacquero, il soggiorno in Olanda, dove il grigiore di quei cieli, l’oleosità di quelle acque imprigionate, i colori delle case affacciate su canali e darsene, tra pontili e velieri, arricchirono notevolmente la sua tavolozza e le sue inquadrature.
Poi, specialmente durante l’ultimo periodo di attività, nel romitaggio cuneese, la campagna divenne l’oggetto consueto della sua pittura, e ad illustrarla egli si dedicò con la stessa foga, con lo stesso amore con cui aveva descritto il mare. Ed ecco allora le sue tele aprirci squarci di vaghe visioni su un mondo idillico di quiete campestre: canali e stagni che riflettono cieli corrucciati, alberi ramosi e figurine felicemente abbozzate, con una nostalgia di più vaste distese acquatiche; filari arborei che ricamano su lontani orizzonti sottili trame aeree; dense ombre di piante annose su prati inondati di luce estiva; colline e casolari coperti di neve; e, infine, fioriture di peschi in rosa e di verdi prati primaverili, umidi di pioggia.
Tutti gli aspetti di quel ridente e a volte dolcemente melanconico angolo di terra che il Sacheri aveva scelto come porto di quiete ai suoi vagabondaggi artistici, dopo un alternarsi di viaggi in Italia e all’estero – negli Stati Uniti, in Germania, in Austria, in Olanda – vivono sulle tele di lui in ogni ora del giorno, in ogni stagione dell’anno.
Tutto questo mondo così vario e discorde Sacheri lo espresse con una coerenza stilistica e una elevatezza di sentire che gli fanno perdonare frequenti concessioni a una voluta ricerca di effetto, che sono un po’ la conseguenza di quel gusto romantico serpeggiante nel suo temperamento, e quel tanto di virtuosismo che nasce da una estrema abilità di mestiere.
Nella visione sacheriana più consueta i contrasti cromatici sono attenuati al massimo grado, le variazioni di colore sono controllate e contenute, pur attraverso complessi passaggi e un susseguirsi di molteplici gamme, per dare maggiore intensità al valore tonale dell’insieme.
Particolarmente impegnativa la ricerca del volume atmosferico, che egli realizza soprattutto in quei cieli increspati da masse di nuvole luminose, atte a creare un senso di moto avvolgente e profondamente spaziato.
Raramente in così grande produzione di tanti anni, si può trovare, fra le sue tele del vero, una composizione dove l’amore della Natura non trovi un accento sincero e immediato: rarissimamente la visione appare schematica applicazione di formule suggerite dal mestiere.
La rappresentazione paesaggistica del Maestro è sempre sorretta e accompagnata da questo suo incessante amore per la Natura, amore e passione che nobilitano le sue tele e la sua intera attività di pittore, che non permettono al mestiere di sopraffare l’istinto e la commozione.
L’arte è infatti più atto di amore che di intelligenza, di istinto più che di riflessione e di cultura: per questo Sacheri – che ebbe nel sangue, fin dai primi anni della sua carriera d’artista, vivissimo l’amore della Natura nei suoi aspetti più vari e lo mantenne immutato sino alla morte, facendo di questi impulsi naturali il suo stesso stile espressivo, senza compromessi con tendenze e correnti – fu sincero artista.
Nello studio di Pianfei, dov’è rimasta sul cavalletto una delle opere a lui più care, la “Notte sul porto” – grandiosa e suggestiva visione, ricca di atmosfera vibrante fra una sinfonia di verdi smorzati e di luci riflesse – dal ritratto dovuto al pennello di Nino Fracchia, gli occhi del vecchio Maestro, ancor soffusi di un sogno giovanile di arte, sembrano ricercare tuttavia, oltre il vano della vetrata, su l’orizzonte lontano, al di là dei declivi che si stendono sotto il ciglio dell’altipiano, un accordo divino fra lo spazio dei cieli e il lieve ondulare dei campi.
Oscar Giacchi
NOTA BIBLIOGRAFICA
Giuseppe Sacheri nacque a Genova l’8 dicembre 1863. Allievo del pittore Arturo Moradei a Ravenna nel 1878, passò alla fine del 1879 all’Accademia Albertina di Torino.
Esordì alla Società Promotrice di Belle Arti di Torino nel 1881, appena diciottenne. Da allora partecipò alle principali mostre in Italia e all’estero, e dal 1938 al 1948, due anni soltanto prima della morte, espose in numerose “personali” sempre con successo.
Da Torino, nel 1888, ritornò alla nativa Genova e vi rimase, salvo frequenti viaggi all’estero, sino al 1927. Fu a Parigi, New York, Filadelfia, S, Francisco di California, Monaco di Baviera, Weimar, Vienna, Cracovia, in Olanda e in Danimarca.
Nel 1892 ottenne il primo grande successo vincendo a Genova il Primo Premio Nazionale bandito da quel Comune, con il dipinto “Il porto di Genova durante le Feste Colombiane”.
Nel 1905 conseguì la sua prima affermazione all’estero esponendo alla Mostra Internazionale di Lima (Perù).
Nel 1906 la Galleria d’Arte di Milano acquistò il suo dipinto “Sera a Bogliasco”, in occasione dell’Esposizione Internazionale di questa città.[In verità il dipinto è stato acquistato dalla Galleria e donato al Comune di Milano in occasione della mostra individuale di G.S. nel 1911 – titolo: “Bogliasco – Sinfonie primaverili”].
Nello stesso anno alla Quadriennale di Roma [non 'è vero, l’acquisto avvenne nel 1897 in occasione dell’Esposizione di Belle Arti di Milano] il Ministero della Pubblica Istruzione acquistava la sua tela “Partenza per la Pesca” e la destinava Alla Galleria d’Arte Moderna di Roma dove trovasi tuttora [ora è presso il Ministero della Pubblica Istruzione]. Lo stesso Ministero acquistava per la Galleria Corsini di Roma un’altra sua tela intitolata “Mare a sera”.
Nel 1906 espose invitato al Museo di Weimar (Sassonia) che acquistò alcune sue opere (?).
Nel 194 alla Mostra d’Arte promossa dalla Società Amatori e Cultori delle B. A. in Roma, il Re Vittorio Emanuele III acquistò una sua tela “Plenilunio”; sempre nello stesso anno altre tre tele venivano acquistate dalla Galleria d’Arte Moderna di Genova (da verificare a Genova).
Nel 1915 espose a S. Francisco di California. (da verificare).
Partecipò per cinque anni invitato, al “Salon” di Parigi; negli anni 1899, 1901, 1910, 1912, 1914, 1920, 1924 alle Mostre Internazionali di Venezia; dal 1902 al 1935 alle Quadriennali di Torino (dalla documentazione a mie mani risulta invece dal 1898 al 1927 – dalla 1.a alla 5.a).
Ottenne grandi successi alle Esposizioni di Cracovia (1907)[da verificare], del Museo di Vienna (1909) [da verificare],, di Bruxelles (1910) )[da verificare], di Vienna e Dresda (1911).
Nel 1921 espose alla Ia Biennale d’Arte della Città di Napoli [risulta solo l’esistenza di un invito a partecipare]. Nel 1927 partecipò alla Mostra d’Arte Marinara a Roma ed alla 80.a Mostra di Pittura a Palazzo Pitti a Firenze.
Sempre nel 1927 donò al Museo Civico di Torino la tela intitolata “Quando il sole è disceso sul mare” [falso: la donazione avvenne nel 1905 dopo l’Esposizione alla Società Promotrice di B.A.]. Nello stesso anno lasciò definitivamente la nativa Genova per stabilirsi a Pianfei dove rimase fino alla morte, avvenuta il 16 ott. 1950.
Nel Municipio di Cuneo esistono due sue tele: “Mattino a Dortrecht” e “Marina a Sori – Riviera di Levante” che, assieme ad altre pregevoli opere di noti artisti, attendono un più organica sistemazione nel locale Museo Civico da tempo in via di allestimento.
GIUSEPPE SACHERI 1957
R
GIORNALE DEL MATTINO – Livorno, Giovedì 6 giugno 1957
Mostre d’arte
Giuseppe Sacheri
Una postuma su Giuseppe Sacheri, genovese, scomparso nel 1950, è allestita da vari giorni a Bottega d’Arte. Un pittore dall’aria pacata che fa della natura un suo soliloquio poetico e solitario.
Una pittura d’altri tempi, fedele alla concezione naturalistica delle cose ma adombrata da una sottile malinconia che si raccoglie quasi in un ritmo familiare, smisurato anche negli splendori di certi paesaggi. Su questa linea, appunto, paesaggistica, il Sacheri si muove l’anima il pennello intrisi di sentimento, con un’offerta sempre nuova delle sue contemplazioni, per motivi d’ispirazione e di forma.
Un’arte gentile, certa della propria affettuosa suggestione, una pittura senza problematiche come è quasi tutta quella dell’Ottocento dove troviamo comunque quella validità che appartiene alla vera poesia qualunque sia l’epoca.
M. Landi
R1
LA VEDETTA – Cuneo, Giovedì 17 Ottobre 1957
Mentre a Pianfei si dedicano, al suo nome, una strada e una lapide
UNA MOSTRA CELEBRATIVA A CUNEO
di Giuseppe Sacheri, pittore romantico
L’importante manifestazione sotto l’egida dell’E.P.T., si apre il 20 ottobre alla Camere di Commercio
Domenica prossima 20 ottobre alle ore 16 sarà inaugurata nel salone della Camere di Commercio la “Mostra celebrativa” di Giuseppe Sacheri, organizzata dal Comune di Pianfei con la collaborazione e sotto l’egida del’E.P.T. di Cuneo.
La “Mostra che resterà aperta sino al giorno 30, è stata allestita allo scopo di ravvivare il ricordo dell’insigne pittore, genovese di nascita, ma cittadino di Pianfei per adozione, in coloro, e sono molti, che lo stimano artista insigne.
Il Comune di Pianfei, ove Sacheri visse e lavorò per 40 anni, nella stessa giornata di domenica gli dedicherà una strada e scoprirà una lapide.
Saranno esposti circa 8o quadri di proprietà degli eredi del pittore che interpretano fedelmente il corso artistico della sua vita andando dal periodo danese, olandese a quello più chiaramente nostrano degli anni di Pianfei. Nella grande produzione del Sacheri questi pezzi rappresentano una mostra che sarà senz’altro gradita anche a coloro che già conoscono per diretti contatti quand’era in vita la sua opera e il suo stile.
* * *
R2
GAZZETTA DEL POPOLO – Torino, Venerdì 18 Ottobre 1957
Domenica solenni celebrazioni
Pianfei commemora il pittore Sacheri
PIANFEI – Sette anni fa la campana della chiesetta di Pianfei suonò a morto: ai lenti rintocchi si sparse la triste notizia della morte di Giuseppe Sacheri, il pittore.
Sacheri era nato a Genova e nella città ligure aveva trascorso molti anni della sua vita, ma era soprattutto cittadino di Pianfei, cittadino della zona monregalese dove trovò encomiastici sostenitori, fedeli amici, trovò in fondo quella gente che un pittore vuole a cornice di un suo quadro, gente buona, genuina, amante della pittura.
Ora a sette anni di distanza i suoi concittadini ancora memori di Giuseppe Sacheri, hanno deciso, con voto unanime , di intitolare una via al suo nome e di scoprire una lapide che ne ricordi la permanenza più che quarantennale a Pianfei, là sulla casa dove visse.
Domenica, questo, è in fondo il programma delle manifestazioni celebrative del grande pittore, manifestazioni che iniziate a Pianfei nella mattinata termineranno a Cuneo dove, nel pomeriggio alle ore 16, nel salone della Camera di Commercio, verrà inaugurata una mostra postuma con un’ottantina di dipinti di Sacheri, proprietà degli eredi, dai quali traspirerà tutta la pittura del pittore dal suo periodo danese a quello olandese per finire, naturalmente, nell’atmosfera del paesaggio monregalese che fu la zona preferita nella quale il pittore volle portare a temine le sue ultime opere.
R3
IL GAZZETTINO DI CUNEO – Cuneo, Sabato 19 Ottobre 1957
In una mostra postuma
Domani Pianfei e Cuneo onorano il pittore Sacheri
L’inaugurazione di una Mostra postuma del Pittore Giuseppe Sacheri si terrà domani 20 Ottobre alle 16 presso il salone della Camera di Commercio di Cuneo in Via Emanuele Filiberto 3 in occasione della manifestazione commemorativa che il Comune di Pianfei, sotto l’egida dell’Ente Provinciale del Turismo di Cuneo, ha indetto per onorare la memoria dell’insigne artista.
La Mostra resterà aperta dal 20 al 30 corrente.
Il Comune di Pianfei con questa retrospettiva intende ravvivare il ricordo del pittore ligure, vissuto per quarant’anni nell’ospitale centro viciniore che gli dedica una strada ed una lapide a ricordo perenne.
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Meglio che descrivendolo si ritiene di presentare al pubblico l’illustre scomparso con uno dei giudizi più qualificati:
“… le alate profezie del vento, l’ampia polifonia del mare, l’augusta immobilità e il silenzio delle montagne, il respiro dell’aria sui vertici che ascendono nello spazio e nella luce, ecco alcune delle infinite cose che dice la natura allo spirito del Sacheri, il quale, come un mago, ce ne rivela la significazione e la verità.
Romantico per sentimento, ma di un romanticismo sano e fecondo di commozione, l’artista ligure è classico nella forma. Il suo lavoro non è mai una fredda e precisa riproduzione dello spettacolo naturale, ma invece è una invenzione, un ritrovamento, una voce nuova.” A. Colasanti
(nell’articolo riprodotta al foto del quadro “Partenza per la pesca” a Roma – Galleria Nazionale.)
R4
GAZZETTA DEL POPOLO – Torino, Domenica 20 Ottobre 1957
Oggi la celebrazione di Giuseppe Sacheri
PIANFEI – Oggi Pianfei celebra degnamente il suo figlio adottivo Giuseppe Sacheri, artista insigne.
Il Comune ha indetto per oggi una manifestazione per onorare il pittore scomparso, che tant’anni visse in quel solitario borgo e dipinse le sua campagne e la sua gente.
Giuseppe Sacheri Nacque a Genova nell’anno 1863 e fin al 1910 dimorò saltuariamente a Pianfei dove si stabilì definitivamente nel 1927 e dove visse fino alla morte avvenuta nel 1950.
Con intervento delle autorità provinciali la Amministrazione comunale dedicherà oggi una strada del suo capoluogo all’artista e scoprirà una lepide sulla casa dov’egli visse per oltre 40 anni.
L’orazione ufficiale sarà pronunciata dall’Avv. Dino Andreis presidente dell’Ente Provinciale per il Turismo; Ente sotto la cui egida il comune di Pianfei ha allestito, presso il salone della Camera di Commercio a Cuneo una mostra retrospettiva dell’artista che verrà inaugurate alle ore 16 di oggi e che rimarrà aperta fino al 30 ottobre.
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IL SUBALPINO – Cuneo, 22 Ottobre 1957
Da Pianfei
La celebrazione in onore del pittore Sacheri
Sotto l’egida dell’Ente Prov. Del Turismo , il Comune di Pianfei ha voluto onorare la memoria del pittore ligure Giuseppe Sacheri, che visse per quarant’anni nell’ospitale centro viciniore e ne ritrasse gli aspetti con la sua pennellata classica e romantica insieme con lo stesso amore con cui aveva ritratto le più belle marine del mondo. La bella figura del Sacheri è stata rievocata dall’Avv. Dino Andreis presidente dell’EPT, presenti le massime autorità provinciali e la figlia dell’artista signora Elda Sacheri Bongioanni, il genero ed i nipoti. Dopo l’intitolazione al Sacheri della via del paese che adduce al palazzotto rustico da lui abitato, è stata scoperta una lapide sul frontespizio dello studio, ancora intatto con tavolozze, colori, bozzetti come lo lasciò il pittore alla sua morte. Nel pomeriggio a Cuneo si è aperta una mostra di un centinaio di opere del Sacheri ammiratissime, mostra che resterà aperta sino al 30 corrente.
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GAZZETTA DEL POPOLO – Torino, Martedì 22 Ottobre 1957
Alla presenza delle massime autorità
Il pittore Sacheri commemorato a Pianfei
MONDOVI’ – Domenica Pianfei era in festa: è stato commemorato il celebre pittore Giuseppe Sacheri.
Molte autorità erano convenute nel piccolo centro agricolo per assistere alle cerimonie organizzate dal comune con lo scopo di rendere alla’artista genovese un omaggio in riconoscenza alle insigni opere che la sua arte creò.
Il discorso pronunciato dall’Avv. Andreis del Foro cuneese e presidente dell’E.P.T. di Cuneo, ha illustrato ampiamente la vita dedicata tutta alla pittura e il valore del Sacheri nel creare opere che lo consacrarono una dei migliori artisti dell’ottocento, ed i cui quadri ancor oggi sono conservati o furono esposti nelle più impostanti mostre in Italia e nel mondo, in Europa ed in America.
Una lapide è stata scoperta in un ambiente di intima familiarità sulla facciata della casa dove egli visse per oltre 20 anni, dal 1927 al 1950, anno della sua scomparsa, dopo di che si è svolta la seconda cerimonia in programma, e cioè l’inaugurazione di una strada intitolata a Giuseppe Sacheri.
In seguito ha avuto luogo un pranzo, in cui il dott. Mongardi, presidente del Tribunale dei minorenni di Torino, ha illustrato il significato della manifestazione con un discorso lungamente applaudito dai presenti.
Un’enorme folla attendeva impaziente nel pomeriggio a Cuneo l’apertura di una Mostra postuma del pittore comprendente una ottantina di quadri raccolti dai parenti dello scomparso. La mostra era allestita nel salone della Camera di Commercio di Cuneo ed organizzata sotto l’egida dell’E.P.T. cuneese.
La mostra, che resterà aperta fino al 30 di questo mese, comprende in complesso numerose opere con il soggetto preferito dall’artista nei tempi di gioventù, il mare, mentre le altre hanno ripreso la fertile campagna della “provincia granda” e si crede risalgano agli ultimi vent’anni di vita del Sacheri, poiché fu proprio in quei tempi che sui suoi quadri immortalò la bellezza agreste del Monregalese.
Fra i presenti vi erano il Prefetto, il Provveditore agli studi, il questore, assessori provinciali, il presidente della Camera di Commercio di Cuneo, il comandante dei carabinieri, il comandante della finanza, il Dott. Mongardi, l’avv. Dino Andreis, i presidi della provincia, i sindaci di Mondovì, Villanova Chiusa Pesio, Roccaforte, ed autorità comunali di Pianfei.
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IL POPOLO NUOVO – Torino, Mercoledì 23 Ottobre 1957
Onoranze dei cuneesi ad un pittore ligure
Il comune di Pianfei, dove il pittore ligure Giuseppe Sacheri visse per ben quarant’anni in una casa isolata e tranquilla dipingendovi le sue migliori tele, ha voluto ricordare l’illustre ospite scomparso dedicandogli una strada e una lapide che ne riassume l’attività, Contemporaneamente, con la collaborazione dell’ E.P.T., è stata allestita a Cuneo una mostra comprendente oltre settanta dipinti scelti fra i migliori dell’artista. Fra di essi figura anche uno dei quadri di proprietà della Galleria d’arte moderna di Genova.
A Pianfei, per la commemorazione dell’artista convennero tutte le maggiori autorità provinciali e comunali, i famigliari del pittore e vecchi amici.
E’ la prima volta che un comunello di montagna riconosce in un artista che lo prescelse a sua dimora una propria gloria; ed è tanto più insolito se si pensi quanto il Sacheri, pur nella sua bonarietà, fosse alieno da ogni forma di comunicativa troppo disinvolta o di verbosità distaccata dal silenzio della sua arte. La mostra di Cuneo è stata visitata da un gran numero di appassionati d’arte.
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L’UNIONE MONREGALESE – Mondovì, Sabato 26 ottobre 1957
Pianfei ha reso onore al suo pittore G. Sacheri
Nella ricorrenza del settimo anniversario della morte del pittore di fama internazionale, Giuseppe Sacheri, suo cittadino adottivo dal 1927, domenica 20 ottobre u.s., Pianfei ha solennemente e dignitosamente, come bene si addiceva al carattere di Lui, commemorato l’artista insigne ed originale, che negli ultimi anni di vita ritrasse meravigliosamente gli infiniti aspetti delle sua campagne, dei suoi pioppi, in lunghe e malinconiche file, dei suoi angoli più reconditi e dei suoi autunni vellutati, delle più ignorate, stagnanti insenature del Pesio; dopo di aver cantato col pennello, negli anni della prima età le bellezze del mare ligure, che lo vide nascere, e dei mari nordici, dove visse, girovagando e studiando l’arte pittorica, alcuni anni della sua giovinezza.
La manifestazione artistica, molto bene organizzata dall’entusiastico Segretario Comunale, sig. Rosario Bartolomeo e da un apposito comitato, ebbe un successo ed una accoglienza inaspettati. Era stata voluta, coll’unanime consenso del Consiglio Comunale, non soltanto adesso, dal Sindaco, sig. Andrea Ambrosio, amico intimo del Sacheri, che fu ospitato appunto, per circa quarant’anni, nell’accogliente alloggio della sua vetusta e bella casa, dominante dalle alture della borgata Ambrosi sulle balze e sulle piane della valle Pesio, davanti al meraviglioso scenario circolare delle Alpi, dal Mongioie al Monviso.
Davanti ad un ampia veranda è rimasto il suo cavalletto colla tavolozza vecchia e consunta, col piccolo sgabello ed i suoi pennelli distrattamente sparsi, portante lo schizzo di un melanconico quadro incompiuto, sul quale la stanca mano era caduta sfinita.
La celebrazione commemorativa fu onorata dall’ambita presenza di Sua Ecc. il Prefetto, dott. La Selva, dal Preside della Provincia, dott. Giraudo; dall’avv. Ribaldone, Presidente della Corte di Assise e del Tribunale di Savona, ed ormai anche pianfeiese di adozione; dell’avv. Mongardi, Presidente del Tribunale dei Minorenni presso la Corte di Appello di Torino, amico di famiglia colla casa del Pittore; dal Questore, dall’Intendente di Finanza, dal comandante del Gruppo Carabinieri di Cuneo e dal Tenente della Compagnia di Mondovì, dal Comandante del Circolo Guardie di Finanza di Cuneo e dal Tenente della Compagnia di Mondovì; dal Medico Provinciale, Dott. Lombardi; dal dott. cav. uff. Pier Luigi Gasco, Consigliere Provinciale di questa zona, e dal Rappresentante del Presidente della Camera di Commercio; mentre assai gradita ed onorifica, è pervenuta la bella lettera di adesione del Primo Presidente della Corte Suprema di Cassazione, S. Ecc. Ernesto Eula, vero estimatore dell’arte del Sacheri, con quella dell’avv. comm. Preve Maurizio, spiacenti entrambi della forzata assenza.
* * *
Con ottima idea e gusto indovinato, a degno complemento, quasi necessario, della commemorazione, la Famiglia Bongioanni-Sacheri, sotto l’egida dell’Ente Provinciale Turismo, ha preparato per l’occasione, nel salone della Camera di Commercio a Cuneo, una preziosa Mostra retrospettiva delle opere del Padre, rimaste ad essa: una raccolta, molto accuratamente scelta, di 76 quadri, che sui quattro lati dell’ampia Sala presenta con vero onore tutta l’arte di Sacheri dai primi tentativi del 1882 alle opere mature del 1949.
Certamente non vi è tutto il grande Sacheri delle Biennali di Venezia ( dal 1899 al 1928)(sic!), delle Quadriennali di Roma. Torino e Genova (dal 1892 al 1939) delle Mostre Internazionali di Milano e di Firenze (1906 – 1937), del Salon di Parigi dal 1909 al 1924): ogni volta invitatovi espressamente ed ammiratissimo, e sempre assai ricercato dalle Gallerie d’Arte, dai Musei, dai Ministeri della Pubblica Istruzione, dalle Case regnanti degli Stati Europei e d’America, fino al totale esaurimento.
Quei quadri indimenticabili restano oggi immortalati nel Palazzo del Quirinale e nel Palazzo di Giustizia di Roma; nei Musei di pittura e nelle Gallerie d’arte moderna di Torino, Genova, Firenze, Milano, Roma, Weimar, Monaco e Dresda in Germania, di Lima nel Perù, di Cracovia in Polonia, di Vienna, di Bruxelles, di S. Francisco di California, di Guajaquil nell’Equador.
Pur tuttavia fra le opere dell’odierna Mostra retrospettiva ne figurano alcune veramente degne di una Galleria d’arte o di un Museo, che gli amatori dell’arte pittorica vanno in questi giorni avidamente adocchiando: il Plenilunio sul porto, la Primavera sullo stagno, lo stagno d’autunno (molto grandi), Primavera di Liguria, Villa Doria-Panphili (Roma 1911) coi chierici dei Seminari Romani ed i cigni sul lago, Notturno sul canale (1913), Tramonto sul fiume. Poi, ognuno ci vada a visitarla, secondo il proprio giudizio e le personali simpatia.
Tutto Sacheri rivive, come in uno scorcio breve, ma completo, in quella serie di 76 quadri, molto opportunamente disposti, da mano di artista: il Sacheri dei grandi e dei piccoli quadri, dei bozzetti e degli schizzi, con tutte le più sfumate espressioni della sua arte e del suo stile, con tutti i caratteri del suo animo contemplativo e solitario, quale sempre figurò nelle più celebrate Esposizioni Internazionali, dal 1892 al 1948.
M. a.
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IL SECOLO XIX – Genova, Mercoledì 6 novembre 1957
Una mostra postuma di Giuseppe Sacheri
Cuneo, 5 novembre
Auspici il sindaco di Pianfei dove Giuseppe Sacheri visse gli ultimi anni e l’Ente Provinciale del Turismo, è stata inaugurata una lapide a ricordo del noto pittore ligure di paesaggi e di marine. Nel salone della Camera di Commercio è stata ordinata una mostra postuma di Sacheri, con oltre settanta dipinti di tutti i periodi dell’attività così legata e conseguente del poetico pittore del mare e della terra liguri. Ha tenuto il discorso rievocativo l’avv. Dino Andreis.
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LA VEDETTA – Cuneo, Giovedì 7 novembre 1957
Ottanta tele del Sacheri esposte alla Camera di Commercio
Considerazioni a mostra chiusa
Numerosi sono i cuneesi che hanno posseduto o possiedono almeno una tela del pittore Sacheri; molto conosciuto è conosciuto il di lui nome in quel di Cuneo; eppure si è registrato uno scarso afflusso di visitatori al Salone della Camera di Commercio (che ha ospitato appunto una mostra postuma del pittore di Pianfei) riflesso del tenue interesse suscitato in città dalla inaugurazione della mostra Sacheri.
Prima di esaminare dunque cosa in particolare abbiano offerto al visitatore le ottanta tele esposte al Salone, considero doveroso dare una spiegazione di questo problema; soprattutto perché s’innesta ed è il riflesso di un problema e di una situazione, ben più significativi della nostra Provincia.
Già in un nostro precedente scritto abbiamo accennato a tutto ciò.
Le premesse rimangono le medesime: da una parte – nella nostra città – il pubblico dei visitatori, dei critici e soprattutto degli eventuali acquirenti, dall’altra l’ambiente composto da chi organizza determinate mostre, ed incontri d’arte, non presenta al pubblico della nostra città opere ed artisti sotto la luce più esatta allo scopo di suscitare, indirizzare, ma soprattutto soddisfare l’interesse ed il gusto (così malmenato oggigiorno e non solo dalle nostre parti) della cittadinanza.
Ora l’”ambiente” non ci pare, questa volta, abbia raggiunto uno scopo d’arte perché – e questo è per me il punto più importante – fermo ad un gusto e ad una moda peculiari di una epoca ed un ambiente decisamente sorpassati; diversi dal nostro. I santoni di quel tempo li conosciamo tutti: Boetto e C., fra cui perché no, anche Sacheri. Oggi le nostre esigenze di gusto ed il nostro interesse sono volti a ben altre esperienze: figurative o antifigurative che siano migliori o peggiori, certamente più vicine a noi, esprimenti la nostra epoca, la storia d’oggi. La frattura così come si configura, non è possibile eliminarla così come non è ammesso alcun compromesso. Chi di noi desidererà osservare più da vicino che fra le illustrazioni di un libro d’Arte, anche un solo un piccolo esempio di quelle che sono le attuali correnti pittoriche in Italia, dovrà allontanarsi dalla nostra città. Fin qui non è un gran male: ma per gli acquirenti privati piuttosto sospettosi e per coloro che un grande innato interesse per la pittura non ce l’hanno certo il problema riveste la sua gravità.
Chi ha colto il significato di queste mie modeste parole comprenderà come solo se questo ambiente, cristallizzato in una visione da lanterna magica, farà luogo ad altro più qualificato anche a Cuneo si potrà avvicinare e comprendere almeno un poco della pittura moderna. Abbiamo atteso la chiusura della mostra Sacheri, appunto per poter suffragare le nostre conclusioni con fatti (cui abbiamo accennato all’inizio), pur con ciò non volendo ledere quelli che sono i pregi, ancorché non eccessivi, del pittore di Pianfei, bensì sottolineare la difficoltà di una mostra come questa nella nostra città.
Quanto al ridimensionare la figura e l’opera di Sacheri è compito che lascio ad altri più qualificati di me; mi limiterò a precisare che la raccolta presentata al Salone della C. di C. accomuna opere di una certa serietà con altre di gusto più facile ed altre ancora veramente scadenti – difetto questo di tutte le mostre postume -. Rileverò inoltre che non sono stati riconoscibili in alcuna di esse i migliori prodotti del periodo “olandese” vale a dire le tele più espressive del pittore e di più alto livello.
Per chi voglia saperne di più: Sacheri pur non godendo di una gran fama fuori Cuneo ebbe riconosciuti i propri meriti dal “Salon” di Parigi, dalla Galleria d’Arte Moderna di Genova, ecc……
Guido Bissoni
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LA VEDETTA – Cuneo, Giovedì 21 novembre 1957
Un articolo dello scultore monregalese Michelangelo Pellegrino
Ancora sulla “postuma” di G. Sacheri
Due numeri fa pubblicavamo un articolo del ns. collaboratore Guido Bissoni in torno alla Mostra Postuma di Giuseppe Sacheri tenutasi alla Camera di Commercio alla fine di ottobre. Le sua considerazioni critiche hanno sollevato forti dissensi in più ambienti della nostra provincia. In merito abbiamo ricevuto il seguente articolo dello scultore Michelangelo Pellegrino che volentieri pubblichiamo.
“Sembra destino degli organizzatori di mostre postume il doversi buscare qualche più o meno garbato rimbrotto. Capitò a tanti e in tante città (anche a Mondovì, al sottoscritto, quando si esposero le opere di Nino Fracchia).
L’Aristarco di turno è stato questa volta Guido Bissoni, nipote, credo, di quel distinto gentiluomo che per tanti anni fu assiduo e concettoso commentatore di avvenimenti artistici e delegato della Società Promotrice delle Belle Arti di Torino.
Guido Bissoni ha snocciolato alcune considerazioni affidandole a cotesto pregiato periodico. Il contenuto critico delle medesime si condensa nell’attribuzione di un certo disinteresse del pubblico per la produzione che riassume concezioni e valori tecnici propri di altri momenti. Sic et simpliciter è rimprovero di incomprensione all’ambiente organizzativo di consimili mostre, in quanto le medesime non risponderebbero agli interessi e ai gusti artistici contemporanei. En passant e a denti stretti riconosce alla pittura del Sacheri una certa entità di pregi (“ancorché non eccessivi” !!!) e butta là, con cortese sufficienza, l’epiteto di santoni ad artisti come “Boetto e C., fra cui anche Sacheri”.
Non credo che il pubblico cuneese, né quello di altrove meriti la patente di insensibilità agli avvenimenti rappresentativi di tendenze che superarono, in memorabili competizioni, il collaudo della critica artistica della nostra Regione e del nostro Paese.
Che un programma antologico in funzione di rassegna obbiettiva e completa dell’arte italiana e della sua evoluzione debba far posto anche alla produzione indicativa dei nuovi orientamenti, complessi e diversi e talora sconcertanti, è indubbio. Del resto, sembra che a Cuneo le occasioni non siano mancate né debbano mancare, grazie agli Enti locali e provinciali.
Ma che nelle vita artistico-culturale di oggi si debba usare ostracismo, od anche soltanto faciloneria ed indifferenza, verso le esperienze e i risultati che sono frutto degli studi, della fatica, dell’onestà professionale e della sincerità di vocazione di coloro che ci hanno preceduto mi parrebbe, più che ingiustizia deteriore dogmatismo.
Siamo in molti a ritenere che ben altre circostanze congiurino in questo momento, un po’ dovunque, ai danni delle manifestazioni congeneri, fra cui non tanto lo stacco della mentalità contemporanea dalle concezioni classiciste e tradizionali quanto invece la Babilonia (il pervertimento, starei per dire) che troppi sedicenti artisti (…quei tali – per dirla con Antonio Baldini – che fanno i pazzi per non pagare dazio) e tanti spregiudicati loro corifei hanno seminato d’attorno.
Quanto ai santoni basti ricordare che i medesimi, senza favori di soffiettisti e di sinedri, ma per merito proprio, hanno trovato accoglienza nelle più importanti Gallerie italiane e straniere, nel campo aperto delle più esigenti competizioni, e quotidianamente le loro opere riscuotono gli ammirati consensi di un pubblico cosmopolita di studiosi attenti ed appassionati. Rappresentano entità spirituali, valori tecnici, capacità rappresentative e concettuali, che tornano a grande onore della nostra Provincia e dell’Italia. E’ inutile passare accanto con dissimulazione fischiettando certi ritornelli. E’ piuttosto il caso di cercare di trarre qualche considerazione obbiettiva e – perché no? – qualche insegnamento.”
Michelangelo Pellegrino
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IL POPOLO NUOVO – Torino, Venerdì 22 novembre 1957
Ricordo di Sacheri
In memoria del pittore Giuseppe Sacheri, nato a Genova l’ 8 dicembre 1863 ma vissuto a lungo in Piemonte, il comune di Pianfei (Cuneo) ha organizzato di recente pubbliche manifestazioni, intitolandogli una via del capoluogo e ponendo una lapide sulla casa dove l’artista abitò per quaranta anni.
A Cuneo, nel salone della Camera di Commercio è stata poi inaugurata una sua mostra retrospettiva, intendendosi così di ravvivare nella maniera migliore il ricordo dell’opera sua.
Si deve rammentare che il Sacheri dopo aver studiato a Ravenna con il Moradei (e datano da quei primi anni certe sue visioni marine così ben tagliate) passò a Torino dove compì la sua formazione all’Accademia Albertina e dove esordì alla Promotrice di Belle Arti.
Non tardò a farsi conoscere ed apprezzare, partecipando alle diverse esposizioni in Italia e all’estero, talora con lusinghiero successo di critica e di vendite, ottenendo anche dei premi: primo, quello conseguito a Genova nel 1892 con la tela Porto di Genova.
In numerose tavolette, alcune delle quali comparvero anche in questi ultimi lustri, in gallerie milanesi e torinesi, in quei più fervidi anni ancor giovanili il colore ha un significativo vigore di pennellata, mentre nella maturità venne prediligendo i toni delicati, le luci riflesse, i notturni, le nebbie dai grigi preziosi che caratterizzarono la vasta produzione di marine e di spiagge dipinte nei suoi soggiorni olandesi e francesi.
E’ pur vero che proprio in quest’epoca lascia talora trasparire una più superficiale ricerca di facili effetti, ma la tendenza romantica della sua pittura sino all’ultimo quasi, in queste vallate, e a Pianfei in particolare riuscì a cogliere dal vero le poetiche suggestioni che sino alla fine venne fissando con i colori della sua tavolozza.
an. dra. (Dragone)
GIUSEPPE SACHERI 1958
E1
Mostra alla Galleria d’Arte S. Andrea – Savona (pieghevole senza però elenco di quadri)
Personale di Giuseppe Sacheri dal 15 al 27 maggio 1958
E2
Mostra alla Galleria S. Andrea – Via Cairoli, 8 – Genova (catal.)
“Pittura dell’Ottocento” – dal 30 Novembre al 16 Dicembre 1958
Dipinti di Luxoro, Maragliano, Giorgio Meineri, Rayper, Delleani, Fattori, Ciardi, ecc.
G. Sacheri espone 5 dipinti di cui 3 con illustrazione su catalogo:
Spiaggia in Danimarca, Mattino di calma a Pieve Ligure, Figurina rosa, Paesaggio in Danimarca, Ingresso in villa.
R1
Mostra alla Galleria S. Andrea – Savona – 15/27 maggio
Recensione di Vitaliano Rocchiero
Giuseppe Sacheri è stato il pittore che ha superato tutti i genovesi del secolo XIX nell’assidua e feconda partecipazione alle mostre Veneziane apportandovi, dal 1897 al 1924, la voce serena e pacata del paesaggio nostrale e quella poetica ed impetuosa del mare ligure.
La nota viva nel paesaggio e nelle marine del Sacheri è data dalla freschezza e dalla fragranza del vero che riassume tutti gli spettacoli della natura: dalle dolci albe autunnali ai meriggi pieni di sole; dai tramonti carichi di oro alle notti illuminate dal plenilunio; dalle spiagge dei fiordi velati di nebbie alle rive del mare sferzate dai venti impetuosi.
Egli ama anche dipingere gli effetti di luna per effondere la melanconia dell’animo suo cercando però, quasi sempre, di sfuggire alle formule del fatale romanticismo.
Ma ciò a cui, sopra tutto, il Sacheri ama farci assistere è la rappresentazione del cielo e delle nuvole preponderanti sul resto. E’ sull’ampiezza dei cieli e sulla grandiosità dei banchi delle nuvole che ogni altra parte del quadro è calcolata e composta. Sia che si specchino nei canali olandesi, sia che si distendano lungo le vette alpine, sia che sovrastino l’impeto delle onde del mare, sia che si sfrangino al soffiar della brezza, sono le nubi che trionfano quasi sempre nelle sua tele e che, basse e dorate, alte e bianche, cenerognole e pregne di pioggia, nere portate dai venti, gli infondono senza dubbio un meraviglioso senso di verità e di grazia. Giuseppe Sacheri è signore dei nembi, dei cirri e dei cumuli.
Al pittore fecondissimo, al ligure che spegnendosi lasciò per testamento importanti opere alla città di Genova, rendiamo anche noi doveroso omaggio riconoscendo che egli ha saputo imprimere un suggello di spiccata bellezza e di poesia a tutto ciò che ha dipinto.
VITALIANO ROCCHIERO
GIUSEPPE SACHERI 1959
E1
Galleria d’Arte Rotta – Genova – via XX Settembre, 181
Giuseppe Sacheri – Mostra postuma – dal 20 al 30 dicembre 1959
In catalogo : biografia e commenti critici
Biografia
GIUSEPPE SACHERI, nato a Genova nel 1863, fu iniziato alla pittura dal Moradei a Ravenna. Studiò poi all’Accademia Albertina a Torino dove fu attratto dai lavori del Fontanesi e degli altri pittori della Scuola di Rivara.
Esordì alla Promotrice di Torino nel 1881, appena diciottenne, ed ebbe il suo primo successo nel 1892 a Genova, vincendo, con la sua “Visione del porto” un concorso indetto da quel Municipio per celebrare le Feste Colombiane.
Dal 1889 al 1924, invitato e per tre anni con sala personale, espose alla Biennali di Venezia.
Dal 1898 al 1937 partecipò alle Quadriennali di Torino, di Genova e di Roma, alle Mostre della Soc. Amatori e Cultori delle Belle Arti in Roma, alle Mostre Marinare di Roma, all’Esp. Internazionale di Milano del 1906, alle Mostre di Pittura di Palazzo Pitti a Firenze ed alle Esposizioni delle Promotrici di Torino e di Genova.
Nel 1905 ebbe la sua prima affermazione in terre d’oltre mare, a Lima nel Perù, seguita da altre importanti a Weimar in Sassonia nel 1906, a Cracovia in Polonia nel 1907, a Vienna nel 1909 e 1911, a Bruxelles nel 1910, a Dresda nel 1911, a S. Francisco di California nel 1915 ed a Guayaquil in Equador nel 1939. Fu invitato per cinque anni al Salon di Parigi, dove nel 1909 si affermò in modo particolare (Critica di Ernesto Ragazzoni inviato de “La Stampa” di Torino). Nel 1906 s’iniziava da parte del Ministero della Pubblica Istruzione, di Gallerie, di Musei, di Enti Culturali in Italia ed all’estero l’acquisto di sua opere; fra gli altri i Musei di Cracovia, Weimar, Dresda, Vienna, Monaco di Baviera, Lima, S. Francisco di California e Guayaquil.
Passò diversi periodi all’estero, particolarmente in Olanda ed in Danimarca. Espose ininterrottamente da 1900 al 1948, per quasi mezzo secolo in tutte le principali città d’Italia, più assiduamente a Genova, Torino, Milano, e Roma.
Professore e membro onorario dell’Accademia Ligustica del belle arti in Genova, si spense a Pianfei (Cuneo) nel 1950, lasciando per testamento al Museo di Genova suoi pregiati lavori.
Commenti critici
“Romantico per sentimento, ma di un romanticismo sano e fecondo di commozione, l’artista ligure è classico nella forma. Il suo lavoro non è mai una fredda e precisa riproduzione dello spettacolo naturale, ma è invece una invenzione, un ritrovamento, una voce nuova aggiunta al gran coro della vita.”
Dal n. 71 dell’Emporium in occasione della Quadriennale di Roma del 1906.
ARDUINO COLASANTI
“Non certo indifferente dinanzi alla natura è stato il Sacheri, il quale con le sensazioni di mare e di paesaggio che qui ci presenta, ci offre una serie di pagine di vera poesia sentita e profonda. L’Artista ha cercato sopra tutto di riprodurci il mistero fuggevole che segue il crepuscolo e che pure non è ancora la sera, l’ora incerta in cui le cose sembrano farsi immateriali, ed in cui la natura, al morir della luce che la magnifica agli occhi, è belle della bellezza che le presta il pensiero.”
Salon de Paris, 5 novembre 1909
ERNESTO RAGAZZONI
“In tutte le principali Esposizioni d’arte il nome di Giuseppe Sacheri ha figurato fra quelli dei migliori…”
Società delle Belle Arti ed Esposizione Permanente di Milano, Novembre 1911.
GUSTAVO MACCHI
“Egli ha sempre dipinto belle marine ed in questa raccolta ve ne sono parecchie; ma fra i delicati paesaggi alpestri, tra i fini effetti di neve e tra i residui di una tendenza sentimentalistica tanto infusa di dolce malinconia, piace vedere, in mezzo a questi ultimi quadri del pittore quasi settantenne, gioconde visioni d’alberi in fiore, di campagne nitide e lucenti, dipinte con una nervosa vivacità, con un animo fresco e giovanile.”
Mostra personale alla Famiglia Artistica di Milano, Maggio 1931
VINCENZO BUCCI
“Pittura d’altri tempi: pittura dove tu scorgi il riflesso d’una vita dai lunghi pacati riposi, il senso di una civiltà che fermamente credeva, ed era illusione, al suo perpetuarsi.
Soltanto paesaggi: ma questi cieli brumosi, ovattati, queste tenere radure fra i boschi, questo scendere di armenti ad un rivo o il ritorno degli uomini alle case nelle prime ombre della sera, questo pallido occhieggiare di azzurro di là dai pioppi esili che chiudono le distese prative, ci dicono il compiacimento dei silenzi agresti, dei solitari colloqui con le cose naturali.
Questa nota di gentilezza naturalistica, al tempo in cui l’eco delle esperienze espressionistiche francesi ancora vibrava nell’atmosfera pittorica europea, sempre distingueva nelle mostre collettive il Sacheri fra i vari compositori, ed anche oggi che in diverso clima, nuove esigenze spirituali propongono con risultati per ora incerti altri linguaggi è gradito ritrovarla, non senza il rimpianto di una certezza perduta, che non si sa ancora come sarà sostituita.
Mostra personale alla Galleria Martina di Torino il 27/10/1948
MARZIANO BERNARDI
GIUSEPPE SACHERI 1965
E1
TORINO – Mostra alla Galleria d’Arte Fogliato, via Mazzini, 9
“Pittura Piemontese dell’ 8oo”
E2
CINZANO – S. Vittoria d’Alba – Rassegna di pittura di Maestri Contemporanei – 16/30 maggio 1965
Da catalogo risultano presenti tre opere del Sacheri .
Presenti opere di altri pittori famosi: Boetto, Casorati, Delleani, Fontanesi, Gottuso, Maggi, Rosai, ecc.
GIUSEPPE SACHERI 1967
E1
TORINO (?) – Galleria d’Arte Strologo – dal 5 marzo al 20 marzo 1967
“Naturalismo e Romanticismo nella pittura Piemontese a cavallo fra i due secoli”
Catalogo con elenco opere esposte tra cui n. 22 di G, Sacheri.
GIUSEPPE SACHERI 1970
A1
GENOVA – Mostra postuma del pittore Giuseppe Sacheri alla Galleria d’Arte Cairoli – Via Cairoli, 1a dal 1° al 15 Aprile 1970
D1
Catalogo della Mostra postuma alla Galleria d’arte Cairoli – Genova
Esposizione – Vendita dal 1° al 15 Aprile
Commento critico:
“Il classico ed il moderno, l’antico ed il presente artistico sono onde di mare che vengono, si accavallano, si fondono o si osteggiano secondo un ritmo storico volubilissimo, che invera, nell’essere–uomo, la sua perennità.
Oggi stesso, pur nel dissacramento feroce di tradizioni e di ideali, si avverte una rifioritura, un anelito del passato, quasi una invocazione inconscia, ma genuina, di un’ancora, nel trasalimento dell’alba ancipite.
Un’ancora lieve se nutrita se nutrita solo di sentimento: ma segno di dubbi e ripensamenti salutari, di sofferenza, quasi, che Giuseppe Sacheri tradusse n note liriche, che ammiccano alla scuola di Rivara, si nutrono delle opere di Fontanesi, ma si improntano di classicismo.
Una via di mezzo, che ha sottratto il nostro concittadino, lo conferma anche questa importantissima mostra, al tenace oblio, seppellitore di molti altri, pur ambiziosi, contemporanei suoi.
La fonte della poesia del Sacheri scaturisce dalla natura, esaltata negli oli, appassionatamente. Non la descrive, la interpreta con dovizia di sentimento e di amore, intrisi di lirica commossa.
La teofania del mare, cielo e terra non si presenta come cosa, bensì come personaggio, autentico nella sua gioia o tristezza, a seconda del momento.
Cala l’immensità del creato nelle tele, per cui anche il miniquadro ne fruisce.
E’ la sua peculiare nota classica. Traspone nel cielo – palcoscenico – l’azione del dramma e lo copre di nubi incombenti, di trasaliti fremiti di luce misteriosa che si accende su trepidi oggetti terrestri: una luce familiare anche al Fontanesi. Fissa un rapporto di unione simbolica, animatrice delle tre componenti del discorso.
Il mare non avvilisce mai l’onnipotenza immanente del suo vigore, tanto nella bonaccia quanto nella tempesta: la cresta di latenti o prorompenti incubi solca le tele robuste.
Un mare verde con strisce grigie e franti bagliori variegati. La complessa sussistenza del paesaggio cresce in maestà negli alberi, grosse macchie scure, nelle rocce poliedriche o nell’ampia distesa dei campi.
Sacheri gode dei valori maiestatici: il sublime l’affascina.
Si direbbe attento lettore di “Genie du Christianisme” del Chateaubriand, sensibilissimo alla maestà divina del creato.
I “Tramonto sul mare” (3) la luce spiove allucinante dal margine di gonfi cumuli su onde inquiete, su neri scogli, curvi ad accoglierle, mentre le vette, insieme alle chiome alte degli alberi, ne forano il velo spesso.
Mare e cielo stringono d’assedio la terra, incupita di ombre.
In “Estate a Bogliasco” (4) l’artista taglia le case del paesino rivierasco con una lama gialla di sole radente, che infuoca, qua e là screziati, bagliori sul mare stanco.
La quiete addorme le cose, ma dal torpore sfugge la rapida curva del ponte a sinistra. I muri dei cubi casalinghi sono fradici di sole e di sale.
In “Girasoli di Olanda” (11) una diagonale grigia divide la zona in due parti: a sinistra fanno siepe contro il muro della casa in penombra i gialli girasoli, aperti su un vasto tratto di verde, a destra, che con il giallo trionfa sul colore argenteo della nuvolaglia, frangente la cortina di alberi, scuri come i tetti della casa.
La “Palude in Maremma” (12) materializza la calma delle cose morte. Dall’acquitrino specchio di cielo perlaceo, si elevano cespi di erba, a petto di sottili tronchi dalla breve chioma, alti sull’argine e da una folta macchia a sinistra.
Le cose sobbalzano di tristezza; ma nel cielo, protagonista, lampeggiano guizzi di nubi chiare su zone bigie.
In “Pascoli presso il fiume” (14) l’erba dei campi e le nubi sono madide di pioggia. In primo piano si nota un albero, minutamente descritto nelle ramificazioni e nelle foglie autunnali – fatto rarissimo nel nostro – alto, frondoso. Il tronco è scuro come la veste della pastorella.
Lo stesso interiore commozione lirica muove il pennello di Giuseppe Sacheri, anche nei piccoli formati (vedi “Natale in montagna”) (5).
Egli professo il culto della Natura e, simile al sacerdote, se ne fece interprete fedele e ne tradusse i vari aspetti fenomenologici nel modo che egli ritenne più congeniale al carattere ed alla cultura suoi.
E la natura vi appare, simbolo di potenza, di bellezza, di armonia e teste verace di una presenza, scomoda per molti di noi, oggi.
Prof. Gino Sordini – Genova
(segue Biografia che non riportiamo in quanto ripetitiva – quindi Commenti critici da precedenti pubblicazioni e già riportati negli anni di competenza)
L’elenco delle opere esposte viene dettagliato nel file “Mostre 1”.
GIUSEPPE SACHERI 1981
E1
Mondovì – Galleria d’Arte Liboà – via Cigna, 1
Mostra postuma personale dal 31 ottobre al 15 novembre 1981
Esposte n. 30 opere (pieghevole)
GIUSEPPE SACHERI 1984
(Rev. 13/08/00)
E1
Bogliasco – Al Centro Comunale Mostra personale antologica di Giuseppe Sacheri dal 25/03 al 24/04.
Sono esposte 34 opere appartenenti a collezioni private e alla Galleria d’Arte Moderna di Genova.
Catalogo con riproduzioni.
D1
Catalogo della Mostra antologica al Centro Comunale di Bogliasco
Commento critico di Raimondo Sirotti allora Sindaco di Bogliasco.
Nell’aprire questo rapporto fra la promozione conoscitiva delle realtà artistiche liguri e la Cittadinanza, ritengo doveroso spiegare la ragione dei “perché” di una scelta che ritengo, per la qualità del prodotto, indubbiamente felice.
L’idea di un itinerario storico che conduca ad un più agevole approccio alle tendenze anche attuali, non poteva che rifarsi ad una fisionomia definita a quindi già avvita al godimento di settori di fruizione sufficientemente ampi.
L’individuazione di Sacheri, artista ligure tra i più significativi operanti agli albori del secolo, e quindi la sua scelta, trovano la motivazione più “emozionante” nella sua lunga presenza a Bogliasco, nel radicarsi tra “noi” con perdurante attaccamento e con tangibili testimonianze come la nascita dei due figli nel 1904 e nel 1906.
Del 1906 è appunto Elda, la secondogenita che oggi vive a Cuneo, grazie alla quale è stata possibile annotare momenti del soggiorno bogliaschino dell’artista: il muoversi tra i suoi soggetti, i suoi rientri laboriosi nello studio di piazza Umberto I (oggi piazza 26 Aprile), le lunghe meditazioni di fronte alle marine.
Quando Sacheri, nel 1903, si trasferisce a Bogliasco ha già alle spalle la prima esperienza olandese; questo chiarisce anche come, tra la scuola di paesaggio e la solarità di una immagine “ligustica”, si riscontrino segni evidenti di una pittura più europea.
Sacheri appartiene a quella zona di cultura ligure che solo recentemente ha trovato equa considerazione e adeguata collocazione critico–storica.. Fondamentali a questo proposito devono ritenersi alcune iniziative recenti che hanno aiutato a veder chiaro in un panorama nazionale, dove altre realtà regionali erano sistematicamente valutate e valorizzate a fronte di una negletta situazione di oblio in cui era sepolta la coeva pittura ligure.
L’ampio saggio di Gianfranco Bruno (Pittura in Liguria dal 1850 al Divisionismo) oltre a provvedere alla doverosa sistemazione filologica, mette a fuoco soprattutto la rivalutazione storica del momento, non disgiunta da una ricca analisi delle diverse scuole e personalità.
“Personalità assai ricca, – scrive Bruno – la cui fervida presenza accompagnò i maggiori rivolgimenti culturali e artistici dell’arte di fine secolo e dei primi decenni del novecento in Liguria, fu Giuseppe Sacheri”. E ancora: “Certi scorci di prato, di un tenue verde in cui s’accampa la visionaria presenza d’alberi sul candore abbacinato del cielo: opere di prima esecuzione, senza pentimenti, di materia scabra nella ricchezza dell’impasto, decantato il colore in una viva sensibilità per la luce naturale. Le marine terse, spoglie di particolari e impostate con spatolate sicure di colore di incredibile luminosità nel fiorire degli azzurri, dei bianchi splendenti, dei neri. E poi le opere nate dalla memoria o durante i soggiorni nel Nord Europa, in Olanda, in Danimarca: dipinti di un realismo paesistico potente, d’impatto pieno del colore che spiana prati percorsi da acque, rigagnoli di fronde sul cielo cupo delle nordiche stagioni”.
E’ certamente una gamma di esperienze inusitate per un artista ligure del tempo; una febbre di operosità che porta Sacheri a piantare il suo cavalletto di fronte ai bianchi assolati di Bogliasco o davanti alle brune sponde dei canali del nord o dove gli alberi prendono d’assalto nuvole spazzate dal vento.
La pennellata e la spatolata sono grasse e lucenti, sapide, impastate con la luce, e sempre è una registrazione di avvenimenti naturali vissuti, non come emozione vaporosa e attimale alla maniera degli impressionisti, ma riflesso sostanziale nel porsi di fronte ad una struttura naturale delle cose, osservando il paesaggio a traverso uno spettro prospettico senza rotture. Questo impianto attento alla prospettiva può sembrare un gabbia vincolante, ma l’artista ne esce con sicurezza d’istinto e incessante animazione pittorica. Non si dimentichi che questo porsi a distanza dalla vaporosa stesura impressionistica è anche il risultato di una vicenda legata agli echi della frammentazione divisionista, che Sacheri ha sperimentato con esiti certamente felici. Questo per ricordare” continua il Sirotti “ come le mutazioni della tavolozza di un pittore siano da mettere in relazione al proprio riferirsi al soggetto, sia, più propriamente, all’accostarsi ad altre illuminanti esperienze. Nel caso di Sacheri deve essere stata folgorante la visione delle tele di grandi paesisti olandesi di fine secolo.
Ecco che quando si parla di risultati, essi appartengono ad una concezione di vita da pittore–pittore, da uomo legato al linguaggio della natura al punto da calare agli ultimi anni della propria esistenza nella vergine campagna di Pianfei, esercitandovi una pittura quasi “fisica”.
Mi auguro che questa mostra contribuisca a definire una precisa fisionomia di Giuseppe Sacheri; individuata come punto di riferimento e di partenza per ulteriori incontri con i protagonisti che hanno operato, in uno spazio–clima, quello ligure, in decisiva via di adeguata collocazione critico–storica.Credo, infine, di poter dire che il fare pittura di Sacheri ha qui un nitido panorama che l’Amministrazione comunale ha felicemente vissuto ordinando la mostra.
Di questo devo dire grazie a chi, con entusiastica collaborazione, ha consentito il realizzarsi di questa importante rassegna, in modo particolare la Cassa di Risparmio di Genova e Imperia e l’Assessorato alla Cultura della Provincia di Genova.
Raimondo Sirotti
Sindaco di Bogliasco
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IL SECOLO XIX – Genova, Sabato, 24 Marzo 1984
Omaggio a Sacheri
Al Centro comunale di Bogliasco, via Aurelia 110, sarà inaugurata domani alle 17 la mostra in omaggio di Giuseppe Sacheri, (1863-1950), uno dei migliori artisti nostrani della generazione a cavallo tra Ottocento e Novecento, attivo fin dal 1881. Pittore fecondissimo di paesaggio (e non soltanto italiano) e di figura. Sacheri è stato uno degli uomini d’arte genovesi che più sono riusciti a esportare fuori dai confini nazionali la lezione di una scuola regionale allora ricca di fermenti. La mostra è organizzata dal Comune di Bogliasco (a capo del quale, com’è noto, c’è il sindaco-pittore Raimondo Sirotti) in collaborazione con l’assessorato alla cultura della Provincia di Genova e con la Cassa di Risparmio di Genova e Imperia.
R2
IL SECOLO XIX – Genova, Martedì 27 Marzo 1984
La mostra antologica rimarrà aperta fino al 24 aprile
Bogliasco rilancia Sacheri e le sue splendide marine
Con una mostra antologica inaugurata nel Centro comunale, Bogliasco rende omaggio a Giuseppe Sacheri, pittore tra i più significativi del panorama artistico ligure del primo Novecento.
Si tratta di una rassegna senza dubbio importante che premia gli sforzi organizzativi fatti dall’amministrazione comunale e che apre a Bogliasco un discorso culturale completamente nuovo volto alla “promozione conoscitiva delle realtà artistiche liguri, come ha sottolineato il sindaco ,prof. Raimondo Sirotti, nel corso della conferenza stampa.
La scelta “d’esordio” di questo programma non poteva che cadere su Giuseppe Sacheri che proprio a Bogliasco visse molti anni, ritraendone scorsi e marine di suggestiva bellezza. Ma realizzare una mostra di Giuseppe Sacheri, a quasi trentacinque anni dalla sua scomparsa, è anche ricordare un artista che solo di recente ha trovato, unitamente a tutta la cultura artistica ligure a cavallo tra la fine dell’800 e l’inizio del secolo, un’adeguata collocazione critico-storica.
La rassegna comprende trentaquattro opere che abbracciano idealmente tutto l’iter pittorico dell’artista. Dalle splendide marine rese con impasti di colore di incredibile luminosità, specie nella gamma dei bianchi e degli azzurri, alle tele del periodo olandese nelle quali prevalgono le tonalità grigie e brumose dei paesaggi nordici, fino ad arrivare alle delicate radure dipinte a Pianfei, nel Cuneese, dove Sacheri riporta, pur nella diversità degli scorci e dei colori, le sinfonie cromatiche delle ampie distese marine.
Paesaggi, dunque e solo paesaggi a testimoniare l’intimo e felice colloquio dell’artista con la natura, un colloquio che lo porta a superare l’esperienza impressionista nella ricerca di una cadenza interiore, di un rapporto quasi panico con le cose naturali.
E’ un’interiorità sofferta la sua, spesso incline alla malinconia che Sacheri traduce nelle tonalità scure e lunari di certi suoi paesaggi o nelle pennellate tormentate, cariche di intensità drammatica dei cieli in tempesta che tanto lo avvicinano al grande Van Gogh. Basta soffermarsi davanti a quadri come “Tramonto sullo stagno” o “Ritorno con il gregge” per respirare la soffusa malinconia di quei paesaggi colti nell’attimo fuggevole che segue il crepuscolo, quando i contorni delle cose sembrano svanire nel nulla e “la natura è bella della bellezza che le presta il pensiero”.
Una rassegna dunque di notevole qualità artistica e che contribuisce alla rivalutazione critica di un artista che seppe elevarsi, come pochi suoi contemporanei, da un facile provincialismo per creare un linguaggio pittorico veramente di dimensioni europee.
La mostra rimarrà aperta fino al 24 aprile con il seguente orario: dal lunedì al sabato 17-19,30, domenica e festivi 10-12 e 16-19,30. (c.r.)
R3
LA GAZZETTA DEL LUNEDI’ – Genova, Lunedì, 2 Aprile 1984
A Bogliasco ricordo di Giuseppe Sacheri
Una iniziativa di grande interesse è stata assunta dal Comune di Bogliasco sotto la spinta e per l’iniziativa del suo sindaco, il pittore Raimondo Sirotti, con l’allestimento di una vasta rassegna di opere del pittore Giuseppe Sacheri, scomparso nel 1950, che a Bogliasco visse e lavorò a lungo, dando un apporto, oggi in via di chiarificazione e di definizione, alla pittura ligure.
Non poteva, dunque, mancare, nell’ambito degli studi che, da tempo, si stanno conducendo per dare al filone cosiddetto ligustico l’adeguata collocazione nelle più vasta area della pittura italiana, a cavallo tra il finire dell’ 800 e la prima metà del 900, anche una mostra delle opere di Sacheri al fine da permetterne un più approfondita conoscenza, visto l’importanza che questo artista ha nella pittura di casa nostra.
La mostra è stata allestita con cura nel salone del Centro Comunale di Bogliasco in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura della Provincia di Genova e della Cassa di Risparmio di Genova e di Imperia, e consta di 34 opere, alcune delle quali piuttosto grandi, realizzate in un vasto arco di tempo.
Una pittura ricca di impasti cromatici e di vividi riflessi, quella del Sacheri, che dal divisionismo aveva tratto valido insegnamento per maturare un personalissimo modo di esprimersi.
E che avesse raggiunto traguardi notevoli lo mostrano alcune delle opere che nel taglio e negli impasti appaiono di chiaro livello europeo per la sicurezza delle compiture e la pregnanza della pennellata.
Sacheri fu, negli anni tra la fine del secolo scorso e primi decenni di questo, una personalità pittorica di notevole spicco talché non è giustificato l’oblio che lo ha colpito.
La marine del Sacheri appaiono fresche di luci e di colori, e soprattutto i suoi cieli incombenti, con le nubi sospinte dai venti, sono i punti di maggior forza di molte sue opere anche se a volte concorrono a mitigare la bellezza del restante paesaggio.
A Bogliasco Giuseppe Sacheri lavorò a lungo scegliendo della costa e del mare i momenti più belli e i punti più significativi, riandando peraltro, spesso, con la memoria a rievocare paesaggi olandesi, fiamminghi o danesi, dove a lungo soggiornò e dipinse acquisendo dalle radici di quella cultura nordica certo amore per tenebrosi riflessi.
La mostra è certamente bella e interessante ed è indubbio merito del Comune di Bogliasco avere pensato a realizzarla e ad offrirla ai genovesi e ai turisti, non solo come omaggio al pittore e al suo lungo soggiorno bogliaschino, ma anche come il risultato di quello spirito di servizio che un ente pubblico deve avere per le cose dell’arte.
Nalda Mura
GIUSEPPE SACHERI 1986
D1
Lettera del Sindaco di Bogliasco a Dr. Aldo Bongioanni – Cuneo del 8/10/86
Bogliasco, li 8/10/1986
Egr. Dr. Bongioanni,
questo Comune, in collaborazione con il Comune di Genova, ha organizzato dal 14/7 al 31/8/1986 un Museo estivo nel Centro Comunale di Bogliasco, con l’esposizione di dipinti dei depositi della Civica Galleria d’Arte Moderna di Genova/Nervi.
Tra le opere esposte, in numero di 47, vi era pure un dipinto di Suo Nonno, Giuseppe Sacheri.
Certo, pertanto, di farle cosa gradita, Le unisco alcuni depliants relativi a quanto sopra.
La saluto distintamente, con preghiera di presentare i miei ossequi a tutti i Suoi Famigliari.
(Raimondo Sirotti)
GIUSEPPE SACHERI 1989
E1
GENOVA – Mostra antologica presso la galleria Artetre in via Falamonica, dal 14 ottobre.
Sono esposte 23 dipinti di varie epoche
D1
Catalogo della mostra alla galleria Artetre di Luciano Araghi a Genova, via Falamonica.
Giuseppe Sacheri
Artista di indiscusso valore proseguì e rinnovò i concetti naturalistici della “Scuola Grigia” genovese.
Unitamente a Plinio Nomellini, fu uno dei più fervidi assertori e divulgatori dei rivolgimenti artistico culturali nell’arte di fi¬ne secolo e dei primi del Novecento in Liguria.
Si impose nel “Gruppo degli Audaci” che caratterizzò la grande esposizione Nazionale di Torino nel 1898 facendo cono¬scere il pensiero della pittura ligure in Italia e all’estero.
Soggiornò a lungo nel nord Europa assimilando la lirica potenza espressiva dei neo impressionisti olandesi della famosa Scuola dell’Aia, i fratelli Moris, Breitner e Antonio Muave.
Godette sempre di grande notorietà ed è a tutt’oggi considerato uno dei più prestigiosi e rappresentativi pittori liguri.
1863. Nasce a Genova ove riceve l’istruzione scolastica;
1875. Allievo di A. Moradei a Ravenna e completamento degli studi artistici presso l’Accademia Albertina di Torino.
1881. Esordisce alla Promotrice torinese;
1883. Inizia la sua partecipazione alla Promotrici genovesi;
1892. Vince il Concorso Nazionale indetto dal Comune di Genova per le Manifestazioni Colombiane. Compete con i più noti artisti liguri e di altre regioni fra cui Segantini e Pelizza da Volpedo;
1896. Alto riconoscimento per le opere esposte alla Esposizione Nazionale di Torino dipinte con la tecnica divisionista; il suo quadro “Notte di Marzo” esposto alla Esposizione Internazionale Glaspalast di Monaco viene acquistato dal Museo di Weimar.
E’ presente alla Biennale Internazionale di Venezia negli anni 1899, 1901, 1910, 1912, 1914, 1920, 1924 e alla Quadriennali torinesi negli anni 1902, 1908, 1919, 1923, 1927.
1927. Mostra d’Arte Marinara a Roma;
Invitato all’80.a Mostra Nazionale di Palazzo Pitti a Firenze.
Ha esposto a Lima, Weimar, Cracovia, Vienna, Parigi, Bruxelles, Dresda, S. Francisco, Guajaquil.
Sue opere fanno parte di importanti collezioni private e figurano presso Enti Pubblici e musei: Galleria d’Arte Moderna di Genova, Prefettura di Genova, Galleria d’Arte Moderna di Milano, Galleria d’Arte Moderna Ricci-Oddi di Piacenza, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e al Palazzo del Quirinale a Roma, Galleria d’Arte Moderna di Savona, Galleria d’Arte Moderna di Torino, Civico Museo Revoltella di Trieste (da telefonata a Trieste mi viene comunicato che non vi è mai stato un dipinto del Sacheri in quel Museo – 28/5/99), Museo di Dresda, Galleria d’Arte Moderna di Monaco di Baviera, Museo di Vienna e Museo di Weimar.
1950. Muore a Pianfei (CN) serenamente come ha vissuto. Una lapide in riconoscimento ed omaggio al grande pittore viene scoperta sulla facciata della sua casa.
Pittore europeo
Al di là di quanto su di lui è stato detto e scritto, Giuseppe Sacheri rimane a tutt’oggi il più amato ed il più ricercato dei pittori liguri.
Questa realtà la si riscontra giornalmente non solo nei commenti di studiosi e collezionisti esigenti – i quali, sia pur in modo costruttivo, frenano a volte il loro entusiasmo per puro amore di critica – ma è soprattutto nell’esultanza genuina degli amatori d’arte in genere che, esprimendo senza riserve il loro pensiero, danno l’esatta misura di questa preferenza. E ciò si verifica ormai da oltre cento anni.
Non è lontano il tempo in cui, specie sulla “piazza” di Genova, l’interesse per i quadri in genere e più propriamente per i nostri ottocentisti, era molto limitata. Ciò nonostante il Sacheri è sempre stato richiesto e privilegiato.
Iniziati gli studi a Ravenna col Moradei, il giovanissimo Sacheri è subito affascinato dalla natura da cui trae con sincerità ed efficacia gustosi bozzetti di paesaggio in assonanza con la scuola macchiaiola, Successivamente, mentre per¬feziona la sua preparazione all’Accademia Albertina di Torino, il suo animo romantico lo porta ad assimilare l’atmosfera vibrante e rembrandtiana del Fontanesi.
Ha solo diciotto anni quando esordisce alla Promotrice Torinese nel 1881 ed il contatto con i grandi del momento lo spinge a quella ricerca, mai tralasciata, di soluzioni nuove sui problemi della luce. Saranno però il cielo ed il mare di Ligu¬ria a rivelargli momenti ed effetti insperati e sorprendenti. La sua tavolozza si arricchisce di cromia nuove mentre l’impianto costruttivo si fa più severo e scabro. Nascono così quelle splendide marine dai cieli tersi e luminosi che contrastano con i bagliori delle creste schiumose del mare e gli scuri anfratti delle rocce.
Nel frattempo partecipa attivamente a tutte le manifestazioni artistiche importanti facendosi apprezzare ovunque sinché il suo valore viene ufficialmente riconosciuto vincendo il concorso nazionale indetto dal Comune di Genova per le Manifestazioni Colombiane del 1892. E’ questo uno dei più importanti periodi della vita dell’artista. Spronato dai successi e sotto l’influenza delle forze innovatrici che stanno percorrendo tutta l’Europa indirizza la sua carica emotiva verso solu¬zioni nuove e coraggiose affrontando opere di grande respiro e di notevole impianto costruttivo. La pennellata diviene più libera, si divide e si protende in rivoli multicolori in affinità con la tecnica divisionista. I risultati sono sorprendenti: tutta la forza creativa, controllata sino ad allora nel breve spazio di una tavoletta, esplode in cieli immensi rosso-violacei del tramonto, riflessi in acque tormentate; notturni dagli orizzonti infiniti; montagne, ora splendenti in atmosfere rosate, ora immerse in grigi lattiginosi; alberi fruscianti che sembrano rabbrividire alla brezza di venti primaverili; prati smeraldini, stagni misteriosi addormentati sotto una leggera coltre di fogliame. Tutto è colto quasi all’improvviso, come un flash, il balenio di un ricordo.
La natura è sempre padrona della sua mente e del suo cuore, ma a volte si lascia trascinare da sogni fantastici inserendo tematiche inconsuete ed anche inquietanti che lasciano interdetti gli stessi critici, come “L’isola dell’impic¬cato” o “La nave della morte”. Un’opera quest’ultima a dir poco sconcertante che, come viene descritta da un commento critico di Ugo Fleres “… è un vascello fantasma come lo idearono Edgar Allan Poe e Riccardo Wagner, esso varca il flutto orrendo, senza porto e senza faro, spinto da venti che gonfiano le sue vele in forma d’ali di vampiro. E’ un sogno, anzi un incubo”.
Queste opere, presentate alla grande Esposizione Nazionale di Torino nel 1898, pongono il Sacheri al fianco di maestri come Pelizza da Volpedo, Mancini, Dall’Oca Bianca, Nomellini. E’ il successo. Il suo nome varca i confini e la sua pittura si impone anche all’estero. Nello stesso anno infatti, il suo quadro “Notte di Marzo” esposto all’Esposizione Internazionale di Monaco, viene acquistato dal Museo di Weimar.
Germania, Austria, Olanda, Danimarca, sono tappe di un viaggio che lasceranno un segno indelebile nel suo animo e quindi nel suo modo di operare. E’ consapevole di aver ottenuto moltissimo, apprezzamenti e riconoscimenti sono una¬nimi. Ma c’è qualcosa che dal profondo del suo essere lo spinga a guardarsi intorno con altro animo, con altri occhi. Si sente vicinissimo a qualcosa che fino ad allora aveva solo intravisto, intensamente sentito come una esigenza interiore che non era mai riuscito ad evidenziare, a chiarire. I suoi sforzi lo avevano portato a raggiungere vette insperate in una continua ricerca a volte esasperata, ma ciò che aveva ottenuto non era riuscito ad appagare interamente il suo anelito. Quella natura strana lo affascina. Si sente coinvolto da quell’atmosfera sognante e misteriosa fatta di cieli altissimi, velati da dove il sole filtra dolcemente creando vibrazioni argentee sui verdi grigi dei salici. Percepisce il fremito sugli specchi d’acqua delle paludi, e poi le grandi distese interrotte dai tetti conici e dalla pale dei mulini. E’ come un lento rivelarsi a cui egli sui apre completamente assimilando ogni aspetto, ogni forma, ogni colore.
I suoi dipinti di quel periodo ci appaiono oggi come un diario in cui sono appuntati tutti i sentimenti di quel dialogo intimo ed intenso.
Pagine di commozione che evidenziano un tratto di cammino che il nostro artista ha compiuto, cosciente o meno, sulle tracce dei più famosi pittori olandesi della gloriosa Scuola dell’Aia, se non addirittura del grande Van Gogh.
E’ una realtà già evidenziate da molti studiosi d’arte tra cui Gianfranco Bruno nel suo importante libro Sulla “Pittura in Liguria” ove parla dell’ “Inconsueto itinerario di un artista che muove sulle orme già calcate dal giovane Van Gogh: e strane analogie presentano le opere olandesi del Sacheri con i dipinti giovanili del grande olandese, nelle tele di paesi con figure, scialbo di canali densi di pasta greve sotto le ramulate trame vegetali; per ricostituire un percorso a ritroso, lad¬dove Vincente mirava ad un moderno dramma dell’uomo e delle cose, verso l’incantato lirismo di Ruisdael, di Hobbema, pittori amati dal Sacheri.”
E’ certo che le opere del “periodo olandese”, come comunemente vengono definite, ci fanno apparire il nostro pittore sotto una luce nuova, ancora più convincente, se possibile, più importante, dandoci prove di talento e di capacità intui¬tive degne di un grande maestro.
Ma la personalità di Giuseppe Sacheri non si estrinseca esclusivamente nella sua bravura artistica. Come quasi tutte le persone di valore egli dimostrò gentilezza d’animo e particolare sensibilità nei rapporti umani. Fu marito devoto e padre esemplare. Sposò la sorella del pittore Guido Meineri dalla quale ebbe due figli e stabilì la sua dimora-studio nella vicina e ridente cittadina di Bogliasco. Nell’ambiente artistico genovese godeva del rispetto e della amicizia di tutti i valenti pittori che in quegli anni insieme a lui stavano operando una vera e propria rivoluzione artistico-culturale. In un primo tempo si unisce al gruppo dei pittori di Sturla, Angelo Costa, Edoardo De Albertis, Andrea Figari, Federico Maragliano e Nomellini. Ma successivamente, con un’azione da lui stesso intrapresa, convince i membri dell’aristocratica e tradizionale “Famiglia Artistica Genovese” ad accogliere nel sodalizio non solo i molti nomi già affermati, ma anche le giovani promesse come Dario Bardinero, Alberto Beniscelli, Eugenio Olivari e tantissimi altri. In poco tempo, sempre con l’appoggio delle correnti più avanguardiste, la Società stessa si trasforma in un centro promozionale fervido di attività ed iniziative mirante soprattutto a far conoscere i nostri pittori al grande pubblico.
Sergio Paglieri, noto giornalista e studioso dell’Ottocento genovese ha avuto il merito di raccontarci in modo garbato e dettagliato la vita artistica di quei tempi. Leggendo le sua opere: “Il caso Bardinero” ed “Eugenio Olivari ed il suo tempo”, ci sembra di rivivere quei momenti di grande interesse storico dell’arte in Liguria. Ci rende partecipi alle polemiche, ai contrasti, alle aspirazioni, alle battaglie vinte o perdute, ai momenti più belli, alle amarezze e anche le tragedie che toccano da vicino tutti i nostri pittori più amati.
Da questo interessantissimo affresco d’epoca la figura di Sacheri emerge in una luce tutta particolare. Non è solo il maestro autorevole, è anche l’amico e il consigliere, specie con i colleghi più giovani, sempre gentile e comprensivo, ma deciso e irremovibile nel difendere una giusta causa. E questa sua fama di uomo probo ed obiettivo gli vale la stima delle autorità locali, per cui, come riferisce Paglieri, “era divenuto un nobile cittadino tanto da potersi permettere di intervenire in questioni pubbliche”.
E’ evidente comunque che il suo interesse è esclusivamente rivolto al mondo artistico. Non si lascia attirare da velleità che lo distoglierebbero dalla sua unica e sola ambizione, quella di dipingere. Ed egli dipinge infatti, con fervore instan¬cabile attingendo a quella fonte inesauribile a cui si è sempre rivolto, la natura. Le sue opere vengono accolta ovunque con interesse ed ammirazione e alle annuali esposizioni delle “Promotrici” genovesi gli viene quasi sempre riservata “la sala”. Partecipa a numerose Biennali di Venezia e alla Quadriennali di Torino, è ancora presente in Germania e in Austria e, oltrepassato l’oceano, ottiene riconoscimenti in Perù, a New York e a San Francisco.
Siamo ormai nel 1927, ha sessantaquattro anni. Nonostante la sua forte fibra e una grande attività, comincia a sentire il peso di quella vita intensa e snervante; ha bisogno di quiete e tranquillità. Partecipa ancora alla Mostra d’Arte Marinara di Roma e quella di Palazzo Pitti a Firenze quindi, si trasferisce definitivamente in un ameno paesino del monregalese, Pianfei.
In quello scenario naturale ancora intatto, lontano dalle diatribe e dalle umane debolezze, egli ritrova lo spirito di un tempo. Non c’è più l’irruenza e l’audacia giovanile né l’incentivo della competizione; nel suo animo è subentrata una calma serenità contemplativa che gli suggerisce nuove visioni, vibrazioni di luce più dolci, quasi mistiche. Si accosta ora alla sua amata natura con tenerezza infinita in un rapporto più intimo e profondo. Ascolterà voci mai udite cogliendo aspetti sino ad allora sconosciuti che trascriverà febbrilmente, quasi con devozione, sulle sue piccole tele. E per oltre venti anni egli vivrà in questo stato di grazia, geloso custode di tutti quei segreti.
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PROVINCIA GRANDA – Settimanale – Mondovì, Venerdì 13 Ottobre 1989
Un ‘interessante mostra a Genova di uno dei principali artisti legati anche alla nostra terra
Sacheri e il Monregalese
Genova – (g.gr.) – Il 14 ottobre alla Galleria Artetre di Genova (via Falamonica, 18) diretta da Luciano Araghi, molto legato al Monregalese e marito della pittrice Maria Grazia Araghi sarà aperta una mostra antologica del pittore Giuseppe Sacheri nato a Genova nel 1863 e deceduto a Pianfei nel 1950.
In catalogo, Luciano Araghi traccia un curriculum molto importante per questo pittore che “noi del monregalese” abbia¬mo da sempre considerato un po’ nostro perché in Pianfei trascorsi gli ultimi vent’anni della sua vita.
Considerato con Plinio Nomellini uno dei migliori artisti liguri di fine secolo e del primo novecento, Sacheri si impose nel “Gruppo degli Audaci” che caratterizzò la grande esposizione nazionale di Torino del 1898 facendo conoscere il pensiero della pittura ligure in Italia a all’estero.
Il prof. Ernesto Billò in “artigiani e artisti di Mondovì”, pubblicato nel 1978, così tra l’altro scriveva:
“Sessantaquattrenne, nel 1927 approdò imprevedibilmente – lui pittore delle marine tempestose – al quieto porto verde di Pianfei, nella campagna monregalese, sotto la Bisalta, in faccia al Monviso e alle anse del Pesio, che scorre laggiù tra i filari di pioppi”.
……………(omissis)………….
R2
IL SECOLO XIX – Sabato, 28 Ottobre 1989
Il mondo di Sacheri tra natura e arcano
La costante difficoltà di reperimento di opere dell’Ottocento e primo Novecento ligure e il loro elevato costo di mercato rendono sempre più arduo allestire mostre organiche su quel periodo, e anche sui singoli artisti di allora. Appare dunque impresa coraggiosa, e non solo sul piano dell’investimento, quella di una piccola galleria – l’Artetre di vico Falamonica – che riesce ad allineare due dozzine di tele, tutte di buon livello, di Giuseppe Sacheri (1893-1950), che della cultura figura¬tiva ligure tra i due secoli è uno dei maestri più amati.
E’ lo stesso direttore della galleria, Luciano Araghi, a presentare la rassegna nel catalogo Pirella, che ha l’abituale raffina¬tezza dei prodotti dell’editore genovese, e a segnalare “l’esultanza genuina degli amatori d’arte in genere” che circonda ancor oggi questa pittura, i cui risultati sorprendono per la modernità di certe soluzioni e per un’utilizzazione del colore vigorosamente lirica e talvolta decisamente “altra”. Come se, a contatto con la solennità della natura, Sacheri volesse spingersi a svelarne gli arcani.
Sacheri esordì appena diciottenne alla Promotrice di Torino e, poco meno che trentenne, vinse il concorso nazionale di pittura bandito dal Comune di Genova in occasione delle Feste Colombiane del 1892. Furono questi i primi, importanti passi di un’arte destinata a trovare crescenti consensi, fino a quel 1927 che segna l’appartarsi del pittore a Pianfei, nel Cu¬neese.
La sua esperienza s’inquadra pienamente nel variegato e frizzante panorama della pittura ligure di fine secolo: sono gli anni dei “Grigi”, degli “Audaci”, della sperimentazioni divisioniste. Sacheri attraversa quest’epoca con la sicurezza di una maturità espressiva raggiunta presto, e suggellata – dopo l’exploit genovese del ’92 – dalla partecipazione, accanto a Pelizza e Nomellini, alla grande Esposizione Nazionale di Torino, nel 1898.
Se il suo lavoro investe i luoghi tipici della pittura regionale di paesaggio, Sacheri, a differenza di altri contemporanei, sa aprirsi con tempestività a una prospettiva europea. Il suo viaggio in Austria, Germania, Danimarca e Olanda, se lo avvici¬na all’estetica di Van Gogh, porta una luce nordica, un gusto per l’intervento imprevedibile del colore nelle sue opere.
Il limite descrittivo che molta pittura genovese non riesce a superare, prima di Merello e Canegallo, viene da lui scaval¬cato in un vigore di scelte documentato anche nella mostra dell’Artetre, che raccoglie tele di varia datazione, dagli anni Ottanta dell’Ottocento agli anni Venti del Novecento. In lui, però, non c’è il movente della rivolta clamorosa, della speri-mentazione ardua, che caratterizza, in un’illusione di novità spesso sterile, una generazione di estremo interesse.
Come Olivari, Sacheri è pittore che affida l’invenzione a un moto interiore, a un’intimistica ansia creativa. La sua ricerca unisce motivi di classica sobrietà e notazioni fortemente innovative, fino al gestuale abbandono a una densa naturalità, trasfigurata in un veemente, originalissimo taglio postimpressionistico, come per esempio nell’esaltante “Moonlight”, del 1900, il pezzo forse più prezioso di questa piccola, fortunata antologica.
Mauro Bocci
GIUSEPPE SACHERI 1990
E1
GENOVA – Museo di Architettura e Scultura Ligure S. Agostino – Piazza Sarzano – 7/06–14/10
Partecipazione del pittore Giuseppe Sacheri con il quadro “Poesia di Liguria”.
LA PITTURA DI PAESAGGIO IN LIGURIA FRA OTTOCENTO E NOVECENTO
(da catalogo della mostra)
pag. 159
GIUSEPPE SACHERI Si recò in età giovanile a Ravenna, come ricorda in alcune brevi note autobiografiche del 1925 (ASBC, A.A.M., ms.), ed ebbe in Antonio Moradei il suo maestro. Trasferitosi a Torino, inizio “verso i vent’anni la […] carriera di artista” esponendo alla Promotrice di Torino; secondo Sacheri l’esordio risalirebbe al 1885 con un Effetto di neve, poi acquistato dalla stesso Direzione della Promotrice (ed effettivamente in quell’anno vi presento un dipinto intitolato Ultima neve).
Il suo nome compare per la prima volta nei cataloghi della Promotrice genovese nel 1883, coi i dipinti In ottobre, in vendita a L. 200, e Mattino con nebbia, a L. 150 (cfr. Società Promotrice…, 1883, p. 19, nn. 227, 228).
Pittore assai fecondo, si dedicò prevalentemente al paesaggio (e in ispecie alle marine), affrontato con una spiccata vena lirica forse ispirata dalla assidua lettura del poeta romantico Heinrich Heine, ed ebbe occasione di viaggiare nell’Europa del Nord, in Danimarca e in Olanda. Precisi ricordi e suggestioni di quei soggiorni, che si potrebbero datare alla fine del primo decennio del nuovo secolo, si ritrovano nei soggetti delle opere presentate alle Promotrici genovesi fino al 1932: a quella del 1912, in particolare, dove comparvero quattro dipinti ispirati all’Olanda, agli artisti più significativi che poté studiare, al Van Gogh degli esordi, a Maris, Breitner, Mauve, come è stato spesso già sottolineato. Non mancò alle manifestazioni internazionali di maggiore rilievo e vinse il concorso bandito dal Municipio di Genova per l’elaborazione di un dipinto relativo ai festeggiamenti ufficiali per l’Esposizione Colombiana del 1892 (Genova, Civico Museo Navale).
Anche il divisionismo fu terreno d’indagine per Sacheri, sul finire dell’Ottocento quando, già totalmente calato nell’ambiente artistico ormai aggiornato di Genova, amico di E. De Albertis, F. Maragliano, A. Costa, A. Figari e frequentatore del gruppo genovese d’Albaro, partecipò all’Esposizione Nazionale torinese del 1898, luogo deputato degli incontri tra i vari Pelizza, Segantini, Morbelli, ecc., ricavandone stimoli di ordine tecnico e cromatico.
Bibliografia
Esposizione Nazionale…, 1898, passim;
Prima Esposizione Internazionale…, 1902, p. 140, n. 139 (2 quadri decorativi per villa Dietzsh);
A. Colasanti, 1910 pp. 389–391;
A. Balbi (b), 1914;
A. Balbi, 1922;
I Mostra Nazionale…, 1926, pp.28–29;
A. Cappellini, 1938, pp. 132–136;
O. Grosso, 1938, p. 110 (con bibl.);
Mostra celebrativa…,1957;
G. Bruno, L. Perissinotti, 1979, p. 29;
G. Bruno (a), 1981, pp. 474–475 e passim (con bibl.);
V. Rocchiero, 1981, pp. 249–250;
G. Marcenaro, 1986, passim;
G. Bruno, 1987 (II ed.) p. 42;
L. Araghi, 1989.
Poesia di Liguria (tav. 37 del catalogo)
Olio su tela – cm. 116 x 148 n. inv. G.A.M. 189
Firmato: in basso a destra “G. Sacheri”
Provenienza: acq. dal Comune di Genova alla mostra della Società di Belle Arti del 1920 per L. 3.000 (deliberazione del 16 luglio 1920).
Esposizioni
Genova, 1920, LXVI Esposizione Società Promotrice di Belle Arti;
Roma, 1926–27, I Mostra Nazionale di Arte Marinara;
Cuneo, 1957, Mostra celebrativa di Giuseppe Sacheri;
Bogliasco, 1984, Mostra antologica di Giuseppe Sacheri;
Barcellona, La pintura de paisage a Ligúria entre el Vuit–Cents i el Nou–Cents.
Osservazioni
Nel catalogo della Società di Belle Arti il dipinto compare in vendita a L. 5.000 (cfr. Società di Belle Arti…, 1920, p. 26, sala IV, n. 134); a giustificazione della riduzione di prezzo evidenziata nella deliberazione di acquisto, il Municipio, forse, usufruì di un premio di L. 2.000 assegnatogli nel corso dell’estrazione annuale. Altri notturni con pleniluni vennero frequentemente presentati alle promotrici dall’artista: il 21 ottobre del 1899, poi, l’Ufficio di Belle Arti era stato esortato da A. Staglieno ad acquistare uno dei quadri che Sacheri, unico tra i liguri, aveva potuto esporre alla Biennale di Venezia del 1899: si trattava non già di Marosi (cfr. Terza Esposizione Internazionale…, 1899, p. 85 n. 30), ma di Notte nel porto, (ibidem, n. 29), “il nostro porto al lume di luna” acquisibile per L. 1.200 sui fondi messi a disposizione dalla Duchessa di Galliera per incoraggiare gli artisti (ASBC, Galleria d’Arte Moderna, Acquisti opere d’arte offerte da inizi 1900 a 1950, sc. 17/2, fasc. Giuseppe Sacheri). La pratica non andò avanti; lo stesso artista donò poi altri tre suoi quadri al Comune di Genova con testamento olografo del 12/5/1945 (deliberazione accettata n. 825 del 3/12/1951).
Bibliografia
Società di Belle Arti…, 1920, p. 26;
I Mostra Nazionale…,1926, p. 28
Mostra celebrativa…, 1957, (riprodotto in copertina);
G. Frabetti, 1980, p. 15;
G. Bruno (a), 1981, pp.209, 406;
V. Rocchiero, 1981, p. 250;
Mostra antologica…, 1984.
GIUSEPPE SACHERI 1994
(Rev. 11/08/00)
A1
GENOVA – 24 febbraio – 23 marzo 1994
Liguria & Arte – Pittori dal 1900 al 1940 a cura di Giovanni Paganelli e Tito Pelizza
Catalogo della mostra – Genova Palazzo Ducale, Sottoporticato
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Alla fine dell’ Ottocento la cultura artistica ligure appare ancora confinata nell’ambito di un angusto provincialismo, il primo grado di cambiamento sembra per tutti venire dall’attività di Plinio Nomellini, livornese genovizzato e dalla presenza storica di Gaetano Previati.
Gli artisti liguri sembrano così sposare questo orientamento non dimenticando però che molti avevano già, nel loro indirizzo culturale, in atto nuove sperimentazioni. Interessante da analizzare per la varietà degli esiti che produce nei singoli soggetti è l’esposizione di Belle Arti, a Torino nel 1898, in cui vengono esposte opere di richiamo divisionista di Angelo Vernazza, Andrea Figari, Federico Maragliano e Giuseppe Sacheri che testimoniano l’importante ruolo assunto da questa nuova poetica nel gruppo degli8 “Audaci” che smuove finalmente un solco nel terreno artistico regionale. Nelle opere di Figari la nuova tecnica è chiaramente visibile e ben definita; in Vernazza il divisionismo è presente nel ciclo dei paesaggi di Portofino, in Maragliano si concretizza in un suggestivo gioco di luci e di ombre, ove il lato tecnico fa intravvedere le future tendenze artistiche rivolte a un’analisi più definita del particolare al confronto dei suoi compagni d’arte. Sacheri nella sua visione più naturalistica denubcia già futuri coinvolgimenti nell’ambito di una pittura di carattere europeo.
………(omissis)………
Più sporadici e limitati i tentativi divisionisti di Eugenio Olivari, che si mostra invece più incline verso composizioni liriche, spesso dominate da grosse nubi, elemento preponderante e vagamente simbolico talvolta presente anche nelle tele del Sacheri.
………(omissis)………
Nel 1905 si forma anche il “gruppo di Albaro” composto da Nomellini, Ceccardo Roccatagliata Ceccardi, De Albertis, Giuseppe Pennasilico, Sacheri, Maragliano, Olivari, Grosso, Angelo Balbi e del musicista Conti. Proprio in base all’esistenza di questi gruppi è possibile individuare il germe di quella che poi sarà una vera e propria scuola ligustica, le cui radici e il cui senso più sano sono da ricercarsi in quel sentimento per la nostra regione che i una parola è la “ligusticità”.
Parallelamente alle prime esperienze divisioniste prosegue la tradizione che, legata al post–impressionismo ottocentesco, permette di seguire, in una sintetica continuità, un’evoluzione nel gusto di una regione che, per qualità di pittori, si presenta a tutti gli effetti eccezionale. Tra questi ritroviamo il Sacheri, pittore poliedrico e versatile, attento al problema della luce che risolve con un impasto cromatico di forte temperamento.
………(omissis)……..
(In mostra un dipinto di Giuseppe Sacheri: Nel porto di Genova, 1900 ca., olio su tavola, cm. 21×34 e riprodotto in catalogo)
Biografia dell’autore
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…….poi è all’Accademia Albertina di Torino e a diciotto anni esordisce alla Promotrice genovese (sic! È un lapsus o no: verificare…)
…….Espone in Italia…….; all’estero in Perù, a Weimar, Cracovia, Vienna, Bruxelles, Dresda, New York e San Francisco.
…….Pittore marinista e paesaggista di ottimo livello, la sua pittura cromaticamente verista porta all’interno una grande lezione di contenuti talvolta simbolicamente espressi.
A2
GENOVA – Settembre 1994
Pittura dell’800 – Mostra di opere alla Galleria ENRICO – Via Garibaldi
GIUSEPPE SACHERI In mostra quadro col titolo: “Controluce in Riviera” 1899 – Olio su tela, cm. 69,5 x 111
Giuseppe Sacheri, abilissimo pittore di paesaggio e grande interprete del mare in tutte le sue mutevoli e pittoresche rappresentazioni, realizzò nel 1899 questa notevole marina, confermando il suo amore per la bellezza incontaminata della natura, che resterà sempre l’oggetto principale della sua ispirazione.
E proprio in quel periodo giovanile, immediatamente dopo la memorabile Esposizione Nazionale di Torino del 1898, che egli si dedicò al tema del mare, del quale si impadronì immediatamente della forma, del colore e delle sue mutevoli luci.
L’artista genovese utilizzava una tecnica scioltissima, con pennellate materiche e ricche di colore, che davano sempre una sensazione di freschezza e di vita a tutti i suoi lavori; in questo dipinto, da grande osservatore quale egli era, riuscirà a risolvere attraverso un’attenta e precisa ricerca cromatica questo magnifico effetto di controluce, nel momento in cui il sole rifrange i suoi raggi sulle onde attraverso le nubi.
In “Controluce in Riviera” Sacheri riesce però a trasmettere, oltre al senso del vero, anche quell’alone di poesia rievocata dal mare stesso, dal suo movimento incessante e dall’impatto con cui l’onda s’infrange sugli scogli sollevando verso il cielo una leggerissima schiuma.
Biografia dell’autore
………(omissis)……..
Nel 1898, al Glaspalast di Monaco di Baviera espone il quadro “Notte di marzo”, che fu acquistato per il Museo di Weimer (da verificare, perché l’autore mi risulta abbia esposto a Monaco anche nel 1896 – accertare se non c’è confusione di anni).
GIUSEPPE SACHERI 1995
E1
GENOVA – Palazzo Ducale dal 14 ottobre 1995
Partecipazione del pittore Giuseppe Sacheri con tre quadri.
PRESENZE LIGURI ALLE BIENNALI DI VENEZIA
1 – 1995
(da catalogo della Mostra)
(pag. 19) – Alla Biennale del 1910, anticipata di un anno per non coincidere con l’esposizione romana del cinquantenario dell’Unità d’Italia e realizzata solo per inviti da parte della Presidenza della mostra, vi fu una sala piemontese e ligure, ma tra i dieci artisti presenti, l’unico ligure era Sacheri. Egli però partecipava con una personale di ben dodici opere (Mattino a Civitavecchia, Armonia di alberi e acque, La raffica, Bufera dal mare, Scende il sole nel mare, Lo scoglio degli appiccati, Notte di luna, Crepuscolo presso lo stagno, La ninna–nanna del mare, Notte di luna, Il mulino bianco e Maremma adriatica), apprezzate, pur con qualche riserva, da Ojetti1. Per Sacheri il successo fu anche commerciale: delle succitate opere le prime due vennero vendute a collezionisti privati, le tre seguenti furono acquistate dal Municipio di Venezia per farne omaggio ai “membri di una commissione esaminatrice di concorso”2.
(pag. 20) – Nel 1912 nella sala ligure l’impronta della scelte veneziane è riconoscibile: non troviamo pericolose sperimentazioni linguistiche, ma ancora un simbolismo al passo coi tempi. E ciò comunque testimoniava che la Liguria non era una regione artisticamente attardata. Sacheri presentava una serie dei suoi noti paesaggi “nordici” (tra cui La casina dei cipressi della quale è pubblicata la foto a pag. 19).
Nel 1914 Baroni, De Albertis e Olivari , non è nota la ragione, preferirono non aderire all’invito ed esposero Sacheri, Tramonto sul mare e Chiesina sul mare,……….
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1. Il critico poneva Sacheri tra i “virtuosi” Scatola, Carnali e Casaro, ma “a debita distanza” “perché – spiegava – anch’egli riduce i suoi dieci studi di paese e di alberi e d’onde alla stessa monotona armonia di cupo turchino e di grigio verde sotto le stesse nubi di uragano senza saper trarre dalla sua bella maestria alcuna varietà d’espressione”. U. OJETTI, La nona Esposizione d’Arte a Venezia, Milano 1910, p. 31.
2. Cfr. Elenco opere vendute alla IX Biennale; Lettere di Fradeletto a Sacheri, datata 3.XI.1910, di Grimani a Sacheri, datata 8.XI. 1910, Genova, archivio Sacheri.
BIOGRAFIE ARTISTI
(Pag. 324) – Sacheri Giuseppe (Genova 1863 – Pianfei 1950).
Formatosi a Ravenna presso A. Moradei, si trasferì a Torino dove espose alla Promotrice nel 1885, dopo aver debuttato alla Promotrice Genovese nel 1883. In contatto con l’aggiornato ambiente artistico del capoluogo ligure, frequentò il gruppo di Albaro e si interessò alla tecnica divisionistica, ulteriormente approfondita in occasione dell’Esposizione Nazionale torinese del 1898. Nel 1892 vinse il concorso bandito a Genova per l’Esposizione Colombiana. Fu presente alla Biennali di Venezia dal 1897 al 1901 e dal 1910 al 1924. Appassionato lettore del poeta H. Heine, Sacheri dipinse soprattutto paesaggi in cui, alla fine degli anni Dieci, accolse le suggestioni dei suoi viaggi in Olanda e Danimarca non trascurando l’esempio di maestri olandesi quali V. Van Gogh e A. Mauve. Particolarmente influenzati da queste esperienze furono i quadri esposti alle Promotrici fino al 1922.
Bibl.: G. BRUNO, La pittura tra Ottocento e Novecento, in AA. VV., La pittura a Genova e in Liguria dal Seicento al primo Novecento, Genova 1987 (II ed.), pag. 42; M. F. GIUBILEI (a cura di), La pittura di paesaggio in Liguria tra Otto e Novecento, Collezionismo pubblico e privato nelle raccolte della Galleria d’Arte Moderna di Genova, Genova, Museo di S. Agostino, Genova 1990, p. 159. (M.P.)
GIUSEPPE SACHERI 1999
E1
CUNEO – Museo civico – Aprile 1999
CIVICHE COLLEZIONI D’ARTE A CUNEO
(da catalogo, pag. 395)
Sacheri Giuseppe
Genova, 1863 – Pianfei (Cn), 1950
Giuseppe Sacheri nasce a Genova l’8 dicembre 1863. Inizia i suoi studi pittorici a Ravenna con Arturo Moradei per poi proseguire all’Accadamia Albertina di Torino e nella città piemontese esordisce nel 1881 alla Promotrice. Durante il soggiorno torinese è attirato in particolare dal paesaggio e subisce l’influenza del Fontanesi e della Scuola di Rivara. Dal 1883 al 1932 partecipa alle Promotrici di Genova di cui ricordiamo la XXXII in cui espose “In ottobre” e “Mattino con nebbia” e proprio nella città natale ha, nel 1892, il suo primo successo al Concorso Nazionale in detto dal Municipio di Genova col quadro “Il porto di Genova durante le feste colombiane”. Da quel momento si dedica alla composizione in particolare di marine, con una tecnica che si richiama in gran parte al Divisionismo. Cosa evidente nei quattro dipinti esposti alla Mostra di Belle Arti dell’Esposizione Nazionale di Torino del 1898 in cui la critica, in specie Ugo Flores, l’aveva accostato agli artisti più avanzati della manifestazione come Pelizza da Volpedo, Plinio Nomellini, Dall’Oca Bianca e il Mancini. Nella stesso anno ha successo all’Internazionale Del Galaspalast di Monaco di Baviera, in cui la sua opera “Notte di Marzo” è acquistata dal Muse di Weimar. Tra il 1898 ed il 1902 soggiorna in Olanda e Danimarca, affascinato dai paesaggi nordici, sovente malinconici; produce una serie di tele raffiguranti tali atmosfere dense di un sentimento velato di tristezza. Tornato in Italia si stabilisce a Bogliasco dove sposa la sorella del pittore Guido Meineri da cui ha de figli; qui mantiene stretti contatti di amicizia e scambio intellettuale coi pittori del gruppo di Sturla: Nomellini, Costa, De Albertis e frequenta la trattoria dei Mille dove si radunano scrittori ed artisti della zona. Fu fecondissima la sua produzione di questo periodo come abbondante e ricca di riconoscimenti la sua partecipazione a mostre, esposizioni, eventi nazionale ed esteri. Tra il 1897 ed il 1924 fu presente a otto Biennali di Venezia; partecipò alle Quadriennali di Torino (1902, 1908, 1919, 1923 e 1927), Genova e Roma, alle mostre della Società Amatori e Cultori delle Belle Arti di Roma, all’Esposizione Internazionale di Milano del 1906. All’estero, oltre la già citata apparizione a Monaco, nel 1905 espose a Lima, nel 1906 a Weimar, nel 1907 a Cracovia, nel 1909 e 1911 a Vienna, nel 1910 a Bruxelles, l’anno seguente a Dresda, nel 1915 a S. Francisco e nel 1935 a Guayaquil; per cinque volte venne invitato al Salon di Parigi dove, in particolare nel 1909, ottenne una favorevole accoglienza dei suoi lavori. Tra il 1907 e il 1910 viaggia a lungo nei paesi nordici, Danimarca, Olanda, Finlandia ed Inghilterra, dove conosce l’opera artistica di Van Gogh, Maris, Mauve. Nel 1927 prende parte alla Mostra di Pittura di Palazzo Pitti a Firenze, e, lasciata definitivamente Genova, si trasferisce a Pianfei, nel Monregalese, dove, nella tranquillità della campagna, trascorre l’ultimo ventennio di vita e muore nel 1950.
Le sue opere sono paesaggistiche ed in particolare nelle vedute marine unisce all’impronta verista una nota di sensibilità ed emozione profonda. In alcune opere risente della tecnica del divisionismo, in particolare quando subisce l’influsso del Morbelli. Artista assai fecondo, produce una considerevole serie di opere, conservate ora sia in Italia (Galleria d’Arte Moderna di Torino, di Roma e di Genova, Galleria Ricci–Oddi di Piacenza) che all’estero, dove espose in numerose manifestazioni.
“La nota viva nel paesaggio e nelle marine del Sacheri è data dalla freschezza del vero che riassume tutti gli spettacoli della natura: dalle dolci albe autunnali ai meriggi pieni di sole; dai tramonti carichi d’oro alle notti illuminate dal plenilunio; dalle spiagge dei fiordi velati di nebbie alle rive del mare sferzate dai venti impetuosi” (V. Rocchiero, Scuole…, Savona, 1981, p. 250).
Bibliografia:
Cappellini A., La pittura…, Piacenza, 1932;
F. Bellonzi – T. Fiori, Archivi…, Roma. 1968;
G. Gorini, Mostra…, Genova, 1970;
L. Secchi (a cura di), Guida…, vol. II, Genova, 1978;
V. Rocchiero, Scuole…, Savona, 1981;
Mostra antologica…, catalogo della mostra, Bogliasco, 1984;
G. Marcenaro, Genova…, Genova, 1986;
L. Araghi, Giuseppe Sacheri, Genova, 1989;
La pittura in Italia…, Milano, 1991;
P.P. Pancotto, Giuseppe Sacheri, in M. Quesada, Museo…, Venezia, 1994;
F.G. (Fabrizio Gardinali)